L'articolo l'ho letto e riletto, non si parla di cartelli anti-italiani.
La questione non è sulla nazionalità dei turisti in questione, ma sul tipo di clientela. Le comitive non sono ben viste dai gestori per i motivi già spiegati sopra. I piccoli gruppi sì, anche di Italiani, come testimoniato da altri skifosi.
La conversazione immaginata dal Giornale del Ticino secondo me è abbastanza plausibile:
Gerente: “Non potete entrare, non voglio guai qui dentro, siete troppi”
Accompagnatore del gruppo: “Ma è per l’uso del bagno”
Gerente: “Non siamo tenuti a farvi entrare”
Accompagnatore del gruppo: “E perché?”
Gerente: “Perché questo è un rifugio privato, questi sono spazi privati, siete in casa nostra, non vogliamo che ci sporchiate i bagni”
Accompagnatore del gruppo: “Ah, ma questo è razzismo, solo perché veniamo dall’Italia…”
Gerente: “La pensi come vuole, arrivate qui in 200 e pretendere di fare i vostri comodi, va bene, se tanto le piace sì, siamo razzisti e non vi vogliamo tra i piedi, einverstanden? Abbiamo avuto esperienze spiacevoli, tutto qui. E adesso levatevi di torno, ché devo lavorare”
Al che alcuni ragazzini, improvvisamente assaliti da rigurgito di nazionalismo da stadio, si sono messi a cantare l’inno italiano (...)
Insomma: gestori del rifugio (forse) antipatici e poco ospitali, accompagnatore un po' suscettibile.