ECCO L'ARTICOLO:
Mercoledì 7 Ottobre 2009,
Un anno di reclusione ciascuno per aver provocato una valanga nel tratto che dal monte Cherz scende verso gli impianti. Parte del distacco interessò marginalmente anche un tratto di pista, ma senza investire alcun sciatore. Era il 18 marzo 2004.
La sentenza è stata emessa ieri dal tribunale di Belluno, contro due snowboardisti svizzeri, Patrick Brun, 29 anni, e Martin Jokiche, 42, che stavano praticando un fuoripista in un tratto dove, secondo la pubblica accusa, vigeva il divieto. Un comportamento aggravato anche dall’orario scelto per la discesa, ovvero le prime ore del pomeriggio, senza tener conto, inoltre, del bollettino meteo che segnalava un pericolo valanghe pari a 2 su una scala da 1 a 5.
A chiederne la condanna, il pubblico ministero Martina Gasparini, richiamandosi anche alle dichiarazioni di un teste che avrebbe detto di aver visto i due snowboardisti provocare il distacco.
Richiesta accolta dal giudice Arturo Toppan con una sentenza che ha ribaltato di fatto un precedente orientamento del tribunale di Belluno su un caso analogo conclusosi con l’assoluzione dell’imputato. E proprio a questo verdetto, firmato dal giudice Elisabetta Scolozzi, si era richiamato il difensore Luca Dalle Mule, ponendo al centro della sua arringa il quesito postosi dallo stesso giudice nelle motivazioni della sentenza assolutoria, ovvero quando si possa realmente parlare di valanga.
«In quel caso - ha ricordato Dalle Mule - si trattava di un distacco con un fronte di 150 metri circa e un’altezza di 40-50 centimetri, che invase la pista per una decina di metri. Ebbene, in questo caso il giudice non ha ritenuto vi fossero le condizioni per parlare di valanga. Nel nostro caso il distacco è stato ancora più modesto, un centinaio di metri di fronte, tanto è vero che la pista venne interessata solo da una spolverata, senza creare alcun pericolo per la pubblica incolumità. Nulla più».
Il difensore ha poi richiamato la deposizione di un altro teste che, a differenza di quello citato dalla pubblica accusa, sosteneva che i due snowboardisti erano seduti in cima al monte quando si verificò il distacco. Insomma, per Dalle Mule sarebbero venuti meno i presupposti per parlare di valanga e quindi anche per accusare i due turisti del reato a loro ascritto. Ma la tesi non è passata, sebbene confortata dalla precedente sentenza.
La decisione di Toppan mette così una nuova pietra nella giurisprudenza in materia di valanghe, sempre attualissima nella zone turistiche di montagna dove i fuoripista sono diventati un vero e proprio fenomeno di massa. E non senza pericoli. I morti sotto le valanghe non sono mancati in questi anni.
Dei due svizzeri, intanto, non si hanno notizie. Di certo il difensore ha detto che ricorrerà in appello.