Olimpiadi di Roma 2024: favorevoli o contrari?

Siete favorevoli o contrari alla candidatura di Roma 2024?

  • Favorevole

    Voti: 4 14.8%
  • Contrario

    Voti: 23 85.2%

  • Votatori totali
    27
E' come se uno che sta morendo di fame davanti a un banchetto con bistecche, pasta, riso, etc. mangiasse cucchiaini di caviale.

Che bella () la Raggi!
 
Io penso che quando stai affogando, ti tiri fuori solo con uno scossone o un colpo di reni deciso; se cerchi di bere, ma solo poco poco per volta alla fine affoghi comunque ......
 
Sono curioso di vedere se ora ci sarà un tentativo di bypassare il "no", magari appellandosi a qualche cavillo o inventandosi una leggina ad hoc che possa rendere ininfluente il parere negativo del Comune.
Le Olimpiadi fanno gola a molti, non riesco a credere che possano rinunciare così a cuor leggero (i costruttori, intendo)
 
C'è da dire che con tutto il putiferio che è venuto fuori per queste Olimpiadi, una legge ad hoc o cose simili sarebbero una palese ammissione di malafede e di desideri speculativi......
Chi si promuove portabandiera a livello istituzionale di queste scelte, si gioca la faccia.....e la poltrona, che ahimè sta certo più a cuore della faccia e dell'onore........

Secondo me conviene a parecchie persone che queste Olimpiadi non si facciano a Roma..........
 
Se saltasse questa candidatura, Roma verosimilmente non potrebbe ripresentarsi prima del 2032, se non 2036, dato che - per seguire la "rotazione dei continenti" - quelle del 2024 andranno probabilmente a una città europea e le successive ad un altro continente tipo America del Nord o Asia.
E intanto, secondo Repubblica...

Malagò non è certo un tipo che si arrende facilmente, e studia qualsiasi soluzione, anche perché rinunciare a questa candidatura gli sembra davvero un delitto. Come ha confidato agli amici: "Se si affonda, è solo per la politica; noi siamo i più forti...". E' convinto che Roma stia davanti a Los Angeles e Parigi, e che questa, l'ha detto, sia "davvero un'occasione unica". Ma è anche convinto che non avrebbe senso andare avanti con una candidatura "zoppa", e paradossalmente forse è meglio che il no sia arrivato adesso. Sì, perché altissimo sarebbe il rischio di critiche nei confronti del presidente del Coni se Roma indebolita, fiaccata, litigiosa, fosse andata a perdere il 13 settembre del prossimo anno. Qualcuno potrebbe imputargli di aver speso male i 35 milioni di euro messi a disposizione dal governo. E quindi se si va avanti, lo si fa soltanto con tutte le forze, con una dossier serio (come quello attuale), con un Comitato olimpico stimato e rispettato nel mondo, con tre membri Cio (Carraro, Pescante e Ferriani) che ben conoscono i meccanismi che portano all'assegnazione di un'Olimpiade. Il lavoro di lobby è decisivo, più del dossier. Per questo quando Malagò ci sussurra quel "vediamo", significa che adesso vorrà analizzare coi suoi, ma ancor prima con Matteo Renzi, se davvero vale la pena di continuare a coltivare il sogno senza il consenso di Raggi. Anche perché dalle parti di Palazzo H e dintorni, c'è la convinzione che la sindaca non arrivi "a mangiare il panettone". E con un commissario alla Tronca, la nostra candidatura andrebbe avanti, eccome.

Ma questo è un terreno delicato, dove la politica, ancora una volta, potrebbe avere la parola decisiva. "Se la sindaca Raggi dirà no alle Olimpiadi nessuno di noi si metterà in testa strani marchingegni per bypassarla, perché rispettiamo il popolo che ha eletto un sindaco e al sindaco onori e oneri": parole di Matteo Renzi, dette il 4 settembre. Malagò parlerà col premier appena tornato dagli Usa: lo lega un'amicizia profonda e una stima totale. Conviene a Renzi entrare in rotta totale di collisione con i 5Stelle, facendo in modo che il Coni continui la candidatura nonostante il no del Campidoglio? Oppure conviene a Renzi lasciare che i 5Stelle si indeboliscano sempre di più, anche in prospettiva futura? Domande che anche nel mondo dello sport si fanno. Los Angeles 1984 fu la prima Olimpiade organizzata da privati: Roma, volendo, potrebbe imitare l'esempio. Che direbbe il Cio? Niente, il Cio è disperato perché ai Giochi non si candida più nessuno e se Roma ora si ritira, dopo il passo indietro del 2012, Bach non è certo felice. Il 7 ottobre è vicino: Malagò e Montezemolo saranno a Losanna, al Cio: c'è da presentare il secondo dossier, quello che richiede le garanzie governative, legali e la copertura finaziaria. Ci vorrebbe anche la firma della Raggi: ma non è indispensabile, almeno sino al 3 febbraio quando nel terzo dossier bisognerà garantire l'organizzazione con luoghi e date delle gare e la legaly cui il Cio tiene molto. Lì è la vera dead line. Volendo ci sarebbe tempo per salvare il salvabile. La candidatura forse non muore oggi: comunque (vedi Spy Calcio del 13 settembre) potrebbe continuare in tribunale, alla Corte dei Conti, con la rischiesta dannni erariali alla Raggi e ai suoi consiglieri. Venti milioni di euro solo per la sindaca. Ma questa, ovviamente, è l'ultima carta. Se tutto dovesse saltare. Malagò però non è tipo che si arrende facilmente, e il suo amico Montezemolo meno che mai.
 

.

Vedi che anche Renzi, non certo un genio, ha capito che non deve mettere in atto strani marchingegni per bypassarla, perchè si giocherebbe faccia e voti........
 
parole di Matteo Renzi, dette il 4 settembre

Le parole dette da renzi sono come la fine del mondo del 2012... se chi lo comanda vorrà scavalcare la raggi, troverà il modo di farlo come già ha fatto parecchie volte dall'inizio del suo sciagurato governo...
Onore comunque a 5s che per lo meno mantengono coerenza...

Lo streaming pubblico malagò lo faccia con tutti quelli da cui prende mazzette...
 
personalmente non mi piace il costo associato alle olimpiadi. Ma se fossi in Renzi e Milano non mi lascerei scappare questo assist celestiale.
Sai se facessero le Olimpiadi a Milano invece che a Roma? I romani rosicherebbero cosi' tanto che i 5s dovrebbero andare a nascondersi nelle catacombe per evitare il linciaggio.
 
Non credo che a questo punto sia tecnicamente possibile presentare una nuova candidatura, siamo fuori tempo massimo :KEV
 
Arrivare al secondo quarto di vita e gioire in questo modo per la politica non ha prezzo.
La coerenza (andarsi a leggere l'etimologia giova) del Movimento è commovente, il gesto simbolico di non presentasi in Campidoglio per incontrare quella serpe di giovannino Malavita-gò è straordinario.
È da irresponsabili dire sì a questa candidatura. Che meraviglia, quanti bocconi amari avranno ingoiato questa sera i mattonari?
Andiamo avanti Virgì.
 
Ma che gesto simbolico, stava a magnà in trattoria HIHIHIHIHIHI

.... Sire, ma perché è così astioso con il suo illustre collega? Le ha forse passato qualche sòla? :HIP
 
Riflessioni di Luca Bottura...

Fossi stato la Raggi, avrei detto una cosa semplice e dritta: ma vi pare che ci imbarchiamo in questa avventura insieme a Malagon de’ Malagoni e Montezemolo, cioè due che hanno sulle spalle i disastri dei Mondiali di nuoto del 2009 e di Italia ’90? Sarebbe stata una precondizione perfetta per oggettivare il no: “Cambiateli e ne parliamo”. Non li avrebbero cambiati. Sipario. Applausi.

Invece è stata inscenata una pantomima di mesi, frutto delle divisioni correntizie del non partito, e oggi si racconta che il no significa semplicemente rispettare la parola data. E non è vero. Perché mentre il sacro blog tuonava contro i Cinque Cerchi, Di Maio andava in tv a promettere che i Cinque Stelle sarebbero stati l’anima di un’Olimpiade pulita.

Travaglio (lo scrivo anche per evitare un’altra pur interessante gragnuola di sms) ha certamente ragione: le Olimpiadi rischiavano di essere un omaggio ai soliti noti romani, agli interessi di Caltagirone e amici vari, ai poteri forti e compagnia cantante. Però lo dico in francese: ma se non le fate voi, chi ***** le deve fare? Chi può fare argine con l’onesta – onestà-onestà – alle speculazioni e alle corruttele? Chi può dimostrare agli italiani che le cose si possono fare senza cadere nel marcio? E che, se si presenta, il marcio può essere affrontato e debellato?

Dice: pure tu stai difendendo la pagnotta, i tuoi editori (ne ho alcuni: uno non è grillino, uno da qualche tempo un po’ lo è diventato) e chissà quali interessi. Siccome invece non conto una cippa, e parlo per me, difendo le Olimpiadi solo ora che non si fanno. Perché difendo me, e l’egoismo di chi ha visto smaterializzarsi una festa e, al contempo, un soffio di speranza, di modernità e di futuro per questo Paese rinchiuso e incazzato, diventato ormai una specie di pagina Facebook livorosa in cui si cerca costantemente qualcuno a cui dare la colpa del proprio fallimento.

Che invece è di tutti.

Perché certo, i conti. Certo, gli impianti abbandonati intorno a Torino. Certo, il deficit di Londra. Ma se oggi l’Appendino si fa bella col lavoro dei suoi predecessori è anche perché la sua città è rinata coi Giochi. E con le Olimpiadi, la Gran Bretagna ha formato una generazione di atleti, e di giovani, che sono il seme del futuro. Quelli che ad esempio hanno votato contro la Brexit perché l’Europa, e il mondo, li avevano appena respirati. Conosciuti. Amati.

Non. È. Solo. Una. Questione. Di. Soldi.

È Politica.

La sconcertante conferenza stampa (slides, faccette e claque: pareva Renzi) con cui la Raggi e il suo tutore Frongia hanno spiegato la decisione, sembrava la nemesi perfetta di chi ha subito il complotto per vincere. E non sa da che parte voltarsi.

Chiedevano, i giornalai cattivi, dove avrebbero trovato i denari per ristrutturare gli impianti senza i fondi olimpici. Il vicesindaco ha risposto aggressivo qualcosa di condivisibile (“Opponiamo la cultura dell’ordinario a quella della straordinarietà”) ma poi non aveva idea di cosa argomentare nello specifico: come agire, su quali impianti, con quali soldi. Non avevano neanche pensato a come parare il colpo mediatico annunciando per filo e per segno cosa pensano di combinare ora. Parlavano delle piste di bob del 2006: roba che ormai manco più per i like su Twitter.

Se non si è capito, lo ripeto: Renzi e le sue ricette vuote, l’ottimismo berlusconiano fatto di niente, le leggi per licenziare spacciate per motori dell’occupazione, mi garbano quanto un gattino attaccato al sottoscala. Ma a dire “tanto in Italia va sempre a finire così”, a postare quattro foto sugli impianti non finiti, a denunciare massoni e banditi vanno bene un giornale o un blog. Se fai politica, ti sporchi le mani. Perché significa che lavori. L’importante è sapere come pulirle. E avere un piano per evitare che si sporchino di nuovo. Contaminare gli altri col proprio culto per la legalità. Che sennò è vuota enunciazione.

Significa avere il coraggio di cambiare un Paese. O una città, intanto. Dal basso. Dimostrando con i fatti che per far governare la società civile non abbiamo bisogno di importarla dalla Svezia.

Invece è stato un pomeriggio triste. Perché ha confermato che il problema dell’Italia sono principalmente gli italiani (cittadini, classe dirigente) che giurano di voler cambiare ma nel profondo pensano che nulla possa cambiare.
 
malagò ha la memoria molta corta, si dovrebbe ricordare dei mondiali di nuoto nel 2009, opere incompiute e soldi pubblici buttati per aria
 
Riflessioni di Luca Bottura...

Fossi stato la Raggi, avrei detto una cosa semplice e dritta: ma vi pare che ci imbarchiamo in questa avventura insieme a Malagon de’ Malagoni e Montezemolo, cioè due che hanno sulle spalle i disastri dei Mondiali di nuoto del 2009 e di Italia ’90? Sarebbe stata una precondizione perfetta per oggettivare il no: “Cambiateli e ne parliamo”. Non li avrebbero cambiati. Sipario. Applausi.

Invece è stata inscenata una pantomima di mesi, frutto delle divisioni correntizie del non partito, e oggi si racconta che il no significa semplicemente rispettare la parola data. E non è vero. Perché mentre il sacro blog tuonava contro i Cinque Cerchi, Di Maio andava in tv a promettere che i Cinque Stelle sarebbero stati l’anima di un’Olimpiade pulita.

Travaglio (lo scrivo anche per evitare un’altra pur interessante gragnuola di sms) ha certamente ragione: le Olimpiadi rischiavano di essere un omaggio ai soliti noti romani, agli interessi di Caltagirone e amici vari, ai poteri forti e compagnia cantante. Però lo dico in francese: ma se non le fate voi, chi ***** le deve fare? Chi può fare argine con l’onesta – onestà-onestà – alle speculazioni e alle corruttele? Chi può dimostrare agli italiani che le cose si possono fare senza cadere nel marcio? E che, se si presenta, il marcio può essere affrontato e debellato?

Dice: pure tu stai difendendo la pagnotta, i tuoi editori (ne ho alcuni: uno non è grillino, uno da qualche tempo un po’ lo è diventato) e chissà quali interessi. Siccome invece non conto una cippa, e parlo per me, difendo le Olimpiadi solo ora che non si fanno. Perché difendo me, e l’egoismo di chi ha visto smaterializzarsi una festa e, al contempo, un soffio di speranza, di modernità e di futuro per questo Paese rinchiuso e incazzato, diventato ormai una specie di pagina Facebook livorosa in cui si cerca costantemente qualcuno a cui dare la colpa del proprio fallimento.

Che invece è di tutti.

Perché certo, i conti. Certo, gli impianti abbandonati intorno a Torino. Certo, il deficit di Londra. Ma se oggi l’Appendino si fa bella col lavoro dei suoi predecessori è anche perché la sua città è rinata coi Giochi. E con le Olimpiadi, la Gran Bretagna ha formato una generazione di atleti, e di giovani, che sono il seme del futuro. Quelli che ad esempio hanno votato contro la Brexit perché l’Europa, e il mondo, li avevano appena respirati. Conosciuti. Amati.

Non. È. Solo. Una. Questione. Di. Soldi.

È Politica.

La sconcertante conferenza stampa (slides, faccette e claque: pareva Renzi) con cui la Raggi e il suo tutore Frongia hanno spiegato la decisione, sembrava la nemesi perfetta di chi ha subito il complotto per vincere. E non sa da che parte voltarsi.

Chiedevano, i giornalai cattivi, dove avrebbero trovato i denari per ristrutturare gli impianti senza i fondi olimpici. Il vicesindaco ha risposto aggressivo qualcosa di condivisibile (“Opponiamo la cultura dell’ordinario a quella della straordinarietà”) ma poi non aveva idea di cosa argomentare nello specifico: come agire, su quali impianti, con quali soldi. Non avevano neanche pensato a come parare il colpo mediatico annunciando per filo e per segno cosa pensano di combinare ora. Parlavano delle piste di bob del 2006: roba che ormai manco più per i like su Twitter.

Se non si è capito, lo ripeto: Renzi e le sue ricette vuote, l’ottimismo berlusconiano fatto di niente, le leggi per licenziare spacciate per motori dell’occupazione, mi garbano quanto un gattino attaccato al sottoscala. Ma a dire “tanto in Italia va sempre a finire così”, a postare quattro foto sugli impianti non finiti, a denunciare massoni e banditi vanno bene un giornale o un blog. Se fai politica, ti sporchi le mani. Perché significa che lavori. L’importante è sapere come pulirle. E avere un piano per evitare che si sporchino di nuovo. Contaminare gli altri col proprio culto per la legalità. Che sennò è vuota enunciazione.

Significa avere il coraggio di cambiare un Paese. O una città, intanto. Dal basso. Dimostrando con i fatti che per far governare la società civile non abbiamo bisogno di importarla dalla Svezia.

Invece è stato un pomeriggio triste. Perché ha confermato che il problema dell’Italia sono principalmente gli italiani (cittadini, classe dirigente) che giurano di voler cambiare ma nel profondo pensano che nulla possa cambiare.

Condivido TUTTO.

Ma la cosa che veramente mi sconcerta è un'altra: l'Italia è diventata uno stagno, ma vista l'età ormai per me personalmente mi interessa relativamente poco; l'unico interesse di prospettiva è per il futuro dei miei e dei nostri figli.

Questo è un paese che ha bisogno di una serie di frustate che lo svegli, lo scuota e lo rialzi, non di una visione del futuro (che paradossalmente qua dentro vedo addirittura di più in quelli più giovani) per cui è meglio non mangiare, almeno non vai al cesso e così non si rischia di otturare le fogne perché poi chi le deve aggiustare ci magnerà sopra.

Penso che una tale miopia non si veda neanche in Burkina Faso. Un paese per vecchi dove i giovani sono ancora più vecchi dentro.
 
Top