C'è una magnifica traversata sulle Piccole Dolomiti che dal rifugio Battisti (Gazza) permette di arrivare all'Alpe di Campogrosso attraversando una delle zone più belle della Catena del Carega.
Il Vajo Scuro è una delle escursioni più famose delle Piccole Dolomiti. Da qualche anno per rendere ancora più "attraente" l'escursione hanno attrezzato da zero una variante molto difficile, la variante Lontelovare.
Si lascia l'auto nei parchggi sotto il Rifugio Battisti e si prende il sentiero verso Campogrosso.
Si incontra dopo 20 minuti il Vajo del Pelegatta, è un sentiero escursionistico che risale un vajo (canalone) che porta all'Alpe di Campobrun.
Il sentiero di avvicinamento è molto bello. Occhio che l'umidità rende alcune parti molto scivolose. Il mattino inoltre l'umidità sull'erba bagna le scarpe e soprattutto i piedi (se non si hanno scarpe impermebili i piedi rimangono bagnati per tutto il giorno).
Le prime difficoltà si incontrano per superare il Vajo di Lovaraste. In caso di umidità meglio mettersi l'imbragatura prima di scendere nella spaccatura rocciosa in quanto ci sono alcuni passaggi non banali.
La variante difficile si incontra poco dopo aver attraversato il Vajo di Lovaraste nei pressi del sentiero principale. L'inizio non fa intendere cosa vi aspetta.
Si incontra subito la prima paretina difficile che si supera senza problemi.
Si prosegue per paretine rocciose e tratti più facili in terreno erboso.
Questo è il tratto più difficile, una lunga parete strapiombante con il cavo tirato in verticale. Atleticamente interessante ma non ho capito il motivo di tanta difficoltà. Quel "senso" che ha portato alla costruzione delle più famose ferrate in dolomiti non l'ho ritrovato. Sembra sia stata fatta difficile per il solo gusto di poterla classificare difficile.
Al termine della variante in pochi minuti si arriva alla partenza del "vero" Vajo Scuro, una spaccatura nella roccia, umida e buia. Il conceto di roccia scivolosa qui trova un nuovo termine di paragone... soprattutto in una giornata di umidità e nebbia.
Dopo la fassura il sentiero prosegue per uno stratto e selvaggio canalone fino alla forcella.
Il tratto più pericoloso e tosto secondo me è la discesa di questo canalino: zero appoggi per i piedi, roccia levigata e bagnata con i muschi. La roccia di sinistra è l'Orecchia del Diavolo
Si entra nel Giaron dell Scala e lo si risale fino alla forcella: sulla sinistra si può salire fino alla croce della cima ?Lovaraste? ?Obante?.
Il sentiero prosegue passando per un ambiente magnifico. Si scende fino ad un'altra forcella (sarebbe bello ci fossero dei cartelli con i nomi) e si risale faticosamente fino a vedere sotto di noi il Rifugio Pompeo Scalorbi.
Alpe di Campobrun e Rifugio Scalorbi.
Per tornare si risale verso il Passo della Lora. Per tornare alla Gazza si può scegliere di percorre il Forcellino-Plische o il sentiero "L'Omo de la Dona", la mia scelta (sentiero più diretto).
Una bella escursione, lunga e faticosa che passa attraverso alcune delle zone più selvagge delle Piccole Dolomiti. Peccato per la giornata grigia e con nebbione che non mi ha permesso di vedere i panorami migliori (da rifare ).
Il Vajo Scuro è una delle escursioni più famose delle Piccole Dolomiti. Da qualche anno per rendere ancora più "attraente" l'escursione hanno attrezzato da zero una variante molto difficile, la variante Lontelovare.
Si lascia l'auto nei parchggi sotto il Rifugio Battisti e si prende il sentiero verso Campogrosso.
Si incontra dopo 20 minuti il Vajo del Pelegatta, è un sentiero escursionistico che risale un vajo (canalone) che porta all'Alpe di Campobrun.
Il sentiero di avvicinamento è molto bello. Occhio che l'umidità rende alcune parti molto scivolose. Il mattino inoltre l'umidità sull'erba bagna le scarpe e soprattutto i piedi (se non si hanno scarpe impermebili i piedi rimangono bagnati per tutto il giorno).
Le prime difficoltà si incontrano per superare il Vajo di Lovaraste. In caso di umidità meglio mettersi l'imbragatura prima di scendere nella spaccatura rocciosa in quanto ci sono alcuni passaggi non banali.
La variante difficile si incontra poco dopo aver attraversato il Vajo di Lovaraste nei pressi del sentiero principale. L'inizio non fa intendere cosa vi aspetta.
Si incontra subito la prima paretina difficile che si supera senza problemi.
Si prosegue per paretine rocciose e tratti più facili in terreno erboso.
Questo è il tratto più difficile, una lunga parete strapiombante con il cavo tirato in verticale. Atleticamente interessante ma non ho capito il motivo di tanta difficoltà. Quel "senso" che ha portato alla costruzione delle più famose ferrate in dolomiti non l'ho ritrovato. Sembra sia stata fatta difficile per il solo gusto di poterla classificare difficile.
Al termine della variante in pochi minuti si arriva alla partenza del "vero" Vajo Scuro, una spaccatura nella roccia, umida e buia. Il conceto di roccia scivolosa qui trova un nuovo termine di paragone... soprattutto in una giornata di umidità e nebbia.
Dopo la fassura il sentiero prosegue per uno stratto e selvaggio canalone fino alla forcella.
Il tratto più pericoloso e tosto secondo me è la discesa di questo canalino: zero appoggi per i piedi, roccia levigata e bagnata con i muschi. La roccia di sinistra è l'Orecchia del Diavolo
Si entra nel Giaron dell Scala e lo si risale fino alla forcella: sulla sinistra si può salire fino alla croce della cima ?Lovaraste? ?Obante?.
Il sentiero prosegue passando per un ambiente magnifico. Si scende fino ad un'altra forcella (sarebbe bello ci fossero dei cartelli con i nomi) e si risale faticosamente fino a vedere sotto di noi il Rifugio Pompeo Scalorbi.
Alpe di Campobrun e Rifugio Scalorbi.
Per tornare si risale verso il Passo della Lora. Per tornare alla Gazza si può scegliere di percorre il Forcellino-Plische o il sentiero "L'Omo de la Dona", la mia scelta (sentiero più diretto).
Una bella escursione, lunga e faticosa che passa attraverso alcune delle zone più selvagge delle Piccole Dolomiti. Peccato per la giornata grigia e con nebbione che non mi ha permesso di vedere i panorami migliori (da rifare ).