Pilastro grigio del Mulaz, 19 agosto 2023 (alpinismo)

AskY

Sci_cane
Fino al 2010 non conoscevo molto le Dolomiti: è stato anche grazie a Skiforum e alle bellissime foto autunnali pubblicate da certi utenti che è nata la curiosità di andare a visitare alcuni dei luoghi più iconici di queste montagne, come la val Venegia. La passione di vedere da lontano e fotografare le pareti si è poi trasformata in voglia di salirle: e così anche le bellissime Pale di san Martino sono entrate a far parte dei tanti progetti e sogni alpinistici, rimasti però nel caso della val Venegia solo intenzioni: lo spigolo nord del Cimon della Pala, il canale dei Bureloni, la scialpinistica al Mulaz e soprattutto il mitico Pilastro grigio, sempre sul Mulaz: secondo alcuni, la più bella arrampicata di tutte le Dolomiti nel suo ordine di difficoltà.

Ecco che quest'estate si presenta l'occasione di andarlo a tentare: la preparazione fisica e tecnica c'è, così come la motivazione, e pure il socio con seconda casa in val di Fassa, che dopo qualche anno di pausa è tornato a un buon livello di forma. Dopo un "antipasto" sulla bella via Gross al Pordoi venerdì, sabato mettiamo la sveglia presto e partiamo carichi di voglia e materiale verso la val Venegia, dove ero stato l'ultima volta 10 anni fa in una splendida giornata d'autunno.

La val Venegia
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Noto con piacere che qui il bosco è sopravvissuto sia alla tempesta Vaia sia al flagello del bostrico che hanno invece fatto strage di larici nella vicina foresta di Paneveggio. Arriviamo verso le 7 all'imbocco della strada e non capiamo dove e come pagare il parcheggio, siccome a Malga Venegia non ci sono le macchinette e il gabbiotto all'imbocco della sterrata è ancora chiuso... così nel dubbio lasciamo la macchina in uno spiazzo libero lungo la strada di passo Valles salendo a piedi la comoda sterrata con le mani in tasca per il freddo. Arrivati alla fiabesca malga Venegiota, col camino acceso, berremmo volentieri un caffè, ma fuori c'è un cartello esplicito: "non si effettua servizio bar"; così riempiamo solo le borracce alla fontana e ripartiamo in attesa che arrivi l'annunciato caldo che ci ha spinti a scegliere questa via su una parete abbastanza fredda.

Malga Venegiota
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Asino in cerca di cibo... caschi male stamattina fratello!

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Poco dopo la malga incontriamo la stazione di partenza della teleferica per il rifugio Volpi e ci incamminiamo sul sentiero verso il passo Valles. Usciti dal bosco finalmente vediamo nella sua interezza la parete nord ovest del Mulaz, con l'evidente striscia di roccia più chiara che sarà la direttiva del Pilastro grigio: la via in realtà sale poco più di metà della parete, la parte inferiore è uno zoccolo che di fatto è parte integrante della salita e conviene farsi un'idea dal basso di dove andare. Abbandoniamo il sentiero risalendo per prati via via più ripidi fino alla base della parete, lasciandoci a destra il canale principale; poi lo attraversiamo seguendo gli ultimi brandelli di erba verso destra: incontrate le prime roccette, alcuni ometti provvidenziali indicano la via meno esposta per camini di II grado e brevi traversi. Ci accorgiamo che non siamo soli: un paio di cordate hanno già attaccato la via, probabilmente sono partite prestissimo o ci hanno bivaccato sotto; un'altra cordata sta attaccando la via dei Tedeschi mentre altre 5 persone salgono di gran carriera dai prati. Gli ometti ci conducono verso sinistra fino al punto chiave dello zoccolo, una espostissima cengia sormontata da strapiombi che imbocchiamo dopo aver riattraversato il canale principale: in un tratto stretto conviene passare gattonando!

Ai piedi della nord-ovest del Mulaz

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Inizio dello zoccolo: ambientone
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Ormai al cospetto del Pilastro grigio: con un po' di attenzione, si riconoscono gli arrampicatori già impegnati sul secondo e terzo tiro
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Una linea magnifica
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La vertiginosa cengia...
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...con passo del gatto!
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Dopo la cengia altre roccette di II e III ci conducono all'attacco, vicino a una grande grotta gialla. Mentre ci prepariamo arriva un'altra cordata di romani, giovanissimi. Già nei primi metri c'è un passaggio di V+ che dà la sveglia, poi la roccia è ancora freddina; faccio subito un errore da pollo, andando a fare dopo solo 15 metri una sosta a sinistra alla base di un grosso diedro. In realtà il tiro prosegue, e tutta la prima parte della via sta più a destra rispetto alla fessura principale del pilastro! Quando arriva in sosta mio socio me lo fa notare, dunque riparto rapidamente per andare a fare la sosta corretta che però non trovo subito siccome non c'è il cordone ma solo un chiodo poco visibile vicino a una clessidra... tutto da attrezzare insomma, mica come sulle Alpi occidentali dove ormai si trovano sempre luccicanti soste a spit inox... oggi non si scherza! Nel frattempo giustamente è partita anche l'altra cordata, che ci raggiunge attrezzandoci una sosta improvvisata vicino. Capisco subito che sono più veloci di noi, ma essendoci un'altra cordata da 3 dietro in attesa di partire mi sembra più sensato proseguire con un altro tiro facendoli passare più avanti. Dunque riparto: l'arrampicata si fa più sostenuta e verticale, su ottimo calcare grigio a fessure e buchi. Ecco i primi chiodi: quando su vie del genere trovi i chiodi, vuol dire che il passo è duro, e infatti è VI: una strozzatura bella bastarda che mi dà filo da torcere, mentre il primo dell'altra cordata mi è già alle calcagna, loro non hanno praticamente messo nessuna protezione ed evidentemente non hanno troppa pazienza. Resisto comunque alla tentazione di azzerare e passo in libera andando ad attrezzare la sosta su un chiodo e una piccola ma buona clessidra dove sono riuscito a far passare un kevlar a forza di bestemmie. Nel frattempo è già arrivato il romano e attrezza una sosta poco più su su friend suo e mia clessidra. Recupero il mio socio che si trova nella stessa situazione ma preferisce farsi "scavalcare" prima del camino dal secondo dell'altra cordata; a questo punto ci fermiamo a mangiare qualcosa e li facciamo passare visto che sembra abbiano veramente molta fretta e non sono neanche così simpatici (se penso a tutte le volte che ho dovuto aspettare io...).

In uscita dal secondo tiro: sbuca il sole!

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Lo scalzista in azione!

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Lo stesso passaggio visto dall'altra parte

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Va detto che ne hanno davvero da buttare, il secondo riparte a piedi nudi per un breve tiro in traverso expo con passaggio di V+... Siamo alla comoda cengia sotto il tiro chiave, dove sarebbe stata comunque mia intenzione fermarmi e far passare comodamente i due ragazzi, dato che ho poche velleità di passarlo in libera. Lo scalzista nel frattempo si è messo le scarpette e sale deciso il diedrone strapiombante di VII (dolomitico...) con movimenti che subito capisco non essere alla mia portata. Ci pensa giusto un po' nel momento in cui deve mettere giù i friend, evidentemente non è capace ma ha talmente tanto manico che scala senza badare al fatto che ballino nelle fessure. Salito anche il secondo, pulito, arriva il mio turno. Fino a che le pareti di lato offrono buoni appigli salgo bene, poi passo due chiodi e le facce del diedro diventano lisce, la fessura al centro è regolare ma un po' svasa: 4 o 5 metri di "dulfer" rovescia aggressiva in spalmo, da proteggere. L'ultimo chiodo ha un piccolo cordino che sembra dire "tirami". Non siamo in falesia, in questi casi o hai molto margine o ti rassegni all'umiltà: mi è stato insegnato che l'importante è salire e che è meglio tirare un vecchio chiodo o un friend piuttosto piuttosto che volarci sopra... dunque comincio con pazienza a "cucire" il passaggio, azzerando prima sul vecchio chiodo, poi staffando su un paio di friend grandi e un dadone giallo che avevo trovato anni fa salendo slegato su un rottame sconosciuto del nostro medio Appennino e mi ero sentito autorizzato a impossessarmene.

La cosa complicata quando si procede in artificiale è passare di nuovo alla libera. Sotto una strozzatura mi trovo nella situazione di doverlo fare abbandonando la fessura per spostarmi sul lato destro della parete, dove compaiono finalmente alcune piccole prese rovesce e un chiodo. Mi fido delle protezioni che ho messo, e dopo qualche tentennamento azzardo il movimento, viene; rinvio il buon chiodo con anello, altro passaggio di decisione puntando in alto su buchi che scopri essere buoni solo quando ce li hai sotto le dita... spaccata larga a sinistra e sono di nuovo nel diedro fessurato. Non sarà VII come la dulfer sotto, ma resta la sequenza più dura che abbia fatto finora su una via alpinistica! Il tiro però non è finito e il diedro presenta ancora un paio di strozzature di VI. Ho conservato alcuni friend e li metto dove possibile, cercando di controllare l'adrenalina che mi direbbe di scalare a bomba senza preoccuparmi delle protezioni. Dopo 45 metri finalmente sono sul filo del pilastro, dove un grosso masso appoggiato fa da sosta... Lo imbottisco di cordini e recupero il mio amico, che a parte un passaggio dove è costretto ad appendersi per recuperare il dado riesce a salire il tiro in libera. La cordata dietro ha aspettato un poco, ma sono in tre e non hanno fretta... sono insieme ai due ragazzi che ci hanno superato, quello che tira è il padre di uno dei due, un po' più gustoso come carattere... ma pure lui sarà costretto ad azzerare per passare il diedro!

La cordata davanti a noi alle prese col tiro chiave del grande diedro
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Il mio socio in uscita dal quarto tiro (questa è la parte facile...)
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La quarta sosta sul filo del pilastro
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A questo punto le difficoltà maggiori dovrebbero essere passate. Mi aspetta un bel tiro di fessura circondato da un mare di placche grigie, massimo di V+, che supero abbastanza rapidamente. Arrivo a far sosta ai piedi di un nuovo diedro giallastro senza chiodi che somiglia terribilmente a quello del tiro chiave... forse ci sono ancora un po' di bambole da pettinare! Mi spavento per nulla: arrivato in sosta il mio compare, che anche se oggi non vuole tirare da primo ha letto un po' meglio di me la relazione, mi indica le placche sulla destra, dove si vede un chiodo: la via originale passa di lì, mentre il diedrone giallo è una variante più dura e diretta.

Solitamente queste vie classiche seguono le fessure: quando queste erano larghe e difficili venivano salite in artificiale piantandoci cunei di legno: i friend non erano ancora stati inventati e negli anni 50, quando è stato salito il Pilastro grigio, erano davvero pochi gli assi che riuscivano a passare in libera su gradi superiori al VI... lo stesso “sesto grado” non era un concetto ben definito: oggi lo traduciamo sbrigativamente nel grado della scala francese 5c, mentre allora era considerato il limite delle possibilità umane, quindi quando un passo era molto duro – che fosse in libera o in artificiale – si parlava di VI.

Il traverso che mi attende stando alle relazioni dovrebbe invece essere di V grado... ma non lo sembra proprio! Mentre cerco di fidarmi di piccoli piedi e infilo un friend nell'unico buco buono prima del chiodo, penso al pelo che devono avere avuto i primi salitori – che non avevano certo le scarpette in suola vibram – nell'abbandonare la dura ma rassicurante fessura per avventurarsi sulle placche compatte senza sapere cosa avrebbero trovato. Forse avevano terminato i cunei di legno? Raggiungo il chiodo e finalmente posso scalare nuovamente dritto (i traversi non li ho mai goduti!) passando da un bucone all'altro e proteggendomi su ottime clessidre... che tiro fantastico! In effetti non si supera il V grado, ma che verticalità! Alla fine hanno fatto bene gli apritori a passare di qui.
Il traverso da di qua...

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...e da di là
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Soste
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Nel mare di grigio!
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Mi riporto a sinistra sulla verticale del diedrone andando ad attrezzare la sosta su friend e clessidra. Da qui in poi la roccia cambia: non è più il calcare grigio compatto a buchi, ma la dolomia lavoratissima e affidabile per cui sono famose le Pale di san Martino. Essendoci una gran scelta di buoni appigli, le difficoltà non superano il IV+ anche se di fatto si sale aggirando piccoli tetti. Non ci sono più chiodi, il percorso va un po' inventato seguendo la logica, e le soste sono da attrezzare. Mi complico un po' la vita superando un ottimo terrazzino con clessidre per fare più metri, ma poi le corde tirano e mi tocca attrezzare una sosta non impeccabile. Probabilmente la via passa più a sinistra rispetto a dove ci troviamo, cercando il facile, ma per fare prima tiriamo dritti sulla parete gialla e nera confidando nell'ottima roccia. Un paio di strapiombini e la parete si abbatte, seguo un facile canale che mi conduce a un comodo terrazzo con la sosta corretta già attrezzata con cordini in clessidre.

La fantastica roccia delle Pale
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La penultima sosta: dal basso...
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...e dall'alto!
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Ormai non dovremmo più trovare passi difficili e decidiamo di metterci le scarpe... in realtà manca ancora un bel tiro di IV sul filo dello spigolo finale che conduce alla cresta. Qui incontriamo di nuovo i due giovani romani spaparazzati al sole che aspettano (probabilmente da almeno un paio d'ore) i loro compagni ancora indietro... tanta fretta per poi...

Lo spigolo dell'ultimo tiro, fatto con le scarpe d'avvicinamento non era così banale!
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Mettiamo via corde e materiale e procediamo sciolti verso la vetta del Mulaz, in realtà non così vicina: la cresta nord infatti supera prima un'anticima con alcuni passi di II un po' esposti e con l'aggravante del panorama che distrae! In cima arriviamo poco prima delle 18, si vedono quasi tutte le vette principali delle Dolomiti rese ancora più belle dalla luce calda del pomeriggio. Abbiamo però fame e la discesa è lunga, non ci attardiamo troppo.

La cresta: si riconosce l'Agner con circa metà del suo interminabile spigolo nord
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E di là Odle, Marmolada e tanto altro!
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La val Venegia
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L'alta vallata Agordina
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Foto di vetta col campanile!
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Il sentiero di discesa, che non abbiamo mai fatto, dovrebbe essere tranquillo ma riusciamo quasi subito a perderlo tagliando per ghiaioni... il mio amico mi rimprovera la irresistibile tendenza al ravano. In realtà puntavo ad arrivare direttamente al rifugio Volpi per bere delle birre, ma capiamo che si trova più in basso rispetto alla forcella che dobbiamo superare per scendere in val Venegia... quindi sapendo già che la malga Venegiota non fa da bar ci rassegniamo a berle a casa, le birre.

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Recuperato il sentiero procediamo rapidi, corricchiando un po' nei tratti più ripidi, e alle 19,45 siamo a malga Venegia. Lasciamo tutto il materiale alla fine della strada e il mio socio scende di corsa a recuperare l'auto per poi passarmi a riprendere... malga Venegia con le sue birre è lì a due passi ma resisto alla tentazione, non sarebbe etico! Meglio dividere e sistemare il materiale. Alle 20 siamo in auto, e poco prima delle 21 a casa pronti per una meritata e abbondante cena!


La malga Venegiota con un'altra luce

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La via del Pilastro grigio è stata la scalata più impegnativa che ho fatto finora in Dolomiti (forse non solo lì). Seppure sia di fatto una via di V con qualche passo più duro e un tratto di VII azzerabile, mi sento di consigliarla solo a chi si muova con disinvoltura sul 6a, abituato a protezioni non sempre vicine. Per il tratto chiave se si vuol passare in libera occorre un solido 6b trad, oppure un po' di malizia con l'artificiale e friend grossi (noi avevamo una serie dallo 0,3 al 4 bd e un paio di misure medie doppiate. Abbiamo portato anche il martello ma non si è usato). La parete è più ovest che nord, dopo le 12 va al sole, quindi non si tratta di una via esattamente fredda (del resto siamo saliti in una giornata caldissima). Se percorsa nella giornata giusta e con un po' di margine saprà dare grandi soddisfazioni!

Una fantastica enrosadira con a sinistra il Mulaz e il suo pilastro diventato rosso
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Complimenti, sono passato lì sotto il giorno prima ma non ho notato nessuna cordata.
Io però suggerisco di partire dal passo Valles anche se al ritorno tocca risalire
 
ciaone asky:OOO
sei ben in forma, anche tecnicamente!!:ninja:
il tuo racconto è un buon viaggio per iniziare bene questo lunedì mattino
tanta fretta per poi...
chi prima arriva, più aspetta...è un classico
spero non ti abbiano rovinato l'esperienza, anche minimante :Y
 
supertop! veramente bravi...

a detta di tutti il pilastro grigio è una delle vie più belle delle dolomiti... purtroppo non sono mai riuscito a metterci le mani... mi avevano proposto di andarci a luglio, ma di questi tempi non sono decisamente in forma per una via del genere, anche se i tiri realmente duri alla fine sono solo due...
 

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Complimenti, sono passato lì sotto il giorno prima ma non ho notato nessuna cordata.
Io però suggerisco di partire dal passo Valles anche se al ritorno tocca risalire

In effetti da passo valles forse è più comodo , non ci avevo pensato… il venerdì davano qualche possibilità in più di temporali pomeridiani ma alla fine aveva tenuto..

ciaone asky:OOO
sei ben in forma, anche tecnicamente!!:ninja:
il tuo racconto è un buon viaggio per iniziare bene questo lunedì mattino

chi prima arriva, più aspetta...è un classico
spero non ti abbiano rovinato l'esperienza, anche minimante :Y

Rovinato no assolutamente! Ci avviamo pure fatto due chiacchiere non erano maleducati… solo un po’ l’atteggiamento un po’ scazzato del tipo “eh niente, oggi ci tocca fare sta vietta del menga”😂
Piacere mio se ti ho fatto iniziare bene la settimana!

supertop! veramente bravi...

a detta di tutti il pilastro grigio è una delle vie più belle delle dolomiti... purtroppo non sono mai riuscito a metterci le mani... mi avevano proposto di andarci a luglio, ma di questi tempi non sono decisamente in forma per una via del genere, anche se i tiri realmente duri alla fine sono solo due...

Sì se vai in buona forma te la godi sicuramente di più! Sono vie abbastanza di testa anche
 
B R A V I S S S S S I M I ! Bel reportage.... mancavano le faccine tipiche dell'amato Blitz (RIP) ed i suoi commenti passionali, ma le foto e la descrizione tecnica per me, che soffro di vertigini se non ho li sci addosso e non faccio lo scalatore, è informazione donata ed ammirazione per Voi. Complimenti... continuate a riferici delle vostre imprese.
 
Reportage monumentale del mio vicino di provincia.
Ho letto e guardato tutto con interesse nonostante la mia totale estraneità a quegli ambienti (e anche a certi termini di slang arrampicatorio), io che al massimo mi cimento su delle facili roccette di grado 0 inferiore tra un pezzo di sentiero e l'altro...

In cima arriviamo poco prima delle 18
:oops:
Ignorantissimo nel settore, come dicevo, non immaginavo che ci volessero 10 ore per fare una parete. Curiosità, quant'è alta?

a Malga Venegia non ci sono le macchinette e il gabbiotto all'imbocco della sterrata è ancora chiuso
Questo succede anche nei piazzali a pagamento dell'alta Val Camonica (Val Paghera, Val Canè, Valle delle Messi, Valle di Viso): i parcheggiatori arrivano verso le 7, e se passi prima non paghi.
 
La via ha uno sviluppo di poco meno di 400m ma i tempi tecnici in parete si dilatano tantissimo se tira sempre uno (si stanca, devi girare le corde ogni volta in sosta, ripassarti il materiale, o anche se sei in 3)…

Minimo 8h ci vogliono considerando un grado mica da ridere.

Per esempio io, lento assai, per fare 350m di sviluppo con qualche passo di V (il mio limite in montagna) ma via ben chiara ci metto 5h in alternata…
In 3, complice anche un mio malore al terzo tiro che ho dovuto passare la testa della cordata, 8h 😵‍💫

Sul III e IV anche continui, ma in alternata, lo stesso sviluppo mi prende 4h massimo.

Incide anche la lunghezza dei tiri, e quindi il numero di soste: tiri medio-lunghi (40-45m) e poche soste ti velocizzano a volte (sempre in relazione al grado e al tipo di via), tiri da 30-35m ti obbligano a più pause.

Poi loro avevano 2h abbondanti di avvicinamento in cui fai più dislivello che in via!
 
Bellissimo report e sicuramente bellissima via, foto stupende! Per scalare sulle pale devi sciropparti ogni volta almeno 2 ore di avvicinamento...per quello io ho fatto solo un paio di vie...io e consorte siamo pigri e borghesi e preventivare 5 ore tra avvicinamento e rientro e poi 6 ore di via anche no... Sarà per quello che in zona Falzarego abbiamo ormai scalato tutto il possibile!😄
 
Pensa io che a volte ho fatto in giornata da Bologna...

Ho accesso solo a Falzarego o Giau, con 4h di auto sulle spalle e se va bene 1h di avvicinamento morbido (una volta prendemmo la seggiovia Fedare una sassata da 13 conchiglie!!)

Quella volta che tentammo la Punta della Disperazione (nomen omen), 1h.40 al Treviso ero già sublimato, 40' all'attacco della via, inizia a snebbiare, il socio mentalmente non al top, abbiamo fatto un tiro e dopo 1h eravamo a mangiare polenta e funghi al rifugio :(
 
Sul discorso tempi direi che Mad ha risposto benissimo! Immagino faccia un po’ impressione a chi non arrampica vedere la quantità di tempo che ci si impiega… del resto è proprio lenta la progressione in arrampicata di per sé, riguardando i pochi video che ogni tanto ci facciamo mi vengono due palle così infatti preferisco fare le foto 🤣
Grazie a tutti per i commenti, sì la scomodità delle vie sulle pale è ben nota… se la giocano col Brenta e forse vincono… però poi si è ricompensati da una roccia perfetta!
 
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