Slow Ski, solo passato o anche un futuro?

Subsahara tu hai il mio voto.

Per qualunque cosa, politico amministratore Papa, presentati e io ti voto!

Raramente qui dentro mi son trovato a condividere ogni lettera di ogni messaggio di un utente!
Potresti essere il mio clone!

Hai ragione da vendere, il concetto di sopravvivenza di uno slow ski è legato indissolubilmente al TERRITORIO, alla CULTURA (in senso ampio) e al fare rete!

Se fanno rete i comprensori grandi, per creare un’offerta UNICA per il turista (DSS - diametralmente opposto allo slow ski, ma di fatto il concetto di rete è soddisfatto), non vedo perché non lo debbano fare i piccoli.

Che tra l’altro fanno già (Alto Adige e Trentino), e che tendenzialmente gli permetterebbe di avere una voce più importante magari a un tavolo di discussioni di finanziamenti Regionali.. Mai così difficili, ma nelle regioni ben governate, chi ascolta c’è.
 
Watles fa 1700-2500 se ricordo bene un vecchio report di Dudino o Marcussiena. Ma ha una linea di impianti veloci. Quindi mezza giornata uno se la fa volentieri. Se la risalita fosse con impianti vecchi, lenti e scomodi e ci si impiegassero 40 minuti sarebbe appetibile lo stesso? Secondo me NO.
 
seeeee....:D:D

265225-dsc3534.jpg


(ahò, si gioca....)
ed ora scatta il contest!!!
p.s. foto meravigliosa, dov'e'?
 
Pensa che invece io negli impianti lenti vedo molti più pro che contro.certo...con lento intendo almeno 1.6/1.7 m/s.
Anzi, se in buono stato di manutenzione, non ne vedo proprio.

Per dire, meglio di una 2/3posti fissa per me cè solo la funi vaevieni..mentre appena dopo metto l'ancoretta.
 

.

^
Mi piacerebbe essere Papa, e poi il bianco mi dona.
Per votarmi però prima devi diventare Cardinale! HIHIHI

Ah beh ovvio, a quello ci penso io!
Di nuovo...🙄

Pensa che invece io negli impianti lenti vedo molti più pro che contro.certo...con lento intendo almeno 1.6/1.7 m/s.
Anzi, se in buono stato di manutenzione, non ne vedo proprio.

Per dire, meglio di una 2/3posti fissa per me cè solo la funi vaevieni..mentre appena dopo metto l'ancoretta.

Mai pensato il contrario.
Il Paradiso sciistico è un bosco di faggi a solleticare i piedi di un plateau appenninico, servito da una Nascivera classe 1983, panchine a 4 aste di BACHELITE.
Ti deforma l’anima
 
Non capisco perchè si debba per forza associare il concetto di impianto veloce a una sciata fatta di corsa senza nemmeno il tempo di rendersi conto dove ci si trova e che montagne ci sono intorno. La seggiovia nuova ci mette 6 minuti invece dei 12 della vecchia? Meglio. A ogni giro vi avanzano 6 minuti per fare quello che vi pare: guardatevi intorno, fermatevi durante la discesa, prendetevi una camomilla al bar, fumatevi la skimap. A fine giornata avrete sciato esattamente come con le vostre amate lumache, ma avrete avuto un paio d'ore extra da impiegare facendo qualcosa di più interessante che star seduti in una gabbia per polli. Qualcun altro, visto che magari il comprensorio è pure grande, impiegherà quel tempo per fare qualche discesa in più.
L'impianto veloce permette di sciare molto o di sciare poco a discrezione dell'utente. L'impianto lento permette solo di martellarsi sulle palle tutto il giorno mentre si aspetta di arrivare in alto. (Poi a me un rottame ogni tanto piace: la Vagliana di Campiglio oggi, in mezzo a una selva di automatiche, mi sta benissimo, ma sciare 25 anni fa a Campiglio quand'erano tutte fisse era un'agonia e non si riusciva nemmeno a girare tutto il comprensorio in una giornata).
 
quelli che dicono di non volere gli impianti veloci, sono di due tipi: quelli che non ne hanno mai visto uno e non sanno di cosa parlano, e quelli che non li vogliono perché... è ancora acerba...
 
Penso che nessuno preferisca un impianto lento ad uno veloce, ma se devo scegliere un comprensorio che ha la neve ed il terreno che mi appagano ma con impianti vecchi ed uno con impianti nuovi ma tra le strisce di sparata e pendii che non mi soddisfano, tranquilli che scelgo il primo.
 
Madonna che tristezza.
Ah, i sapori di una volta, un tempo lasciavi la bicicletta fuori e non te la rubava nessuno, e i ragazzi erano educati, etc etc etc.
Manca solo "quando c'era lui i treni arrivavano in orario".

Put-ta-na-te, credetemi sulla parola. Io in quegli anni ho sciato, sono solo favole. La realtà era: viabilità pessima, impianti ridicoli, piste curate in maniera approssimativa, ospitalità arrangiata, spalaneve rari, indumenti bagnati.

Gli ultimi metri di viaggio si percorrevano con noi amici seduti sul cofano per avere più presa sulle ruote anteriori altrimenti la Lancia Beta dell'amico Franco sarebbe slittata a valle, perché le strade non erano mai ben pulite. E quando arrivavi in albergo ti trovavi a parcheggiare sui tetti di altre auto, sepolti sotto due o tre metri di neve che nessuno sapeva o poteva eliminare. E non scherzo. Sapete quante volte mi sono trovato a sciare sui tetti di auto che all'improvviso affioravano sotto la neve?
Questa è la verità, non la leggenda da esteta del rimpianto.

E' solo il ricordo per la propria gioventù perduta che trasforma tutto in bellezza e poesia. Ma ci vuole misura, altrimenti sono solo sciocchezze.

Non c'era alcuna cultura della montagna o del mare, non c'era consapevolezza ambientale, tanto che alla fine si sono costruiti gli ecomostri per fortuna annegati dalla neve, non si faceva la differenziata, la gente fumava ovunque. E i lavoratori degli skilift sghignazzavano tra loro quando mettevano l'asta di ferro tra le gambe di una turista sprovveduta ma avvenente. Oggi si prenderebbero una denuncia. Questa era l'italia sciistica del '70.

Solo che noi eravamo giovani, forti, allegri, volevamo imparare, ci piaceva la velocità in pista e i salti nel fuori pista, ogni caduta era una risata, un commento e una battuta.

Parte male proprio dal titolo: lo sciatore della domenica. E chi lo conosce, 'sto sciatore della domenica?
Chi ama la montagna e lo sci non va a sciare di sabato e domenica in mezzo al casino (o ci va solo quando la scimmia sale a livelli incontenibili) e arriva in pista alle 8, non alle 11. E' disposto a prendersi giorni di ferie, pur di sciare come Dio comanda.

Maledire le piste battute è come maledire le autostrade per dire "Ah, quando c'erano solo gli sterrati, allora sì che si sapeva guidare!". Guidare cosa? La Topolino amaranto a 60 kmh, forse...
Maledire gli impianti di risalita capaci è una stupidata. Anzi, posso godermi meglio una sciata lenta, se sono salito rapidamente.
Maledire gli attrezzi più facili anche, perché ci salvano le gambe.
Ora ve la dico tutta: lo "sciare facile" non va incontro ai ragazzini corsaioli (quelli sciano ovunque) ma soprattutto a gente in età, che è "slow" in tutto ma ha una maggiore capacità di spesa.

Lasciate perdere. Il paragone con Rimini ci sta tutto (una economia depressa salvata da turismo in un territorio con poche risorse), ma Rimini ha pure fatto conoscere il mare negli anni 60/70 a chi non lo aveva mai visto, muovendo un interesse generale che poi ha fatto spostare il pubblico a Gallipoli, Otranto, Taormina etc.
E' necessario andare a Rimini in agosto per lamentarsene?
"Ah, ma la Rimini di Fellini..." . Fellini se ne scappò a Roma per cercare lavoro, tanto per la cronaca.
 
Ultima modifica:
Madonna che tristezza.
Ah, i sapori di una volta, un tempo lasciavi la bicicletta fuori e non te la rubava nessuno, e i ragazzi erano educati, etc etc etc.
Manca solo "quando c'era lui i treni arrivavano in orario".

Put-ta-na-te, credetemi sulla parola. Io in quegli anni ho sciato, sono solo favole. La realtà era: viabilità pessima, impianti ridicoli, piste curate in maniera approssimativa, ospitalità arrangiata, spalaneve rari, indumenti bagnati.

Gli ultimi metri di viaggio si percorrevano con noi amici seduti sul cofano per avere più presa sulle ruote anteriori altrimenti la Lancia Beta dell'amico Franco sarebbe slittata a valle, perché le strade non erano mai ben pulite. E quando arrivavi in albergo ti trovavi a parcheggiare sui tetti di altre auto, sepolti sotto due o tre metri di neve che nessuno sapeva o poteva eliminare. E non scherzo. Sapete quante volte mi sono trovato a sciare sui tetti di auto che all'improvviso affioravano sotto la neve?
Questa è la verità, non la leggenda da esteta del rimpianto.

E' solo il ricordo per la propria gioventù perduta che trasforma tutto in bellezza e poesia. Ma ci vuole misura, altrimenti sono solo sciocchezze.

Non c'era alcuna cultura della montagna o del mare, non c'era consapevolezza ambientale, tanto che alla fine si sono costruiti gli ecomostri per fortuna annegati dalla neve, non si faceva la differenziata, la gente fumava ovunque. E i lavoratori degli skilift sghignazzavano tra loro quando mettevano l'asta di ferro tra le gambe di una turista sprovveduta ma avvenente. Oggi si prenderebbero una denuncia. Questa era l'italia sciistica del '70.

Solo che noi eravamo giovani, forti, allegri, volevamo imparare, ci piaceva la velocità in pista e i salti nel fuori pista, ogni caduta era una risata, un commento e una battuta.

Parte male proprio dal titolo: lo sciatore della domenica. E chi lo conosce, 'sto sciatore della domenica?
Chi ama la montagna e lo sci non va a sciare di sabato e domenica in mezzo al casino (o ci va solo quando la scimmia sale a livelli incontenibili) e arriva in pista alle 8, non alle 11. E' disposto a prendersi giorni di ferie, pur di sciare come Dio comanda.

Lasciate perdere. Il paragone con Rimini ci sta tutto (una economia depressa salvata da turismo in un territorio con poche risorse), ma Rimini ha pure fatto conoscere il mare negli anni 60/70 a chi non lo aveva mai visto, muovendo un interesse generale che poi ha fatto spostare il pubblico a Gallipoli, Otranto, Taormina etc.
E' necessario andare a Rimini in agosto per lamentarsene?
"Ah, ma la Rimini di Fellini..." . Fellini se ne scappò a Roma per cercare lavoro, tanto per la cronaca.

da scolpire nella pietra.
 
Una tra le tante..il fatto che ci metta il doppio comporta che in pista ci sia la metà della gente, anzi meno della metà perché poi son tutti a fare le code dove ci sono gli impianti veloci..tra fare 5min di coda più 5 di risalita e mettercene 10 a salire che differenza fa...se non che in pista c’è più bordello.

se poi estendiamo il concetto di cui sopra alla powder, esso assume importanza assoluta.

dopo 2 ore di automatica qualsiasi pendio vergine è battuto a millerighe...con la lenta dura il doppio.
 
Per la powder purtroppo tocca pellare. Rallentare gli impianti non serve a nulla. Una CF3 fissa fa comunque 2000pp/h. Il flusso é comunque elevato.

Ringraziamo piuttosto lo sviluppo tecnologico che ci ha dato sci e scarponi con pesi ridicoli e divertentissimi in discesa e rassegnamoci a fare una sola discesa in powder ma a farla bene.

Ecco, lo sviluppo dei materiali...
Nevica fitto e con il gore 3L e gli sci super-fat-roker-camber-distaminch ci divertiamo un sacco. E torniamo a casa arrabbiati perché c'era troppa gente.

Quando ero bambino una nevicata fitta voleva dire esser bagnati come pulcini, con la maschera costantemente appannata e gli sci ingestibili modello U-Boot. E si tornava a casa comunque arrabbiati perché c'era troppa gente...piantata sulle strade (termiche, chi é costui?).

Ora, solo un ingenuo puó immaginare che senza una forte diffusione dello sci avremmo quelle attrezzature che lo rendono cosí godibile in tutte le condizioni. Chi avrebbe investito in sviluppo senza i numeri attuali???!?

Adesso ci vanno bene anche le gobbe e le piste "nature"... E grazie al membro, con i materiali moderni son capaci tut.. quasi tut... in molti, diciamo.
 
Madonna che tristezza.
Ah, i sapori di una volta, un tempo lasciavi la bicicletta fuori e non te la rubava nessuno, e i ragazzi erano educati, etc etc etc.
Manca solo "quando c'era lui i treni arrivavano in orario".

Put-ta-na-te, credetemi sulla parola. Io in quegli anni ho sciato, sono solo favole. La realtà era: viabilità pessima, impianti ridicoli, piste curate in maniera approssimativa, ospitalità arrangiata, spalaneve rari, indumenti bagnati.

Gli ultimi metri di viaggio si percorrevano con noi amici seduti sul cofano per avere più presa sulle ruote anteriori altrimenti la Lancia Beta dell'amico Franco sarebbe slittata a valle, perché le strade non erano mai ben pulite. E quando arrivavi in albergo ti trovavi a parcheggiare sui tetti di altre auto, sepolti sotto due o tre metri di neve che nessuno sapeva o poteva eliminare. E non scherzo. Sapete quante volte mi sono trovato a sciare sui tetti di auto che all'improvviso affioravano sotto la neve?
Questa è la verità, non la leggenda da esteta del rimpianto.

E' solo il ricordo per la propria gioventù perduta che trasforma tutto in bellezza e poesia. Ma ci vuole misura, altrimenti sono solo sciocchezze.

Non c'era alcuna cultura della montagna o del mare, non c'era consapevolezza ambientale, tanto che alla fine si sono costruiti gli ecomostri per fortuna annegati dalla neve, non si faceva la differenziata, la gente fumava ovunque. E i lavoratori degli skilift sghignazzavano tra loro quando mettevano l'asta di ferro tra le gambe di una turista sprovveduta ma avvenente. Oggi si prenderebbero una denuncia. Questa era l'italia sciistica del '70.

Solo che noi eravamo giovani, forti, allegri, volevamo imparare, ci piaceva la velocità in pista e i salti nel fuori pista, ogni caduta era una risata, un commento e una battuta.

Parte male proprio dal titolo: lo sciatore della domenica. E chi lo conosce, 'sto sciatore della domenica?
Chi ama la montagna e lo sci non va a sciare di sabato e domenica in mezzo al casino (o ci va solo quando la scimmia sale a livelli incontenibili) e arriva in pista alle 8, non alle 11. E' disposto a prendersi giorni di ferie, pur di sciare come Dio comanda.

Maledire le piste battute è come maledire le autostrade per dire "Ah, quando c'erano solo gli sterrati, allora sì che si sapeva guidare!". Guidare cosa? La Topolino amaranto a 60 kmh, forse...
Maledire gli impianti di risalita capaci è una stupidata. Anzi, posso godermi meglio una sciata lenta, se sono salito rapidamente.
Maledire gli attrezzi più facili anche, perché ci salvano le gambe.
Ora ve la dico tutta: uno sci più "facile" non va incontro ai ragazzini corsaioli (quelli sciano ovunque) ma soprattutto a gente in età, che è "slow" in tutto ma ha una maggiore capacità di spesa.

Lasciate perdere. Il paragone con Rimini ci sta tutto (una economia depressa salvata da turismo in un territorio con poche risorse), ma Rimini ha pure fatto conoscere il mare negli anni 60/70 a chi non lo aveva mai visto, muovendo un interesse generale che poi ha fatto spostare il pubblico a Gallipoli, Otranto, Taormina etc.
E' necessario andare a Rimini in agosto per lamentarsene?
"Ah, ma la Rimini di Fellini..." . Fellini se ne scappò a Roma per cercare lavoro, tanto per la cronaca.

Tutto sacrosanto ma parlando di oggi, credo che si possa dire che la differenza tra chi ama le piccole località e chi le grandi famose e super attrezzate, sia un po' come tra chi vive in Provincia e chi nelle grandi città, i primi (nella maggior parte dei casi) rifuggono il caos, lo smog, il chiasso, la confusione, le code infinite, i secondi se si trovano in provincia, lamentano la mancanza di vita sociale, locali, concerti e servizi in genere.
Insomma una piccola località basta che offra un modo più o meno rapido per salire ed una bella montagna, nel secondo caso serve molto di più, un più che a molti amanti dello "slow ski" e delle piccole località che stanno scrivendo qui dentro, spesso non interessa.
Il problema che generalmente queste piccole località invece di coccolarsi questi appassionati del vintage (più che altro in genere della powder), spesso offrono loro disorganizzazione, chiusure impreviste, mancanza di comunicazione, flessibilità ecc.. Anche perchè normalmente tra i local c'è la cultura di mungere la mucca fino allo stremo, senza mai investire di tasca propria, aspettando puntualmente che la Regione, o altro ente pubblico ci metta una pezza, fino a quando un giorno la fenice non risorge più.
 
Top