Cognetti vi piace?

mia recensione di 'Le otto montagne'

Mi sono avvicinato a questo testo con molta curiosità ed altrettanta perplessità. Primo perché vincitore del Premio Strega e questo, almeno negli ultimi anni, non è un buon marchio di fabbrica. Occorre risalire al 2010 per l’ultimo vincitore con un libro di pregio (anche se non ho letto né il 2015 né il 2016). Secondo perché è un caso letterario (ed anche questo …..). Terzo perché amo la montagna.

Non è un romanzo autobiografico, ma potrebbe esserlo, sia per il modo in cui è scritto sia perché alcuni passaggi ed il rapporto padre-figlio sono abbastanza credibili.
Lo scrittore conosce bene la montagna e ne fa una descrizione piuttosto precisa e senza grandi sbavature. Non sono nemmeno tanto d’accordo, come alcuni scrivono, che sia la classica montagna descritta da un cittadino pentito, che ne ha una visione idealizzata. Lui è consapevole di questo fenomeno ed uno dei passaggi più belli è questa frase:

Siete voi di città che la chiamate “natura”. È così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo “bosco”, “pascolo”, “torrente”, “roccia”, cose che uno può indicare con il dito. Cose che si possono usare. Se non si possono usare, un nome non glielo diamo perché non serve a niente.

Ciononostante non mi pare un libro che possa lasciare una traccia indelebile nella nostra letteratura e meritevole di essere stato tradotto e pubblicato in non so quanti paesi.
Il confronto con Mario Rigoni Stern, per esempio, non regge: Cognetti è un onesto scrittore, Rigoni Stern è una pietra miliare della letteratura di montagna. Persino Corona, che peraltro non amo, mi pare migliore e più vero.

E’ un libro onesto, pulito, scritto abbastanza bene, ma gli manca qualcosa per ambire anche solo ad un voto 4/5. Dunque 3/5 e ringraziare.
 
A me il libro è piaciuto. È una bella storia di amicizia e di passioni differenti per la montagna per motivi personali.
giusto che abbia vinto il premio!
 
Io continuerò a leggere Mario Stern, poi spero che arrivi un giorno in cui magari qualcuno potrà rappresentare appieno cosa voglia dire vivere in montagna/zone pedemontane al giorno d’ oggi: un affresco neanche tanto naturalistico (la natura è una forza troppo vasta- quasi divina appunto- per essere rappresentata univocamente senza cadere in banalità e altre scoregge retoriche da blog di montagna) quanto principalmente umano,monotono quanto squallido, fatto di viaggi eterni in corriera, zero infrastrutture, crisi demografiche tremende che producono altrettanti scempi/disastri culturali, ma anche di avvenimenti”normali” e quotidiani che poco hanno a che vedere con le proiezioni catastrofistiche/eremitiche/naturalistiche degli autori ma che raccontano degli stessi dubbi e degli stessi sentimenti con cui da sempre i “montanari” convivono. E che quindi risulterebbero più sinceri e realistici.

scorre poco ma volevo esprimere il mio parere.

Chiarissimo e, imho, BELLISSIMA ANALISI!!! (e 'scorregge retoriche' mi sembra sintetizzi il quadro). Purtroppo è sempre più difficile trovare contributi per il nostro 'essere' in montagna.......mi è piaciuto (e consiglio) 'Alpi Segrete' di Albino Ferrari: un report su uomini che vivono in e di montagna, tra le mille difficoltà che la cosa comporta.
 
Top