Il male più pericoloso della società moderna è l'incapacità a comprendere i testi.
È un dato di fatto acclarato da svariate ricerche statistiche sociologiche.
È una lacuna trasversale. Colpisce tutti gli strati sociali, anche quelli elevati e con una discreta base culturale.
Le cause sono molteplici, non ultima l'uso forse eccessivo di strumenti e canali quali i social network.
Il nostro forum e l'argomento in questione ne sono una testimonianza evidente.
L'articolo che vi ho postato è sostanzialmente diverso da quello de il Fattto. E arriva ad aprire scenari decisamente diversi.
In quello del Bizzarro infatti non si deride un modo di fare turismo. Nemmeno si suggerisce di abbandonare una pratica. Semplicemente si parte da un dato di fatto (la mutazione dei ritmi stagionali) si passa per una osservazione (la montagna continua ad essere frequentata anche in modo diverso dal solito) per terminare in una riflessione (sarà il caso di pensare ad uno sviluppo differenziato?)
Chi ha drasticamente bollato come minchiata l'articolo, semplicemente non si è peritato di capire le ragioni di fondo ma superficialmente ha voluto leggere quel che voleva per rispondere ciò che già sapeva di voler rispondere.
Nessuno sta dicendo che in Dolomiti fanno male a produrre neve artificiale. Piuttosto si è sotto inteso che non tutti possono farlo. E qui sta la diversità tra i due articoli: il primo si limita a recitare una de profundis, il secondo si chiede se non sia saggio diversificare attività sui diversi territori.
Chi può continuare a puntare sullo sci come fino ad ora conosciuto (con impianti, con cannoni, con rigidità di aperture) e chi deve immettere fibre elastiche nel suo tessuto se vuole sopravvivere
Voi continuate ad avere una visione dolomiticentrica. Ma la Montagna non si riduce alle Dolomiti.
Il Trentino e l'AA si sono attrezzate, è indubbio. Ma le restanti regioni sono ben distanti e i giornalisti su curano di ciò che non funziona, non sono Publikompass