crazytelemark
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E’ una lunga storia quella degli individui “fighi” (o “fichi” se leggete da roma in giù) contrapposti a quelli un po’ “sfigati”.
La storia di chi è sempre alla moda, sempre a posto, sempre in ordine, sempre sempre sempre “avanti”, insomma, sempre “figo”.
Insomma, la distinzione tra chi è e chi non è.
Tra chi è vestito freeride-style e chi no
Tra chi ha un paio di perline extralarge ai piedi e chi no
Tra chi ha un casco fico e chi no
Tra chi ha gli occhialoni con la lente agli infrarossi per le discese in notturna
E infine tra chi indossa lo zainetto e chi no!!!!!!!
E ovviamente non uno zainetto qualunque, magari marchiato HARD-DISCOUNT, ma marchiato come minimo BD, tanto per non fare nomi.
Proprio lo scorso we facevo caso come molti colleghi stallonati nonché tutti i “rivettati” ma con look da freerider indossassero zainetti molto aggressivi.
In verità non mi sembrava che tutti quanti sciassero lontani dalle piste con la necessità di avere quindi il set da intervento rapido piuttosto che pelli per la risalita … e poi mi sembravano poco pieni questi zainetti, senza tracce di sonde o di pale …
E allora?
Forse contenevano la “schiscetta”? Un panino con la mortazza? La lattina di RedBull (che è buona come un gatto nero attaccato ai maroni)?
O forse una maglia di lana merinos fuori e cotone sulla pelle per tmk’er particolarmente sensibili?
O forse contenevano la bandiera dell’Italia da sventolare il 17 di marzo. O quella della Padania da sventolare sempre il 17 marzo. O quella dell’Inter da sventolare, si spera, tra qualche mesetto.
O forse contenevano L’Origine della Specie di Darwin, testo basilare per comprendere perché siamo diventati telemarker e non siamo rimasti sciatori?
O forse un plaid da picnic o da eventuali ed improbabili “camporelle” in un boschetto di larici?
O forse un breviario per approfittare della posa inginocchiata e guadagnarsi la via, anzi la discesa verso il paradiso?
O magari un indispensabile Ipad con caricate tutte le foto delle nostre vacanze a Pinarella di Cervia?
O un pezzo del motore della propria BMWQuattroGTSuperSUV onde evitare di farsela sgraffignare nel parcheggio (il famoso parcheggio pieno di bastoncini “bagnati” abbandonati dal famoso possessore dell’Audi che non sapeva dove metterli)?
O i pezzi di ricambio delle racchette Leki che oramai per poterle incastrare automaticamente nei guanti è necessario avere anche le mutande Leki, le calze Leki e i preservativi Leki?
Con il rischio poi di rimanere con lo zainetto agganciati alla seggiovia come dei salami in stagionatura e rischiare di finire i nostri giorni immortalati dall’immancabile skier con la Gopro sul casco e terminare ingloriosamente la nostra carriera su YouTube con il video più cliccato del pianeta!!!
Quindi, lo zainetto, è solo moda o è anche sostanza? O tutte e due le cose messe assieme? O il mio è il solito intervento del cavolo?
La storia di chi è sempre alla moda, sempre a posto, sempre in ordine, sempre sempre sempre “avanti”, insomma, sempre “figo”.
Insomma, la distinzione tra chi è e chi non è.
Tra chi è vestito freeride-style e chi no
Tra chi ha un paio di perline extralarge ai piedi e chi no
Tra chi ha un casco fico e chi no
Tra chi ha gli occhialoni con la lente agli infrarossi per le discese in notturna
E infine tra chi indossa lo zainetto e chi no!!!!!!!
E ovviamente non uno zainetto qualunque, magari marchiato HARD-DISCOUNT, ma marchiato come minimo BD, tanto per non fare nomi.
Proprio lo scorso we facevo caso come molti colleghi stallonati nonché tutti i “rivettati” ma con look da freerider indossassero zainetti molto aggressivi.
In verità non mi sembrava che tutti quanti sciassero lontani dalle piste con la necessità di avere quindi il set da intervento rapido piuttosto che pelli per la risalita … e poi mi sembravano poco pieni questi zainetti, senza tracce di sonde o di pale …
E allora?
Forse contenevano la “schiscetta”? Un panino con la mortazza? La lattina di RedBull (che è buona come un gatto nero attaccato ai maroni)?
O forse una maglia di lana merinos fuori e cotone sulla pelle per tmk’er particolarmente sensibili?
O forse contenevano la bandiera dell’Italia da sventolare il 17 di marzo. O quella della Padania da sventolare sempre il 17 marzo. O quella dell’Inter da sventolare, si spera, tra qualche mesetto.
O forse contenevano L’Origine della Specie di Darwin, testo basilare per comprendere perché siamo diventati telemarker e non siamo rimasti sciatori?
O forse un plaid da picnic o da eventuali ed improbabili “camporelle” in un boschetto di larici?
O forse un breviario per approfittare della posa inginocchiata e guadagnarsi la via, anzi la discesa verso il paradiso?
O magari un indispensabile Ipad con caricate tutte le foto delle nostre vacanze a Pinarella di Cervia?
O un pezzo del motore della propria BMWQuattroGTSuperSUV onde evitare di farsela sgraffignare nel parcheggio (il famoso parcheggio pieno di bastoncini “bagnati” abbandonati dal famoso possessore dell’Audi che non sapeva dove metterli)?
O i pezzi di ricambio delle racchette Leki che oramai per poterle incastrare automaticamente nei guanti è necessario avere anche le mutande Leki, le calze Leki e i preservativi Leki?
Con il rischio poi di rimanere con lo zainetto agganciati alla seggiovia come dei salami in stagionatura e rischiare di finire i nostri giorni immortalati dall’immancabile skier con la Gopro sul casco e terminare ingloriosamente la nostra carriera su YouTube con il video più cliccato del pianeta!!!
Quindi, lo zainetto, è solo moda o è anche sostanza? O tutte e due le cose messe assieme? O il mio è il solito intervento del cavolo?