ROCHE FAURIO NORD: una lunga giornata di delirio sciistico!

BEO

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La settimana dopo Pasqua non si presentava promettente: il meteo si preannunciava capriccioso; Dario una volta chiuso il suo rifugio sulle piste, era andato tre giorni dalle sue parti nei dintorni di la Spezia ed "il famoso alpinista Cimenti" giocava a Capitani Coraggiosi in barca a vela, insaccandosi di fritture di pesce, suo personale modo, di vivere con ansia la Patrol de Glacier...

Un mese fa andando verso la Breche Cordier, avevo notato sulla destra, un'altra valle glaciale che andava verso l'imponente Gran Ruine; una volta a casa, avevo ingoiato carte e guide ed avevo scoperto che in una diramazione di quella valle a me sconosciuta, l'incrocio del Pic de Neige Cordier, della Gran Ruine e del Col D'Ecrins dava vita ad un ennesimo picco glaciale di 3730 metri:il Roche Faurio.

La cosa che mi aveva subito colpito era la perfezione del colle Nord:praticamente un mix di somiglianze tra les Courtes, il Lourousa ed il Daivin, uno scivolo di grandi dimensioni a cui accedere tramite dei ripidi canaletti inferiori, una parte mediana di circa 300metri sui 40 sostenuti, poi una terminalina, 400 metri di pendio grandioso sui 45-50° ed infine un'ultima impennata finale di un centinaio di metri verso i classici 55. Imperdibile!
Avevo immaginato questo luogo come un'ottima gita di respiro, in vista di progetti più impegnativi e così decisi che ci sarei andato per i cavoli miei...era da marzo che non condividevo una giornata con me stesso e giovedì sembrava essere un giorno di meteo ok!

Mercoledi mattina accettai di buon grado di toccare per la quinta volta in quest'inverno la cima della mia Rognosa in compagnia di amici e dopo pranzo sotto scrosci temporaleschi, passai il Lautaret per raggiungere il paese di Villar d'Arene e da lì lungo il ben conosciuto sentiero tra rocce e cascate, dinuovo il rifugio...Nel frattempo il mio amico Alessio si propose di raggiungermi alle sei del mattino dopo, nei pressi del rifugio...avrei avuto compagnia!
Passato il grosso del temporale, partii in crono per raggiungere il rifugio entro l'ora di cena, bruciai il percorso come se stessi sfuggendo un grizzly!
Dopo aver condiviso la cena con una comitiva di anziani sci alpinisti francesi davvero gentili, al contrario di sei italiani su cui evito commenti per non farmi colpire da tristezza, mi infilai nel comodo letto e bye bye!
L'indomani, come una scena già vista, attesi fino alle 6.15 nella speranza di intravvedere una frontale apparire dal fondo del vallone, ma nulla! Ma allora è un vizio!!!
Sfruttando l'alba mi infilai nella nuova valle ed a ritmo molto sostenuto mi diressi curioso come un bimbo, fino alla diramazione e poi a sx, dopo ancora un po' di strada leggera, lo vidi Stupendo ed imponente!!!

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Nella mia corsa frenetica verso il mio gioco, superai due o tre gruppi di sci alpinisti diretti verso varie mete, con l'ultimo trio scambiai due chiacchiere per scoprire che erano diretti anche loro verso il magico colle, approfittai così per chiedere delucidazioni su quale fosse il canale inferiore d'ingresso e dopo non aver capito un granché della risposta li seminai...
Mezz'ora dopo, ramponato, mentre risalivo il canale inferiore, vidi i tre allegri dirigersi verso l'altro...boh! Devo imparare sto francese...
In effetti il budello che stavo risalendo era su neve marmorea e con un risaltino all'uscita, non avevo voglia di pensarci ora, quindi approfittai del beton per risolvere questa prima rampa in tempi consoni!

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Percorrevo a zig zag la banale parte mediana, se la neve stava migliorando, la tracciatura diventava pesante e mi feci prendere da un momento di noia cosmica, guardai più volte verso l'alto, ma quanto era lungo st'affare!!!
Decisi di smetterla, fissai lo sguardo pochi metri davanti ai miei piedi e ricominciai a salire sprofondando, fino a sotto la terminale...li mi concessi una pausa per bere un po' d'acqua ed in quel momento i francesi sbucarono dal loro canale, seguiti da un quarto individuo con la tavola in spalle...Alessio!
Aspettai il gruppo in totale relax, per oggi avevo tracciato abbastanza! Ed in effetti dopo altri 150 metri mi fermai per ristabilire la temperatura delle mie mani e lasciai passare il mio amico ed uno dei tre, per battere gli ultimi 300 metri di questo km verticale.
La neve era incredibile, polvere invernale, si sprofondava fino a metà tibia ed inoltre gli ultimi 100 metri che la signora del rifugio mi aveva descritto su ghiaccio, erano stati imbiancati da una spruzzatina di neve...una spruzzatina è meglio di nulla no?

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Ciò che tutti sospettavamo, si materializzò sotto i nostri piedi: gli ultimi 80 metri erano sul blu, con uno stratino effimero di neve perfetta; due del trio dissero che sarebbero saliti a piedi a fare due foto alla Barre dal colle, l'altro rimase sotto ed io ed Ale salimmo fino ad una decina di metri dallo scollinamento e poi tirato fuori uno dei due attrezzi da ghiaccio che fino a li erano rimasti nello zaino, mi ancorai con una fettuccia per cercare di creare un terrazzino per mettere gli sci.
Ale compose la sua split con una maestria da applauso, facendo l'equilibrista su dieci centimetri di ghiaccio scavato e mi disse che scendeva perché aveva freddo, lo vidi leggero sullo stratino di neve e poiin basso firmare il pendio nevoso da sogno...io invece con scomodità estrema vista il grado di scioltezza delle mie anche, mi presi i miei tempi ed alla fine calzai gli sci, non vedevo l'ora di buttare giù le punte!

Feci tre curve sul tappetino di neve virtuale ed alla quarta ripulii un po di "pista" lasciando un bel po' di ghiaccio a vista , dopodiché fu il delirio puro! Il vero delirio sciistico! Un pendio enorme ed inclinato su neve perfetta, ad ogni curva morbida, le scarichette spontanee mi accompagnavano in questo sogno, firme di medio raggio al fianco della traccia stretta del mio socio per non rovinargliela...una cosa indescrivibile!E le dimensioni della discesa si sentivano sulle gambe...era tutto perfetto!!!

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Sotto la parte mediana vidi Alessio infilarsi nel percorso che insieme ai nostri nuovi amici aveva svolto in salita e così io raggiunsi l'imbocco del mio canale inferiore.
L'entrata mi regalò ancora buona neve per lasciare poi la scena ad un fondo marmorizzato, teatro di un vecchio distacco, curvai per gran parte del canale e poi assecondai gli sci in una serie di scivolate stile inglese ubriaco, fino a che i residui della valanga mi aiutarono a fermarmi in modo non troppo cortese!

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Usciti dai rispettivi canali, Alessio ed io ci salutammo, dovevo assolutamente rientrare a Sestriere nel pomeriggio e i nostri tempi di percorrenza erano troppo diversi, ci aspettava un rientro lunghissimo ed io volevo sfruttare i fianchi ancora rigelati delle montagne circostanti, per ritardare il più possibile il momento in cui avrei rimesso le pelli e dopo avrei tolto gli sci...

Feci una diagonale chilometrica cercando di non perdere quota ed in questo modo arrivai fino ad un piano nel vallone principale, che posto pazzesco!
Risistemai lo zaino, montai le pelli e dopo aver attraversato tre o quattro ruscelli, cominciai la marcia di rientro sotto un sole fastidioso, lungo una misera traccia di neve marcia in piano..

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Giunsi ad una selletta di rocce; se dal rifugio il sentiero era chiarissimo e famigliare, questo vallone era una zona del tutto nuova e così quando vidi alla mia sinistra che la neve continuava giù da un pendio sciabile, tolsi le pelli e decisi di sfruttarlo.
Cominciai a scendere su neve cotta ,ma ancora portante, il vallone aumentò di pendenza fino a diventare un vero e proprio canale, percorsi ancora qualche curva dopodiché mi inchiodai. Ero finito in una stramaledettissima gorgia! Sotto di me il torrente gonfio scavava la neve ed davanti ad una decina di metri, esplodeva in una cascata che cadeva in una gola profonda portandosi dietro pezzo dopo pezzo, la mia presunta pista da sci...Tutte le sirene cominciarono a suonare, non ci potevo credere! Stavo rischiando il dramma alla fine della giornata, a venti minuti dal furgone, dalla birra...

Mi guardai attorno, a destra potevo vedere due grosse fessure con il gorgo che lavorava, dovevo fare subito una diagonale sperando che i ponti non facessero dispetti pesanti... tastai con la racchetta in modo un po' idiota e poi scivolai senza fiato via da quello zoccolo nevoso pericolante.
Recuperai le pulsazioni! Di risalire da dove ero sceso non se ne parlava, sarebbe stato troppo rischioso, l'unica soluzione era arrampicare su da una serie di cenge di roccia facile, sulla quale posavano alberelli verdi che sebbene non offrissero un appiglio particolarmente solido , erano un aiuto di lusso!
E così dopo mezz'ora di arrampicata con scarpone da sci, dandomi del minchione ad ogni tacca scivolosa, riguadagnai il sentiero e finalmente arrivai al furgone dove in barba ai miei impegni, mi concessi mezz'ora di totale relax!
Era ufficiale ero davvero molto stanco!

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aggiungo questa foto di Alessio detto "il curvetta"...............................................................................................
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"un'ottima gita di respiro, in vista di progetti più impegnativi".....Aspettiamo con cardiopalmo i progetti futuri :shock: :HIP!!!!
Comunque che figata di pendio!!!

PS: come fai a sapere quando, degli ipotetici pochi centimetri di neve poggiati sul ghiaccio vivo, terranno i tuoi sci e quando invece scivolerebbero via come polvere sul cristallo (tipo con Xavier de le Rue nel famoso video :shock:!!)?
 
applausi e grazie per portarci sempre con te nelle tue avventure con i tuoi racconti e le tue foto
 
grande come sempre, e grazie per condividere queste avventure!!
parere del tutto personale, i passati remoti mi piacciono meno dei piu' consueti passati prossimi... :D
 
Per Pillow...
Un'uscita con una copertina di polvere sopra il ghiaccio ti da di per se tutta una serie di indicazioni:
l'hai salita dunque sai cosa ti aspetta ( soprattutto una gran rottura, se sei appena sotto il colle, per farti la piazzola...)
sai che al 90 per cento la neve non basterà per fare lo sburone, quindi devi valutare la condizione che hai sotto, nel senso che se il pendio è una pista con trenta centimetri di powder, puoi permetterti di tastare;li per esempio, la parte vicina alle rocce a dx scendendo era ipotizzabile dunque non è che avessi tutte ste grandi ansie...
E' chiaro che se sotto ci fosse stato un pendio di quelli da super culo stretto, la cosa avrebbe preso una piega diversa e se proprio avessimo voluto salire, poi si tirava fuori la corda...come sempre ciò che veste una discesa in tutti i sensi è sempre la neve!
 
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