Le prove definitive non ci sono, perché nel Medioevo non c'erano i glaciologi che andavano a misurare il bilancio di massa annuale. E nemmeno abbiamo rappresentazioni pittoriche realistiche di quel periodo.
Rimangono però alcuni dati certi. Le perforazioni effettuate nei ghiacciai italiani dall'Università di Milano e Torino (sono stati sicuramente perforati i ghiacci dell'Adamello e quelli del Lyskam sul Rosa) mostrano un accumulo continuo di ghiaccio per almeno 5000 anni. Effettivamente dopo la glaciazione di Wurm ci fu un periodo più caldo di quello attuale dove probabilmente non c'erano ghiacciai sulle Alpi, ma poi da allora, non si sono più sciolti completamente. Quindi, almeno nel bacino di accumulo, il ghiaccio si è sempre stratificato. Al netto del ritiro delle lingue terminali che sicuramente c'è stato, ciclicamente, anche in secoli recenti, e anche nel Medioevo. Oggi i ghiacciai stanno perdendo massa anche nei bacini di accumulo sommitali, con lo 0 termico sopra i 4000 m per buona parte dell'estate.
Poi, tra appassionati di montagna, davvero non capisco cosa ci sia di strano nel fatto che i passi alpini siano transitabili. I passi principali, lo sono per definizione, e il transito di merci e persone attraverso le Alpi è avvenuto anche nel pieno della PEG, basti pensare ai lanzichenecchi nel 1600.
La coltivazione della segale sulla Alpi, allo stesso modo, non mi sembra così eccezionale. Si coltivava anche nel 1800 che era un secolo freddo. Ci si coltiva anche la vite, oggi come ieri, così come la vite è coltivata ancora oggi anche nella Francia centro-settentrionale e in Germania. C'è qualcosa perfino nel sud dell'Inghilterra. La prova che le vigne in Valtellina non ci sono da ieri, è che nei documenti della Val Brembana, raccolti da Felice Riceputi, sono attestati contratti di scambio di ferro brembano in cambio di vino valtellinese, anche nel 1700 e nel 1800.
Insomma, ciò che dovrebbe meravigliarci, in realtà è avvenuto anche in periodi considerati "freddi".