Uscire dall euro e tornare alla lira....si può?

Con le vacanze e' ritornato ringalluzzito !

Chissa' se lui stesso li legge...

Lo pagheranno a cottimo? Un tot ogni riga?

Magari saranno anche cose interessanti...appena finisco di contare le formiche che ho in giardino le leggo, giuro. Ora non posso, altrimenti perdo il segno.
 
Ordiniamo le idee:

1) L'€ è rettitudine.

-Grecia corrotta e fannullona #fake news (cosa che stanno facendo anche all'Italia)
https://dailyhellas.com/2017/08/02/...euro-apologises-for-the-immolation-of-greece/
IMF admits disastrous love affair with the euro and apologises for the immolation of Greece
Lagarde: http://www.corriere.it/esteri/13_giugno_18/usamicomevuoi_887caf82-d7d0-11e2-98e6-97ca5b2e4e27.shtml

chi erano i creditori:
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2)L€uropa e l'abolizione della Nazione e i confini

Come, come, il presidente francese ha tutto il diritto di nazionalizzare i cantieri navali e non si possono nazionalizzare le banche?

La vicenda Fincantieri:

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L'esodo dei migranti dal Niger all'Italia. E i militari francesi fanno finta di nulla

Macron, piano con la Merkel per riscrivere Schengen
Berlino e Parigi vogliono carta bianca per chiudere i confini. Dito puntato contro l’Italia e i Paesi “inadempienti”



Concludendo Signori e Signore, giù il cappello di fronte alle volpi francesi e tedesche, loro si che hanno una classe dirigente con i fiocchi, loro si che hanno a cuore la sovranità, l’interesse nazionale e non importa se per raggiugere il traguardo infrangono le regole o giocano sporco, questa è l’europa, Bellezza, e te la devi tenere!


3) fuori dal'€ c'è il default, il bank-run, la perdita dei risparmi ecc. #fake news

EU explores account freezes to prevent runs at failing banks

Per non parlare dei danni fatti al nostro sistema bancario dall'introduzione del Bail-in.
Gli Stati dell’Unione stanno prendendo in considerazione misure che consentirebbero loro di interrompere temporaneamente il prelievo dai conti correnti, per evitare brutti guai alle banche, qualche bank run selvaggio, no dai non fare così, aiuteresti la tua banca a non saltare per aria, se poi salta insieme ai tuoi soldini amen!

I critici dicono che un’eventuale simile norma, potrebbe colpire la fiducia dei depositanti e accelerare i prelievi ai primi rumors che girano se una banca è nei guai.

4) svalutazione inflazione

una foto.
Ma che davvero, l'€ si è svalutato e rivalutato e niente inflazione :shock:

Schermata 2017-08-03 alle 11.09.58.png

i nostri capitali ( casa per molti) hanno mantenuto il valore?
Andamento prezzo medio richiesto per immobili in vendita (€/m²)
Nel mese di Luglio 2017 gli immobili residenziali in vendita in Italia registrano un prezzo per metro quadro richiesto pari a € 1.959, a fronte dei € 2.009 richiesti nel mese di Luglio 2016 (con una diminuzione del 2,50% in un anno). Negli ultimi 24 mesi, il prezzo medio richiesto per un immobile in vendita in Italia ha toccato il valore massimo nel mese di Agosto 2015, con € 2.049 per metro quadrato.
disegnino
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1) la Grecia era simbolo di rettitudine e buon governo delle finanze pubbliche? Il peso diretto e indiretto dello Stato nell'economia era "sostenibile"? I "privilegi" che venivano garantiti a dipendenti statali, pensionati statali, familiari di dipendenti e pensionati statali erano sostenibili? Sembra proprio di no. Anche se la Grecia fosse rimasta con la sua dracma e la sua indipendenza prima o poi avrebbe alzato bandiera bianca.
L'Italia e' piu' credibile? Mha... si ... forse un po' di piu' (ma neanche tanto), ma la proporzione pubblico/privato non e' esattamente la stessa. Infatti la crisi di credibilita' ha colpito anche noi; sia quella dei cittadini nostrani verso i propri governanti, sia quella delle istituzioni straniere verso di noi in generale.

Oggi la Grecia ha emesso le proprie obbligazioni di Stato sul mercato; l'emissione ha avuto un buon successo e un buon gradimento, e i tassi offerti non erano al 10%... chissa' quali sarebbero stati i tassi con la dracma e un default alle porte o gia' manifestato. Qualcosa mi dice che non sarebbero stati uguali a quelli di oggi.

E il decennale italiano gira ancora intorno al 2% ... chissa' in lire e senza la protezione della BCE che interessi avremmo oggi. Non certo uguali... Forse sarebbero stati insostenibili? Probabile. Io penso di si. Tu pensi di no. Ne abbiam gia' parlato. Chi ci legge da tempo si e' fatto gia' un' idea...

Che la gestione della crisi da parte di alcune istituzioni europee sia stata errata e' facile dirlo, idem per la valutazione di come si e' mosso il Fondo Monetario Internazionale. Una Grecia iperindebitata (con o senza dracma) lasciata da sola avrebbe saputo far di meglio? Se eran cosi' bravi a gestire le loro finanze perche' han chiesto l'adesione cedendo una parte della loro indipendenza nella politica monetaria ed economica? E perche', a frittata fatta (con errori greci ed europei gia' sotto gli occhi di tutti), han votato un referendum per restare pur con grandi sacrifici in Europa e nell' Euro? Potevano far saltare il banco allora ... potrebbero farlo anche in futuro forse. Perche' c'e' Tsipras e non Varoufakis?

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2) L' Europa e' "neutrale" rispetto alla proprieta' di un'impresa (pubblica o privata) quindi non e' di per se ne' a favore ne' contro la "nazionalizzazione" (passaggio da privato a pubblico) ne' a favore ne' contro la presenza di societa' in cui una parte qualificata dell'azionariato (maggioranza assoluta o relativa) sia in mano pubblica. Quello che importa all' Europa e' che le varie operazioni siano fatte A PREZZI DI MERCATO. La concorrenza in un settore non deve essere distorta dalla presenza o meno dello Stato nel capitale di una societa' in un settore.
Ah... Monte Paschi avra' il Ministero del Tesoro come primo azionista... non e' una nazionalizzazione quella messa in piedi con quell'operazione di salvataggio ai limiti dell'impossibile? A certe condizioni, lo Stato PUO' intervenire. Non in tutte. La Francia pensa di essere nelle condizioni di poterlo fare per i suoi cantieri oggetto di contesa (e non fanno solo navi da crociera, ma anche navi militari). Dal punto di vista del fair play e' stata una carognata verso l'Italia questa operazione dello Stato francese; non e' detto che legalmente essi non potessero farlo, vedremo se le condizioni a cui vogliono "nazionalizzare" son compatibili con le regole europee per la tutela della concorrenza o no. Magari prima che l'Europa si esprima avremo un nuovo accordo? Bho... forse si', forse no. Ma per proporre un dietrofront cosi' audace avranno verificato, prima, su quali basi potessero muoversi, no?

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3) Se uno Stato che fa parte dell'area Euro esce (in una posizione di debolezza strutturale gia' conclamata... non in una posizione "forte" con bilanci solidi e una governance autorevole) ... e' probabile che perda quel po' di fiducia che i mercati (o i suoi stessi cittadini) ancora gli riconoscevano quando faceva parte di un blocco piu' grande. In Sicilia si dice "meglio essere una scaglia di un pesce grande che una testa di un pesce piccolo"; un fondo di verita' ci sara'.... Comunque, se il rischio di default della Grecia non ci fosse stato uscendo dall' Euro, perche' i ricchi di quel Paese nei momenti piu' acuti della crisi e poco prima del referendum han portato via un mucchio di soldi dalla Grecia? Saran stati tutti fessi? E se un ricco non teme un default del sistema, non sarebbe proprio quello il momento di investire i propri soldi nel proprio Paese (obbligazioni, attivita' reali, societa') a prezzi di sconto? Tanti ricchi Greci hanno (e avevano) conti in Svizzera, o in altri Stati, potevano anche accedere a finanziamenti a tassi bassi per reinvestire il Grecia... perche' la maggior parte e' (almeno temporaneamente) scappata invece che accorsa? Forse perche' si son fatti due conti e in quel momento non han voluto correre il rischio (elevato) di default e tutte le sue conseguenze? Potevi andare in Grecia a convincerli parlando dal Partenone... saresti passato alla Storia, magari...

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4) la svalutazione di una moneta porta "inflazione esogena" a parita' di altre condizioni. Ma il tuo grafico prende un periodo in cui le "altre condizioni" son state tutt'altro che stabili. Sai che nel 2008 c'e' stata una crisi, vero? Sai che questa crisi, oltre alle altre conseguenze (note a tutti tranne che a te?) ha comportato una fortissima diminuzione del prezzo del petrolio e delle altre materie prime? Il grafico del prezzo del petrolio non lo metti? Anzi, metti sia quello espresso in $ sia quello espresso in euro....
L'inflazione che si cerca di ottenere adesso con un target del 2% circa (raggiunto in Usa e ancora da raggiungere in Europa) non e' tanto quella "cattiva" data dal mero aumento del prezzo delle materie prime espresso nella divisa nazionale, ma e' quella data dalla pressione della "domanda" di beni e servizi rispetto all'offerta; questa inflazione "buona", sintomo di un'economia che riparte, e' sostenuta da un aumento dei salari, che sono sostenuti da un aumento della produttivita' e/o dalla diminuzione della disoccupazione fino ai livelli di "disoccupazione frizionale" (cioe' quella non ulteriormente comprimibile)...gli Usa ci sono arrivati, noi in Europa ancora abbiamo ampi margini di riassorbimento della disoccupazione prima di arrivarci.
Ma tu, che sembri ben informato, queste cose dovresti saperle. Allora perche' le ometti? O non le sai, e non ci fai bella figura, o le sai e fai finta di non saperle, allora sei in malafede. In entrambi i casi non fai un buon servizio a chi ha (ancora) voglia di leggerti.
 
Il solo fatto che tu scriva "l'Europa" che è una regione geografica del mondo riferendoti sia all' €uro zona che alla zona Schengen o alle decisioni di una commissione, mi fa capire quanto la neolingua è dominante (chissà se per te consapevolmente o inconsapevolmente?)!!!

Vedi come i Media comunicano https://twitter.com/hashtag/canaledisicilia

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Europa:
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€urozona:

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area Schengen:

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...... e poi c'è Leuropa



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[...] Che la gestione della crisi da parte di alcune istituzioni europee sia stata errata e' facile dirlo, idem per la valutazione di come si e' mosso il Fondo Monetario Internazionale. [...]



Questo quote te lo sei cercato tu !!!! :DDD


Errori ed intenzioni Compagni che (non) sbagliano

Errori ed intenzioni
Compagni che (non) sbagliano

Che cos'è un errore? Mi sembrava di averlo sempre saputo. Commetti un errore quando sbagli l’accoppiamento dei calzini e ti trovi con uno nero e uno blu. Quando esci dalla tangenziale verso Vigevano mentre in realtà volevi andare verso Milano (forse eri distratto dalla radio perché proprio in quel momento Oscar Giannino stava dicendo Statoladro!). Commetti un errore quando tiri un calcio di rigore e anziché gonfiare la rete il pallone colpisce un tizio del pubblico dietro la porta. Quando dici “Stai bene con questo nuovo taglio di capelli, sei andata dal parrucchiere?” e tua moglie ci è andata due settimane prima. Insomma, ero abbastanza certo di sapere cosa è un errore (e anche di sapere quanto costano certi errori).

Poi, con i primi caldi, complice una certa rassegnazione dell’occhio che porta a indugiare su titoli di giornali che non vorresti leggere mai più, ho cominciato a vedere qua e là (in un certo senso, per errore) titoli come questi:

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http://www.lastampa.it/2017/07/10/i...a-crescita-34IRI6rIRUmQ1pFCFROAIO/pagina.html
http://www.eunews.it/2017/07/11/fiscal-compact-amato-pareggio-bilancio/89979


http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/patuelli_grossi_risparmio_errore-2450410.html
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http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-08-03/renzi-bail-in-e-disastro-063550.shtml?uuid=ADTRQS1
http://it.reuters.com/article/bondsNews/idITL8N19K1WX



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Oibò, mi sono detto. Come è possibile questa sequela di errori? Non esattamente su oggetti qualsiasi come i calzini, ma su qualcosa di vitale per la nostra società e il nostro futuro! Dichiarati da chi ci governa, da chi comanda, da chi decide quali cose dobbiamo fare e come dobbiamo farle! E quanta sincerità, che voglia di confessare gli errori, di metterci una pietra sopra! Conoscendo i piddini medi (ma anche, ahimè, i massimi e i minimi), istintivamente ho provato ripulsa. Una parola, errore, presa e rigirata come una frittata. Un’altra volta.
Per andare all'origine della natura dell’errore, nel suo saggio L'errore umano, J. Reason tratteggia questo schema:


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L’errore cioè può essere il risultato di:

1) una non-intenzionalità

2) una intenzionalità viziata da azioni errate

3) una intenzionalità con azioni corrette ma errata nei risultati, cioè una scelta sbagliata in origine.
Nel suo libro, Reason riporta questa figura:


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Chiaro? In una serie di azioni l’errore può essere piccolo ma molto variabile (figura A), oppure può essere grande ma costante (figura B). Guardando questi due bersagli, direste che il tiratore migliore è A o B?

Se quelli dei titoli sopra riportati fossero effettivamente errori, sarebbero senz'altro errori del tipo B: cioè molto grandi e costanti. Se il centro del bersaglio fosse, che so, l’interesse dei cittadini italiani, le azioni dei nostri eroi riportate nei titoli sarebbero molto distanti da questo. Costantemente distanti.

L’errore si definisce tale rispetto ad una intenzione. Questa poi si definisce rispetto ad uno scopo. In confronto alla colpa e al dolo, l’errore viene giudicato con maggiore indulgenza. Errare è confondere una cosa con un’altra. Se confondersi è comprensibile, non necessariamente dall’errore deriva una sanzione. Anzi: sbagliando s’impara. Dunque, nell’ammettere di aver sbagliato vi è una auto-assoluzione che reclama una ulteriore apertura di credito. La denuncia dell’errore da parte di chi l’ha compiuto de-responsabilizza: dichiarare come tale l’errore che si è commesso vale a salvarsi dalle conseguenze dello stesso. Si erra quando non si conosce la strada. Si sbaglia perché non si conosce. Nell’errore vi è, nascosta, una specie di catarsi. “Non aver paura di sbagliare” è una dote, un surrogato del coraggio.

Ma in questo caso (questi casi) non è così. Questa piccola introduzione alla teoria dell’errore serve solo per dire che quelli elencati non sono errori. Come diceva uno dei più sottovalutati poeti ermetici del ‘900 (il bagnino anziano dei Bagni Medusa a Finale Ligure Marina, Praìn detto Astici, deceduto nel ’99 a 68 anni per le conseguenze di una insolazione), errori un c.azzo.

Intanto, nessuna delle dichiarazioni è “Ho fatto un errore”, ma “è stato un errore”. Come a invocare una fatalità, un accidente della storia, l’errore di qualcun altro. Sappiamo bene però che non è così: tutte le azioni portate avanti dai governi degli ultimi 35 anni almeno sono state intenzionali e avevano il preciso scopo di portarci qui dove siamo ora.

Non ci sono stati errori. L’artato uso della parola errore serve a mascherare l’intenzione, che vi è sempre stata, di fare del nostro Paese terra di conquista del capitale internazionale, frammentare la nostra società, favorire gli interessi stranieri, introdurre una moneta sovranazionale, demolire la solidarietà tra i lavoratori, depredare i risparmi, flessibilizzare il lavoro, ridurre lo Stato, censurare l’opinione, mortificare la scuola, sottomettere il diritto costituzionale a quello comunitario, perché questo è esattamente il programma politico di chi ci ha governato sinora.

Non esiste alcun errore. È stato fatto tutto con una precisa, chiara, diretta volontà politica. Soprattutto da parte della sinistra di questo paese, che si è fatta veicolo principale della demolizione del nostro vivere comune. In effetti, i compagni della sinistra hanno eseguito tutto molto bene. Non hanno sbagliato proprio nulla.
 
Ultima modifica:
Le specifiche sulle varie accezioni del concetto di Europa le conosco tutte, e da prima che mettessi il tuo schemino grafico; comunque rimane sempre una cosa utile per dare un'informazione in piu'. Chi ha letto i miei interventi qui ha capito benissimo a qualche concetto di Europa mi stessi riferendo.

Il "quote" lo accetto volentieri, la frase a cui l'hai dedicato la penso e la dico da anni.
Ci sono libri sull'operato del FMI scritti da gente che ci ha lavorato dentro... che lasciano pensare che gli "errori" sistematici che compiono non siano errori casuali anzi non siano affatto errori se si cambia l'obiettivo dichiatato con quello "non dichiarabile" ma perseguito.

Quindi stavolta sono io che condivido cio' che hai scritto tu alla fine del messaggio, estendendolo anche alla "politica". Certe cose le dico da tempo, qualcosa su skiforum, molto tra amici o in ufficio. Ma ne manca una: la conclusione che tutti quegli errori (o finti errori) hanno un seme comune, cioe' l'enorme mole di debito pubblico che abbiamo accumulato nel tempo; quella ci rende succubi. Ma di quella ci siam nutriti tutti, chi piu' e chi meno, per avere un tenore di vita che forse avremmo potuto raggiungere in duecento anni dall'ultimo dopoguerra, e non in qualche decina di anni.
Dal punto di vista economico certe scelte furono un disastro (cioe' fare le cose senza soldi, accumulando debito su debito, e con l'aggravante dello sperpero e della disonesta' in molti casi). Dal punto di vista sociale ha permesso che una parte della generazione dei nostri padri e una minor parte della generazione dei nostri nonni accumulasse quella ricchezza privata (e mediamente diffusa) che poteva e puo' farci parlare di "benessere".
Se ci fosse qui il bagnino-poeta, oggi direbbe "Benessere un c.azzo!". Pero' anche lui si sara' fatto un po' di soldi "pelando" i milanesi che andavan da lui in vacanza... e gli scontrini li faceva tutti? Dichiarava tutto quello che guadagnava? La conceassione demaniale per l'uso della spiaggia era pagata a prezzi equi (per lo Stato) o a prezzi che oggi noi definiremmo ridicoli? Sulla spiaggia aveva un baracchino censito come baracchino o un ristorante censito come baracchino? E i suoi colleghi? Tutti sani, puliti, belli e onesti? Nel rinnovo delle licenze c'era una logica "aperta" (che avrebbe permesso eventualmente l'accesso a nuovi aspiranti gestori di stabilimenti balneari) o una logica chiusa, monopolistica, corporativistica, per mantenere lo status quo?
Sappiam tutti le risposte. Senza farne un caso personale contro il bagnino, che neanche conosco.
L' errore e' stato quello di credere che il costo del nostro egoismo, della nostra ambizione, della nostra avidità, della nostra inerzia nel "controllare" l'operato delle persone che avrebbero dovuto rappresentarci nei nostri interessi, dell'inerzia nell'agire contro chi sbagliava, insomma che il conto di questi ed altri "costi" che quotidianamente abbiamo creato e alimentato (e che ancora creiamo ed alimentiamo) lo possa pagare qualcuno diverso da noi.

Le persone che ci han rappresentato... ci han rappresentato fin troppo bene!

Iniziamo ad emettere meno debito pubblico di quello che va in scadenza? Questo pero' implica sacrifici per tutti. Scommetti che qualcuno si arrabbierebbe? Sarebbe un errore?
 

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Il "quote" lo accetto volentieri, la frase a cui l'hai dedicato la penso e la dico da anni.
Ci sono libri sull'operato del FMI scritti da gente che ci ha lavorato dentro... che lasciano pensare che gli "errori" sistematici che compiono non siano errori casuali anzi non siano affatto errori se si cambia l'obiettivo dichiatato con quello "non dichiarabile" ma perseguito.

Quindi stavolta sono io che condivido cio' che hai scritto tu alla fine del messaggio, estendendolo anche alla "politica".


:shock::shock::shock: m'hai spiazzato!!! M'hai dato ragione. Ecco perché ha piovuto!!! :shock::shock::shock:




Chi ha letto i miei interventi qui ha capito benissimo a qualche concetto di Europa mi stessi riferendo.


però la tua spiegazione che l'Europa è Leuropa rimane neolingua.
Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico!

... cioè intendi veramente così?
Visualizza allegato 62576








Cos'è?
Forse il momento di 2 minuti d'odio (per restare in tema neolingua)

l'enorme mole di debito pubblico che abbiamo accumulato nel tempo; quella ci rende succubi. Ma di quella ci siam nutriti tutti, chi piu' e chi meno, per avere un tenore di vita che forse avremmo potuto raggiungere in duecento anni dall'ultimo dopoguerra, e non in qualche decina di anni.
Dal punto di vista economico certe scelte furono un disastro (cioe' fare le cose senza soldi, accumulando debito su debito, e con l'aggravante dello sperpero e della disonesta' in molti casi). Dal punto di vista sociale ha permesso che una parte della generazione dei nostri padri e una minor parte della generazione dei nostri nonni accumulasse quella ricchezza privata (e mediamente diffusa) che poteva e puo' farci parlare di "benessere".
Se ci fosse qui il bagnino-poeta, oggi direbbe "Benessere un c.azzo!". Pero' anche lui si sara' fatto un po' di soldi "pelando" i milanesi che andavan da lui in vacanza... e gli scontrini li faceva tutti? Dichiarava tutto quello che guadagnava? La conceassione demaniale per l'uso della spiaggia era pagata a prezzi equi (per lo Stato) o a prezzi che oggi noi definiremmo ridicoli? Sulla spiaggia aveva un baracchino censito come baracchino o un ristorante censito come baracchino? E i suoi colleghi? Tutti sani, puliti, belli e onesti? Nel rinnovo delle licenze c'era una logica "aperta" (che avrebbe permesso eventualmente l'accesso a nuovi aspiranti gestori di stabilimenti balneari) o una logica chiusa, monopolistica, corporativistica, per mantenere lo status quo?
Sappiam tutti le risposte. Senza farne un caso personale contro il bagnino, che neanche conosco.
L' errore e' stato quello di credere che il costo del nostro egoismo, della nostra ambizione, della nostra avidità, della nostra inerzia nel "controllare" l'operato delle persone che avrebbero dovuto rappresentarci nei nostri interessi, dell'inerzia nell'agire contro chi sbagliava, insomma che il conto di questi ed altri "costi" che quotidianamente abbiamo creato e alimentato (e che ancora creiamo ed alimentiamo) lo possa pagare qualcuno diverso da noi.

Le persone che ci han rappresentato... ci han rappresentato fin troppo bene!

Iniziamo ad emettere meno debito pubblico di quello che va in scadenza? Questo pero' implica sacrifici per tutti. Scommetti che qualcuno si arrabbierebbe? Sarebbe un errore?

spread e rapporto debito pil. mi pare che fai un errore anche qui
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http://www.italiaoggi.it/giornali/d...sto=&titolo=Gli abbagli di Alesina e Giavazzi

Gli abbagli di Alesina e Giavazzi
Ora non vedono i rischi di questo tipo di globalizzazione


Il decimo anniversario della crisi dei subprime sarà l'occasione per tante analisi. Tra queste spicca quella sul Corriere della Sera dei soliti Alesina e Giavazzi. Giusto per contestualizzare, ricordiamo che il 20 agosto del 2007 Alesina descriveva i primi sintomi che si registravano sui mercati come «una correzione come ce ne sono state altre» e spiegava di «non vedere lo scoppio di una bolla come quella della new economy»; Giavazzi nell'agosto del 2007 spiegava che «la crisi del mercato ipotecario americano è seria, ma difficilmente si trasformerà in una crisi finanziaria generalizzata». Fatta questa «contestualizzazione», i due autori ci spiegano che la grande depressione è stata evitata grazie alle politiche di immissione di liquidità e alla decisione di salvare le banche.

Purtroppo per noi italiani, l'Italia non ha voluto e saputo salvare le sue banche per tempo, e su questo potremmo perfino essere d'accordo, anche se bisognerebbe poi spiegare come mai l'Europa si sia dimostrata così inflessibile quando ci siamo arrivati. L'austerity italiana del 2011 era inevitabile e giusta perché non potevamo permettercela altrimenti, perché i mercati «temevano un ripudio». Ricordiamo che le preoccupazioni dei mercati per il debito italiano si sono esaurite nel giro di qualche mese per l'intervento della Bce, che anticipato di sei mesi avrebbe evitato all'Italia una recessione devastante.

Facciamo finta di non notare che i due autori salutino l'intervento delle banche centrali come decisivo per evitare l'intervento della crisi, ma si dimenticano di dire che quell'intervento in Europa è arrivato solo dopo aver obbligato l'Italia alla devastazione dell'austerity di Monti. Non possiamo neanche credere che i due autori non sappiano che da almeno cinque anni i rendimenti delle obbligazioni statali e societarie sono ai minimi e che a nessuno importa dell'esplosione dei debiti pubblici, Stati Uniti inclusi, proprio per l'assistenza delle banche centrali. L'austerity inflitta all'Italia continua a essere un passaggio senza spiegazioni razionali al di fuori di uno scontro all'ultimo sangue tra partner europei.

La questione oggi è come rispondere, usando i termini di Alesina e Giavazzi, «alla scarsità mondiale di domanda». Per i due autori la strada adottata nel '29 con l'intervento statale e il debito oggi ci è preclusa. La domanda mondiale quindi può arrivare solo dai Paesi emergenti (Cina e India in primo luogo) e per questo bisogna impedire che finisca la globalizzazione con il nazionalismo economico. «Per questo il nazionalismo di Trump è preoccupante».

Ancora una volta come nel 2007 l'analisi è sbagliata. Trump è l'espressione di un'America che sta molto peggio di quello che dicono le sue statistiche o la performance dei mercati; in cui le diseguaglianze tra ricchi e poveri non sono mai state così grandi e in cui non si può aumentare lo Stato sociale proprio perché le imprese americane sono obbligate a competere con quelle di una dittatura in cui i diritti dei lavoratori non esistono. L'economia di Facebook o Google o Apple basta per qualche milione di posti di lavoro ben pagati, ma lascia una grande percentuale dei 350 milioni di americani sulla soglia della povertà. Quello che manca all'America sono decine di milioni di posto di lavoro con benefici sociali che oggi rimangono in Cina. Trump non è la causa del problema, ma l'espressione di un grandissimo strato della popolazione dimenticata nei racconti dei successi di Steve Jobs o del fondatore di Facebook.

La ricetta di Alesina e Giavazzi: globalizzazione, costi e tasse basse e maggiore produttività e innovazione, significa, nei fatti, la distruzione dello Stato sociale e la creazione di poche super imprese con super salari, quelle che stanno in cima alla catena dell'innovazione e riescono a non pagare le tasse, e decine di milioni di lavoratori part-time a Mcdonald's con stipendi da fame. I lavori ben pagati e dignitosi persi in America o in Europa, in Cina diventano lavori da incubo. La celebrazione dei successi degli ultimi dieci anni di Alesina e Giavazzi in cui si è evitato che la grande recessione diventasse la grande depressione è frutto della stessa incapacità di comprendere non solo l'origine del fenomeno Trump, ma anche la fase preoccupante che attraversiamo; una fase in cui si difende una globalizzazione che, fatta in questo modo, sta solo esportando disoccupazione e povertà nel primo mondo permettendo, tra l'altro, l'emergere di fenomeni stile Trump. Come dieci anni si difendeva il libero mercato finanziario evitando di riconoscere le sue storture e non accorgendosi della crisi che arrivava, oggi si difende la globalizzazione non accorgendosi di quella che arriverà, esaltandosi per dei successi che nei fatti non esistono.


La BCE scopre che il problema è la finanza privata, non quella pubblica
Gennaio 19, 2015

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cambio
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http://fx.sauder.ubc.ca/data.html
 
Ultima modifica:
Una cosa non capisco

Il debito pubblico italiano è (mettere qualsiasi aggettivo negativo), ma non è, almeno in parte, coperto da patrimonio? Solo di opere d'arte lo Stato che valore possiede? I resto del patrimonio statale? Insomma il debito problematico dovrebbe essere in primis quello non garantito da patrimonio, si sa a quanto ammonta?
 
Il debito, in generale, e' sostenibile se e' possibile creare un flusso di ricchezza tale da permettere di pagare gli interessi e di rimborsarne il capitale, piu' che esser garantito da uno stock di ricchezza fisso tipo il patrimonio, che comunque serve... ma "dinamicamente" viene in secondo piano. Una parte del patrimonio che hai indicato tu poi non e' alienabile e una parte ancora forse non e' nemmeno valutabile...


Per uno Stato la ricchezza e' data dal P.I.L., dalla capacita' di tassare le ricchezze private senza castrarle troppo, dallo stock eventuale di valuta straniera "forte" o dalle riserve d'oro... ma soprattutto l'aspettattiva (da parte dei mercati finanziari) della capacita' di mantenere o di migliorare la ricchezza in futuro; se avessi anche una situazione rosea oggi, ma non mantenibile in futuro, i mercati ti penalizzerebbero sottoscrivendo una parte minore del tuo nuovo debito (quello che viene emesso per "pagare" il debito in scadenza, procrastinandone la scadenza verso un tempo futuro non determinato... anche se i singoli pezzettini di debito hanno una propria scadenza che viene rispettata), o non sottoscrivendolo affatto. A quel punto o il tuo sistema interno riesce ad assorbire il volume delle nuove emissioni per intero (e per anni) o sei fritto... ed era quello che stava succedendo quando Berlusconi, con un governo ormai debolissimo, ha dovuto cedere il posto a Monti. Non solo era a rischio la sottoscrizione dei nuovi titoli di Stato (debiti in cambio di soldi freschi... per lo Stato ossigeno) ma veniva riversato in vendita un elevato stock di debito pubblico dagli stessi soggetti che non si fidavano a comprarlo o a detenerlo.
La chiarezza della "governance" di un'impresa o di un Paese e' elemento essenziale per creare o mantenere la fiducia di chi finanzia (comprando debito, appunto).
E se si possono attrarre anche i soldi degli altri, si possono garantire livelli di ricchezza e benessere superiori rispetto a quelli che si potrebbero avere contando solo sui soldi "interni", quelli del proprio settore privato.
Governi che una parte elettorale dell' Italia riterrebbe "ideali" dovrebbero conquistare la fiducia anche di chi sta fuori dell'Italia e ci investe i suoi soldi... e non e' cosi' scontato che avvenga. Poi... se siam pronti all'autarchia siam pronti a tutto... ma siam pronti? O saremo cosi' bravi da dare una scossa al Paese mantenendo la fiducia dei sottoscrittori esteri? Mha...
 
e se la prossima moneta di scambio diventasse il Bitcoin,

c'è un futuro per questa moneta ? quali tipi di sorveglianza, nelle transazioni, ci possono essere con una tipoligia di moneta come questa ?
 
e se la prossima moneta di scambio diventasse il Bitcoin,

c'è un futuro per questa moneta ? quali tipi di sorveglianza, nelle transazioni, ci possono essere con una tipoligia di moneta come questa ?

La criptomoneta bitcoin non so. La tecnologia che sta sotto, la blockchain, sconvolgerà l'economia alla pari se non di più di quanto successo con l'avvento di internet.
 
Ma se il bitcoin lo usano per gli scambi sul deepweb dubito proprio che esista il concetto di sorveglianza nelle transazioni
 
E infatti, attualmente, non c'e'... ma ci stan studiando.

Cmq il bitcoin oggi e' poco piu' dei soldi del Monopoli, non e' una moneta nel senso vero del termine. Ci assomiglia...

La blockchain che ci sta dietro invece e' una vera "macchina del vapore" per la nuova rivoluzione industriale e i grandi big han gia' iniziato ad implementarla per effettuare altre transazioni. Non col bitcoin.
 
Vi segnalo la notizia più interessante del giorno. Zitti zitti ci riprovano a banchettare. :evil: :evil: :evil:





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fake news e censura :PAAU
Il pericolo per la democrazia e libertà di parola


http://goofynomics.blogspot.it/2017/01/le-post-verita-del-corsera.html




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esempio di fake news del Corriere della sera

25 AGO 2017 10:58
‘VIVIAMO CON DUE EURO AL GIORNO’. SÌ, MA IL MUTUO LO PAGA MAMMA E ABBIAMO I PANNELLI SOLARI - LA STORIA VIRALE DI SILVIA E ROBERTO, CHE VIVONO CON 15 EURO A SETTIMANA, NON È COME L’HA RACCONTATA IL ‘CORRIERE’: LEI HA UNA MODESTA PENSIONE DI INVALIDITÀ, I GENITORI PAGANO METÀ DELLE RATE SULLA CASA, E VIVENDO FUORI CITTÀ HANNO UN GIARDINO CON L’ORTO. INSOMMA, DUE TIPI CARINI MA DIFFICILMENTE EMULABILI CON DUE EURO...



La coppia che visse tre volte (con due euro al giorno)

.. e come reagiscono :PAAU:PAAU:PAAU


L'Ue ha assoldato 12 #ong per monitorare i principali social e segnalare post e profili da rimuovere.

http://ec.europa.eu/information_soc...nt/2016-50/factsheet-code-conduct-8_40573.pdf

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severgnini :



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non trovate qualche strana somiglianza tra l'ultima copertina del corriere e la locandina nazista? :shock:

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http://www.asimmetrie.org/op-ed/un-regalo-alle-destre-di-tutta-europa/


Cominciamo da qualche dato: secondo il sito infostat.bancaditalia.it il tasso d’interesse sui BOT a 3 mesi nel settembre del 1992 era al 18,05%; in ottobre scese al 15,51%, e un anno dopo (settembre 1993) all’8,86%: un calo di quasi 10 punti in un anno. Il Corriere della Sera del 16 maggio 2012, in un articolo a firma Marvelli e Pagliuca, evoca “il ricordo del 1992, quando il nostro Paese venne costretto ad abbandonare lo Sme”.

Avrà ragione la Banca d’Italia, secondo cui dopo la crisi del 1992 i tassi scesero rapidamente, o avrà ragione il Corriere, secondo cui “nel periodo successivo i Bot andarono al 17%”? Secondo il sito dati.istat.it il tasso di disoccupazione era al 6,4% nel 1977 e al 13,5% nel primo trimestre del 2014. Il 2 aprile del 2014 il Corriere della Sera titola in prima pagina: “Tanti disoccupati come nel 1977”. Avrà ragione l’ISTAT, secondo cui nel 1977 il tasso di disoccupazione era meno della metà che nel 2014, o il Corriere ritenendolo uguale a quello del 2014? Secondo il sito www.imf.org fra il 1980 e il 2015 il tasso di crescita delle esportazioni italiane è stato in media annua del 3.7%, e tale è stato in media anche fra 2005 e 2008.

Il Corriere della Sera del 1 gennaio 2017, in un articolo a firma Basso, afferma che “l’export ha avuto un boom fra il 2005 e il 2008 per effetto della moneta unica”. Avrà ragione il Fondo Monetario Internazionale, secondo cui fra 2005 e 2008 la crescita delle esportazioni fu allineata a quella degli ultimi 36 anni, o avrà ragione il Corriere, secondo cui quelli furono anni di boom? Potrei continuare ma mi fermo: vi ho annoiato abbastanza e il problema è noto. Era l’8 ottobre del 2013 quando avvertii su questo giornale di come fosse in atto un tentativo di riscrittura della storia, il cui scopo palese era convincerci che stiamo meglio oggi, sotto il protettorato di Bruxelles, di ieri, quando eravamo liberi di decidere a casa nostra.

A fronte di questa riscrittura della storia a suon di bufale da parte dei grandi media, inquietano le esternazioni di Pitruzzella, presidente dell’antitrust, tanto preoccupato dalla diffusione delle bufale nei social media da proporre la creazione di un’autorità indipendente di controllo. Qui i problemi sono due. Intanto, ci si potrebbe chiedere perché intervenga a chiedere di limitare la libertà di manifestazione del pensiero assicurata dell’art. 21 della Costituzione l’esponente di un organo che non ha rilievo costituzionale (in costituzione il CNEL c’è, l’antitrust no) e dovrebbe comunque occuparsi di altro.

Va ricordato che bufale come quella sulla disoccupazione “come nel 1977” sono state smascherate proprio dai social: il meccanismo di controllo quindi esiste già, ed è dato appunto dalla concorrenza fra media. È comprensibili la sete di rivalsa di quelli tradizionali, che “informano” come vi ho ricordato, e la cui credibilità nel 2016 è andata in pezzi. Tuttavia è paradossale che il garante della concorrenza intervenga per consolidare, anziché limitare, il potere di monopolio delle grandi testate. Tra l’alto, ultimamente le autorità amministrative indipendenti, dalla Banca d’Italia alla Consob, non hanno dato grande prova di quell’indipendenza da cui traggono legittimazione, dimostrando spesso subalternità alle scelte (errate) dei governi.

Facile prevedere che l’autorità “indipendente” per il controllo dei social diventerebbe un orwelliano Ministero della Verità. C’è poi un altro problema. Ovunque in Europa le politiche dissennate imposte da Bruxelles su mandato di Berlino rischiano di mandare al potere la destra. Siamo sicuri che sia una buona idea limitare libertà politiche come quella di espressione alla vigilia di un evento simile? Come è stato con la repressione dei salari (via “riforme”), così anche con la repressione del dissenso (via “antibufale”) sarebbe la sinistra in salsa europeista a fare il lavoro sporco per una destra che incombe minacciosa. È un rischio che non possiamo permetterci.

Alberto Bagnai
Il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2017









aggiornamento 29/08/17


notizia passata in sordina nei media mainstream

lo scontro tra Francia e Polonia. Nei giorni scorsi, Macron ha imprudentemente attaccato il governo di Varsavia sostenendo che il popolo polacco “merita di meglio”. La dura replica di Varsavia non si è fatta attendere, imputando a Macron il crollo dei consensi e l’inesperienza politica. Lo scontro si aggiunge alle richieste di risarcimento sempre più insistenti del governo polacco alla Germania per i crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale e alla crisi diplomatica tra Ungheria e Olanda, con la prima che ha richiamato l’ambasciatore da Amsterdam dopo che un diplomatico olandese aveva tacciato il governo ungherese di jihadismo. In tutto questo, prima di preoccuparci di chi abbia ragione, dovremmo riflettere su quanto l’Unione Europea abbia “portato la pace” tra i paesi membri.




Ungheria richiama ambasciatore da Olanda
Diplomatico olandese ha paragonato governo Orban a jihadisti
 

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: Italy’s economy could soar with a parallel currency


L’idea di Claudio Borghi dei MiniBot come valuta parallela da affiancare all’euro, e che potrebbe funzionare egregiamente da facilitatore all’uscita dall’eurozona, ha conquistato molta notorietà anche grazie a Silvio Berlusconi, che su Libero ha discusso la proposta, simile per certi aspetti, di una doppia valuta. Se ne è parlato molto anche all’estero. Qui un articolo di Market Watch sostiene come una valuta parallela da affiancare all’euro potrebbe essere l’originale via italiana per liberare la propria economia dalle pastoie di una moneta troppo forte dominata dal marco tedesco.


http://www.marketwatch.com/story/italys-economy-could-soar-with-a-parallel-currency-2017-08-23

di Matthew Lynn, 23 Agosto 2017

Con l’euro l’Italia non è riuscita a crescere per quasi due decenni

Le invenzioni italiane nel corso dei secoli sono state straordinarie. Il giornale. La pistola. La radio. La borsa. L’autostrada. E come trascurare quegli elementi basilari della vita moderna che sono i jeans (originariamente dalla parola francese per Genova: genes) o la pizzeria.

Pochi altri paesi hanno contribuito altrettanto a dare forma al mondo in cui viviamo.

Adesso l’Italia potrebbe essere sull’orlo di un’altra innovazione importante. Una valuta parallela da affiancare all’euro. Ha già avuto l’appoggio dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi, e i partiti che la sostengono sono in crescita costante nei sondaggi.

Potrebbe funzionare? L’establishment dell’economia mainstream senza dubbio disprezzerà l’idea. Eppure, in realtà, una valuta parallela potrebbe offrire un’elegante via d’uscita dall’euro, mantenendo alcuni dei vantaggi della moneta unica e liberando il paese dalla recessione senza fine. Se l’Italia prendesse questa strada, potrebbe rapidamente diventare una delle economie più attrattive del mondo.

È difficile trovare parole per descrivere l’esperimento italiano di fusione della propria moneta con la Germania, la Francia e il resto dell’eurozona, se non come “penoso fallimento”. Dall’adozione dell’euro, il tasso di crescita medio annuo dell’Italia è stato pari a zero, secondo i calcoli dell’Istituto Bruegel. Avete letto bene. Assolutamente niente, in quasi due decenni.

In confronto, la Spagna ha avuto una crescita di 1,08%, la Francia 0,84% e la Germania 1,25%.

Il tasso di disoccupazione dell’Italia è un rovinoso 11%, il più alto delle tre economie più grandi d’Europa (in pratica la disoccupazione in Italia appare ben maggiore, ndVdE), e la disoccupazione giovanile è uno spaventoso 35%. Il debito pubblico è salito al 133% del prodotto interno lordo, non perché il governo sia particolarmente stravagante, ma perché questo è ciò che succede in un’economia a crescita zero.

Il suo sistema bancario è vicino al crollo e il tasso di povertà è in rapido aumento. Sarebbe difficile trovare un record peggiore di questo.



Certo, l’economia italiana sta andando leggermente meglio quest’anno. La crescita è arrivata fino all’1% e il mercato azionario ha avuto un rimbalzo. Ma con un solo punto percentuale dopo anni di recessione, e con l’aiuto di più di duemila miliardi di euro stampati dalla Banca Centrale Europea, non c’è nulla da festeggiare. La prospettiva a lungo termine rimane cupa.

Sullo sfondo, in Italia comincia ad avere luogo un affascinante dibattito, non sull’uscita dall’euro, ma sull’introduzione di una valuta parallela.

Il suo principale sostenitore è l’ex primo ministro Silvio Berlusconi, che, nonostante i suoi numerosi fallimenti – come Donald Trump – continua a ripresentarsi sulla scena. In un’intervista a Libero Quotidiano ha sostenuto che una moneta parallela accanto all’euro sarebbe, a suo avviso, pienamente coerente con i trattati esistenti nell’UE e nella zona euro. Le imprese e i consumatori, e ovviamente il governo, potrebbero quindi scegliere quale moneta utilizzare per fare affari.

Come sottolinea Berlusconi, quest’idea non è molto lontana dall’idea della Lega Nord di una mini valuta che sarebbe utilizzata per pagare le imposte, i contributi sociali e così via [sui cosiddetti MiniBot, vedi qui, ndVdE]. Il partito di centro-destra di Berlusconi e la Lega Nord messi insieme, secondo i sondaggi, rappresentano il 30% dell’elettorato. Con il Movimento 5 Stelle anch’esso critico verso l’euro, è assolutamente possibile che l’Italia possa sperimentare un nuovo tipo di moneta nei prossimi anni.

L’Italia non è il primo paese che ha pensato a quest’idea. L’ex ministro greco delle finanze, Yanis Varoufakis, nel 2015 aveva ventilato per il suo paese l’idea di una valuta parallela da affiancare all’euro.

Ma potrebbe effettivamente funzionare nella pratica? La maggior parte degli economisti probabilmente affermerebbe il contrario. Nessuno vorrebbe accettare le nuove banconote e monete. Non ci sarebbe nessuno disponibile a scambiarle, facendone crollare il valore e rendendole ancor meno attraenti. Non ci sarebbe una banca centrale a gestire la nuova moneta, e le banche potrebbero non essere nemmeno disposte ad accettare depositi denominati nella nuova unità. Potrebbe diventare del tutto irrilevante molto rapidamente.

Sono tutte obiezioni valide. Eppure è ben lungi dall’essere un’idea ridicola. Se la nuova moneta fosse sostenuta dal governo, avrebbe una immediata circolazione e credibilità – e dato che lo Stato italiano rappresenta circa il 40% del PIL, quasi la metà dell’economia opererebbe con la nuova unità monetaria sin dal primo giorno.

Supponendo che essa si svaluterebbe notevolmente nei confronti dell’euro e supponendo che la maggior parte dei salari verrebbe pagata nella nuova unità, ci sarebbe una svalutazione competitiva immediata verso il resto della zona euro. I prezzi sarebbero probabilmente fissati in entrambe le valute, come accade nelle regioni frontaliere, creando un giro d’inflazione nella nuova valuta. Ma questo potrebbe risolversi molto rapidamente. La svalutazione riporterebbe la competitività e farebbe di nuovo crescere l’economia.

Le grandi imprese potrebbero ancora utilizzare l’euro all’interno, e così i mercati finanziari. Ma l’euro potrebbe anche gradualmente scomparire dalla vita quotidiana italiana.

L’Italia non deve necessariamente andare così male in economia. Dal 1961 al 1980 la sua economia è cresciuta a un tasso medio del 4,16%, leggermente dietro la Spagna e molto più veloce della Francia o della Germania. Il mondo ama la roba italiana: l’Italia è stata spesso leader mondiale non solo nella pasta e nel gelato (che pure sono parecchio buoni), ma anche nella progettazione, nella tecnologia, nei media e nelle arti.

In realtà, è stata frenata negli ultimi 17 anni dalla decisione di passare a una moneta dominata dalla Germania, per la quale non era preparata e a cui non si è mai adattata con successo. Una volta che questa decisione è stata presa, è difficile innestare la marcia indietro. Difficile, ma non impossibile.

Una valuta parallela sarebbe una ingegnosa via di fuga. Può accadere o meno – e sicuramente non c’è da scommetterci nel brevissimo termine. Ma se accadesse, il dinamismo represso dell’Italia potrebbe scatenarsi molto rapidamente – e al primo segnale del lancio effettivo della nuova moneta, gli investitori intelligenti dovrebbero comprare il più rapidamente possibile.



i minibot


Le idee sono come dei semi, le pianti, aspetti, ed improvvisamente germogliano. La Lega presentò ufficialmente l'idea dei minibot nella grande conferenza "Oltre l'Euro" del 31 gennaio scorso, al Palazzo delle Stelline a Milano e in pochissimi ne parlarono. Dopo sette mesi da quella presentazione, grazie anche ad una tenace campagna giornalistica di Libero e La Verità l'idea è esplosa in tutta la sua portata rivoluzionaria, scuotendo persino i mercati e i palazzi di Bruxelles che si sono affrettati a dire che la doppia moneta è vietata dai trattati. Cari euroburocrati, lo sappiamo bene, portate la notizia a chi incautamente propone la "doppia moneta" in altri partiti, dal M5S a Forza Italia, la nostra idea è invece perfettamente legale e non prevede alcuna "doppia moneta", si tratta semplicemente di Titoli di Stato di piccolo taglio e nessun trattato ci dice quale deve essere il taglio minimo di un nostro Buono del Tesoro.

Spieghiamo bene di che si tratta: se la Lega dovesse andare al governo lo Stato emetterà buoni del Tesoro in forma cartacea in tagli del tutto simili a quelli delle attuali banconote pagando (fino a una certa somma) immediatamente e senza alcuna lungaggine tutti i suoi debiti nei confronti dei cittadini e delle imprese. A scelta del creditore verrebbero saldati con minibot: i debiti della Pubblica Amministrazione, i crediti di imposta inclusi quelli pluriennali (ad esempio: chi ha effettuato una ristrutturazione si vedrebbe riconosciuto immediatamente il credito irpef che normalmente incasserebbe in dieci anni), i risarcimenti degli obbligazionisti azzerati ecc. ecc. ecc.

Questa operazione metterebbe in circolo dai 70 ai 100 miliardi di minibot che non rappresentano debito aggiuntivo perché sono già debiti dello stato che verrebbero semplicemente (e finalmente!) onorati. Questa massa di minibot cartacei attiverà immediatamente una circolazione dei medesimi per qualsiasi pagamento e il loro valore sarà garantito dallo Stato che li accetterà sia per il pagamento di qualsiasi imposta sia per qualsiasi servizio erogato da aziende statali (biglietti del treno, pieno di benzina ai distributori Eni, bollette). La garanzia di accettazione dello Stato comporta che il valore dei minibot non potrà essere mai diverso dal loro valore nominale in Euro perché se, poniamo, un matto volesse vendere un minibot da 100 a 90 euro ci sarà sempre qualcuno che lo comprerà fregandosi le mani e facendo, ad esempio, un pieno di benzina da 100 avendolo pagato 90.

Tutti i negozi accetteranno subito i minibot pena perdere clienti in favore di chi li accetterà (si pensi a cosa accade adesso ad un negozio che non accetta carte di credito o ad un bar che non accetta buoni pasto) e in breve tempo ci saranno in circolazione tanti minibot quanti adesso sono gli euro di carta e il sistema si adatterà in fretta a gestirli, con modifiche ai bancomat e ai distributori automatici.
Perché tutto questo? Semplice: oltre a fare una cosa sacrosanta, sempre promessa e mai fatta quale il pagamento integrale di tutte le pendenze dello Stato, il minibot sarà il nostro scudo contro i ricatti di Bruxelles. Vi ricordate la Grecia? Vi ricordate le banche chiuse e i bancomat a secco perché i Greci stavano osando disubbidire alle ricette mortali dell'Unione Europea? Vogliamo rischiare di fare la stessa fine? Vogliamo rischiare che al primo tentativo di attuare il nostro programma, che si tratti di abolire la legge Fornero, che si tratti di applicare la Flat Tax o di rispedire a casa i migranti da Bruxelles ci venga detto no, fate come diciamo voi o vi blocchiamo i soldi? Noi vogliamo ridiscutere tutti i trattati, a cominciare da quello di Maastricht, ma se ci dicono di no? Vogliamo rischiare di fare come Tsipras?


Ebbene, in tutte queste situazioni i minibot sarebbero del tutto sottratti al potere di Bruxelles, li stampiamo noi, li gestiamo noi e lo Stato ne garantisce il valore. Anche se provassero a chiudere le banche potremmo sempre distribuirli via Bancoposta che, forse non tutti lo sanno, ma non è una banca e quindi non è sottoposta al volere di Draghi oggi e magari di Weidmann domani. In pratica i minibot sono uno strumento senza controindicazioni che però, all'occorrenza, se le negoziazioni con l'Europa dovessero andare male, diventerebbe istantaneamente la nuova moneta, già pronta e già circolante in caso di aggressioni finanziarie. Tutta questa garanzia in più semplicemente emettendo titoli di Stato di piccolo taglio. Ne vale la pena.
 
Ultima modifica:
Il debito, in generale, e' sostenibile se e' possibile creare un flusso di ricchezza tale da permettere di pagare gli interessi e di rimborsarne il capitale, piu' che esser garantito da uno stock di ricchezza fisso tipo il patrimonio, che comunque serve... ma "dinamicamente" viene in secondo piano. Una parte del patrimonio che hai indicato tu poi non e' alienabile e una parte ancora forse non e' nemmeno valutabile...


Per uno Stato la ricchezza e' data dal P.I.L., dalla capacita' di tassare le ricchezze private senza castrarle troppo, dallo stock eventuale di valuta straniera "forte" o dalle riserve d'oro... ma soprattutto l'aspettattiva (da parte dei mercati finanziari) della capacita' di mantenere o di migliorare la ricchezza in futuro; se avessi anche una situazione rosea oggi, ma non mantenibile in futuro, i mercati ti penalizzerebbero sottoscrivendo una parte minore del tuo nuovo debito (quello che viene emesso per "pagare" il debito in scadenza, procrastinandone la scadenza verso un tempo futuro non determinato... anche se i singoli pezzettini di debito hanno una propria scadenza che viene rispettata), o non sottoscrivendolo affatto. A quel punto o il tuo sistema interno riesce ad assorbire il volume delle nuove emissioni per intero (e per anni) o sei fritto... ed era quello che stava succedendo quando Berlusconi, con un governo ormai debolissimo, ha dovuto cedere il posto a Monti. Non solo era a rischio la sottoscrizione dei nuovi titoli di Stato (debiti in cambio di soldi freschi... per lo Stato ossigeno) ma veniva riversato in vendita un elevato stock di debito pubblico dagli stessi soggetti che non si fidavano a comprarlo o a detenerlo.
La chiarezza della "governance" di un'impresa o di un Paese e' elemento essenziale per creare o mantenere la fiducia di chi finanzia (comprando debito, appunto).
E se si possono attrarre anche i soldi degli altri, si possono garantire livelli di ricchezza e benessere superiori rispetto a quelli che si potrebbero avere contando solo sui soldi "interni", quelli del proprio settore privato.
Governi che una parte elettorale dell' Italia riterrebbe "ideali" dovrebbero conquistare la fiducia anche di chi sta fuori dell'Italia e ci investe i suoi soldi... e non e' cosi' scontato che avvenga. Poi... se siam pronti all'autarchia siam pronti a tutto... ma siam pronti? O saremo cosi' bravi da dare una scossa al Paese mantenendo la fiducia dei sottoscrittori esteri? Mha...

Dal tuo post io capisco che il problema del debito è quindi l'acquirente di ultima istanza dei titoli di stato ossia della presenza di una garanzia: alla fine di conti anche monti ha avuti effetto sullo spread solo quando Draghi lanciò il QE. Ma se il QE lo avesse fatto Bankitalia in luogo della BCE quale sarebbe stata la differenza? In definitiva hanno inventato 2000 miliardi di €, non è che li hanno raccolti in tasse o diminuzioni di spesa, hanno stampato tranquillamente (a proposito, se BCE rinunciasse stamane al debito comperato con il QE cosa succederebbe?) e con zero inflazione prodotta.
 
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