subsahara
Coldest Ice
Un’improvvisa improcrastinabile urgenza fisiologica mi è fatale: arrivo alla rotatoria di Burgusio in leggerissimo ritardo, quel tanto che basta per perdere l’autobus delle 09:12
Pazienza! Un’ora dopo salgo sul mezzo diretto a Martina
Nauders sfila sulla destra…
… dopo una quarantina di minuti di viaggio entro in Elvezia. L’autopostale e il suo autista mi stanno aspettando
Alle 11:14, con proverbiale puntualità svizzera, vengo depositato alla fermata in località Crusch
E’ veramente tardissimo, ma il tempo è buono, il percorso è semplice e io non ho nessuna fretta.
Allora, mi trovo sulla sinistra dell’Eno: devo scendere al fiume, passare dall’altra parte e poi risalire la Val d’Uina, che in questo momento mi si para davanti
Quindi comincio a scendere per il sentierino…
Engadina, verso valle
Engadina, verso monte
In breve arrivo al ponte sull’Eno, che mi traghetterà in località Sur En
L’Eno, verso valle
L’Eno, verso monte
Il ponte, visto dalla riva destra
Campeggio di Sur En
Bene, sono pronto a risalire la Val d’Uina. Una gentile signora mi mostra la strada
Parete di una casa a Sur En. Quella figura, un fauno silvatico, regge con la mano destra un alberello, però… visto distrattamente, ricorda piuttosto un satiro lascivo, che si trastulla ammirando la gentile signora della foto precedente
Sulla panchina si legge: “la giassa es stipa at ferm’ün mumaint! La prescha dal muond nu’ rend cuntaint”
Avvertimenti per i ciclisti. Il contenuto non mi interessa minimamente, però è bello leggerlo in romancio
E’ praticamente impossibile sbagliarsi: basta seguire la forestale che porta fino alla malga Uina Dadaint, 600 metri più in alto
La parte bassa della valle è stretta e profonda; la carrabile la segue ora da una parte ora dall’altra del torrente
Da uno dei ponti: vista verso valle
Salendo un po’ la valle si fa finalmente meno aspra, e la vista si apre
Da uno dei ponti, vista verso monte
Sono più o meno all’altezza della malga Uina Dadora, a 1500 m slm, (raggiungibile con una breve deviazione)
Salendo ho incontrato un pannello che racconta la storia dell’orso in questa valle: l’ultimo esemplare, il penultimo di tutta la Svizzera, venne abbattuto nel 1897 (se mi ricordo bene)
Dopo un paio di tornanti (gli unici della strada), noto due macchine parcheggiate: è la fine della forestale!
Sono in una bellissima radura, in vista di Uina Dadaint
Mi lascio alle spalle la malga…
… e proseguo verso l’orrida gola che chiude la Val d’Uina in alto, separandola dagli stupendi pascoli d’alta quota di Slingia che si trovano appena dietro.
E’ già perfettamente visibile il sentiero tagliato nella roccia
L’avvicinamento alla gola comporta qualche piccolo saliscendi
Uno sguardo all’indietro
E’ quasi l’una e mezza e ho fame. Mi siedo all’ombra e consumo un pasto frugale
Dopo essermi rifocillato attacco il sentiero che consente di superare la gola d’Uina
Quasi alla fine
Un ultimo sguardo all’indietro...
… e sbuco fuori.
Sono a circa 2150 m in un vasto pascolo d’alta quota.
Una specie di paradiso, meritata “ricompensa” dopo il lungo attraversamento dell’aspra - a tratti asperrima - val d’Uina
Ora posso proseguire per comoda traccia verso il passo di Slingia
Prima di arrivare al passo però incontro il confine di stato.
Sono le 14:20, il mio “blitz” in Svizzera è durato esattamente tre ore e mezza.
Immancabile foto ai cippi di confine: quello bianco piccolino, posto in opera dopo la prima guerra mondiale da Italia e Svizzera, si va a ad aggiungere al cippo grande e scuro dei tempi dell’impero asburgico
Il passo di Slingia, 2310 m slm, è qualche centinaio di metri più avanti. Insomma, anche in questo angolo d’Alto Adige l’Italia “sfora” un po’, tracimando nel bacino del Danubio
Una volta scolllinato l’ambiente si fa ancora più bello
Appare l’antica Pforzheimerhütte, eccezionale balcone panoramico su Ortles e Cevedale
A pochi passi sorge un altro rifugio, quello attivo: il Sesvenna
Io però preferisco di gran lunga il primo, accanto al quale mi stendo una ventina di minuti per riposare e contemplare
Alle 15:10 mi rimetto in marcia, seguendo dappresso il placido torrente Slingia
Dopo poco però lo Slingia compie un balzo di circa 200 metri, finendo nella piana sottostante
Il sentiero supera il salto aggirandolo dalla sinistra orografica
La cascata dello Slingia
Continuo a perdere quota, avanzando nella bellissima vallata
In questa foto si notano le numerose briglie per la regimazione del torrente
Arrivo in breve alla Schliniger Alm, a 1868 m slm.
“Va bene” - mi dico - “ora che ho fatto trenta mi pare pure il caso di sedermi una mezz’oretta con una bella birra in mano”.
In realtà (puntino rosso) ero a circa due terzi del percorso
Comunque ci stava tutta!
Alla fine lascio la malga…
… e arrivo a Slingia
La fermata dell’autobus è piena di gente in attesa.
“E se lo prendessi pure io?” - mi chiedo - “non è che ora per scendere a Burgusio il sentiero si rivelerà noioso?”
No, il sentiero per Burgusio non è affatto noioso; anzi, la seconda metà in particolare è molto bella.
Comunque: appena dopo il paese imbocco la ciclabile…
… scendo giù trotterellando...
… e infine a un bivio giro a sinistra e imbocco il cosiddetto “sentiero delle ore” (Stundenweg), che correndo a mezza costa con un po’ di saliscendi collega l’Abbazia di Monte Maria al Monastero di San Giovanni
Quando il bosco si dirada, i panorami d’insieme sulla val Venosta sono veramente fantastici
Arrivo infine alla chiesetta di Santo Stefano sopra Burgusio
Ora manca solo la picchiata finale verso il paese, con un sentierino che taglia i tornanti della strada
Alle 17:40 sono davanti alla dugentesca Fürstenburg
Per tornare alla macchina, che è a circa 1 km, devo attraversare il paese
Ho soggiornato a Burgusio qualche anno fa, e mi fa molto piacere rivederlo.
Nei mesi invernali la “popolazione” del paese cresce, perché i piani-terra di diverse abitazioni sono stalle nelle quali gli allevatori tengono le loro mucche.
Ha “carattere”, Burgusio: per quanto mi riguarda è mille volte meglio dei paesini della Val Gardena o della Val Badia.
L’ultima foto è dedicata a l’abbazia di Monte Maria, e al minuscolo Adige
Pazienza! Un’ora dopo salgo sul mezzo diretto a Martina
Nauders sfila sulla destra…
… dopo una quarantina di minuti di viaggio entro in Elvezia. L’autopostale e il suo autista mi stanno aspettando
Alle 11:14, con proverbiale puntualità svizzera, vengo depositato alla fermata in località Crusch
E’ veramente tardissimo, ma il tempo è buono, il percorso è semplice e io non ho nessuna fretta.
Allora, mi trovo sulla sinistra dell’Eno: devo scendere al fiume, passare dall’altra parte e poi risalire la Val d’Uina, che in questo momento mi si para davanti
Quindi comincio a scendere per il sentierino…
Engadina, verso valle
Engadina, verso monte
In breve arrivo al ponte sull’Eno, che mi traghetterà in località Sur En
L’Eno, verso valle
L’Eno, verso monte
Il ponte, visto dalla riva destra
Campeggio di Sur En
Bene, sono pronto a risalire la Val d’Uina. Una gentile signora mi mostra la strada
Parete di una casa a Sur En. Quella figura, un fauno silvatico, regge con la mano destra un alberello, però… visto distrattamente, ricorda piuttosto un satiro lascivo, che si trastulla ammirando la gentile signora della foto precedente
Sulla panchina si legge: “la giassa es stipa at ferm’ün mumaint! La prescha dal muond nu’ rend cuntaint”
Avvertimenti per i ciclisti. Il contenuto non mi interessa minimamente, però è bello leggerlo in romancio
E’ praticamente impossibile sbagliarsi: basta seguire la forestale che porta fino alla malga Uina Dadaint, 600 metri più in alto
La parte bassa della valle è stretta e profonda; la carrabile la segue ora da una parte ora dall’altra del torrente
Da uno dei ponti: vista verso valle
Salendo un po’ la valle si fa finalmente meno aspra, e la vista si apre
Da uno dei ponti, vista verso monte
Sono più o meno all’altezza della malga Uina Dadora, a 1500 m slm, (raggiungibile con una breve deviazione)
Salendo ho incontrato un pannello che racconta la storia dell’orso in questa valle: l’ultimo esemplare, il penultimo di tutta la Svizzera, venne abbattuto nel 1897 (se mi ricordo bene)
Dopo un paio di tornanti (gli unici della strada), noto due macchine parcheggiate: è la fine della forestale!
Sono in una bellissima radura, in vista di Uina Dadaint
Mi lascio alle spalle la malga…
… e proseguo verso l’orrida gola che chiude la Val d’Uina in alto, separandola dagli stupendi pascoli d’alta quota di Slingia che si trovano appena dietro.
E’ già perfettamente visibile il sentiero tagliato nella roccia
L’avvicinamento alla gola comporta qualche piccolo saliscendi
Uno sguardo all’indietro
E’ quasi l’una e mezza e ho fame. Mi siedo all’ombra e consumo un pasto frugale
Dopo essermi rifocillato attacco il sentiero che consente di superare la gola d’Uina
Quasi alla fine
Un ultimo sguardo all’indietro...
… e sbuco fuori.
Sono a circa 2150 m in un vasto pascolo d’alta quota.
Una specie di paradiso, meritata “ricompensa” dopo il lungo attraversamento dell’aspra - a tratti asperrima - val d’Uina
Ora posso proseguire per comoda traccia verso il passo di Slingia
Prima di arrivare al passo però incontro il confine di stato.
Sono le 14:20, il mio “blitz” in Svizzera è durato esattamente tre ore e mezza.
Immancabile foto ai cippi di confine: quello bianco piccolino, posto in opera dopo la prima guerra mondiale da Italia e Svizzera, si va a ad aggiungere al cippo grande e scuro dei tempi dell’impero asburgico
Il passo di Slingia, 2310 m slm, è qualche centinaio di metri più avanti. Insomma, anche in questo angolo d’Alto Adige l’Italia “sfora” un po’, tracimando nel bacino del Danubio
Una volta scolllinato l’ambiente si fa ancora più bello
Appare l’antica Pforzheimerhütte, eccezionale balcone panoramico su Ortles e Cevedale
A pochi passi sorge un altro rifugio, quello attivo: il Sesvenna
Io però preferisco di gran lunga il primo, accanto al quale mi stendo una ventina di minuti per riposare e contemplare
Alle 15:10 mi rimetto in marcia, seguendo dappresso il placido torrente Slingia
Dopo poco però lo Slingia compie un balzo di circa 200 metri, finendo nella piana sottostante
Il sentiero supera il salto aggirandolo dalla sinistra orografica
La cascata dello Slingia
Continuo a perdere quota, avanzando nella bellissima vallata
In questa foto si notano le numerose briglie per la regimazione del torrente
Arrivo in breve alla Schliniger Alm, a 1868 m slm.
“Va bene” - mi dico - “ora che ho fatto trenta mi pare pure il caso di sedermi una mezz’oretta con una bella birra in mano”.
In realtà (puntino rosso) ero a circa due terzi del percorso
Comunque ci stava tutta!
Alla fine lascio la malga…
… e arrivo a Slingia
La fermata dell’autobus è piena di gente in attesa.
“E se lo prendessi pure io?” - mi chiedo - “non è che ora per scendere a Burgusio il sentiero si rivelerà noioso?”
No, il sentiero per Burgusio non è affatto noioso; anzi, la seconda metà in particolare è molto bella.
Comunque: appena dopo il paese imbocco la ciclabile…
… scendo giù trotterellando...
… e infine a un bivio giro a sinistra e imbocco il cosiddetto “sentiero delle ore” (Stundenweg), che correndo a mezza costa con un po’ di saliscendi collega l’Abbazia di Monte Maria al Monastero di San Giovanni
Quando il bosco si dirada, i panorami d’insieme sulla val Venosta sono veramente fantastici
Arrivo infine alla chiesetta di Santo Stefano sopra Burgusio
Ora manca solo la picchiata finale verso il paese, con un sentierino che taglia i tornanti della strada
Alle 17:40 sono davanti alla dugentesca Fürstenburg
Per tornare alla macchina, che è a circa 1 km, devo attraversare il paese
Ho soggiornato a Burgusio qualche anno fa, e mi fa molto piacere rivederlo.
Nei mesi invernali la “popolazione” del paese cresce, perché i piani-terra di diverse abitazioni sono stalle nelle quali gli allevatori tengono le loro mucche.
Ha “carattere”, Burgusio: per quanto mi riguarda è mille volte meglio dei paesini della Val Gardena o della Val Badia.
L’ultima foto è dedicata a l’abbazia di Monte Maria, e al minuscolo Adige