subsahara
Coldest Ice
Le Tofane sono un gruppo montuoso relativamente compatto; le si può tranquillamente “circumnavigare” in giornata.
Luogo naturale per cominciare l’escursione è Piè Tofana, non foss’altro perché è l’unico punto dell’anello accessibile direttamente con autovettura.
L’anello, che io ho percorso in senso antiorario, può essere suddiviso in quattro sezioni:
Bene, mi lascio i campi da sci alle spalle
Imbocco la forestale verso forcella Posporcora. La temperatura, grazie a Dio, è fresca (otto gradi). Il fondo è pesante viste le piogge della notte
Stupenda vista sulla valle del Boite. Si può notare che oltre Dogana Vecchia, da San Vito in giù, il fondovalle è immerso nella nebbia
Tavolo e panchina in posizione strategica. Panorami eccezionali (ma del resto siamo a Cortina: cos’altro ci si può aspettare?)
Primo “gran premio della montagna” alle Crepe de Cianderou
Girato l’angolo appare il Col Rosà e la Croda Rossa d’Ampezzo
Faloria e Sorapiss sullo sfondo
Mi appropinquo, seguendo la comoda forestale, allo splendido sperone del Col Rosà
Forcella Posporcora. Da qui inizia una discesa di circa 200 m di dislivello che mi porterà all’inizio del sentiero 401 (che attraversa tutta la Val Travenanzes). Dalla forcella in giù la forestale lascia spazio a una traccia relativamente stretta. Un “single track”, lo chiamerebbero alcuni.
Un cartello avverte i ciclisti di fare attenzione, poiché il single track è percorso anche dai pedoni. C’è pure la traduzione in inglese: “caution: hikers!”.
Non posso fare a meno di tornare con il pensiero alle targhette metalliche presenti sulle carrozze ferroviarie di molti anni fa, che invitavano i viaggiatori a non gettare oggetti fuori dal finestrino.
Insomma, speriamo che il cartello “caution: hikers!” sortisca i medesimi benefici effetti per gli amici ciclisti
Appena scollinato si palesano alla vista Vallon Bianco e Col Bechei
Ponte sul torrentello che scende da Ra Valles
Fantastica vista su Taè e Taburlo. In primo piano il modesto crinale alberato che divide i tratti terminali della Val Travenanzes e della Val di Fanes
Il celebre Vallon de Ra Ola, che scende dai fianchi della Tofana di Dentro
In Po Ra Ola, 1530 m slm. Il punto più basso dell’intero anello, crocevia di sentieri. Qui termina la “sezione 1” dell’anello delle Tofane, come da me battezzata
Attraversato il torrente, si prende tosto il sentiero 401 e si comincia il viaggio in Val Travenanzes. I cartelli ampezzani sono molto espliciti: chi è in bici non può continuare, ed è costretto a scendere verso il ponte dei Cadoris e il ponte Alto
Taburlo
Vallon Bianco, l’ultima (o la prima) montagna della catena che divide la Val Travenanzes dalla Val di Fanes
Il Taè, oltre il crinale che separa le due valli
Il sentiero 401 tiene la destra orografica e si infila finalmente tra Tofane e Vallon Bianco
Pareti sotto gli Orte de Tofana
Compare per la prima volta, in fondo, il bellissimo profilo turrito del monte Castello
Mille rivoli scendono dagli Orte de Tofana
Scorcio sulla parte bassa della Val Travenanzes. Ora, oltre al Castello, si vedono anche alcune delle numerosissime cime della catena di Furcia Rossa. È chiaro che il nome “Furcia Rossa” è perfettamente giustificato se si osserva la catena dalla Val Travenanzes; dalla Val di Fanes invece appare più monolitica, e soprattutto di un uniforme colore grigiastro.
Liscio, nero, umido
Vallon Bianco
Mi volto all’indietro ad osservare ancora una volta le pareti sotto gli Orte de Tofana
Altra vista retrospettiva sull’imbocco della Val Travenanzes. Sullo sfondo la Croda Rossa
Ancora Vallon Bianco
Ancora acqua che scende dal cuore delle Tofane...
... e va ad unirsi al Rio Travenzanzes
Andiamo avanti
Alcune delle cime di Furcia Rossa
Proseguiamo
Arrivo a un ponte, che traghetta il sentiero sulla sinistra orografica. Dietro: la gràa de Travenanzes, ghiaione che separa Vallon Bianco da Furcia Rossa
Cominciano a intravedersi la Nemesis e la Rozes, assolute dominatrici dei panorami dell’alta valle
Tofane... qui paiono vestite con uno di quegli abiti a tasselli multicolore che dipingeva Klimt
Sguardo all’indietro verso la Gràa de Travenanzes
Furcia Rossa
Due foto da guardare in sequenza: il dietro e il davanti
Bene, ho percorso fino ad ora circa un terzo della valle e sono attorno ai 1800 m di quota. Ora sto per entrare nel secondo terzo della valle, che va da questo punto fino più o meno all’ex Malga Travenanzes. Il rio in questo tratto ha un alveo molto largo e poco inclinato; il sentiero 401 ci passa letteralmente in mezzo.
Il superbo torrione della Nemesis, l’enorme mole della Tofana di Rozes...
Il fianco occidentale della Tofana di Dentro
Foto scattate a pelo d’acqua verso il Vallon Bianco.
Anni fa, durante la telecronaca di una partita della Nazionale venne chiesto a Mauro Sandreani, che faceva il commento tecnico, un “aggettivo” per definire concisamente la prestazione di Del Piero. “Spirito di sacrificio”, fu l’indimenticabile risposta del buon Sandreani.
Ecco, se un giornalista alla fine del giro mi avesse chiesto un aggettivo per la Val Travenanzes avrei risposto senza dubbio “presenza d’acqua”.
Acqua, acqua dappertutto... che scende in mille rivoli, torrenti, cascate, dalle Tofane... che scorre, ora impetuosa ora placida nel ricco rio che drena la valle...
In questo tratto le acque del Rio Travenanzes irrorano capillarmente l’ampio fondovalle, occupato interamente dal greto del torrente stesso.
“Irrorare”: ogni volta che uso questo verbo parte per me automatica l’associazione con Fulvio Collovati che durante una telecronaca, incurante dei suoi difetti di pronuncia, si azzardò a pronunciare questo verbo .
L’esile traccia di sentiero, facilmente cancellabile dall’impeto dei flussi, costringe a saltare continuamente da una parte all’altra dei rami del Rio Travenanzes.
Saltare da una sponda all’altra del torrente non è banale: bisogna scegliere una sezione relativamente stretta e poi spiccare il balzo.
Durante una di queste operazioni, mentre Collovati mi sussurra “ivvovave” all’orecchio, faccio male i miei conti e atterro in mezzo all’acqua, bagnandomi fino alle caviglie.
Nemesis e Rozes
Si cammina più all’asciutto, dopo aver abbandonato l’alveo del Rio Travenanzes, in salita più pronunciata
Compare la bellissima Torre di Fanes
Nemesis
Piccola pausa al Cason de Travenanzes, posto in posizione - non c’è bisogno di dirlo - spettacolare
Mi lascio il Cason di Travenanzes alle spalle e mi accingo a percorrere l’ultimo terzo della valle, fino a forcella Col dei Bos
Sono a un bivio: abbandono il 401 che continua verso Forcella Travenanzes, e giro a sinistra per il 404 diretto a Forcella Col dei Bos
Attraverso per l’ultima volta il Rio Travenanzes e mi porto sulla destra orografica, sotto Rozes e Castelletto
Da qui in poi, comincio a incrociare parecchia gente
Il gruppo di Fanes
Uno sguardo all’indietro
La forcella Col dei Bos è ai piedi del Castelletto
Ho guadagnato quota
Lagazuoi Grande
Castelletto
Sono quasi alla forcella. Lagazuoi Grande
Fanes (spiccano la Cima Sud a sinistra e la Torre a destra)
Tofana di Rozes, coperta parzialmente dal Castelletto
Forcella Col dei Bos. Un paio di signori sono impegnati a manutenere la cartellonistica ampezzana
Comincio a scendere. Davanti ai miei occhi compare letteralmente di tutto: dall’Averau al Duranno...
A un bivio svolto decisamente a sinistra per contornare la parete sud della Tofana di Rozes. Prima di svoltare incontro un paio di simpatici ragazzi torinesi che stanno salendo bici in spalla dalla strada del Falzarego.
“Ciao, fate la Travenanzes?”
“Ciao! Sì, com’è?”
“Occhio quando c’è da attraversare il torrente!”
“Eh, ma lo sappiamo che è un po’ challenging! Piuttosto, hai risalito tutta la valle? Trovato forestali? Ché quelli fanno le multe!”
“Non ho visto nessuno. A parte i normali escursionisti... attenzione!”
“Ma certo! Questi divieti però non li capiamo. Potrebbero al limite consentire il transito in valle a ciclisti e pedoni separatamente, a orari diversi o magari a giorni alterni”.
Evito di commentare l’originale idea dei ragazzi; ci salutiamo cordialmente e ognuno riprende la sua strada.
Un ultimo sguardo a Lagazuoi Grande e Fanes
Lavori per eventi imminenti...
Mentre mi muovo senza fretta verso il Vallon de Tofana, ne approfitto per fare un breve servizio fotografico dedicato alle pareti della Rozes
Alle porte del Vallon de Tofana
Ormai per fare foto alla Rozes sono costretto a girarmi indietro
Taglio il Vallon de Tofana, diretto ai piedi della parete di Punta Anna
Il Vallon è come al solito pieno di gente, che cammina sulla comodissima mulattiera tra Dibona e Giussani.
Sono ormai dall’altra parte del Vallon de Tofana, pronto ad attaccare il sentiero Astaldi
Trovo questa foto eccezionale (e non certo per merito del fotografo!)
Alcuni scatti dedicati al sentiero Astaldi. I tratti attrezzati sono facilissimi, mentre invece non sono affatto da sottovalutare le brevi salite o discese sui cambi di spigolo, su terreno ripido e franoso.
Dopo una ventina di minuti raggiungo il sentiero che sale dal Dibona al Pomedes, e mi accingo a compiere l’ultima breve salita. Nella foto è già visibile il terrazzo del rifugio
Sono al cospetto di Punta Anna e delle Torri di Pomedes.
Torno a vedere il Cristallo, che mi ero lasciato alle spalle dopo Forcella Posporcora. È chiaro che l’anello è quasi concluso: manca solo la discesa finale.
Mi fermo a mangiare a Pomedes e durante il pranzo mi riprendo gradualmente dalla sorpresa e dal senso di spaesamento che ho sperimentato arrivando al rifugio.
Seggiovie, macchine, persone, musica... un cambio repentino dopo ore di silenzio e solitudine
È tempo di scendere; mi lascio alle spalle il rifugio Pomedes e mi avvio verso il Duca d’Aosta, seguito da una gippe (a 2300 m!) che mi tallona a breve distanza.
Non è che la cosa mi faccia molto piacere: il pendio è ripidissimo e ho persino il vago timore che il pesante automezzo possa ribaltarsi in avanti e rotolare giù travolgendomi
Per fortuna le nostre strade presto si dividono; come si evince dalla foto la gippe sta per spiccare il volo diretta al rifugio Nuvolau
Io invece non posso perdere l’occasione di farmi una sciata estiva sul leggendario Schuss dell’Olimpia
Con i miei twintip riesco a backflippare, frontflippare, sideflippare sull’augusto pendio come se non ci fosse un domani.
Giungo ai piedi della pista affaticato e accaldato per le mille evoluzioni, per i mille tricks eseguiti. Mi disfo quindi del mio softshellino top di gamma, che abbandono, unitamente agli sci, sul prato
Tornando seri: ovviamente avrei potuto scendere la sterrata a sinistra dello Schuss, inquadrata in foto...
ma mi andava di fare diversamente :checepossofa: :wink:
Dunque: come scendere gli ultimi 400 m di dislivello fino all’ormai visibile Piè Tofana? :think: Scelgo la via più diretta e continuo ancora per le piste?
A dir la verità ho voglia di qualcosa di meno pendente; quindi traverso verso sinistra fino alle pareti e prendo il sentiero dei Camosci, che scende in maniera graduale verso la pista di Forcella Rossa.
Mi accompagna in questo ultimo tratto di escursione il simpatico montarozzo del Col Drusciè, sempre bene in vista
Il sentiero dei Camosci, sebbene non impervio, non è comunque un’autostrada... Mi capita di superare una famigliola in evidente imbarazzo: la madre è impacciata nei movimenti da una borsa tanto elegante quanto voluminosa, la figliola è quasi paralizzata perché non si fida (giustamente) delle sue scarpe da ginnastica con la suola liscia, il padre fa da apripista ma è fermo da tempo immemore ad aspettare il resto del plotone.
Hanno fatto bene, anzi benissimo, a salire su vestiti a quel modo; io però, al posto loro, anche la discesa l’avrei fatta in seggiovia
Raggiungo finalmente la mitica Forcella Rossa
E in breve sono di nuovo a Piè Tofana
—————-
Alcune considerazioni sul verso di percorrenza dell’anello: a mio avviso il giro antiorario è di gran lunga preferibile; l’unico suo “difetto” è la discesa finale lunghetta e un po’ noiosa da Pomedes a Piè Tofana.
Se si fa il giro in senso orario partendo da Piè Tofana si passa vicino ai rifugi all’inizio dell’escursione; ciò vuol dire che è quasi inevitabile fermarsi a mangiare al sacco in Val Travenanzes: niente di male (anzi!), basta saperlo.
Al nudo anello, che comunque già di suo è piutttosto lungo, si possono eventualmente aggiungere delle digressioni: la galleria del Castelletto, la grotta di Tofana, perfino il Lagazuoi piccolo. O anche il rifugio Giussani, “cuore del cuore” delle Tofane, raggiungibile in neanche mezz’ora dal Vallon de Tofana.
Luogo naturale per cominciare l’escursione è Piè Tofana, non foss’altro perché è l’unico punto dell’anello accessibile direttamente con autovettura.
L’anello, che io ho percorso in senso antiorario, può essere suddiviso in quattro sezioni:
- Da Piè Tofana (1670 m slm) a In Po Ra Ola (1530 m slm): è un tratto con qualche saliscendi molto facile e rilassante, completamente ciclabile. Costeggia il quadrante nord-orientale delle Tofane, con bellissime viste sulla conca ampezzana e la valle del Boite. Dopo forcella Posporcora si trasforma da forestale a sentiero ( sempre ciclabile), che scende abbastanza ripidamente verso l’imbocco della Val Travenanzes. In termini di tempo costituisce il 20 - 25 % dell’anello.
- Val Travenanzes: si risale la straordinaria valle fino a forcella Col dei Bos (2330 m slm) tramite il sentiero 401 e in ultimo il 404 (vietati alle biciclette da montagna). In termini di tempo costituisce il 40 - 45% dell’anello. Le prime due sezioni combinate rappresentano quindi i due terzi (sempre in termini di tempo) del percorso.
- Da forcella Col dei Bos a Pomedes (2310 m slm): tratto in saliscendi che costeggia la maestosa parete sud della Tofana di Rozes (bè, la Rozes a dir la verità è straordinariamente maestosa da qualunque parte la si guardi), poi attraversa il Vallon de Tofana e quindi, tramite il sentiero Astaldi, torna sul lato orientale del gruppo. In termini di tempo costituisce il 20 - 25 % dell’anello.
- Da Pomedes a Piè Tofana: sono circa 650 m di dislivello, certamente più piacevoli da fare in inverno con due sci sotto i piedi In termini di tempo costituisce circa il 10% ( o poco più) dell’anello.
Bene, mi lascio i campi da sci alle spalle
Imbocco la forestale verso forcella Posporcora. La temperatura, grazie a Dio, è fresca (otto gradi). Il fondo è pesante viste le piogge della notte
Stupenda vista sulla valle del Boite. Si può notare che oltre Dogana Vecchia, da San Vito in giù, il fondovalle è immerso nella nebbia
Tavolo e panchina in posizione strategica. Panorami eccezionali (ma del resto siamo a Cortina: cos’altro ci si può aspettare?)
Primo “gran premio della montagna” alle Crepe de Cianderou
Girato l’angolo appare il Col Rosà e la Croda Rossa d’Ampezzo
Faloria e Sorapiss sullo sfondo
Mi appropinquo, seguendo la comoda forestale, allo splendido sperone del Col Rosà
Forcella Posporcora. Da qui inizia una discesa di circa 200 m di dislivello che mi porterà all’inizio del sentiero 401 (che attraversa tutta la Val Travenanzes). Dalla forcella in giù la forestale lascia spazio a una traccia relativamente stretta. Un “single track”, lo chiamerebbero alcuni.
Un cartello avverte i ciclisti di fare attenzione, poiché il single track è percorso anche dai pedoni. C’è pure la traduzione in inglese: “caution: hikers!”.
Non posso fare a meno di tornare con il pensiero alle targhette metalliche presenti sulle carrozze ferroviarie di molti anni fa, che invitavano i viaggiatori a non gettare oggetti fuori dal finestrino.
- Do not throw anything out of the window
- Keine Gegenstaende aus dem Fenster werfen
- Ne jetez aucun objet par la fenêtre...
Insomma, speriamo che il cartello “caution: hikers!” sortisca i medesimi benefici effetti per gli amici ciclisti
Appena scollinato si palesano alla vista Vallon Bianco e Col Bechei
Ponte sul torrentello che scende da Ra Valles
Fantastica vista su Taè e Taburlo. In primo piano il modesto crinale alberato che divide i tratti terminali della Val Travenanzes e della Val di Fanes
Il celebre Vallon de Ra Ola, che scende dai fianchi della Tofana di Dentro
In Po Ra Ola, 1530 m slm. Il punto più basso dell’intero anello, crocevia di sentieri. Qui termina la “sezione 1” dell’anello delle Tofane, come da me battezzata
Attraversato il torrente, si prende tosto il sentiero 401 e si comincia il viaggio in Val Travenanzes. I cartelli ampezzani sono molto espliciti: chi è in bici non può continuare, ed è costretto a scendere verso il ponte dei Cadoris e il ponte Alto
Taburlo
Vallon Bianco, l’ultima (o la prima) montagna della catena che divide la Val Travenanzes dalla Val di Fanes
Il Taè, oltre il crinale che separa le due valli
Il sentiero 401 tiene la destra orografica e si infila finalmente tra Tofane e Vallon Bianco
Pareti sotto gli Orte de Tofana
Compare per la prima volta, in fondo, il bellissimo profilo turrito del monte Castello
Mille rivoli scendono dagli Orte de Tofana
Scorcio sulla parte bassa della Val Travenanzes. Ora, oltre al Castello, si vedono anche alcune delle numerosissime cime della catena di Furcia Rossa. È chiaro che il nome “Furcia Rossa” è perfettamente giustificato se si osserva la catena dalla Val Travenanzes; dalla Val di Fanes invece appare più monolitica, e soprattutto di un uniforme colore grigiastro.
Liscio, nero, umido
Vallon Bianco
Mi volto all’indietro ad osservare ancora una volta le pareti sotto gli Orte de Tofana
Altra vista retrospettiva sull’imbocco della Val Travenanzes. Sullo sfondo la Croda Rossa
Ancora Vallon Bianco
Ancora acqua che scende dal cuore delle Tofane...
... e va ad unirsi al Rio Travenzanzes
Andiamo avanti
Alcune delle cime di Furcia Rossa
Proseguiamo
Arrivo a un ponte, che traghetta il sentiero sulla sinistra orografica. Dietro: la gràa de Travenanzes, ghiaione che separa Vallon Bianco da Furcia Rossa
Cominciano a intravedersi la Nemesis e la Rozes, assolute dominatrici dei panorami dell’alta valle
Tofane... qui paiono vestite con uno di quegli abiti a tasselli multicolore che dipingeva Klimt
Sguardo all’indietro verso la Gràa de Travenanzes
Furcia Rossa
Due foto da guardare in sequenza: il dietro e il davanti
Bene, ho percorso fino ad ora circa un terzo della valle e sono attorno ai 1800 m di quota. Ora sto per entrare nel secondo terzo della valle, che va da questo punto fino più o meno all’ex Malga Travenanzes. Il rio in questo tratto ha un alveo molto largo e poco inclinato; il sentiero 401 ci passa letteralmente in mezzo.
Il superbo torrione della Nemesis, l’enorme mole della Tofana di Rozes...
Il fianco occidentale della Tofana di Dentro
Foto scattate a pelo d’acqua verso il Vallon Bianco.
Anni fa, durante la telecronaca di una partita della Nazionale venne chiesto a Mauro Sandreani, che faceva il commento tecnico, un “aggettivo” per definire concisamente la prestazione di Del Piero. “Spirito di sacrificio”, fu l’indimenticabile risposta del buon Sandreani.
Ecco, se un giornalista alla fine del giro mi avesse chiesto un aggettivo per la Val Travenanzes avrei risposto senza dubbio “presenza d’acqua”.
Acqua, acqua dappertutto... che scende in mille rivoli, torrenti, cascate, dalle Tofane... che scorre, ora impetuosa ora placida nel ricco rio che drena la valle...
In questo tratto le acque del Rio Travenanzes irrorano capillarmente l’ampio fondovalle, occupato interamente dal greto del torrente stesso.
“Irrorare”: ogni volta che uso questo verbo parte per me automatica l’associazione con Fulvio Collovati che durante una telecronaca, incurante dei suoi difetti di pronuncia, si azzardò a pronunciare questo verbo .
L’esile traccia di sentiero, facilmente cancellabile dall’impeto dei flussi, costringe a saltare continuamente da una parte all’altra dei rami del Rio Travenanzes.
Saltare da una sponda all’altra del torrente non è banale: bisogna scegliere una sezione relativamente stretta e poi spiccare il balzo.
Durante una di queste operazioni, mentre Collovati mi sussurra “ivvovave” all’orecchio, faccio male i miei conti e atterro in mezzo all’acqua, bagnandomi fino alle caviglie.
Nemesis e Rozes
Si cammina più all’asciutto, dopo aver abbandonato l’alveo del Rio Travenanzes, in salita più pronunciata
Compare la bellissima Torre di Fanes
Nemesis
Piccola pausa al Cason de Travenanzes, posto in posizione - non c’è bisogno di dirlo - spettacolare
Mi lascio il Cason di Travenanzes alle spalle e mi accingo a percorrere l’ultimo terzo della valle, fino a forcella Col dei Bos
Sono a un bivio: abbandono il 401 che continua verso Forcella Travenanzes, e giro a sinistra per il 404 diretto a Forcella Col dei Bos
Attraverso per l’ultima volta il Rio Travenanzes e mi porto sulla destra orografica, sotto Rozes e Castelletto
Da qui in poi, comincio a incrociare parecchia gente
Il gruppo di Fanes
Uno sguardo all’indietro
La forcella Col dei Bos è ai piedi del Castelletto
Ho guadagnato quota
Lagazuoi Grande
Castelletto
Sono quasi alla forcella. Lagazuoi Grande
Fanes (spiccano la Cima Sud a sinistra e la Torre a destra)
Tofana di Rozes, coperta parzialmente dal Castelletto
Forcella Col dei Bos. Un paio di signori sono impegnati a manutenere la cartellonistica ampezzana
Comincio a scendere. Davanti ai miei occhi compare letteralmente di tutto: dall’Averau al Duranno...
A un bivio svolto decisamente a sinistra per contornare la parete sud della Tofana di Rozes. Prima di svoltare incontro un paio di simpatici ragazzi torinesi che stanno salendo bici in spalla dalla strada del Falzarego.
“Ciao, fate la Travenanzes?”
“Ciao! Sì, com’è?”
“Occhio quando c’è da attraversare il torrente!”
“Eh, ma lo sappiamo che è un po’ challenging! Piuttosto, hai risalito tutta la valle? Trovato forestali? Ché quelli fanno le multe!”
“Non ho visto nessuno. A parte i normali escursionisti... attenzione!”
“Ma certo! Questi divieti però non li capiamo. Potrebbero al limite consentire il transito in valle a ciclisti e pedoni separatamente, a orari diversi o magari a giorni alterni”.
Evito di commentare l’originale idea dei ragazzi; ci salutiamo cordialmente e ognuno riprende la sua strada.
Un ultimo sguardo a Lagazuoi Grande e Fanes
Lavori per eventi imminenti...
Mentre mi muovo senza fretta verso il Vallon de Tofana, ne approfitto per fare un breve servizio fotografico dedicato alle pareti della Rozes
Alle porte del Vallon de Tofana
Ormai per fare foto alla Rozes sono costretto a girarmi indietro
Taglio il Vallon de Tofana, diretto ai piedi della parete di Punta Anna
Il Vallon è come al solito pieno di gente, che cammina sulla comodissima mulattiera tra Dibona e Giussani.
Sono ormai dall’altra parte del Vallon de Tofana, pronto ad attaccare il sentiero Astaldi
Trovo questa foto eccezionale (e non certo per merito del fotografo!)
Alcuni scatti dedicati al sentiero Astaldi. I tratti attrezzati sono facilissimi, mentre invece non sono affatto da sottovalutare le brevi salite o discese sui cambi di spigolo, su terreno ripido e franoso.
Dopo una ventina di minuti raggiungo il sentiero che sale dal Dibona al Pomedes, e mi accingo a compiere l’ultima breve salita. Nella foto è già visibile il terrazzo del rifugio
Sono al cospetto di Punta Anna e delle Torri di Pomedes.
Torno a vedere il Cristallo, che mi ero lasciato alle spalle dopo Forcella Posporcora. È chiaro che l’anello è quasi concluso: manca solo la discesa finale.
Mi fermo a mangiare a Pomedes e durante il pranzo mi riprendo gradualmente dalla sorpresa e dal senso di spaesamento che ho sperimentato arrivando al rifugio.
Seggiovie, macchine, persone, musica... un cambio repentino dopo ore di silenzio e solitudine
È tempo di scendere; mi lascio alle spalle il rifugio Pomedes e mi avvio verso il Duca d’Aosta, seguito da una gippe (a 2300 m!) che mi tallona a breve distanza.
Non è che la cosa mi faccia molto piacere: il pendio è ripidissimo e ho persino il vago timore che il pesante automezzo possa ribaltarsi in avanti e rotolare giù travolgendomi
Per fortuna le nostre strade presto si dividono; come si evince dalla foto la gippe sta per spiccare il volo diretta al rifugio Nuvolau
Io invece non posso perdere l’occasione di farmi una sciata estiva sul leggendario Schuss dell’Olimpia
Con i miei twintip riesco a backflippare, frontflippare, sideflippare sull’augusto pendio come se non ci fosse un domani.
Giungo ai piedi della pista affaticato e accaldato per le mille evoluzioni, per i mille tricks eseguiti. Mi disfo quindi del mio softshellino top di gamma, che abbandono, unitamente agli sci, sul prato
Tornando seri: ovviamente avrei potuto scendere la sterrata a sinistra dello Schuss, inquadrata in foto...
ma mi andava di fare diversamente :checepossofa: :wink:
Dunque: come scendere gli ultimi 400 m di dislivello fino all’ormai visibile Piè Tofana? :think: Scelgo la via più diretta e continuo ancora per le piste?
A dir la verità ho voglia di qualcosa di meno pendente; quindi traverso verso sinistra fino alle pareti e prendo il sentiero dei Camosci, che scende in maniera graduale verso la pista di Forcella Rossa.
Mi accompagna in questo ultimo tratto di escursione il simpatico montarozzo del Col Drusciè, sempre bene in vista
Il sentiero dei Camosci, sebbene non impervio, non è comunque un’autostrada... Mi capita di superare una famigliola in evidente imbarazzo: la madre è impacciata nei movimenti da una borsa tanto elegante quanto voluminosa, la figliola è quasi paralizzata perché non si fida (giustamente) delle sue scarpe da ginnastica con la suola liscia, il padre fa da apripista ma è fermo da tempo immemore ad aspettare il resto del plotone.
Hanno fatto bene, anzi benissimo, a salire su vestiti a quel modo; io però, al posto loro, anche la discesa l’avrei fatta in seggiovia
Raggiungo finalmente la mitica Forcella Rossa
E in breve sono di nuovo a Piè Tofana
—————-
Alcune considerazioni sul verso di percorrenza dell’anello: a mio avviso il giro antiorario è di gran lunga preferibile; l’unico suo “difetto” è la discesa finale lunghetta e un po’ noiosa da Pomedes a Piè Tofana.
Se si fa il giro in senso orario partendo da Piè Tofana si passa vicino ai rifugi all’inizio dell’escursione; ciò vuol dire che è quasi inevitabile fermarsi a mangiare al sacco in Val Travenanzes: niente di male (anzi!), basta saperlo.
Al nudo anello, che comunque già di suo è piutttosto lungo, si possono eventualmente aggiungere delle digressioni: la galleria del Castelletto, la grotta di Tofana, perfino il Lagazuoi piccolo. O anche il rifugio Giussani, “cuore del cuore” delle Tofane, raggiungibile in neanche mezz’ora dal Vallon de Tofana.