Jagar
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Nelle ultime settimane mi era balenata in testa l'idea di farmi un weekend di trekking dolomitico prima della chiusura stagionale di rifugi e hotel, ma un po' per il meteo non favorevole e un po' per impegni vari mi ritrovavo a rimandare al weekend successivo.
Finché il "weekend successivo", cioè quello appena passato, è diventato l'ultimo valido: fortunatamente è coinciso con condizioni meteo eccezionali, per cui venerdì, pur con qualche dubbio per l'eventuale impraticabilità dei sentieri in quota a causa delle nevicate di metà settimana, prenoto al volo una camera, butto quattro stracci nello zaino e parto nel tardo pomeriggio.
Il sabato mattina si presenta con uno spettacolare cielo azzurro e temperature molto rigide per la stagione - a Santa Cristina siamo vicini allo zero - e dopo una robusta colazione mi incammino in direzione Sassolungo.
L'obiettivo del giorno è la ferrata Schuster al Sassopiatto, ma ovviamente devo valutare le condizioni di praticabilità del percorso.
La brina ricopre i prati ai piedi del Sassolungo
Risalgo fino al rifugio Vicenza - già chiuso - e come previsto la neve ricopre parzialmente il sentiero che conduce alla ferrata. Decido di proseguire ulteriormente, qualcun altro è passato prima di me "battendo traccia" in quei 5/10 cm di neve che ricoprono parzialmente il sentiero.
Il rifugio Vicenza e sullo sfondo i ghiaioni che conducono alla ferrata
Giungo così all'attacco, fortunatamente il sole di ottobre è ancora sufficientemente alto per illuminare e riscaldare le pareti rocciose.
Dall'inizio della ferrata mi volto a guardare il tratto appena percorso nella conca del Sassopiatto
Il primo tratto di ferrata illuminato dal sole
Sciolgo le riserve e decido di proseguire, conosco la ferrata e so che non presenta tratti particolarmente difficili od esposti, l'unica insidia può essere rappresentata da eventuali tratti ghiacciati.
E così, in perfetta solitudine e con tutta la calma e la concentrazione del mondo risalgo pian piano le magnifiche guglie e i vertiginosi pinnacoli, nelle zone ancora in ombra devo prestare la massima attenzione, ma il cavo e i numerosi appigli rocciosi mi consentono un'ascesa tutto sommato molto piacevole.
Alla fine i tratti più insidiosi si riveleranno quelli senza cavo: in condizioni normali arrampicare sulle ben note facili roccette è divertente, ma la presenza qua e là di sottili strati ghiacciati e di qualche pugno di neve rende il tutto un po' più... adrenalinico.
Anche il canalino finale - non dotato di cavo - richiede molta attenzione e qualche preghiera agli dèi della montagna .
Per mia fortuna gli dèi oggi sono benevoli, e all'improvviso mi appare in tutta la sua magnifica imponenza la cresta finale del Sassopiatto, noto con sorpresa un grande affollamento di escursionisti che hanno risalito gli ampi e soleggiati pendii del lato sud-ovest.
Dalla vetta mi volto a guardare il Sassolungo che mi ha bonariamente osservato lungo la salita; in secondo piano le Odle
Vuoi per l'assenza di vento, vuoi per la scarica di endorfine, ai 2955 metri della vetta si sta incredibilmente bene e verrebbe voglia di fermarsi per tutto il giorno.
Uno sguardo verso sud-ovest: il gruppo del Catinaccio
L'iconico piano inclinato del Sassopiatto visto da sopra; al centro della foto l'omonimo rifugio, a destra l'Alpe di Siusi, a sinistra la Val di Fassa
Zoomata sull'Alpe di Siusi, in lontananza le vette innevate dell'Ortles
Questo è il tratto finale non attrezzato della ferrata che ho appena percorso
Mi incammino in direzione del rifugio: la neve rende tutto molto più scenografico
I Denti di Terrarossa in primo piano
L'affollatissimo rifugio Sassopiatto, dove mi fermo per una meritata pausa pranzo; la Marmolada finalmente si inizia ad imbiancare seriamente
Chiudo l'anello rientrando verso Selva: l'altopiano del Puez e le Odle fanno da cornice al meraviglioso panorama
Passo di nuovo sotto Sassolungo e Sassopiatto
Cristalli di ghiaccio ricoprono l'erba anche a metà pomeriggio
Il gruppo in tutto il suo splendore
Domenica la giornata si presenta esattemente come il giorno precedente, forse persino più fredda. Opto per un giro un po' più soft che da Santa Cristina mi porterà dapprima alla chiesa di San Giacomo sopra Ortisei e poi su fino al Seceda.
Un ameno sentiero nel bosco mi conduce fino alla chiesa
La chiesa di San Giacomo e sullo sfondo sempre loro: Sassolungo e Sassopiatto
Il tepore del sole mi scalda lungo la salita e grazie anche all'assenza di vento mi posso permettere pantaloncini e mezze maniche per evitare una potenzialmente rischiosa sudata.
Mi volto ad ammirare lo Sciliar e il Catinaccio
Raggiungo così il Seceda: la funivia è ancora in funzione e scarica in quota decine di spaesati turisti che sono più coperti di una comitiva di alpinisti sull'Everest.
In effetti in quota le raffiche di vento sferzano il viso, ma con un buon windstopper si risolve il problema, senza bisogno di ricorrere a improbabili e pesantissimi piumini che rendono goffo l'incedere dei malcapitati turisti, simili a pinguini antartici.
Dalla cresta del Seceda si gode di una vista impagabile sulla Val di Funes, con il Sass de Putia a dominare la scena e le guglie delle Odle che proiettano coni d'ombra sulla vallata
Val di Funes, la Plose e sullo sfondo le Alpi Orientali
Dalla parte opposta il morbido piano inclinato del Rasciesa
Vallata di Ortisei, Alpe di Siusi e... pista Pilat
La parte occidentale della Val Gardena, l'altopiano del Renon e sullo sfondo le vette dell'Adamello e dell'Ortles
Parte alta del Seceda con i suoi impianti
Le Odle sono le regine indiscusse di tutta questa zona: Gran Fermeda e Gran Odla
Tutta la zona del Seceda in una foto, sullo sfondo oltre agli onnipresenti Sassolungo e Sassopiatto domina la scena il gruppo del Sella
Il famoso sperone roccioso della Piera Longia...
...e l'omonima malga
Sassolungo e Piera Longia
Proseguo verso Plan Ciautier, alla mia sinistra il Sass Rigais e la Furcheta, sullo sfondo la forcella di Sieles conduce verso l'altopiano del Puez
Uno sguardo alle mie spalle
Meno escursionisti in questa zona, ma qualcuno c'è...
(quasi) tutte le Odle in una foto
Giochi di specchi
Concludo il giro rientrando a Santa Cristina, dove nel frattempo TUTTI - ma dico TUTTI - gli esercizi (hotel, garni, bar, ristoranti, negozi) hanno chiuso nel giro di poche ore e si preparano al meritato riposo autunnale prima di dare il via alla stagione invernale.
In attesa degli amanti del foliage, un saluto a questi magici posti.
Alla prossima, ciao :skiciao:
Finché il "weekend successivo", cioè quello appena passato, è diventato l'ultimo valido: fortunatamente è coinciso con condizioni meteo eccezionali, per cui venerdì, pur con qualche dubbio per l'eventuale impraticabilità dei sentieri in quota a causa delle nevicate di metà settimana, prenoto al volo una camera, butto quattro stracci nello zaino e parto nel tardo pomeriggio.
Il sabato mattina si presenta con uno spettacolare cielo azzurro e temperature molto rigide per la stagione - a Santa Cristina siamo vicini allo zero - e dopo una robusta colazione mi incammino in direzione Sassolungo.
L'obiettivo del giorno è la ferrata Schuster al Sassopiatto, ma ovviamente devo valutare le condizioni di praticabilità del percorso.
La brina ricopre i prati ai piedi del Sassolungo
Risalgo fino al rifugio Vicenza - già chiuso - e come previsto la neve ricopre parzialmente il sentiero che conduce alla ferrata. Decido di proseguire ulteriormente, qualcun altro è passato prima di me "battendo traccia" in quei 5/10 cm di neve che ricoprono parzialmente il sentiero.
Il rifugio Vicenza e sullo sfondo i ghiaioni che conducono alla ferrata
Giungo così all'attacco, fortunatamente il sole di ottobre è ancora sufficientemente alto per illuminare e riscaldare le pareti rocciose.
Dall'inizio della ferrata mi volto a guardare il tratto appena percorso nella conca del Sassopiatto
Il primo tratto di ferrata illuminato dal sole
Sciolgo le riserve e decido di proseguire, conosco la ferrata e so che non presenta tratti particolarmente difficili od esposti, l'unica insidia può essere rappresentata da eventuali tratti ghiacciati.
E così, in perfetta solitudine e con tutta la calma e la concentrazione del mondo risalgo pian piano le magnifiche guglie e i vertiginosi pinnacoli, nelle zone ancora in ombra devo prestare la massima attenzione, ma il cavo e i numerosi appigli rocciosi mi consentono un'ascesa tutto sommato molto piacevole.
Alla fine i tratti più insidiosi si riveleranno quelli senza cavo: in condizioni normali arrampicare sulle ben note facili roccette è divertente, ma la presenza qua e là di sottili strati ghiacciati e di qualche pugno di neve rende il tutto un po' più... adrenalinico.
Anche il canalino finale - non dotato di cavo - richiede molta attenzione e qualche preghiera agli dèi della montagna .
Per mia fortuna gli dèi oggi sono benevoli, e all'improvviso mi appare in tutta la sua magnifica imponenza la cresta finale del Sassopiatto, noto con sorpresa un grande affollamento di escursionisti che hanno risalito gli ampi e soleggiati pendii del lato sud-ovest.
Dalla vetta mi volto a guardare il Sassolungo che mi ha bonariamente osservato lungo la salita; in secondo piano le Odle
Vuoi per l'assenza di vento, vuoi per la scarica di endorfine, ai 2955 metri della vetta si sta incredibilmente bene e verrebbe voglia di fermarsi per tutto il giorno.
Uno sguardo verso sud-ovest: il gruppo del Catinaccio
L'iconico piano inclinato del Sassopiatto visto da sopra; al centro della foto l'omonimo rifugio, a destra l'Alpe di Siusi, a sinistra la Val di Fassa
Zoomata sull'Alpe di Siusi, in lontananza le vette innevate dell'Ortles
Questo è il tratto finale non attrezzato della ferrata che ho appena percorso
Mi incammino in direzione del rifugio: la neve rende tutto molto più scenografico
I Denti di Terrarossa in primo piano
L'affollatissimo rifugio Sassopiatto, dove mi fermo per una meritata pausa pranzo; la Marmolada finalmente si inizia ad imbiancare seriamente
Chiudo l'anello rientrando verso Selva: l'altopiano del Puez e le Odle fanno da cornice al meraviglioso panorama
Passo di nuovo sotto Sassolungo e Sassopiatto
Cristalli di ghiaccio ricoprono l'erba anche a metà pomeriggio
Il gruppo in tutto il suo splendore
Domenica la giornata si presenta esattemente come il giorno precedente, forse persino più fredda. Opto per un giro un po' più soft che da Santa Cristina mi porterà dapprima alla chiesa di San Giacomo sopra Ortisei e poi su fino al Seceda.
Un ameno sentiero nel bosco mi conduce fino alla chiesa
La chiesa di San Giacomo e sullo sfondo sempre loro: Sassolungo e Sassopiatto
Il tepore del sole mi scalda lungo la salita e grazie anche all'assenza di vento mi posso permettere pantaloncini e mezze maniche per evitare una potenzialmente rischiosa sudata.
Mi volto ad ammirare lo Sciliar e il Catinaccio
Raggiungo così il Seceda: la funivia è ancora in funzione e scarica in quota decine di spaesati turisti che sono più coperti di una comitiva di alpinisti sull'Everest.
In effetti in quota le raffiche di vento sferzano il viso, ma con un buon windstopper si risolve il problema, senza bisogno di ricorrere a improbabili e pesantissimi piumini che rendono goffo l'incedere dei malcapitati turisti, simili a pinguini antartici.
Dalla cresta del Seceda si gode di una vista impagabile sulla Val di Funes, con il Sass de Putia a dominare la scena e le guglie delle Odle che proiettano coni d'ombra sulla vallata
Val di Funes, la Plose e sullo sfondo le Alpi Orientali
Dalla parte opposta il morbido piano inclinato del Rasciesa
Vallata di Ortisei, Alpe di Siusi e... pista Pilat
La parte occidentale della Val Gardena, l'altopiano del Renon e sullo sfondo le vette dell'Adamello e dell'Ortles
Parte alta del Seceda con i suoi impianti
Le Odle sono le regine indiscusse di tutta questa zona: Gran Fermeda e Gran Odla
Tutta la zona del Seceda in una foto, sullo sfondo oltre agli onnipresenti Sassolungo e Sassopiatto domina la scena il gruppo del Sella
Il famoso sperone roccioso della Piera Longia...
...e l'omonima malga
Sassolungo e Piera Longia
Proseguo verso Plan Ciautier, alla mia sinistra il Sass Rigais e la Furcheta, sullo sfondo la forcella di Sieles conduce verso l'altopiano del Puez
Uno sguardo alle mie spalle
Meno escursionisti in questa zona, ma qualcuno c'è...
(quasi) tutte le Odle in una foto
Giochi di specchi
Concludo il giro rientrando a Santa Cristina, dove nel frattempo TUTTI - ma dico TUTTI - gli esercizi (hotel, garni, bar, ristoranti, negozi) hanno chiuso nel giro di poche ore e si preparano al meritato riposo autunnale prima di dare il via alla stagione invernale.
In attesa degli amanti del foliage, un saluto a questi magici posti.
Alla prossima, ciao :skiciao:
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