Per chi non lo sapesse il portage è una pratica masochistica tramite la quale, in singolo ma più spesso in gruppi di almeno due, l'individuo si sottopone a inenarrabili e prolungate sofferenze in cambio delle quali otterrà qualche attimo di intenso piacere. La foto illustra abbastanza bene cosa si intende esattamente per portage, i più sensibili possono anche smettere di leggere:
Un po' piu di 400 metri di dislivello carichi come muli con sci attacchi scarponi, doppia piccozza e attrezzatura da ghiacciaio. Si arriva al Denza giusto giusto per cena, ottima e abbondante, si incontra qualche amico, e si strabuzzano gli occhi quando il gestore annuncia l'orario per la colazione: la sala apre alle 2:40!!! poco male alle 21:30 siamo già a letto. Il mattino dopo alla luce della frontale, ma solo di quella del mio socio perchè la mia è rimasta a casa, pratichiamo intensamente il portage per raggiungere la prima neve. Siamo preceduti da una moltitudine di alpinisti a caccia di pareti N che la Presanella offre in ottime condizioni, ma noi siamo li per i pochi attimi di inteso piacere e una N per noi è il prezzo da pagare, non la ricompensa. Il socio mi guarda e dice "bene adesso con i rampant li superiamo tutti e finalmente alleggeriamo gli zaini". "Ah ma io i rampant non li ho!" Il socio ammirevolmente incassa il colpo e ai piedi del ripido, che raggiungiamo in 4 falcate, si torna al portage in tenuta da ghiacciaio. Sotto la terminale dello scivolo NE:
Ci si slega e ci si attrezza per salire vicini ma non legati, a nessuno dei due piace la conserva corta se non ci si protegge. L'inizio dello scivolo con una coppia di alpinisti più avanti:
La progressione è facile, le condizioni sono buone e il portage prosegue regolare per quasi tutto il canale, diciamo che il pepe arriva qualche metro qui sopra:
dove lo strato di neve si assottiglia e gli attrezzi toccano il ghiaccio: qui il portage si fa più duro e devo innestare il pilota automatico, senza prendere fiato o fare foto: pianta la piccozza destra, poi la sinistra, fai saltare la rosa di ghiaccio fragile e ripianta, ma non troppo che sennò non vien più via, sali col destro, passi piccoli, sali col sinistro, e via si ricomincia con la picca destra poi la sinistra poi due passi e via, non c'è altro che concentrazione sui movimenti, che uno alla volta ti portano dove il pendio si abbatte e si tira il fiato:
quella è la cresta, poco più in la ci dovrebbe essere la vetta
da qui inizierebbe una bella ma breve discesa fino al fondo di una conca, che per noi però è stato solo trasferimento a causa dell'innevamento ormai agli sgoccioli, il piacere arriva dopo la breve pellata che ci porta fino alla sella che si intravede sopra il seracco, dalla quale poi per ampi pendii inizia lo scopo della gita:
e poi portage fino al rifugio per un'ora abbondante, dove si mettono gli scarponi sullo zaino e si calzano le scarpe da ginnastica, con le quali si torna alla macchina con altra oretta.
Che sia l'ultima?
Un po' piu di 400 metri di dislivello carichi come muli con sci attacchi scarponi, doppia piccozza e attrezzatura da ghiacciaio. Si arriva al Denza giusto giusto per cena, ottima e abbondante, si incontra qualche amico, e si strabuzzano gli occhi quando il gestore annuncia l'orario per la colazione: la sala apre alle 2:40!!! poco male alle 21:30 siamo già a letto. Il mattino dopo alla luce della frontale, ma solo di quella del mio socio perchè la mia è rimasta a casa, pratichiamo intensamente il portage per raggiungere la prima neve. Siamo preceduti da una moltitudine di alpinisti a caccia di pareti N che la Presanella offre in ottime condizioni, ma noi siamo li per i pochi attimi di inteso piacere e una N per noi è il prezzo da pagare, non la ricompensa. Il socio mi guarda e dice "bene adesso con i rampant li superiamo tutti e finalmente alleggeriamo gli zaini". "Ah ma io i rampant non li ho!" Il socio ammirevolmente incassa il colpo e ai piedi del ripido, che raggiungiamo in 4 falcate, si torna al portage in tenuta da ghiacciaio. Sotto la terminale dello scivolo NE:
Ci si slega e ci si attrezza per salire vicini ma non legati, a nessuno dei due piace la conserva corta se non ci si protegge. L'inizio dello scivolo con una coppia di alpinisti più avanti:
La progressione è facile, le condizioni sono buone e il portage prosegue regolare per quasi tutto il canale, diciamo che il pepe arriva qualche metro qui sopra:
dove lo strato di neve si assottiglia e gli attrezzi toccano il ghiaccio: qui il portage si fa più duro e devo innestare il pilota automatico, senza prendere fiato o fare foto: pianta la piccozza destra, poi la sinistra, fai saltare la rosa di ghiaccio fragile e ripianta, ma non troppo che sennò non vien più via, sali col destro, passi piccoli, sali col sinistro, e via si ricomincia con la picca destra poi la sinistra poi due passi e via, non c'è altro che concentrazione sui movimenti, che uno alla volta ti portano dove il pendio si abbatte e si tira il fiato:
quella è la cresta, poco più in la ci dovrebbe essere la vetta
da qui inizierebbe una bella ma breve discesa fino al fondo di una conca, che per noi però è stato solo trasferimento a causa dell'innevamento ormai agli sgoccioli, il piacere arriva dopo la breve pellata che ci porta fino alla sella che si intravede sopra il seracco, dalla quale poi per ampi pendii inizia lo scopo della gita:
e poi portage fino al rifugio per un'ora abbondante, dove si mettono gli scarponi sullo zaino e si calzano le scarpe da ginnastica, con le quali si torna alla macchina con altra oretta.
Che sia l'ultima?