Edo
???
Buonasera,
Come da titolo, questa fotocronaca si riferisce ad una piccola e sconosciuta (perlomeno in Italia, e sospetto anche oltre il confine all'infuori del dipartimento all'interno della quale si trova) località situata nella mia zona di azione storica. Nonostante ciò, il fatto che questa località sia incastonata tra due comprensori decisamente più attraenti per lo sciatore esigente, ed il non trascurabile fatto che la distanza non in linea d'aria dal mio luogo di residenza si avvicini comunque ai centonovanta chilometri, porta il sottoscritto a trascurare questi pendii, nonostante la passione per i bassifondi sia già stata innumerevoli volte resa manifesta sul forum. A dire il vero avevo già sciato da bambino in questa località, ma i ricordi non erano molto nitidi.
Chi avesse sciato nella incommensurabilmente più nota Vars, tuttavia, avrebbe potuto notare, scendendo dalla vetta sommitale del comprensorio verso la conca innevata che ospita il settore principale della stazione sciistica, con la pista in cresta, quasi in piano, che era anch'essa affiancata da un mitico téléski fino ad un paio d'anni fa, sulla destra, uno skilift su un pendio in lontananza. Avrebbe potuto domandarsi se questa località fosse ancora in funzione, data la triste fine che hanno fatto in giro per le Alpi queste piccole località dimenticate da tutti, ma avrebbe potuto rallegrarsi nel vedere che ogni tanto sulla linea di risalita dell'unico skilift facilmente distinguibile (in quanto non reso evanescente dal bosco. Percepibile ad occhio nudo, s'intende), di tanto in tanto un puntino in movimento si materializzava. Talvolta come scritto lungo la linea di salita, talvolta lungo quella di caduta. Raramente contemporaneamente, ma nel caso, i puntini sono sempre contabili, comesissuoldire, sulle dita di una sola mano.
Orbene, in conclusione, sabato scorso quel puntino, uno di quei puntini a dire il vero, ma quanto pocanzi affermato si è confermato assolutamente vero, ero io.
Bassofondo a denominazione di origine controllata in quanto, in accordo con il parere dello scrivente e dell'ivi scivolante, nonché ascendente per mezzo delle tre meravigliose sciovie ad agganciamento automatico a pertica alta ed a tentativo di castrazione ad ogni prova di unione tra la singolare morsa senza soluzione di continuità e la fune impalmata che viaggia con encomiabile premura, dotato solo e soltanto di questi marchingegni talvolta descritti come infernali. Scrivevo, dunque, che, proprio per merito della sola presenza di siffatti manufatti per accedere alla possibilità di gravitare da monte verso valle a ciclo continuo; la foule, i gitanti provenuti in torpedone e in comitiva , gli sciatori ski-in-ski-out, i sellarondisti medi, i tavolari derapatori folli, gli sfoggiatori a presunti o non presunti ammiratori di attrezzatura e/o di vestiario d'ultimo grido, i finti o parziali scivolatori rifugisti, ma anche i debuttanti più o meno locali non ancora formati dalle insidie delle piste transalpine, non sono stati in alcun modo avvertiti durante l'attività sportiva nonché in primo luogo esplorativa. Nonché naturalmente nemmeno i famigerati e sinistri missili Bergstation-Unterschenkel d'oltre cortina che fu. Proprio a causa della diserzione delle discese da quanto elencato, anche in una giornata del dopo settimana lavorativa media, saranno più i momenti nel quale lo sciatore si troverà da solo che quelli nel quale si troverà a condividere la stessa fila indiana in occasione dell'attività di sollevatura meccanizzata atta a contrastare la forza fisica maledetta (come mi pare che l'avesse definita qualcuno tempo fa), ma a tratti benedetta, perché si che talvolta impedisce la sciata, ma è anche la cosa che quando serve la rende possibile. Lo Yin e lo Yang, insomma.
Ho menzionato solamente la risalita assolutamente non per caso, in quanto per incappare nella fastidiosa situazione di dove compartecipare ad una discesa, costringendosi ad aver premura di non impattare con un altro simile, peggio ancora se anche missile - calamitosa la situazione nella quale sia missile lo scrivente anch'egli e debba impegnarsi al massimo per non rendere la situazione doppiamente nonché effettivamente calamitosa - bisognerebbe proprio mettersi d'impegno, tallonandosi apposta.
In aggiunta, ma a parer mio non meno importante, è il fatto che il bassofondo in questione si trova all'interno dell'area amministrativa dove non è infrequente che generosi contributi pubblici fioccati da lontano facciano anche fioccare da lontano (invero da vicino, dato che, verrebbe da ipotizzare che il celebre campanilismo faccia sì che casualmente la gara d'appalto venga vinta perlopiù dal costruttore d'impianti di risalita di origine, anche se in realtà parzialmente solo più di nome, nazionale, con sede poco oltre la fine, o l'inizio a seconda di come lo si vuole vedere, a seconda se ci si muova come comunemente accade dalla pianura verso la montagna, oppure in direzione ostinata e contraria dalla montagna verso la pianura con il solo ed unico scopo di dirigersi verso altri non meno importanti bassifondi la cui esistenza viene messa sempre di più a repentaglio a causa del cambiamento climatico, di una porzione di catena alpina) ed anche all'interno delle aree sciistiche più neglette, prodotti funiviari di elevata contemporaneità. Come nel caso del precedentemente presentato bassofondo-ma-meno-bassofondo-di-questo, pirenaico. Elementi che vengono apprezzati altroché dal sottoscritto, ma che innegabilmente contribuiscono ad impoverire la traslazione temporale della ski-experience. A dire il vero, nel caso della località al confine franco-catalano, l'elemento progressista andava a sostituire una assolutamente per me priva di fascino e quanto ancor meno di confort seggiovia triposto dalle sedute che provocano ematomi al momento dell' inizio della corsa - situazione decisamente più sgradita di quella restituita dai tanto maltrattati téléskis per i quali è talvolta sufficiente tentare di provocare con il braccio il movimento ammortizzatorio che dovrebbe essere di attinenza del sostegno ma che purtroppo non parrebbe essere affatto stato preso in considerazione in sede di progetto - che attraversava un pendio brullo e ventoso, lungo il quale una risalita su tale incerto e traballante rudere, come tra l'altro ancor accade sulla sezione precedente non ancora rimodernata, non aggiunge alcun valore positivo alla sciata, a differenza di un attraversamento del bosco effettuato mantenendo il contatto con il terreno, tranne che se si è bambini e magari un po' bassini. Perché in quel caso la musica sì che cambia, eccome, e l'ultima frase del precedente paragrafo non riscontra sempre un'attinenza nella realtà. Come forse possono ricordare le centinaia, le migliaia, le decine di migliaia di sciatori oggi adulti ma che nel passato hanno iniziato a solcare le nevi transalpine - all'inizio della loro carriera sciistica - e che magari ne sono rimasti a lungo traumatizzati, per lunghi anni, fino ad una eventuale presa di maggiore consapevolezza venuta solamente con la maggiore esperienza acquisita con lo scorrere del tempo e con il passare degli anni. Soprattutto perché all'epoca il téléski non era un vezzo da amatori come accade adesso, ma spesso un impianto obbligato per potersi spostare all'interno dei domaines skiables già all'epoca molto estesi ma decisamente meno performanti sotto il punto di vista dell'infrastruttura, che ai nostri giorni.
Ahimè, ho recentemente letto sul forum di pertinenza che anche l'integrità di questa località è stata messa seriamente a repentaglio, perlomeno con le idee, e non fortunatamente, per il momento, con i fatti - forse per mancanza di fondi, forse per la giusta e sacrosanta opposizione degli abitanti vallivi - da uno di questi oggetti moderni nel passato più recente. Nel caso specifico, lo scempio sarebbe tanto più reale, nonché a mio avviso anche surreale, in quanto avrebbe dovuto trattarsi di ignominiosa seggiovia quadriposto a morsa fissa in sostituzione di uno o di entrambi gli skilift.
Detto anche questo, la denominazione di garanzia viene appunto dall'integrità della skiarea, che dal 1969, anno di costruzione del primo e del terzo skilift - il secondo essendo stato riposizionato nel 1995 e del quale non conosco l'esatto anno di costruzione, che è presumibilmente simile a quello degli altri due - non dovrebbe essere cambiata di molto. E pure prima, con gli skilift precedenti a questi, è possibile ritornare indietro fino al lontano 1938. A differenza, recapitolando, della maggior parte degli altri bassifondi francesi dove si riscontra una situazione infrastrutturale in contrasto a quella che c'è sulle montagne olimpiche cisalpine con le loro notorie anticaglie. Fuori luogo le une, così come spesso fuori luogo - perlomeno per gli amanti dell'archeologia, o semplicemente per chi ha il desiderio o peggio ancora (per lui) la necessità di disintossicarsi dall'industria dello sci una volta ogni tanto - le altre.
Concludo, prima di passare alle immagini, con una menzione speciale. Poiché se nientedimeno che l'Eccellenza in persona riportava in grafia teleinformatica che "Arolla è un centro sciistico molto particolare che stenta a trovare suoi eguali in tutta la catena alpina. Con cinque sciovie alla francese, cioè a pertica lunga, di cui quattro ad ammorsamento automatico con strappo alla partenza tributario della velocità particolarmente elevata della fune, Arolla riesce, con un impatto minimo sull'ambiente, a dare accesso a un demanio sciistico estremamente ampio e vario su 1000 metri di dislivello. Le quote particolarmente elevate - si scia dai 3000 ai 2000 - sono di per se una garanzia di sufficienti spessori del manto nevoso naturale. Ciò nonostante, Arolla si è permessa una piccola concessione alla modernità installando nel settore più basso, discretamente dissimulati tra i larici, un paio di cannoni sparaneve, ciò che testimonia la volontà dei gestori di mantenere durevolmente vitale la stazione.
L'ascensione dai 2000 ai 3000 con le due sciovie principali è sorprendentemente veloce, ciò che permette di ripetere più e più volte le varie piste con tutte le varianti e i fuoripista di contorno. Certo, ad ogni nuova risalita i muscoli delle gambe stanno in tensione e si affaticano molto di più che non in una comoda seggiovia, eppure anche questa forma, se vogliamo "primitiva", di pratica sciatoria ha il suo fascino e andrebbe raccomandata a chi non ha mai avuto il piacere di provarla.", risulterebbe forse presuntuoso, forse maleducato, o forse semplicemente inutile, riformulare da parte mia quanto enunciato con qualche piccola variazione sul tema. Ovviamente in questo caso le quote di inizio e di fine del demanio sciabile sono leggermente dissimili (ma non il dislivello complessivo), le sciovie cimentose in successione (benché tecnicamente non lo siano in termini topografici, in quanto non in linea, soprattutto la terza) sono tre e non due, le piste forse - in quanto appartenenti a territori di medesima cultura linguistica - sono sì comparabili per tipologia ma ovviamente non per ambiente alpino, non solo per le quote ma soprattutto per l'incredibile panorama che si può ammirare dai pendii della cugina vallesana (dal sottoscritto non ancora provata, ma ovviamente elencata nella wishlist da quanto tale fotocronaca venne pubblicata). E per ipotizzo, qualità della neve. Ma l'anima della località, l'emozione che può trasmettere, il mood e le vibes, se proprio si è costretti a ricorrere a questi due esecrabili anglicismi crudi che ultimamente vanno tanto di moda, sono a mio parere, o perlomeno ipotizzo, sovrapponibili. Perlomeno parzialmente, se non in modo se non totale, maggioritario.
Dunque, ciò premesso, possiamo passare oltre al testo per concentrarci sulle immagini:
Una stradina si dirama dal fondovalle, dopo una serie interminabile di bivi. Venendo da nord è molto difficile arrivare qua senza seguire le indicazioni del navigatore satellitare e senza sbagliare. Inoltre, difficilmente un forestiero di passaggio dalla strada statale a fu scorrimento veloce ma che purtroppo è oramai a scorrimento sempre più lento si accorge di questa località perché è necessario lasciare la carreggiata principale per immettersi in quella che sembra a tutti gli effetti una stradina di accesso ad un insignificante centro abitato. Da lì una stretta, nonché potenzialmente pericolosa a causa del fatto che, lì come in centinaia se non in migliaia di altri tratti stradali d'oltralpe non salvaguardati da alcuna rete di protezione per contrastare le frane, strada che si snoda a mezza costa taglia per oltre una decina di chilometri il fianco orientale della valle. Finalmente, dopo le menzionate congiunzioni con altre opere viarie, ma che tutto sembrano tranne che portare ad una località sciistica, si arriva sulla strada principale che porta in pochi chilometri al centro abitato ed alla fine della valle:
In realtà, proseguendo per tredici chilometri dopo la mia località di destinazione, nel periodo estivo si dovrebbe poter accedere tramite una strada sterrata ad un interessante strada di montagna. Non avendo presumibilmente un autoveicolo adatto però il sottoscritto non l'ha mai provata, anche se alla vista di quel cartello e di qualche immagine in rete l'interesse in merito si è rinnovato, e non è detto che in futuro non possa mettermi a ripassare l'argomento per tentare un'ascesa all'affascinante galleria che si può vedere sulle immagini a riguardo.
Finalmente l'indicazione grafica che informa il visitatore di trovarsi sulla retta via per la pratica dell'attività che sostenta l'esistenza stessa di questa piattaforma multimediale:
La strada:
Ed il bivio. Per il micro centro abitato e per le piste si deve girare a destra. Proseguendo dritti si arriva ad una frazione di poche case, dove la strada termina con una sbarra. D'estate probabilmente inizia da lì l'itinerario sterrato. In inverno invece ci sarebbe una zona attrezzata dedicata allo sci di fondo, ma dove già non c'è più la neve:
La piazza centrale con l'edificio che ospita l'amministrazione comunale:
Proseguendo per poche centinaia di metri si arriva da un parcheggio. Si trova qua qualche edificio, ed il front de neige:
Anche arrivando tardi ovviamente non c'è carenza di posto per parcheggiare. Ed ovviamente il parcheggio non è a pagamento, anche se a giudicare dalla recente scoperta riguardante la località meno moderna della regione alpina meno moderna in quanto a sport invernali, se fosse all'interno dei confini nazionali non ci si dovrebbe oramai stupire del contrario:
Mancano pochi minuti a mezzogiorno e posso dunque acquistare al botteghino che sta dietro a questa parete con il plan des pistes, in cambio di ventidue euro - a dire il vero, bassofondo non dei più economici in Francia considerando l'infrastruttura - la tessera magnetica sulla quale viene caricato lo skipass pomeridiano:
L'accesso allo skilift si deve fare a piedi in salita. In realtà ho scoperto successivamente che si sarebbe potuto andare a prendere uno skilift baby sulla destra - per raggiungere il quale sarebbe stato necessario perlomeno camminare in piano e non in salita - ma non sarà sicuramente questa piccolissima fatica a scoraggiare l'utente-tipo di questo tipo di località:
Nella foto precedente si può vedere che addirittura una località del genere è dotata di un paio di edifici adibiti, presumo, ad appartamenti ad uso turistico. A giudicare dalla situazione riscontrata in pista non posso affermare che tutto quanto scritto nell'introduzione debba decadere, ma magari anche questo bassofondo vive un breve periodo d'alta stagione in qualche momento dell'anno durante il quale, magari, si può assistere anche ad un moderato affollamento in pista; magari anche a qualche momento d'attesa per prendere uno degli impianti.
Il primo téléski:
Oltre ai quattro cannoni da neve presenti lungo la parte di pista che affianca l'inizio dello skilift, l'altro elemento di modernità sono i tornelli e la carta magnetica (da acquistare al prezzo di tre euro se non si è in possesso di altro supporto Skidata da ricaricare. Io l'ho preso per averlo per ricordo ma dalla mia non piccola esperienza in Francia non fanno mai storie quando si tratta di ricaricare un supporto con il logo di un'altra località, a differenza di quanto, sempre in accordo alla mia non piccola esperienza, può accadere in località, soprattutto situate in aree germanofone, di ben altra notorietà). Il lettore accorto potrà anche accorgersi che la giacca dell'omino dello skilift è brandizzata con un differente logo, ben più noto di quello della località oggetto della cronaca. Perché ebbene sì, è la stessa società della nota e vicina vicina che gestisce questi impianti.
Fatto che fa forse avere a questa località maggiori chanches di godere di una vita residuale più lunga di quella che hanno località a lei imparentate. Addirittura era stato ipotizzato un collegamento tra le due stazioni in passato tramite una lunga telecabina, se ben ricordo. Non mi sono informato sul perché di questo fatto, della gestione comune voglio dire, ma si potrebbe ipotizzare che sia conseguenza di un accordo tra le due entità comunali, dato che lo skilift sommitale del grosso comprensorio dirimpettaio al quale facevo riferimento in precedenza - e la pista dalla quale si può vedere il bassofondo e che conduce pure ad un colle dal nome inequivocabile, ed a giudicare dalla cartografia anche la stazione di vetta della nuova seggiovia Speed Masters, rientrano all'interno del territorio comunale di Crévoux:
In ogni caso, la risalita con la prima delle tre sciovie:
Curioso come la famosa "pertica" del téléski débrayable su questo vecchio cartello venga riportata come "canna":
In ogni caso, da metà percorso la risalita viene affiancata dalla piacevole pista rossa La Ratelle. Ho dimenticato di scrivere che la sciata è stata molto piacevole a causa dell'apprezzatissimo cosiddetto firn primaverile, non rovinato dai troppi passaggi e perciò rimasto godibile fino a chiusura impianti. Anzi, a dire il vero le due piste del terzo skilift presentavano un fondo duro, ghiacciaticcio, poco squagliato e perciò per me poco piacevole. E per questo motivo ho fatto molti più giri sulle piste basse che su quelle alte:
Dall'arrivo del primo skilift si accede velocemente al secondo. E' presente qua anche un piccolo punto di ristoro, che io tuttavia non ho utilizzato. In vetta alle montagne sullo sfondo, lungo la cresta, c'è la pista panoramica già menzionata più volte, dalla quale si vedono reciprocamente le due skiaree imparentate:
Il secondo skilift, che sale in mezzo al bosco fino a circa i due terzi del percorso:
Quasi sopra passano costantemente aerei. Probabilmente anche lo sfortunato aeromobile fatto impattare contro il suolo dal pilota suicida qualche anno fa avrebbe dovuto transitare da qua. Perlomeno i velivoli che percorrono attualmente la stessa rotta, in accordo con le mappe, lo fanno quotidianamente:
L'arrivo in vetta con il secondo skilift:
Da qua si può scendere verso la partenza con una pista nera al naturale a sinistra (guardando a valle) o rossa a destra, oppure proseguire con una blu, unica pista a mio parere poco interessante della piccola skiarea, verso il terzo skilift:
Il terzo skilift. Un altro dei motivi che mi ha portato fino a qui erano le previsioni di vento molto forte previste per lo scorso sabato. Vento che in effetti ha costretto a tenere chiusi la maggior parte degli impianti delle altre località. In realtà poi il versante trovandosi sottovento era abbastanza riparato, ma un altro vantaggio di una località skilift-total è quello di avere la garanzia di trovare l'interezza delle piste percorribili anche in una giornata con una situazione in merito al limite:
Sulla destra si può notare un paio di sci in vendita. Evidentemente si tratta di una tradizione strettamente locale, in quanto anche alla partenza degli altri impianti erano presenti alcune paia di sci con il cartellino del prezzo:
Risalita in vetta:
Il panorama verso nord dalla vetta:
E verso sud. Lì dietro, le piste di Les Orres, un'altra più che interessante località sciistica delle Alpi meridionali francesi. Dietro in basso, il lago di Serre-Poncon (con la c francese che al momento non so come fare) nei pressi di Embrun. Davanti a questa rete sì che quasi non riuscivo a stare in piedi dal vento che c'era:
Inizio a scendere, con la pista rossa a sinistra dello skilift:
Intervallata, purtroppo, dall'obbligatoria pausa alla quale costringe tutti gli autori di ineffabili fotocronache il Dittatore Xenforo:
Come da titolo, questa fotocronaca si riferisce ad una piccola e sconosciuta (perlomeno in Italia, e sospetto anche oltre il confine all'infuori del dipartimento all'interno della quale si trova) località situata nella mia zona di azione storica. Nonostante ciò, il fatto che questa località sia incastonata tra due comprensori decisamente più attraenti per lo sciatore esigente, ed il non trascurabile fatto che la distanza non in linea d'aria dal mio luogo di residenza si avvicini comunque ai centonovanta chilometri, porta il sottoscritto a trascurare questi pendii, nonostante la passione per i bassifondi sia già stata innumerevoli volte resa manifesta sul forum. A dire il vero avevo già sciato da bambino in questa località, ma i ricordi non erano molto nitidi.
Chi avesse sciato nella incommensurabilmente più nota Vars, tuttavia, avrebbe potuto notare, scendendo dalla vetta sommitale del comprensorio verso la conca innevata che ospita il settore principale della stazione sciistica, con la pista in cresta, quasi in piano, che era anch'essa affiancata da un mitico téléski fino ad un paio d'anni fa, sulla destra, uno skilift su un pendio in lontananza. Avrebbe potuto domandarsi se questa località fosse ancora in funzione, data la triste fine che hanno fatto in giro per le Alpi queste piccole località dimenticate da tutti, ma avrebbe potuto rallegrarsi nel vedere che ogni tanto sulla linea di risalita dell'unico skilift facilmente distinguibile (in quanto non reso evanescente dal bosco. Percepibile ad occhio nudo, s'intende), di tanto in tanto un puntino in movimento si materializzava. Talvolta come scritto lungo la linea di salita, talvolta lungo quella di caduta. Raramente contemporaneamente, ma nel caso, i puntini sono sempre contabili, comesissuoldire, sulle dita di una sola mano.
Orbene, in conclusione, sabato scorso quel puntino, uno di quei puntini a dire il vero, ma quanto pocanzi affermato si è confermato assolutamente vero, ero io.
Bassofondo a denominazione di origine controllata in quanto, in accordo con il parere dello scrivente e dell'ivi scivolante, nonché ascendente per mezzo delle tre meravigliose sciovie ad agganciamento automatico a pertica alta ed a tentativo di castrazione ad ogni prova di unione tra la singolare morsa senza soluzione di continuità e la fune impalmata che viaggia con encomiabile premura, dotato solo e soltanto di questi marchingegni talvolta descritti come infernali. Scrivevo, dunque, che, proprio per merito della sola presenza di siffatti manufatti per accedere alla possibilità di gravitare da monte verso valle a ciclo continuo; la foule, i gitanti provenuti in torpedone e in comitiva , gli sciatori ski-in-ski-out, i sellarondisti medi, i tavolari derapatori folli, gli sfoggiatori a presunti o non presunti ammiratori di attrezzatura e/o di vestiario d'ultimo grido, i finti o parziali scivolatori rifugisti, ma anche i debuttanti più o meno locali non ancora formati dalle insidie delle piste transalpine, non sono stati in alcun modo avvertiti durante l'attività sportiva nonché in primo luogo esplorativa. Nonché naturalmente nemmeno i famigerati e sinistri missili Bergstation-Unterschenkel d'oltre cortina che fu. Proprio a causa della diserzione delle discese da quanto elencato, anche in una giornata del dopo settimana lavorativa media, saranno più i momenti nel quale lo sciatore si troverà da solo che quelli nel quale si troverà a condividere la stessa fila indiana in occasione dell'attività di sollevatura meccanizzata atta a contrastare la forza fisica maledetta (come mi pare che l'avesse definita qualcuno tempo fa), ma a tratti benedetta, perché si che talvolta impedisce la sciata, ma è anche la cosa che quando serve la rende possibile. Lo Yin e lo Yang, insomma.
Ho menzionato solamente la risalita assolutamente non per caso, in quanto per incappare nella fastidiosa situazione di dove compartecipare ad una discesa, costringendosi ad aver premura di non impattare con un altro simile, peggio ancora se anche missile - calamitosa la situazione nella quale sia missile lo scrivente anch'egli e debba impegnarsi al massimo per non rendere la situazione doppiamente nonché effettivamente calamitosa - bisognerebbe proprio mettersi d'impegno, tallonandosi apposta.
In aggiunta, ma a parer mio non meno importante, è il fatto che il bassofondo in questione si trova all'interno dell'area amministrativa dove non è infrequente che generosi contributi pubblici fioccati da lontano facciano anche fioccare da lontano (invero da vicino, dato che, verrebbe da ipotizzare che il celebre campanilismo faccia sì che casualmente la gara d'appalto venga vinta perlopiù dal costruttore d'impianti di risalita di origine, anche se in realtà parzialmente solo più di nome, nazionale, con sede poco oltre la fine, o l'inizio a seconda di come lo si vuole vedere, a seconda se ci si muova come comunemente accade dalla pianura verso la montagna, oppure in direzione ostinata e contraria dalla montagna verso la pianura con il solo ed unico scopo di dirigersi verso altri non meno importanti bassifondi la cui esistenza viene messa sempre di più a repentaglio a causa del cambiamento climatico, di una porzione di catena alpina) ed anche all'interno delle aree sciistiche più neglette, prodotti funiviari di elevata contemporaneità. Come nel caso del precedentemente presentato bassofondo-ma-meno-bassofondo-di-questo, pirenaico. Elementi che vengono apprezzati altroché dal sottoscritto, ma che innegabilmente contribuiscono ad impoverire la traslazione temporale della ski-experience. A dire il vero, nel caso della località al confine franco-catalano, l'elemento progressista andava a sostituire una assolutamente per me priva di fascino e quanto ancor meno di confort seggiovia triposto dalle sedute che provocano ematomi al momento dell' inizio della corsa - situazione decisamente più sgradita di quella restituita dai tanto maltrattati téléskis per i quali è talvolta sufficiente tentare di provocare con il braccio il movimento ammortizzatorio che dovrebbe essere di attinenza del sostegno ma che purtroppo non parrebbe essere affatto stato preso in considerazione in sede di progetto - che attraversava un pendio brullo e ventoso, lungo il quale una risalita su tale incerto e traballante rudere, come tra l'altro ancor accade sulla sezione precedente non ancora rimodernata, non aggiunge alcun valore positivo alla sciata, a differenza di un attraversamento del bosco effettuato mantenendo il contatto con il terreno, tranne che se si è bambini e magari un po' bassini. Perché in quel caso la musica sì che cambia, eccome, e l'ultima frase del precedente paragrafo non riscontra sempre un'attinenza nella realtà. Come forse possono ricordare le centinaia, le migliaia, le decine di migliaia di sciatori oggi adulti ma che nel passato hanno iniziato a solcare le nevi transalpine - all'inizio della loro carriera sciistica - e che magari ne sono rimasti a lungo traumatizzati, per lunghi anni, fino ad una eventuale presa di maggiore consapevolezza venuta solamente con la maggiore esperienza acquisita con lo scorrere del tempo e con il passare degli anni. Soprattutto perché all'epoca il téléski non era un vezzo da amatori come accade adesso, ma spesso un impianto obbligato per potersi spostare all'interno dei domaines skiables già all'epoca molto estesi ma decisamente meno performanti sotto il punto di vista dell'infrastruttura, che ai nostri giorni.
Ahimè, ho recentemente letto sul forum di pertinenza che anche l'integrità di questa località è stata messa seriamente a repentaglio, perlomeno con le idee, e non fortunatamente, per il momento, con i fatti - forse per mancanza di fondi, forse per la giusta e sacrosanta opposizione degli abitanti vallivi - da uno di questi oggetti moderni nel passato più recente. Nel caso specifico, lo scempio sarebbe tanto più reale, nonché a mio avviso anche surreale, in quanto avrebbe dovuto trattarsi di ignominiosa seggiovia quadriposto a morsa fissa in sostituzione di uno o di entrambi gli skilift.
Detto anche questo, la denominazione di garanzia viene appunto dall'integrità della skiarea, che dal 1969, anno di costruzione del primo e del terzo skilift - il secondo essendo stato riposizionato nel 1995 e del quale non conosco l'esatto anno di costruzione, che è presumibilmente simile a quello degli altri due - non dovrebbe essere cambiata di molto. E pure prima, con gli skilift precedenti a questi, è possibile ritornare indietro fino al lontano 1938. A differenza, recapitolando, della maggior parte degli altri bassifondi francesi dove si riscontra una situazione infrastrutturale in contrasto a quella che c'è sulle montagne olimpiche cisalpine con le loro notorie anticaglie. Fuori luogo le une, così come spesso fuori luogo - perlomeno per gli amanti dell'archeologia, o semplicemente per chi ha il desiderio o peggio ancora (per lui) la necessità di disintossicarsi dall'industria dello sci una volta ogni tanto - le altre.
Concludo, prima di passare alle immagini, con una menzione speciale. Poiché se nientedimeno che l'Eccellenza in persona riportava in grafia teleinformatica che "Arolla è un centro sciistico molto particolare che stenta a trovare suoi eguali in tutta la catena alpina. Con cinque sciovie alla francese, cioè a pertica lunga, di cui quattro ad ammorsamento automatico con strappo alla partenza tributario della velocità particolarmente elevata della fune, Arolla riesce, con un impatto minimo sull'ambiente, a dare accesso a un demanio sciistico estremamente ampio e vario su 1000 metri di dislivello. Le quote particolarmente elevate - si scia dai 3000 ai 2000 - sono di per se una garanzia di sufficienti spessori del manto nevoso naturale. Ciò nonostante, Arolla si è permessa una piccola concessione alla modernità installando nel settore più basso, discretamente dissimulati tra i larici, un paio di cannoni sparaneve, ciò che testimonia la volontà dei gestori di mantenere durevolmente vitale la stazione.
L'ascensione dai 2000 ai 3000 con le due sciovie principali è sorprendentemente veloce, ciò che permette di ripetere più e più volte le varie piste con tutte le varianti e i fuoripista di contorno. Certo, ad ogni nuova risalita i muscoli delle gambe stanno in tensione e si affaticano molto di più che non in una comoda seggiovia, eppure anche questa forma, se vogliamo "primitiva", di pratica sciatoria ha il suo fascino e andrebbe raccomandata a chi non ha mai avuto il piacere di provarla.", risulterebbe forse presuntuoso, forse maleducato, o forse semplicemente inutile, riformulare da parte mia quanto enunciato con qualche piccola variazione sul tema. Ovviamente in questo caso le quote di inizio e di fine del demanio sciabile sono leggermente dissimili (ma non il dislivello complessivo), le sciovie cimentose in successione (benché tecnicamente non lo siano in termini topografici, in quanto non in linea, soprattutto la terza) sono tre e non due, le piste forse - in quanto appartenenti a territori di medesima cultura linguistica - sono sì comparabili per tipologia ma ovviamente non per ambiente alpino, non solo per le quote ma soprattutto per l'incredibile panorama che si può ammirare dai pendii della cugina vallesana (dal sottoscritto non ancora provata, ma ovviamente elencata nella wishlist da quanto tale fotocronaca venne pubblicata). E per ipotizzo, qualità della neve. Ma l'anima della località, l'emozione che può trasmettere, il mood e le vibes, se proprio si è costretti a ricorrere a questi due esecrabili anglicismi crudi che ultimamente vanno tanto di moda, sono a mio parere, o perlomeno ipotizzo, sovrapponibili. Perlomeno parzialmente, se non in modo se non totale, maggioritario.
Dunque, ciò premesso, possiamo passare oltre al testo per concentrarci sulle immagini:
Una stradina si dirama dal fondovalle, dopo una serie interminabile di bivi. Venendo da nord è molto difficile arrivare qua senza seguire le indicazioni del navigatore satellitare e senza sbagliare. Inoltre, difficilmente un forestiero di passaggio dalla strada statale a fu scorrimento veloce ma che purtroppo è oramai a scorrimento sempre più lento si accorge di questa località perché è necessario lasciare la carreggiata principale per immettersi in quella che sembra a tutti gli effetti una stradina di accesso ad un insignificante centro abitato. Da lì una stretta, nonché potenzialmente pericolosa a causa del fatto che, lì come in centinaia se non in migliaia di altri tratti stradali d'oltralpe non salvaguardati da alcuna rete di protezione per contrastare le frane, strada che si snoda a mezza costa taglia per oltre una decina di chilometri il fianco orientale della valle. Finalmente, dopo le menzionate congiunzioni con altre opere viarie, ma che tutto sembrano tranne che portare ad una località sciistica, si arriva sulla strada principale che porta in pochi chilometri al centro abitato ed alla fine della valle:
In realtà, proseguendo per tredici chilometri dopo la mia località di destinazione, nel periodo estivo si dovrebbe poter accedere tramite una strada sterrata ad un interessante strada di montagna. Non avendo presumibilmente un autoveicolo adatto però il sottoscritto non l'ha mai provata, anche se alla vista di quel cartello e di qualche immagine in rete l'interesse in merito si è rinnovato, e non è detto che in futuro non possa mettermi a ripassare l'argomento per tentare un'ascesa all'affascinante galleria che si può vedere sulle immagini a riguardo.
Finalmente l'indicazione grafica che informa il visitatore di trovarsi sulla retta via per la pratica dell'attività che sostenta l'esistenza stessa di questa piattaforma multimediale:
La strada:
Ed il bivio. Per il micro centro abitato e per le piste si deve girare a destra. Proseguendo dritti si arriva ad una frazione di poche case, dove la strada termina con una sbarra. D'estate probabilmente inizia da lì l'itinerario sterrato. In inverno invece ci sarebbe una zona attrezzata dedicata allo sci di fondo, ma dove già non c'è più la neve:
La piazza centrale con l'edificio che ospita l'amministrazione comunale:
Proseguendo per poche centinaia di metri si arriva da un parcheggio. Si trova qua qualche edificio, ed il front de neige:
Anche arrivando tardi ovviamente non c'è carenza di posto per parcheggiare. Ed ovviamente il parcheggio non è a pagamento, anche se a giudicare dalla recente scoperta riguardante la località meno moderna della regione alpina meno moderna in quanto a sport invernali, se fosse all'interno dei confini nazionali non ci si dovrebbe oramai stupire del contrario:
Mancano pochi minuti a mezzogiorno e posso dunque acquistare al botteghino che sta dietro a questa parete con il plan des pistes, in cambio di ventidue euro - a dire il vero, bassofondo non dei più economici in Francia considerando l'infrastruttura - la tessera magnetica sulla quale viene caricato lo skipass pomeridiano:
L'accesso allo skilift si deve fare a piedi in salita. In realtà ho scoperto successivamente che si sarebbe potuto andare a prendere uno skilift baby sulla destra - per raggiungere il quale sarebbe stato necessario perlomeno camminare in piano e non in salita - ma non sarà sicuramente questa piccolissima fatica a scoraggiare l'utente-tipo di questo tipo di località:
Nella foto precedente si può vedere che addirittura una località del genere è dotata di un paio di edifici adibiti, presumo, ad appartamenti ad uso turistico. A giudicare dalla situazione riscontrata in pista non posso affermare che tutto quanto scritto nell'introduzione debba decadere, ma magari anche questo bassofondo vive un breve periodo d'alta stagione in qualche momento dell'anno durante il quale, magari, si può assistere anche ad un moderato affollamento in pista; magari anche a qualche momento d'attesa per prendere uno degli impianti.
Il primo téléski:
Oltre ai quattro cannoni da neve presenti lungo la parte di pista che affianca l'inizio dello skilift, l'altro elemento di modernità sono i tornelli e la carta magnetica (da acquistare al prezzo di tre euro se non si è in possesso di altro supporto Skidata da ricaricare. Io l'ho preso per averlo per ricordo ma dalla mia non piccola esperienza in Francia non fanno mai storie quando si tratta di ricaricare un supporto con il logo di un'altra località, a differenza di quanto, sempre in accordo alla mia non piccola esperienza, può accadere in località, soprattutto situate in aree germanofone, di ben altra notorietà). Il lettore accorto potrà anche accorgersi che la giacca dell'omino dello skilift è brandizzata con un differente logo, ben più noto di quello della località oggetto della cronaca. Perché ebbene sì, è la stessa società della nota e vicina vicina che gestisce questi impianti.
Fatto che fa forse avere a questa località maggiori chanches di godere di una vita residuale più lunga di quella che hanno località a lei imparentate. Addirittura era stato ipotizzato un collegamento tra le due stazioni in passato tramite una lunga telecabina, se ben ricordo. Non mi sono informato sul perché di questo fatto, della gestione comune voglio dire, ma si potrebbe ipotizzare che sia conseguenza di un accordo tra le due entità comunali, dato che lo skilift sommitale del grosso comprensorio dirimpettaio al quale facevo riferimento in precedenza - e la pista dalla quale si può vedere il bassofondo e che conduce pure ad un colle dal nome inequivocabile, ed a giudicare dalla cartografia anche la stazione di vetta della nuova seggiovia Speed Masters, rientrano all'interno del territorio comunale di Crévoux:
In ogni caso, la risalita con la prima delle tre sciovie:
Curioso come la famosa "pertica" del téléski débrayable su questo vecchio cartello venga riportata come "canna":
In ogni caso, da metà percorso la risalita viene affiancata dalla piacevole pista rossa La Ratelle. Ho dimenticato di scrivere che la sciata è stata molto piacevole a causa dell'apprezzatissimo cosiddetto firn primaverile, non rovinato dai troppi passaggi e perciò rimasto godibile fino a chiusura impianti. Anzi, a dire il vero le due piste del terzo skilift presentavano un fondo duro, ghiacciaticcio, poco squagliato e perciò per me poco piacevole. E per questo motivo ho fatto molti più giri sulle piste basse che su quelle alte:
Dall'arrivo del primo skilift si accede velocemente al secondo. E' presente qua anche un piccolo punto di ristoro, che io tuttavia non ho utilizzato. In vetta alle montagne sullo sfondo, lungo la cresta, c'è la pista panoramica già menzionata più volte, dalla quale si vedono reciprocamente le due skiaree imparentate:
Il secondo skilift, che sale in mezzo al bosco fino a circa i due terzi del percorso:
Quasi sopra passano costantemente aerei. Probabilmente anche lo sfortunato aeromobile fatto impattare contro il suolo dal pilota suicida qualche anno fa avrebbe dovuto transitare da qua. Perlomeno i velivoli che percorrono attualmente la stessa rotta, in accordo con le mappe, lo fanno quotidianamente:
L'arrivo in vetta con il secondo skilift:
Da qua si può scendere verso la partenza con una pista nera al naturale a sinistra (guardando a valle) o rossa a destra, oppure proseguire con una blu, unica pista a mio parere poco interessante della piccola skiarea, verso il terzo skilift:
Il terzo skilift. Un altro dei motivi che mi ha portato fino a qui erano le previsioni di vento molto forte previste per lo scorso sabato. Vento che in effetti ha costretto a tenere chiusi la maggior parte degli impianti delle altre località. In realtà poi il versante trovandosi sottovento era abbastanza riparato, ma un altro vantaggio di una località skilift-total è quello di avere la garanzia di trovare l'interezza delle piste percorribili anche in una giornata con una situazione in merito al limite:
Sulla destra si può notare un paio di sci in vendita. Evidentemente si tratta di una tradizione strettamente locale, in quanto anche alla partenza degli altri impianti erano presenti alcune paia di sci con il cartellino del prezzo:
Risalita in vetta:
Il panorama verso nord dalla vetta:
E verso sud. Lì dietro, le piste di Les Orres, un'altra più che interessante località sciistica delle Alpi meridionali francesi. Dietro in basso, il lago di Serre-Poncon (con la c francese che al momento non so come fare) nei pressi di Embrun. Davanti a questa rete sì che quasi non riuscivo a stare in piedi dal vento che c'era:
Inizio a scendere, con la pista rossa a sinistra dello skilift:
Intervallata, purtroppo, dall'obbligatoria pausa alla quale costringe tutti gli autori di ineffabili fotocronache il Dittatore Xenforo:
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