Parma, la mia città, porta lo stesso nome del torrente che la attraversa. Non mi vengono in mente altri esempi di città italiane, a parte Pescara, il cui fiume però a monte si chiama Aterno, mentre il torrente Parma (LA Parma per i locals), si chiama così dalla sorgente alla foce. Un turista attento che si trovi a percorrere uno dei Lungoparma si accorgerà di quanto sia largo il letto di quello che per buona parte dell'anno appare come un torrentello, spesso secco in estate; eppure i ponti del centro città sono lunghi un centinaio di metri, all'incirca come quelli che attraversano fiumi ben più grassi come l'Arno a Pisa e Firenze, o il Po a Torino. La memoria di alluvioni storiche deve avere insegnato ai parmigiani a lasciare spazio al torrente, e lo dimostrano anche eventi recenti come l'alluvione del 2014, quando l'ancora più innocuo affluente Baganza ha rotto un argine lavando diversi quartieri anche vicini al centro. L'Appennino infatti non è così lontano dalla città (50 km circa in linea d'aria tra Via Emilia e crinale), e sa essere teatro di eventi meteo estremi: piogge, venti o nevicate.
Mi piace pensare che la città abbia un rapporto privilegiato con la sua breve valle. Così almeno è stato per me: ormai un po' di tempo fa, i miei genitori hanno restaurato una casa vicino a Bosco di Corniglio: qui ho passato tutte le estati fino ai 18 anni, ho imparato a riconoscere le cime che vedevo dal cortile, a ricordarmi dove passavano i sentieri per salirle. Poi col passare del tempo ho perso di vista tutti i vecchi amici villeggianti e sono tornato sempre meno spesso alla casa: magari andavo in valle, per arrampicare o a funghi, ma essendo a un'ora di macchina dalla città facevo prima ad andare e tornare, magari dividendo il viaggio con altri di Parma, piuttosto che fermarmi su; e la voglia di scoprire nuove montagne mi ha spesso portato più volentieri altrove.
Poi ecco che arriva il Covid, le limitazioni agli spostamenti in vista del Natale, e soprattutto una sfilata di freddo e neve che in Appennino non si vedeva da tempo a inizio inverno. D'un tratto la prospettiva della seconda casa in alta val Parma diventa la soluzione per potere andare a sciare, o comunque spostarsi dalla città alla montagna senza il rischio di incorrere in sanzioni.
La clausola del conoscente da andare a trovare in regione diventa la scusa per 2 o 3 miei amici di raggiungermi in giornate diverse, ognuno con la sua auto: ma di fatto nella casa non ci hanno messo piede! Sotterfugi all'italiana? Può darsi, se diamo per appurato che queste limitazioni abbiano un senso; per me non ce l'hanno, e comunque c'è chi si è fatto molti meno problemi, organizzando macchinate direttamente dalla città o facendo proprio piccole feste, specialmente a Capodanno. Ma di polemica ne è già stata fatta tanta, seppelliamola sotto un paio di metri di neve.
Cominciamo con qualche confronto, giusto per dare un'idea. Anche se abbiamo preso meno neve rispetto a zone appenniniche più a est (vedi Abetone, letteralmente sommerso), direi che non ci si può lamentare. Da inizio stagione già misurati più di 3 metri caduti a Lagdei (1250m), ora ce n'è un metro e mezzo. Nei giorni a cavallo di Natale sotto i 1400 si era sciolto quasi tutto, quindi di fatto si è ricominciato da zero.
Bosco di Corniglio (800 metri)
25 dicembre sera
31 dicembre sera
1 gennaio sera
Monte Tavola, strada forestale quota 1200 m circa
27 dicembre 2020
6 gennaio 2021
Monte Tavola, cancello pascoli (1200 circa)
1 gennaio 2021
2 gennaio
6 gennaio
Monte Tavola, pascoli sommitali (1500)
27 dicembre 2020
2 gennaio 2021
Monte Fosco (1680)
27 dicembre 2020
2 gennaio 2021
Monte Orsaro (1831)
Vista verso il monte Marmagna
27 gennaio 2020
9 gennaio 2021
Vetta monte Orsaro
27 dicembre 2020
9 gennaio 2021
Spostandosi nella vallata vicina (in giornate "gialle")...
Ponte sul Cedra di Valditacca (1000 m)
11 dicembre 2020 (prima della scaldata pre-natalizia)
7 gennaio 2021 (dopo il refill di Capodanno)
Bosco e veduta d'insieme crinale alta val Parma (10 gennaio 2021)
Venendo alle sciate... il meteo non mi è stato amico. L'unica giornata veramente bella (oltre che gialla) è stata venerdì 8 gennaio, e io nei giorni feriali (esclusi il 31 e il 7) ho sempre lavorato. Anche il 27 dicembre c'era il sole, ma mancava un po' di materia prima. Il 31 siamo stati fortunati, riuscendo a scendere appena prima che arrivasse il brutto su un bellissimo pendio polveroso. Dunque poche curve al sole, tanto bosco, nevicate da bagnarsi anche il buco del c...o, lunghe attese in vetta sferzati dal vento aspettando schiarite per scendere che non sempre (anzi quasi mai) arrivavano, e soprattutto ravano, davvero tantissimo ravano. Però sciare sopra rovi e maggiociondoli sepolti o farsi spazio in mezzo ai castagni a 700/900 metri su neve sì pesante, ma pur sempre polverosa, non ha davvero prezzo.
Valle di Badignana, 26 dicembre 2020
31 dicembre 2020: Monte Brusà (pala e canale nord) e monte Sterpara (in traverso dal lago Santo con discesa dal sentiero delle Carbonaie)
2 gennaio 2021: monte Fosco (bosco nord est), partenza da Bosco
3 gennaio 2021: Lago Santo (pista) e monte Sterpara (carbonaie e bosco fino in vetta)
Monte Roccabiasca, salita e discesa dal sentiero classico da nord, con partenza dal ponte del Cogno (6 gennaio 2021)
Monte Orsaro (canalone est e discesa diretta su Lagdei per Ponte Rotto) e monte Sterpara (carbonaie), 9 gennaio 2021
Lago Santo (pineta, pista e tetto rifugio Lagdei), 10 gennaio 2021
E per concludere la bastardata finale, alla faccia dei piccoli Alberto Tomba del futuro che si allenano a Schia con la seggiovia!
Schia, 13 dicembre 2021 (dopo lavoro)
Mi piace pensare che la città abbia un rapporto privilegiato con la sua breve valle. Così almeno è stato per me: ormai un po' di tempo fa, i miei genitori hanno restaurato una casa vicino a Bosco di Corniglio: qui ho passato tutte le estati fino ai 18 anni, ho imparato a riconoscere le cime che vedevo dal cortile, a ricordarmi dove passavano i sentieri per salirle. Poi col passare del tempo ho perso di vista tutti i vecchi amici villeggianti e sono tornato sempre meno spesso alla casa: magari andavo in valle, per arrampicare o a funghi, ma essendo a un'ora di macchina dalla città facevo prima ad andare e tornare, magari dividendo il viaggio con altri di Parma, piuttosto che fermarmi su; e la voglia di scoprire nuove montagne mi ha spesso portato più volentieri altrove.
Poi ecco che arriva il Covid, le limitazioni agli spostamenti in vista del Natale, e soprattutto una sfilata di freddo e neve che in Appennino non si vedeva da tempo a inizio inverno. D'un tratto la prospettiva della seconda casa in alta val Parma diventa la soluzione per potere andare a sciare, o comunque spostarsi dalla città alla montagna senza il rischio di incorrere in sanzioni.
La clausola del conoscente da andare a trovare in regione diventa la scusa per 2 o 3 miei amici di raggiungermi in giornate diverse, ognuno con la sua auto: ma di fatto nella casa non ci hanno messo piede! Sotterfugi all'italiana? Può darsi, se diamo per appurato che queste limitazioni abbiano un senso; per me non ce l'hanno, e comunque c'è chi si è fatto molti meno problemi, organizzando macchinate direttamente dalla città o facendo proprio piccole feste, specialmente a Capodanno. Ma di polemica ne è già stata fatta tanta, seppelliamola sotto un paio di metri di neve.
Cominciamo con qualche confronto, giusto per dare un'idea. Anche se abbiamo preso meno neve rispetto a zone appenniniche più a est (vedi Abetone, letteralmente sommerso), direi che non ci si può lamentare. Da inizio stagione già misurati più di 3 metri caduti a Lagdei (1250m), ora ce n'è un metro e mezzo. Nei giorni a cavallo di Natale sotto i 1400 si era sciolto quasi tutto, quindi di fatto si è ricominciato da zero.
Bosco di Corniglio (800 metri)
25 dicembre sera
31 dicembre sera
1 gennaio sera
Monte Tavola, strada forestale quota 1200 m circa
27 dicembre 2020
6 gennaio 2021
Monte Tavola, cancello pascoli (1200 circa)
1 gennaio 2021
2 gennaio
6 gennaio
Monte Tavola, pascoli sommitali (1500)
27 dicembre 2020
2 gennaio 2021
Monte Fosco (1680)
27 dicembre 2020
2 gennaio 2021
Monte Orsaro (1831)
Vista verso il monte Marmagna
27 gennaio 2020
9 gennaio 2021
Vetta monte Orsaro
27 dicembre 2020
9 gennaio 2021
Spostandosi nella vallata vicina (in giornate "gialle")...
Ponte sul Cedra di Valditacca (1000 m)
11 dicembre 2020 (prima della scaldata pre-natalizia)
7 gennaio 2021 (dopo il refill di Capodanno)
Bosco e veduta d'insieme crinale alta val Parma (10 gennaio 2021)
Venendo alle sciate... il meteo non mi è stato amico. L'unica giornata veramente bella (oltre che gialla) è stata venerdì 8 gennaio, e io nei giorni feriali (esclusi il 31 e il 7) ho sempre lavorato. Anche il 27 dicembre c'era il sole, ma mancava un po' di materia prima. Il 31 siamo stati fortunati, riuscendo a scendere appena prima che arrivasse il brutto su un bellissimo pendio polveroso. Dunque poche curve al sole, tanto bosco, nevicate da bagnarsi anche il buco del c...o, lunghe attese in vetta sferzati dal vento aspettando schiarite per scendere che non sempre (anzi quasi mai) arrivavano, e soprattutto ravano, davvero tantissimo ravano. Però sciare sopra rovi e maggiociondoli sepolti o farsi spazio in mezzo ai castagni a 700/900 metri su neve sì pesante, ma pur sempre polverosa, non ha davvero prezzo.
Valle di Badignana, 26 dicembre 2020
31 dicembre 2020: Monte Brusà (pala e canale nord) e monte Sterpara (in traverso dal lago Santo con discesa dal sentiero delle Carbonaie)
2 gennaio 2021: monte Fosco (bosco nord est), partenza da Bosco
3 gennaio 2021: Lago Santo (pista) e monte Sterpara (carbonaie e bosco fino in vetta)
Monte Roccabiasca, salita e discesa dal sentiero classico da nord, con partenza dal ponte del Cogno (6 gennaio 2021)
Monte Orsaro (canalone est e discesa diretta su Lagdei per Ponte Rotto) e monte Sterpara (carbonaie), 9 gennaio 2021
Lago Santo (pineta, pista e tetto rifugio Lagdei), 10 gennaio 2021
E per concludere la bastardata finale, alla faccia dei piccoli Alberto Tomba del futuro che si allenano a Schia con la seggiovia!
Schia, 13 dicembre 2021 (dopo lavoro)