Childerique
un VagaMondo
Ghiacciaio di Lavassey, dal rifugio Benevolo
Dove e’ possibile trovare uno scenario cosi’, se non davanti al rifugio Benevolo?
Ma andiamo con ordine, seguendo la sequenza temporale della nostra facile escursione di ieri, adatta anche alle famiglie con i bambini (se troppo piccoli o in carrozzina, si potra’ decidere di seguire la carrareccia).
Prima pero’ un accenno letterario.
Negli anni ’70 del secolo scorso il rifugio Benevolo rappresentava la meta della tradizionale gita finale del gruppo di collaboratori della prestigiosa Casa Editrice Einaudi che si riuniva ogni estate a Rhemes Notre-Dame per preparare la successiva stagione editoriale, una specie di think-tank ante litteram, come racconta bene Ernesto Ferrero nel suo libro “I migliori anni della nostra vita”.
E’ una piacevole sensazione salire al rifugio e pensare che lungo lo stesso percorso hanno ansimato (e non poco) i vari Italo Calvino e Carlo Ginzburg, tra gli altri, nella vana speranza non tanto di arrivare al rifugio prima del loro Editore, ma solo di riuscire a stargli dietro.
Ma ecco la cartina: la partenza dal parcheggio delle auto di Thumel a 1.868m slm e’ rappresentata con una stella bianca, e l’arrivo al rifugio Benevolo a 2.285m slm e’ rappresentato con un quadrato di colore blu.
La cartina
Sono circa 400 metri di dislivello che si possono percorrere con calma a piedi in meno di 2 ore seguendo il sentiero n. 13, oppure in circa 2 ore e mezza se si preferisce seguire la comoda carrareccia vietata al transito dei mezzi di trasporto privati.
Essendo al di fuori (di poco) dei limiti del Parco Nazionale del Gran Paradiso (nella cartina il confine e' segnato con la linea spessa di colore verde), e’ possibile portare seco anche i cani purche’ tenuti sempre al guinzaglio; e da alcuni anni cominciano ad essere presenti anche le mb.
Noi siamo partiti la mattina presto, per apprezzare i colori del mattino ed il sentiero senza l’affollamento che qui e' presente nei periodi di vacanze, ed abbiamo preferito seguire il sentiero, sempre ben segnalato.
L'ultimo tratto di strada asfaltata, la mattina presto
Il bivio dove inizia il sentiero
Dopo pochi minuti, un panorama sul parcheggio delle auto, che inizia gia' a riempirsi, con sullo sfondo il profilo del Grand Combin (4.314m slm, in Svizzera).
Il parcheggio dall'alto, dopo pochi minuti
La prima parte del percorso e’ al coperto di alberi e vegetazione, con un primo strappo che pero' e' abbastanza breve e non e' trascendentale.
Qui, guardando indietro, un passaggio in cresta con il Grand Combin sullo sfondo.
Poi, poco prima di raggiungere la quota di 2000 metri, la vegetazione scompare e si apre la vista, con l’inconfondibile sagoma del Granta Parei (3.387m slm) a svolgere la funzione di stella polare.
Guardando dietro, il passaggio del sentiero sopra una gola.
Guardando dietro
Sulla sinistra, la prima cascata, in un ambiente dove l’acqua non manca, alimentata dai numerosi ghiacciai che incoronano l’alta Val di Rhemes.
La prima cascata
Girandosi indietro, e’ ben visibile il sentiero percorso e l’ambiente circostante.
Il sentiero percorso
E guardando avanti, e’ sempre ben visibile la nostra stella polare.
Prima dello strappo finale (il rifugio e’ nel riquadro di colore rosso), il sentiero si ricollega alla carrareccia, che qui e’ presente se pur non visibile sulla destra in alto…
…e si incontra la cascata piu’ grande, alimentata dai ghiacciai del Truc Blanc e del Traversiere, le cui vette separano la Val di Rhemes dalla vicina Valgrisenche.
La grande cascata
In venti minuti si raggiunge il rifugio, qui rappresentato da diverse prospettive.
Il rifugio Benevolo, con in basso sulla sinistra parte della carrareccia e del sentiero
Davanti al rifugio, guardando a Sud, si apre uno spettacolo: a sinistra il ghiacciaio di Lavassey e a destra il Granta Parei, oltre il quale c’e’ la Francia.
Lo scenario che si apre davanti al rifugio
Per chi volesse qualcosa di piu’ impegnativo, da qui partono diversi percorsi: a destra si sale per raggiungere il Lago di Goletta (EE, dal rifugio 500m+ e circa 2 ore), il relativo ghiacciaio ed andando oltre magari anche la Francia o il rifugio Bezzi e la Valgrisenche; a sinistra si sale per il ghiacciaio di Lavassey ed ancora oltre il Piemonte con la Valle dell’Orco.
Ed e’ un vero paradiso anche in inverno, per chi si cimenta con le pelli (nel rifugio e’ disponibile per il ricovero una sezione invernale): nella cartina sono rappresentate le discese principali con una linea di colore blu.
Per i gourmet, nel rifugio si mangia bene: la gestione e’ seguita da un gruppo giovane, e nei periodi di alta affluenza e’ consigliabile prenotare per riuscire a trovare un posto fuori.
Per il ritorno a valle consiglio di seguire il sentiero 13a, che si prende dalla carrareccia sulla destra poco prima di incontrare il primo tornante (e’ un percorso non adatto ai bambini piccoli ed a chi soffre di vertigini, per un breve passaggio che si deve fare): si risale in costa fino a quota 2.407 m slm, per poter apprezzare questo grandioso panorama sulla Val di Rhemes e sulle nevi del Grand Combin.
Panorama sulla Valle di Rhemes
Proseguendo, si inizia a scendere e si entra per un breve tratto all'interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso; dopo un breve passaggio riservato a chi non soffre di vertigini (se lo si fa in primavera od in autunno e possibile trovare la neve: in tal caso le racchette per le mani non sono raccomandate ma obbligatorie), si incontra il sentiero n. 12 che scende dal Col Rosset e dall’altopiano del Nivole’: con questo si gira a sinistra per rientrare nell’ultima parte del sentiero seguito in salita, attraversando la Dora di Rhemes con un ponte o un guado, a seconda delle situazioni che si trovano.
Al nostro rientro, intorno alle ore 15, la situazione del parcheggio (anche sulla strada) rende bene l’idea dell’affollamento.
Ah, dimenticavo, i parcheggi qui sono ancora quasi tutti gratuiti (questo e’ bene), ed il segnale per i cellulari e’ poco presente, anche in vicinanza del rifugio (e questo e’ giusto)
Dove e’ possibile trovare uno scenario cosi’, se non davanti al rifugio Benevolo?
Ma andiamo con ordine, seguendo la sequenza temporale della nostra facile escursione di ieri, adatta anche alle famiglie con i bambini (se troppo piccoli o in carrozzina, si potra’ decidere di seguire la carrareccia).
Prima pero’ un accenno letterario.
Negli anni ’70 del secolo scorso il rifugio Benevolo rappresentava la meta della tradizionale gita finale del gruppo di collaboratori della prestigiosa Casa Editrice Einaudi che si riuniva ogni estate a Rhemes Notre-Dame per preparare la successiva stagione editoriale, una specie di think-tank ante litteram, come racconta bene Ernesto Ferrero nel suo libro “I migliori anni della nostra vita”.
E’ una piacevole sensazione salire al rifugio e pensare che lungo lo stesso percorso hanno ansimato (e non poco) i vari Italo Calvino e Carlo Ginzburg, tra gli altri, nella vana speranza non tanto di arrivare al rifugio prima del loro Editore, ma solo di riuscire a stargli dietro.
Ma ecco la cartina: la partenza dal parcheggio delle auto di Thumel a 1.868m slm e’ rappresentata con una stella bianca, e l’arrivo al rifugio Benevolo a 2.285m slm e’ rappresentato con un quadrato di colore blu.
La cartina
Sono circa 400 metri di dislivello che si possono percorrere con calma a piedi in meno di 2 ore seguendo il sentiero n. 13, oppure in circa 2 ore e mezza se si preferisce seguire la comoda carrareccia vietata al transito dei mezzi di trasporto privati.
Essendo al di fuori (di poco) dei limiti del Parco Nazionale del Gran Paradiso (nella cartina il confine e' segnato con la linea spessa di colore verde), e’ possibile portare seco anche i cani purche’ tenuti sempre al guinzaglio; e da alcuni anni cominciano ad essere presenti anche le mb.
Noi siamo partiti la mattina presto, per apprezzare i colori del mattino ed il sentiero senza l’affollamento che qui e' presente nei periodi di vacanze, ed abbiamo preferito seguire il sentiero, sempre ben segnalato.
L'ultimo tratto di strada asfaltata, la mattina presto
Il bivio dove inizia il sentiero
Dopo pochi minuti, un panorama sul parcheggio delle auto, che inizia gia' a riempirsi, con sullo sfondo il profilo del Grand Combin (4.314m slm, in Svizzera).
Il parcheggio dall'alto, dopo pochi minuti
La prima parte del percorso e’ al coperto di alberi e vegetazione, con un primo strappo che pero' e' abbastanza breve e non e' trascendentale.
Qui, guardando indietro, un passaggio in cresta con il Grand Combin sullo sfondo.
Poi, poco prima di raggiungere la quota di 2000 metri, la vegetazione scompare e si apre la vista, con l’inconfondibile sagoma del Granta Parei (3.387m slm) a svolgere la funzione di stella polare.
Guardando dietro, il passaggio del sentiero sopra una gola.
Guardando dietro
Sulla sinistra, la prima cascata, in un ambiente dove l’acqua non manca, alimentata dai numerosi ghiacciai che incoronano l’alta Val di Rhemes.
La prima cascata
Girandosi indietro, e’ ben visibile il sentiero percorso e l’ambiente circostante.
Il sentiero percorso
E guardando avanti, e’ sempre ben visibile la nostra stella polare.
Prima dello strappo finale (il rifugio e’ nel riquadro di colore rosso), il sentiero si ricollega alla carrareccia, che qui e’ presente se pur non visibile sulla destra in alto…
…e si incontra la cascata piu’ grande, alimentata dai ghiacciai del Truc Blanc e del Traversiere, le cui vette separano la Val di Rhemes dalla vicina Valgrisenche.
La grande cascata
In venti minuti si raggiunge il rifugio, qui rappresentato da diverse prospettive.
Il rifugio Benevolo, con in basso sulla sinistra parte della carrareccia e del sentiero
Davanti al rifugio, guardando a Sud, si apre uno spettacolo: a sinistra il ghiacciaio di Lavassey e a destra il Granta Parei, oltre il quale c’e’ la Francia.
Lo scenario che si apre davanti al rifugio
Per chi volesse qualcosa di piu’ impegnativo, da qui partono diversi percorsi: a destra si sale per raggiungere il Lago di Goletta (EE, dal rifugio 500m+ e circa 2 ore), il relativo ghiacciaio ed andando oltre magari anche la Francia o il rifugio Bezzi e la Valgrisenche; a sinistra si sale per il ghiacciaio di Lavassey ed ancora oltre il Piemonte con la Valle dell’Orco.
Ed e’ un vero paradiso anche in inverno, per chi si cimenta con le pelli (nel rifugio e’ disponibile per il ricovero una sezione invernale): nella cartina sono rappresentate le discese principali con una linea di colore blu.
Per i gourmet, nel rifugio si mangia bene: la gestione e’ seguita da un gruppo giovane, e nei periodi di alta affluenza e’ consigliabile prenotare per riuscire a trovare un posto fuori.
Per il ritorno a valle consiglio di seguire il sentiero 13a, che si prende dalla carrareccia sulla destra poco prima di incontrare il primo tornante (e’ un percorso non adatto ai bambini piccoli ed a chi soffre di vertigini, per un breve passaggio che si deve fare): si risale in costa fino a quota 2.407 m slm, per poter apprezzare questo grandioso panorama sulla Val di Rhemes e sulle nevi del Grand Combin.
Panorama sulla Valle di Rhemes
Proseguendo, si inizia a scendere e si entra per un breve tratto all'interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso; dopo un breve passaggio riservato a chi non soffre di vertigini (se lo si fa in primavera od in autunno e possibile trovare la neve: in tal caso le racchette per le mani non sono raccomandate ma obbligatorie), si incontra il sentiero n. 12 che scende dal Col Rosset e dall’altopiano del Nivole’: con questo si gira a sinistra per rientrare nell’ultima parte del sentiero seguito in salita, attraversando la Dora di Rhemes con un ponte o un guado, a seconda delle situazioni che si trovano.
Al nostro rientro, intorno alle ore 15, la situazione del parcheggio (anche sulla strada) rende bene l’idea dell’affollamento.
Ah, dimenticavo, i parcheggi qui sono ancora quasi tutti gratuiti (questo e’ bene), ed il segnale per i cellulari e’ poco presente, anche in vicinanza del rifugio (e questo e’ giusto)
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