il Fatto quotidiano: disinformazione sul mondo della neve

Torino 2006 poi ha due facce.
Quella cittadina che ha saputo cogliere molto bene l'opportunità (non per nulla Torino è l'unica meta italiana tra le top 70 che il NYT giudica meritevole di una visita) e quella Montana che non ha saputo anche se ora si lagna di essere stata dimenticata ed abbandonata.
In questo concordo assolutamente con te: chi ha le capacità non aspetta di essere preso per mano ma salta sul treno che passa una sola volta nella vita....
 
Se parliamo di soluzioni per l'economia montana in genere, credo anch'io che parliamo la stessa lingua. Non so sul GW dove ho poche idee e confuse, nessuna certezza.

Il problema al di fuori del TAA (che ha i suoi innegabili vantaggi dati dall'autonomia) è che bisognerebbe recuperare un ritardo ventennale. Un'eterna rincorsa, Ma del resto se non si inizia mai non si porta a conclusione niente.
Non vedo in ogni caso nessuna delle maggiori regioni dell'arco alpino che spingano su politiche che favoriscano lo sviluppo di un'economia alternativa allo sci. La prima cosa, non collaterale, sarebbe di rifare i piani regolatori di molte realtà ed incentivare l'abbattimento e riconversione di una serie di brutture ...... e poi il discorso è lungo e qui dentro ci potremmo passare delle giornate intere.
 
Il male più pericoloso della società moderna è l'incapacità a comprendere i testi.
sarà...
io ci leggo pressapochismo, superficialità e una spruzzata di luoghi comuni il tutto per dar credito al suo pensiero, sottinteso che è quello giusto.
ma quelo aveva già risposto tempo fa :D
 
Il male più pericoloso della società moderna è l'incapacità a comprendere i testi.
È un dato di fatto acclarato da svariate ricerche statistiche sociologiche.
È una lacuna trasversale. Colpisce tutti gli strati sociali, anche quelli elevati e con una discreta base culturale.
Le cause sono molteplici, non ultima l'uso forse eccessivo di strumenti e canali quali i social network.
Il nostro forum e l'argomento in questione ne sono una testimonianza evidente.
L'articolo che vi ho postato è sostanzialmente diverso da quello de il Fattto. E arriva ad aprire scenari decisamente diversi.
In quello del Bizzarro infatti non si deride un modo di fare turismo. Nemmeno si suggerisce di abbandonare una pratica. Semplicemente si parte da un dato di fatto (la mutazione dei ritmi stagionali) si passa per una osservazione (la montagna continua ad essere frequentata anche in modo diverso dal solito) per terminare in una riflessione (sarà il caso di pensare ad uno sviluppo differenziato?)
Chi ha drasticamente bollato come minchiata l'articolo, semplicemente non si è peritato di capire le ragioni di fondo ma superficialmente ha voluto leggere quel che voleva per rispondere ciò che già sapeva di voler rispondere.
Nessuno sta dicendo che in Dolomiti fanno male a produrre neve artificiale. Piuttosto si è sotto inteso che non tutti possono farlo. E qui sta la diversità tra i due articoli: il primo si limita a recitare una de profundis, il secondo si chiede se non sia saggio diversificare attività sui diversi territori.
Chi può continuare a puntare sullo sci come fino ad ora conosciuto (con impianti, con cannoni, con rigidità di aperture) e chi deve immettere fibre elastiche nel suo tessuto se vuole sopravvivere

Voi continuate ad avere una visione dolomiticentrica. Ma la Montagna non si riduce alle Dolomiti.
Il Trentino e l'AA si sono attrezzate, è indubbio. Ma le restanti regioni sono ben distanti e i giornalisti su curano di ciò che non funziona, non sono Publikompass

A certi gestori dolomitici un bel bagno di umiltà, un cambio radicale delle proprie certezze non può che fare bene.
Gente che su un 3* scadente ti chiede 120 €/persona in mezza pensione al giorno, gente che oltre alla stagione invernale tiene aperta la propria seggiovia solo i week end di altri 2 mesi d'estate nonostante la presenza a monte di rifugi aperti di qualità e panorami fantastici, questi sono alcuni dolomitici di oggi, cioè imbecilli incapaci di vedere al di là delle meravigliose montagne che stanno proprio davanti al loro naso.
Fortunatamente non dappertutto è così, ci sono anche giovani che si fanno il mazzo ed aprono il loro rifugio il 25 aprile, lo chiudono ai primi di novembre per riaprirlo all'Immacolata e chiuderlo a Pasqua.
Sfortunatamente quelli della 1a categoria sono più frequenti nelle Dolomiti che non in altri posti ed i danni che possono causare all'intero indotto sono gravi.

Ciao
 
Ultima modifica:
il male più pericoloso è il ritenersi superiore agli altri :KEV

Vedi, il primo ad essersi dimostrato un pochino sopra le righe forse è colui che ha sentenziato di superficialità l'autore senza motivarne il giudizio.
Per carità, potrebbe anche essere, ma per prima cosa si motiva.
Nella mia vita ho sempre e solo usato una cautela (e spesso mia ha evitato figuracce): mai sminuire le idee altrui e mai dare giudizi affrettati e trancianti.
 
Ancora una volta concordo con te, Bisfra.
Il TAA ha saputo cogliere l'occasione di un momento economico propizio ha individuato un modello (consciamente o meno) e continua a viaggiare a mille.
E pensare che alla fine degli anni 80 era indietro rispetto a Vialattea (ad esempio): in questi 35 anni non solo l'ha raggiunta ma l'ha surclassata. Anche grazie al decadimento del comprensorio piemontese, ma questo non altera le cose.
E ciò a riprova di quello che scrivi: chi vuole e ha la capacità può.
Ora per i piemontesi (scusate se parlo di loro ma quella è la realtà che conosco bene) sarà impossibile ripianare il gap. Impossibile perché non sono più gli anni 80/90 di crescita, perché il meteo fa le bizze, perché si è distrutta una capacità e soprattutto una immagine.
Ma la cosa più grave è che si è perso il treno olimpico.
Ecco, in questo contesto la domanda di Bizzarro trova la sua ragione: ha senso per la mia Regione puntare unicamente sullo sci o piuttosto non sarebbe preferibile studiandone le peculiarità micro territoriali valutare delle diversificazioni? Essere meno legati ai ritmi imposti dal marketing e contro natura? Trovare attività economicamente meno impattanti?
Chiaro che luoghi come Sestriere (tanto per citare il più famoso) non potranno emendarsi dallo sci (e sarebbe pure una sciocchezza) ma paesini anche incantevoli ora sconosciuti o ridotti a succursali dormitorio per chi non ha i soldi per soggiornare altrove non potrebbero dedicarsi ad altro? Integrando quindi l'industria dello sci e aiutandola nelle stagioni magre come questa...
E le stesse stazioni sciistiche perché non pensano ad una offerta che possa essere di reale interesse anche in mancanza della neve naturale e delle temperature per produrre quella artificiale? Perché essere costretti ad aperture e chiusure standardizzate quando la natura non segue più un suo corso regolare?
Non tutti hanno a disposizione le risorse naturali che altri hanno (ad esempio in Valsusa non si hanno a disposizione le risorse idriche necessarie ad innevare tutte le piste come avviene in DS. A prescindere dai costi economici.)
 
Il male più pericoloso della società moderna è l'incapacità a comprendere i testi.
È un dato di fatto acclarato da svariate ricerche statistiche sociologiche.
È una lacuna trasversale. Colpisce tutti gli strati sociali, anche quelli elevati e con una discreta base culturale.
Le cause sono molteplici, non ultima l'uso forse eccessivo di strumenti e canali quali i social network.
Il nostro forum e l'argomento in questione ne sono una testimonianza evidente.
L'articolo che vi ho postato è sostanzialmente diverso da quello de il Fattto. E arriva ad aprire scenari decisamente diversi.
In quello del Bizzarro infatti non si deride un modo di fare turismo. Nemmeno si suggerisce di abbandonare una pratica. Semplicemente si parte da un dato di fatto (la mutazione dei ritmi stagionali) si passa per una osservazione (la montagna continua ad essere frequentata anche in modo diverso dal solito) per terminare in una riflessione (sarà il caso di pensare ad uno sviluppo differenziato?)
Chi ha drasticamente bollato come minchiata l'articolo, semplicemente non si è peritato di capire le ragioni di fondo ma superficialmente ha voluto leggere quel che voleva per rispondere ciò che già sapeva di voler rispondere.
Nessuno sta dicendo che in Dolomiti fanno male a produrre neve artificiale. Piuttosto si è sotto inteso che non tutti possono farlo. E qui sta la diversità tra i due articoli: il primo si limita a recitare una de profundis, il secondo si chiede se non sia saggio diversificare attività sui diversi territori.
Chi può continuare a puntare sullo sci come fino ad ora conosciuto (con impianti, con cannoni, con rigidità di aperture) e chi deve immettere fibre elastiche nel suo tessuto se vuole sopravvivere

Voi continuate ad avere una visione dolomiticentrica. Ma la Montagna non si riduce alle Dolomiti.
Il Trentino e l'AA si sono attrezzate, è indubbio. Ma le restanti regioni sono ben distanti e i giornalisti su curano di ciò che non funziona, non sono Publikompass


l'errore è solo e solamente tuo.. se tu avessi inserito 'dolomiti piste ben battute' ad inizio o fine intervento, non sarebbe successo niente..
 
Vedi Bisfra che stiamo parlando la stessa lingua?
La domanda che suggerisce l'articolo che deve porsi ogni territorio che non sia Dolomiti e AA (e che io condivido) è di questo tenore: possiamo replicare il modello dolomitico? Abbiamo le capacità intellettuali finanziarie e naturalistiche? Oppure dobbiamo pensare ad altro? In ogni caso l'immobilismo porta ad una sonora sconfitta.

la risposta sarebbe così semplice, eppure in Italia la sola idea di pensare a qualcosa di diverso dallo sci in senso dolomitico viene subito bollata per minchiata, ambientalismo, complottisimo, comuniscmo, ismo, ismo...insomma, siamo un popolo un po' ottuso su questo senso, con i paraocchi, e anche abbastanza superbo...e chi è causa del suo male poi piangerà aihmè
 
la risposta sarebbe così semplice, eppure in Italia la sola idea di pensare a qualcosa di diverso dallo sci in senso dolomitico viene subito bollata per minchiata, ambientalismo, complottisimo, comuniscmo, ismo, ismo...insomma, siamo un popolo un po' ottuso su questo senso, con i paraocchi, e anche abbastanza superbo...e chi è causa del suo male poi piangerà aihmè

Sì, va bene tutto. Ma tu vedi nel resto dell'arco alpino italiano una qualche iniziativa che, almeno mantenendo l'impiantistica esistente, pensi ad ampliare l'offerta? Ossia un bel "facciamo sistema" a 360°?
O sono disinformato io oppure mi sfugge qualcosa. In VL per rimanere nell'ambito che citava Terios, dal 2006 in avanti solo chiusure e "razionalizzazioni".
Francamente, se mi devo fare una gita non sciistica, a parità di km, perché dovrei andare a Sestriere invece che in Val di Non (per dirne una a caso)? Il giorno che a questa domanda non ci sarà una risposta secca in due decimi di secondo potremo dire di aver risolto qualcosa.
 
Torino 2006 poi ha due facce.
Quella cittadina che ha saputo cogliere molto bene l'opportunità (non per nulla Torino è l'unica meta italiana tra le top 70 che il NYT giudica meritevole di una visita) e quella Montana che non ha saputo anche se ora si lagna di essere stata dimenticata ed abbandonata.
In questo concordo assolutamente con te: chi ha le capacità non aspetta di essere preso per mano ma salta sul treno che passa una sola volta nella vita....

Sei proprio sicuro, terios? Mi hai stuzzicato e guarda che cosa ho trovato, e al primo posto per giunta:
http://www.nytimes.com/interactive/2015/01/11/travel/52-places-to-go-in-2015.html?_r=0
Milano numero 1, Roma al 48, Torino non pervenuta. Sarà perché questa hit parate si ferma solo al 52° posto?
 
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