Ero un po' indeciso se pubblicare o meno un reportage, per rispetto nei confronti dei mazinga: ma giornate del genere non capitano esattamente tutti gli anni, soprattutto a inizio stagione; e spero provochi piacere, prima che invidia, vedere certe immagini (soprattutto le prime 2 di questo post) mentre si avvicina a grandi e confusi passi un nuovo periodo di clausura obbligata per tutti gli scimuniti :evvvvai:!
Tra i nord appenninici, se si dice "la ovest" si intende quasi sempre la ovest dell'Alpe, e quando si dice "l'Alpe" si sottintende l'Alpe di Succiso. Coi suoi 2017 metri non è la montagna più alta dell'Emilia, ma senz'altro la più imponente. E il suo versante occidentale è uno scivolo di 700 metri, con pendenze fino a 45°, che d'inverno è più probabile salire con piccozza e ramponi piuttosto che scendere in sci... tutta la zona in effetti si presta più allo scialpinismo primaverile. Ma il 13 dicembre lo consideriamo già inverno o ancora autunno?
Ovest da sotto in condizioni da doppia piccozza (gennaio 2017)
Ovest dal centro in condizioni da 1 piccozza (febbraio 2019)
Ovest con poca neve fresca vista dal monte Acuto (novembre 2017)
Ovest domenica scorsa dopo la nostra discesa
Venendo da quasi 10 giorni di nevicate, con solo brevi interruzioni di bel tempo, già l'idea di salire e scendere l'Alpe dalla via normale (il vallone del Rio Pascolo) ci sembrava un lusso. Nei giorni precedenti, diverse ravanate sempre con tempo più o meno nebbioso ci avevano convinto che il manto nevoso andava stabilizzandosi; ma alla partenza mai avremmo creduto di riuscire a scendere dalla ovest.
Al parcheggio di Succiso Nuovo ci sono già alcune auto, ma meno di quanto pensassimo. Il mezzo metro comodo di neve (a 1000 metri!) invece sapevamo già che c'era, e godiamo a partire direttamente con gli sci dall'auto, quando tutte le altre volte li avevamo dovuti spallare per minimo mezzora.
Mano a mano che prendiamo quota pregustiamo la discesa nel bosco di faggi: all'inizio c'è qualche ruscello da guadare, ma la copertura presto diventa uniforme, e sempre più abbondante, soprattutto oltre i 1400. L'esposizione a nord e il freddo hanno fatto sopravvivere la neve sulle piante, ci godiamo lo spettacolo e l'ottima traccia ci fa salire rapidamente.
Appena prima del guado più grosso, incontriamo due scialpinisti che scendono: le notizie non sembrano troppo buone. La nebbia del giorno precedente ha fatto crostare la neve sul vallone... La traccia di salita è ottima, non ci sono particolari pericoli, ma la sciata è una m...a! In verità ce lo aspettavamo, ma l'Alpe offre tante altre possibilità, e ci riserviamo di valutarle una volta su.
Al Bivacco Rio Pascolo, 1500 metri, a spanne ci sono 2 metri di neve. I tavolini sono diventati gobbe, il tetto è sciabile, il versante nord dell'Alpe (che è anche il più ripido) fa impressione da quanto è pieno e non ha scaricato... da lì sicuramente non scenderemo!
Il bivacco Rio Pascolo
Usciti dal bosco, il grande vallone del Rio Pascolo ci accoglie avvolto nell'ombra, con la traccia ben in vista. C'è abbastanza traffico per gli standard della zona: un gruppo abbastanza nutrito è già in cresta, altri gruppetti arrivano da dietro. Verremo a sapere che è quasi tutta gente di Parma: i reggiani in genere preferiscono il Cusna, mentre i toscani sono un po' scomodi (e poveracci ora pure confinati... ).
Prima parte del vallone di Rio Pascolo
Saliamo rapidi siccome fa freddo e aneliamo al sole sulla cresta. Come ci avevano anticipato i ragazzi scesi prima, la neve è una brutta crosta non portante, e non c'è possibilità che molli un po' col sole, in questa stagione è troppo basso. Il giorno prima ha nevicato ma poi si sono un po' alzate le temperature ed è calata la nebbia, la notte ha fatto sereno e questo è il risultato.
Tracce verso il monte Casarola
Se durante la salita avevamo alle spalle la pianura, le Alpi, il clima "continentale" padano, appena sbucati sulla Sella del Casarola troviamo sole, mare e clima "mediterraneo". Un privilegio trovarsi qui senza un alito di vento: spesso infatti nonostante il mare a 40 km in linea d'aria, le condizioni sono decisamente patagoniche, come testimoniano i cartelli incrostati di neve ghiacciata. Poderose cornici permettono di salire verso la vetta senza mai togliersi gli sci, altro lusso!
La cresta sommitale dell'Alpe di Succiso
Mentre la percorriamo, vediamo 3 che si lanciano direttamente dalla croce nel canale sud est (o canale dei Parmigiani): si tratta però di reggiani/modenesi, come verremo a sapere in seguito: due sono guide alpine della Pietra, gente con del manico insomma... Dagli ululati sembra stiano godendo parecchio!
Scialpinisti nel canale dei Parmigiani
L'idea di scendere anche noi da quel lato (ovviamente per un imbocco meno estremo) ci stuzzicava, ma è mezzogiorno passato, ci sono già state scariche da caldo, e più che la discesa ci preoccupa la risalita... proseguiamo così rapidi verso la cima, occupata dal gruppone che avevamo visto salire prima: sono istruttori del CAI di Parma che conosciamo, e hanno tutta l'intenzione di scendere dalla ovest! I primi la hanno già battezzata, in alto dove è più ripida è polvere. La valanga "grossa" è già scesa, come si vede dai resti in fondo al versante coperti dall'ultima nevicata. Li osserviamo scendere piuttosto agevolmente anche la parte centrale, mentre in basso le pendenze si ammorbidiscono un po'... la decisione è presto presa. Spelliamo rapidamente, arrivano altri scialpinisti, ci lanciamo.
Nicola e Angelo in azione
E' la prima volta che riesco a partire direttamente dalla vetta sci ai piedi: nella rampa iniziale stiamo sul battuto, poi presa un po' di confidenza ci spostiamo sugli spazi ancora vergini che non mancano! Scendiamo uno alla volta facendo brevi pause per aspettarci nelle quali ci scattiamo qualche foto. La sezione centrale purtroppo è ancora un po' crostosa e la sciata risulta meno fluida, ma poi verso 1/3 della discesa riusciamo a spostarci su sezioni dove il sole ha velocemente ammorbidito la neve a dovere, e fino all'ultimo metro ce la godiamo, prendendoci pure il lusso di qualche saltino!
Un po' di foto dello scrivente!
Un "saltatore" sceso poco dopo di noi
Non sono nemmeno le 13,30: nonostante la lunga e splendida discesa, la voglia di stare in questo splendido ambiente ancora qualche ora prevale su quella di scendere a valle a bere e mangiare, come hanno fatto un po' tutti gli altri (a parte i mostri scesi dalla est, che poi risaliranno in cima e si faranno la ovest al tramonto! :shock.
Entrati nel bosco, mentre ripelliamo arrivano 3 ragazzi appena scesi dal canale sud ovest, che ci confermano che la salita nel vallone di Pietratagliata è già stata battuta da 2 pazzoidi che se la sono sparata tutta da Succiso con le ciaspole, diretti al monte Alto. Sappiamo bene che troveremo ombra e crosta come nel vallone del Rio Pascolo e probabilmente non arriveremo in vetta, ma decidiamo ugualmente di salire. La conca dei Ghiaccioni è avvolta nel gelo: le placche di Punta Buffanaro, col suo seducente canale nord, sono letteralmente stuccate.
Facciamo un guado, per evitare il successivo tagliamo nel bosco passando per il bivacco. Più su, al secondo pianoro, ritroviamo la traccia. I ciaspolatori non si sono fatti troppi scrupoli a passare in mezzo alle piante, ma per fortuna a parte qualche breve tratto il bosco è rado. I miei soci sembrano un po' demotivati, la neve nei tratti aperti è davvero brutta, ma insisto per arrivare almeno alla fine del bosco, dove la vista si apre sulla parte alta del vallone.
Attraversato un canale, eccoci dentro questo splendido, raggelante anfiteatro! Dalla sud/ovest dell'Alpe si sono staccate nei giorni precedenti due valanghe di fondo belle grosse, e fanno un po' impressione le tracce dei ragazzi che ci sono passati molto vicino... La crosta è sempre più dura e spessa, ma non ancora portante. Qualche notte di sereno e qui sarà tutto un biliardo di ghiaccio appenninico! A scendere su una neve del genere, con già la ovest sulle gambe, rischiamo solo di farci male, quindi molliamo la vetta del monte Alto e ci fermiamo sulla "vetta" simbolica di un enorme accumulo.
Il vallone di Pietratagliata
Mentre spelliamo vediamo i due eroi ciaspolatori che scendono in traverso (coi ramponi però) sotto il passo di Pietratagliata... Nel 2014, quando ancora non facevo scialpinismo, avevamo fatto con un amico lo stesso giro, con un innevamento simile (se non superiore), e si era tornati al paese con l'ultima luce. Ma era febbraio!
Riartiamo e come previsto il breve tratto fuori dal bosco è un'agonia... tornati tra le piante però riusciamo a sciare meglio, soprattutto nel tratto sopra il bivacco.
Ora ci aspetta l'eterna discesa lungo il sentiero di fondovalle, in un fitto bosco di faggi giovani che è il prezzo da pagare se si fa la ovest... Per fortuna ogni tanto si trova qualche bel corridoio dove provare a lasciarsi andare senza rischiare di stamparsi!
La traccia diventa via via più larga, i tratti più obbligati sono ormai tracciati stile pista; nell'ultima parte c'è qualche guado ma nulla di troppo fastidioso. Arriviamo al paese alle 16,30 passate, ancora in tempo per uno spuntino prima della chiusura obbligata dell'agriturismo, stanchi e felici della giornata.
La ovest era un mio piccolo sogno nel cassetto, e sono rimasto sorpreso dal realizzarlo in modo così inaspettato, praticamente alla prima uscita seria della stagione. Un po' di culo ogni tanto non guasta!
L'Alpe al tramonto vista da Rigoso, dopo la storica nevicata del 5 maggio 2019
Tra i nord appenninici, se si dice "la ovest" si intende quasi sempre la ovest dell'Alpe, e quando si dice "l'Alpe" si sottintende l'Alpe di Succiso. Coi suoi 2017 metri non è la montagna più alta dell'Emilia, ma senz'altro la più imponente. E il suo versante occidentale è uno scivolo di 700 metri, con pendenze fino a 45°, che d'inverno è più probabile salire con piccozza e ramponi piuttosto che scendere in sci... tutta la zona in effetti si presta più allo scialpinismo primaverile. Ma il 13 dicembre lo consideriamo già inverno o ancora autunno?
Ovest da sotto in condizioni da doppia piccozza (gennaio 2017)
Ovest dal centro in condizioni da 1 piccozza (febbraio 2019)
Ovest con poca neve fresca vista dal monte Acuto (novembre 2017)
Ovest domenica scorsa dopo la nostra discesa
Venendo da quasi 10 giorni di nevicate, con solo brevi interruzioni di bel tempo, già l'idea di salire e scendere l'Alpe dalla via normale (il vallone del Rio Pascolo) ci sembrava un lusso. Nei giorni precedenti, diverse ravanate sempre con tempo più o meno nebbioso ci avevano convinto che il manto nevoso andava stabilizzandosi; ma alla partenza mai avremmo creduto di riuscire a scendere dalla ovest.
Al parcheggio di Succiso Nuovo ci sono già alcune auto, ma meno di quanto pensassimo. Il mezzo metro comodo di neve (a 1000 metri!) invece sapevamo già che c'era, e godiamo a partire direttamente con gli sci dall'auto, quando tutte le altre volte li avevamo dovuti spallare per minimo mezzora.
Mano a mano che prendiamo quota pregustiamo la discesa nel bosco di faggi: all'inizio c'è qualche ruscello da guadare, ma la copertura presto diventa uniforme, e sempre più abbondante, soprattutto oltre i 1400. L'esposizione a nord e il freddo hanno fatto sopravvivere la neve sulle piante, ci godiamo lo spettacolo e l'ottima traccia ci fa salire rapidamente.
Appena prima del guado più grosso, incontriamo due scialpinisti che scendono: le notizie non sembrano troppo buone. La nebbia del giorno precedente ha fatto crostare la neve sul vallone... La traccia di salita è ottima, non ci sono particolari pericoli, ma la sciata è una m...a! In verità ce lo aspettavamo, ma l'Alpe offre tante altre possibilità, e ci riserviamo di valutarle una volta su.
Al Bivacco Rio Pascolo, 1500 metri, a spanne ci sono 2 metri di neve. I tavolini sono diventati gobbe, il tetto è sciabile, il versante nord dell'Alpe (che è anche il più ripido) fa impressione da quanto è pieno e non ha scaricato... da lì sicuramente non scenderemo!
Il bivacco Rio Pascolo
Usciti dal bosco, il grande vallone del Rio Pascolo ci accoglie avvolto nell'ombra, con la traccia ben in vista. C'è abbastanza traffico per gli standard della zona: un gruppo abbastanza nutrito è già in cresta, altri gruppetti arrivano da dietro. Verremo a sapere che è quasi tutta gente di Parma: i reggiani in genere preferiscono il Cusna, mentre i toscani sono un po' scomodi (e poveracci ora pure confinati... ).
Prima parte del vallone di Rio Pascolo
Saliamo rapidi siccome fa freddo e aneliamo al sole sulla cresta. Come ci avevano anticipato i ragazzi scesi prima, la neve è una brutta crosta non portante, e non c'è possibilità che molli un po' col sole, in questa stagione è troppo basso. Il giorno prima ha nevicato ma poi si sono un po' alzate le temperature ed è calata la nebbia, la notte ha fatto sereno e questo è il risultato.
Tracce verso il monte Casarola
Se durante la salita avevamo alle spalle la pianura, le Alpi, il clima "continentale" padano, appena sbucati sulla Sella del Casarola troviamo sole, mare e clima "mediterraneo". Un privilegio trovarsi qui senza un alito di vento: spesso infatti nonostante il mare a 40 km in linea d'aria, le condizioni sono decisamente patagoniche, come testimoniano i cartelli incrostati di neve ghiacciata. Poderose cornici permettono di salire verso la vetta senza mai togliersi gli sci, altro lusso!
La cresta sommitale dell'Alpe di Succiso
Mentre la percorriamo, vediamo 3 che si lanciano direttamente dalla croce nel canale sud est (o canale dei Parmigiani): si tratta però di reggiani/modenesi, come verremo a sapere in seguito: due sono guide alpine della Pietra, gente con del manico insomma... Dagli ululati sembra stiano godendo parecchio!
Scialpinisti nel canale dei Parmigiani
L'idea di scendere anche noi da quel lato (ovviamente per un imbocco meno estremo) ci stuzzicava, ma è mezzogiorno passato, ci sono già state scariche da caldo, e più che la discesa ci preoccupa la risalita... proseguiamo così rapidi verso la cima, occupata dal gruppone che avevamo visto salire prima: sono istruttori del CAI di Parma che conosciamo, e hanno tutta l'intenzione di scendere dalla ovest! I primi la hanno già battezzata, in alto dove è più ripida è polvere. La valanga "grossa" è già scesa, come si vede dai resti in fondo al versante coperti dall'ultima nevicata. Li osserviamo scendere piuttosto agevolmente anche la parte centrale, mentre in basso le pendenze si ammorbidiscono un po'... la decisione è presto presa. Spelliamo rapidamente, arrivano altri scialpinisti, ci lanciamo.
Nicola e Angelo in azione
E' la prima volta che riesco a partire direttamente dalla vetta sci ai piedi: nella rampa iniziale stiamo sul battuto, poi presa un po' di confidenza ci spostiamo sugli spazi ancora vergini che non mancano! Scendiamo uno alla volta facendo brevi pause per aspettarci nelle quali ci scattiamo qualche foto. La sezione centrale purtroppo è ancora un po' crostosa e la sciata risulta meno fluida, ma poi verso 1/3 della discesa riusciamo a spostarci su sezioni dove il sole ha velocemente ammorbidito la neve a dovere, e fino all'ultimo metro ce la godiamo, prendendoci pure il lusso di qualche saltino!
Un po' di foto dello scrivente!
Un "saltatore" sceso poco dopo di noi
Non sono nemmeno le 13,30: nonostante la lunga e splendida discesa, la voglia di stare in questo splendido ambiente ancora qualche ora prevale su quella di scendere a valle a bere e mangiare, come hanno fatto un po' tutti gli altri (a parte i mostri scesi dalla est, che poi risaliranno in cima e si faranno la ovest al tramonto! :shock.
Entrati nel bosco, mentre ripelliamo arrivano 3 ragazzi appena scesi dal canale sud ovest, che ci confermano che la salita nel vallone di Pietratagliata è già stata battuta da 2 pazzoidi che se la sono sparata tutta da Succiso con le ciaspole, diretti al monte Alto. Sappiamo bene che troveremo ombra e crosta come nel vallone del Rio Pascolo e probabilmente non arriveremo in vetta, ma decidiamo ugualmente di salire. La conca dei Ghiaccioni è avvolta nel gelo: le placche di Punta Buffanaro, col suo seducente canale nord, sono letteralmente stuccate.
Facciamo un guado, per evitare il successivo tagliamo nel bosco passando per il bivacco. Più su, al secondo pianoro, ritroviamo la traccia. I ciaspolatori non si sono fatti troppi scrupoli a passare in mezzo alle piante, ma per fortuna a parte qualche breve tratto il bosco è rado. I miei soci sembrano un po' demotivati, la neve nei tratti aperti è davvero brutta, ma insisto per arrivare almeno alla fine del bosco, dove la vista si apre sulla parte alta del vallone.
Attraversato un canale, eccoci dentro questo splendido, raggelante anfiteatro! Dalla sud/ovest dell'Alpe si sono staccate nei giorni precedenti due valanghe di fondo belle grosse, e fanno un po' impressione le tracce dei ragazzi che ci sono passati molto vicino... La crosta è sempre più dura e spessa, ma non ancora portante. Qualche notte di sereno e qui sarà tutto un biliardo di ghiaccio appenninico! A scendere su una neve del genere, con già la ovest sulle gambe, rischiamo solo di farci male, quindi molliamo la vetta del monte Alto e ci fermiamo sulla "vetta" simbolica di un enorme accumulo.
Il vallone di Pietratagliata
Mentre spelliamo vediamo i due eroi ciaspolatori che scendono in traverso (coi ramponi però) sotto il passo di Pietratagliata... Nel 2014, quando ancora non facevo scialpinismo, avevamo fatto con un amico lo stesso giro, con un innevamento simile (se non superiore), e si era tornati al paese con l'ultima luce. Ma era febbraio!
Riartiamo e come previsto il breve tratto fuori dal bosco è un'agonia... tornati tra le piante però riusciamo a sciare meglio, soprattutto nel tratto sopra il bivacco.
Ora ci aspetta l'eterna discesa lungo il sentiero di fondovalle, in un fitto bosco di faggi giovani che è il prezzo da pagare se si fa la ovest... Per fortuna ogni tanto si trova qualche bel corridoio dove provare a lasciarsi andare senza rischiare di stamparsi!
La traccia diventa via via più larga, i tratti più obbligati sono ormai tracciati stile pista; nell'ultima parte c'è qualche guado ma nulla di troppo fastidioso. Arriviamo al paese alle 16,30 passate, ancora in tempo per uno spuntino prima della chiusura obbligata dell'agriturismo, stanchi e felici della giornata.
La ovest era un mio piccolo sogno nel cassetto, e sono rimasto sorpreso dal realizzarlo in modo così inaspettato, praticamente alla prima uscita seria della stagione. Un po' di culo ogni tanto non guasta!
L'Alpe al tramonto vista da Rigoso, dopo la storica nevicata del 5 maggio 2019