Sci Alpino 4.0 - Tra ideologie e CENSURA :-O

Vettore2480

VETTORE
Ciao a tutti,
Ho avuto modo di aiutare uno studente fornendo tante informazioni sulla storia di una località sciistica, l’oggetto dell’esame era la riqualificazione del territorio.
Lui in prima battuta aveva proposto ai docenti di lavorare sui vecchi impianti per razionalizzarli al fine di rendere la stazione meno impattante a livello ambientale, al contempo più efficiente, oltre a creare per essa grandi potenzialità di destagionalizzazione. I docenti hanno fatto pollice verso, allora lui ha proposto un’altra chiave.
La relazione che ne è scaturita, stavolta accettata dai docenti con buon entusiasmo, è stata quella di recuperare le strutture (rifugi etc.) per mostre ed eventi culturali, sia al chiuso che all’aperto, e recuperare degli impianti solo quel minimo indispensabile per permette a tutti, disabili compresi, raggiugere tali rifugi.

Quando ho letto la relazione, ho subito notato che qualcosa non tornava, ed ho fatto notare che nessun impianto a fune in montagna può reggersi senza considerare lo sci alpino, che è giusto creare enormi valvole di sfogo per la destagionalizzazione, ma che gli impianti si fanno per sciare, poi tutto il resto ben venga e ottimo se potrà in futuro diventare importante o addirittura prevalente.

La risposta è stata questa:
“Condivido pienamente la sua analisi, ho fatto questa presentazione evitando il più possibile riferimenti allo sci poiché sapevo che non sarebbe stato gradito dai miei docenti… omissis… In ogni caso, le ribadisco che condivido il suo pensiero, ma per una questione di direttive impartitemi "dall'alto" ho dovuto snaturare un po’ la mia idea e la mia convinzione”.


Vi sembra questa una bella cosa?
 
Posso assicurarti che anche in altri settori funziona così, troppe volte l'università e la realtà sono due cose su universi paralleli che non si incontrano mai.
 
Ti posso portare la mia esperienza personale, ho vissuto la riapertura di una microstazione abruzzese, dopo 20 anni di chiusura, classica località turistica nata negli anni 70\80 dal nulla, prima uno skilift, poi un ristorante, emporio, locanda, bar, poi 2000 seconde case, supermercati, alberghi, negozi, ristoranti, pub e cosi via.
Nel 2000 scade la vita tecnica dell' impianto, nel giro di 5\6 anni hanno chiuso quasi tutte le attività commerciali e la gente ha cominciato a non venire più nelle proprie cae, preferendo altre località.
Dopo 18 anni si riesce a ricostruire una seggiovia biposto, si realizza un piccolo rifugio in quota, le 3 piste esistenti vengono allargate e rese più sicure e divertenti, si ritorna a sciare e, come per magia, vedi le case riaprirsi, vedi tornare le famiglie in montagna, vedi quei pochi operatori turistici rimasti felici. La seggiovia viene omologata anche per il trasporto dei pedoni e la scorsa estate lavora per c.a 40 gg, con ottimo riscontro, lo scorso settembre è stata anche omologata per il trasporto delle bici e vediamo cosa si riuscirà a fare in futuro.
Nei 20 anni di chiusura si sono sempre fatte altre attività invernali, fondo, sledog, ciaspole, le attività estive, trekking, mtb, equitazione, sono logicamente sempre continuate, ma il 90% di chi veniva si è disamorato proprio perchè erano persone che avevano comprato una casa con gli impianti di risalita a 50 mt, ora, chi non ha venduto nel frattempo, è tornato.
Credo che questa piccola esperienza sia la dimostrazione evidente che senza lo sci la montagna non viene vissuta, ben vengano tutte le altre attività, sono io il primo a praticarle, ma il traino dello sci è fondamentale.
Purtroppo l' idea dello sviluppo alternativo, green e sostenibile, perchè un mondo migliore è possibile è molto radicata in determinati ambienti.
 
Per chi lo ha chiesto il cosro è: economia ambiente clima e territorio.

Se fosse capitato a me, al tempo dell'Università da givincello non so come avrei reagito, mi fosse capitato oggi... sari tornato all'istituto il giorno successivo vestito da De Luca! :evil:
Qui il punto non è solo l'ideologia, questa è censura!
 

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Sono sicuro che nessuno di quei docenti conosca la montagna, saranno i soliti ambientalisti da salotto ( cittadino ) che vogliono spiegare, a chi in montagna ci vive e ci lavora, quale deve essere il loro futuro.
 
Probabilmente tu hai ragione Matteo, e lo sciocco sono io, che a 52 anni (di cui oltre 10 passati a fare assistente universitario correggendo tesi, etc.) ancora pensavo che una laurea fosse seria di per se, come istituzione...:PAAU
Sull'episodio citato preferisco non commentare, per evitare di essere bannato dallo admin!!!!!:evil:
 
Una cosa che fa molto arrabbiare è che i personaggi che predicano il Turismo Lento come la panacea che salverà la montagna nel mondo, si presentano all’opinione pubblica come acculturati anticonformisti superiori alle frivolezze della moda.
Al contrario, questa litania del non-turismo, o turismo lento che sia, è quanto di più modaiolo e sfighettato possa esistere in questo attuale periodo storico. Sarebbe impossibile presentarsi all’opinione pubblica sostenendo una qualsiasi tesi che tenti di contraddire questi dictat.
Contraddire al giorno d’oggi qualsiasi teoria pseudo ambientalista o polically correct, sarebbe come presentarsi ad un evento della Ferragni con camicua a mezze maniche dentro dei bermuda bombé a vita alta, abbinati ai calzini lunghi color carne sopra i mocassini.
 
Scusate ma di cosa vi meravigliate? Giorgio Daidola non vi dice nulla?

Docente di Analisi economico finanziaria per le imprese turistiche presso l'Università di Trento

Ciclicamente (periodi senza neve, difficoltà etc) si sente in diritto di farsi intervistare da qualche testata (generalista o del settore) sparando a zero sugli impianti.
Tanto per riprendere una discussione del forum: Sci di massa, un modello senza futuro (skiforum.it)

Questa l'ultima perla di pochi giorni fa: Giorgio Daidola: "Ritroviamo la dimensione umana dello sci" - Montagna.TV
 
Il problema è fare di tutta l'erba un fascio.
Ovvero di tutto lo sci alpino, un mostro.

Lo sci alpino può tranquillamente essere sostenibile, economicamente, ecologicamente. In alcuni casi è essenziale per far vivere la gente.

In altri casi è una forzatura, uno stupro della natura che non porta alcun beneficio a nessuno, nemmeno alle valli, punto e basta.


Ma prendere una posizione e portarla avanti a prescindere, non è la strada giusta.

Anche qui dentro, è pieno di fenomeni al contrario di quelli citati delle università... non fanno bene nemmeno loro al nostro sport (passione e per tanti altri, lavoro).
 
Daidola prese una multa da un forestale per aver sciato in un'area protetta, per aver infastidito la fauna svernante.

Scrisse poi un articolo "diritto di traccia" per lamentarsi.

L'ambientalismo con le passioni del prossimo.
 
Scusate ma di cosa vi meravigliate? Giorgio Daidola non vi dice nulla?

Docente di Analisi economico finanziaria per le imprese turistiche presso l'Università di Trento

Ciclicamente (periodi senza neve, difficoltà etc) si sente in diritto di farsi intervistare da qualche testata (generalista o del settore) sparando a zero sugli impianti.
Tanto per riprendere una discussione del forum: Sci di massa, un modello senza futuro (skiforum.it)

Questa l'ultima perla di pochi giorni fa: Giorgio Daidola: "Ritroviamo la dimensione umana dello sci" - Montagna.TV

Io in fondo la penso in parte un po’ come lui, mi piacciono le resort a misura d’uomo, non frequento grandi caroselli. Pero lui non deve sputare in piatti dove ha mangiato, a lo abbiamo tutti incontrato comodamente accomodato agli apres ski di mezzo globo, dopo intere giornate d’impianti, in occasione dei telemark festival ospitati dalle più grandi importanti resort. Avrà preso più impianti lui in un anno che io in tutta la vita. Quindi dovrebbe star zittino chi predica bene ma razzola male...
 
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