nda: il titolo del report non è farina del mio sacco, è così che viene chiamato questo stesso giro in una guida alle ferrate di cortina che ho a casa…
con quasi due mesi di ritardo (e la testa ormai rivolta ad altre attività “motorie”, covid permettendo erlaneve riesco finalmente a completare il report di questo bel giro che albergava nella mia to do list da troppo tempo… era sinceramente inammissibile che, dopo quasi 40 anni di vagabondaggi dolomitici, non fossi ancora salito su due delle cinque cime più alte dei monti pallidi… le previsioni di un altro sabato settembrino di tempo splendido e l’ultima libera uscita concessami dalla padrona di casa mi sono sembrate la congiuntura astrale perfetta per colmare questa grave lacuna…
ciancio alle bande… salgo a dormire in zona il venerdì sera e il mattino successivo mi metto in strada che è ancora buio… eppure, quando arrivo al rif. dibona il parcheggio è già pieno di macchine… vabbè, in fin dei conti è comprensibile data la giornata che si prospetta… a darmi il buongiorno è l’unica delle tre tofane che non ho intenzione di salire, ma che per me resta sempre e comunque la più bella…
mi sforzo di mangiare qualcosa al volo (quando mi alzo presto ho sempre lo stomaco chiuso) e mi metto subito in marcia lungo la carrareccia – segnavia 403 – che con ampie svolte risale il valon de tofana… esco dal breve tratto nel bosco rado e già resto imbambolato ad ammirare il sole che spunta oltre il sorapiss e protende i suoi raggi infuocati sulle cime che circondano la conca ampezzana… :fotografo:
il valon de tofana è ancora pressoché deserto e silenzioso…
superata una manciata di tornanti, giungo al punto in cui dal segnavia principale si stacca a destra la traccia segnalata per il sentiero astaldi…
la imbocco a passo spedito e, quando aggiro lo spigolo, vengo investito da una vera e propria esplosione di colori…
e anche alle mie spalle lo scenario è di prim’ordine…
il sentiero astaldi è un autentico spettacolo della natura, un caleidoscopico manuale di geologia a cielo aperto… ma non vi dico nulla che non sapete già…
purtroppo, è anche un percorso molto delicato e soggetto a frequenti smottamenti… proprio un cedimento recente rende un po’ pericoloso l’attraversamento di uno dei canali che precipitano verso il sottostante rifugio… niente di tecnicamente impossibile, ma una scivolata farebbe tornare alla casella di partenza come nella miglior tradizione del gioco dell’oca…
supero il punto critico e con un ultimo tratto arrivo ad incrociare il sentiero 421 che dal rif. dibona sale direttamente al rif. pomedes… prima di proseguire mi volto ad ammirare ancora una volta questa bellissima serie di cenge, il cui unico difetto è di essere troppo breve…
risalgo il comodo sentiero e quasi senza accorgermene sono in vista della terrazza del rif. pomedes… la seggiovia è ancora chiusa e mi posso godere la magnifica vista in totale tranquillità… la valle del boite sta ancora sonnecchiando avvolta da una sottile nebbiolina…
dal lato opposto, oltre alle orrende infrastrutture approntate per gli imminenti (si spera) mondiali di sci, posso già indovinare con lo sguardo tutto il percorso in cresta su cui si snoda la ferrata olivieri…
su questo percorso attrezzato c’è già un recentissimo ed esaustivo report di fabio, perciò cercherò di non sbrodolarmi troppo… ma non so se ne sarò capace… ad ogni modo lascio il rifugio e, seguendo le indicazioni, risalgo il ghiaione fino alla base delle pareti… ma faccio fatica a non voltarmi ogni pochi passi per scattare una foto… sotto ai miei piedi, le mitiche piste da sci del pomedes…
finalmente raggiungo l’attacco della ferrata, dove trovo qualche altro escursionista già intento ad imbragarsi… scambiamo due parole sui rispettivi itinerari, poi mi preparo anch’io e via che si parte per questa mitica ferrata che, in realtà, ho già percorso tantissimi anni fa fermandomi purtroppo a punta anna, causa maltempo in arrivo… il primo tratto è subito interessante ed aereo…
sto già sacramentando per la nuvolaglia che sta cominciando ad oscurare la vista verso sud, che arrivo in cresta e sbadadam©… preparatevi perché vi stordirò di foto della rozes…
la ferrata alterna bellissimi tratti in cui si sale dritti sul filo di cresta…
ad altri più di trasferimento, altrettanto belli perché permettono di indugiare sull’ambiente circostante… durante uno di questi comincia a vedersi il vecchio rif. cantore…
guardandomi alle spalle, mi rendo conto di come la cresta di punta anna faccia da vero e proprio sparti “nubi”… a est la nebbia, a ovest il cielo terso…
pelmo e bosconero giocano a nascondino…
al contrario, averau e pale di san martino non hanno alcun timore a mostrarsi in tutto il loro splendore…
con una bella zoomatina posso anche osservare le cime delle pale, salite solo una settimana prima…
beh, forse è meglio se mi do una mossa o rischio di fare notte… un altro tratto di trasferimento su esile crestina mi conduce in prossimità della prima via di fuga dalla ferrata, verso il valon de tofana… proprio quella che usai a malincuore anni fa… da qui si comincia a vedere la meta, la cima della tofana di mezzo con la stazione della funivia… ma è ancora lontana… ciò che mi aspetta nell’immediato è l’aggiramento del possente torrione in primo piano, sfruttando la fessura obliqua verso destra e una successiva cengia…
ecco la fessura/diedro obliqua…
e la comoda, panoramicissima cengia…
e, finita la cengia, ri-sbadadam[SUP]©[/SUP]!!! la croda rossa d’ampezzo si ruba la scena con la sua severa e al tempo stesso elegante mole…
mi sembra quasi di essere catapultato in un romanzo di lewis carroll… da un lato la regina rossa, dall’altro più lontana la regina bianca…
tutt’intorno, gli altri pezzi della scacchiera… re, torri, alfieri…
e io al centro di questo meraviglioso mondo al contrario, in cui più ci si muove verso l’obiettivo e più questo sembra allontanarsi…
(curiosità: nella foto, in alto a sinistra si intravede uno dei sostegni per le campane antivalanga o’bellx)
ok, la smetto con i voli pindarici della mia fantasia e proseguo con il report… giunto sullo spallone, ne approfitto per una pausa spuntino e per scambiare quattro chiacchiere con i tipi appena raggiunti… dopodiché lascio sulla destra la deviazione per ra valles e proseguo dritto per raggiungere nuovamente il filo di cresta… e siccome è da un pezzo che non vi posto una foto della rozes, rimedio subito…
sul filo di cresta, dicevo… dopo un tratto abbastanza comodo in cui si cammina aiutandosi a malapena con il cavo, raggiungo una caratteristica scala con vista sulla croda rossa…
rimontato il torrione si apre un’ottima visuale sulla seconda parte della ferrata, oltre il bus de tofana, su cui sono impegnati quelli che si riveleranno due personaggi alquanto singolari…
attraversata una forcella e superata una paretina verticale ben attrezzata, arrivo all’inizio del celeberrimo traverso a strapiombo sulla conca di ra valles… sotto i miei piedi c’è la nuova stazione di monte della seggiovia bus de tofana, ancora in fase di ultimazione…
in questo punto si diparte anche la breve e – col senno di poi – un po’ insulsa variante aglio, che rimonta con percorso praticamente “dritto per dritto” l’omonima torre… tuttavia, fatto trenta sarebbe un peccato non fare trentuno e, dunque, su per il cavo…
dalla cima del torrione il panorama è ovviamente spettacolare, ma non molto dissimile da quello di cui si gode lungo il resto del percorso… il dettaglio più suggestivo è un mini bus de tofana poco distante…
ripercorro a ritroso la breve deviazione ed eccomi finalmente ad uno dei passaggi più fotografati delle dolomiti…
io purtroppo sono solo e quindi i super scatti da instagram me li posso scordare… mi ricordo però della discussione nel report di fabio, su quale piede mettere in quale staffa e allora decido di farmi un selfie podologico…
oltre il traverso, sono subito in vista del mitico bus de tofana… ammetto che fa un certo effetto l’idea di passeggiarci sopra…
oltre che un iconico simbolo dell’orografia dolomitica, il bus è anche un vero e proprio crocevia di sentieri… da esso si può scendere sia ad est in direzione di ra valles sia a ovest verso il valon de tofana (cosa che spero di fare con gli sci almeno una volta nella vita ), oltre ovviamente a proseguire per la cima della tofana di mezzo…
questa ferrata è caratteristica anche per le indicazioni alquanto stringate e non sempre facilmente individuabili… in questo caso però ci sono pochi dubbi e la scritta sulla roccia invita ad aggirare verso sinistra la montagna per portarsi verso il suo fianco occidentale… la vista che si apre su sella e sassolungo fa affiorare dolcissimi ricordi delle recenti scorribande estive…
alle mie spalle, altri escursionisti avanzano sulla dorsale…
dopo il lungo aggiramento, la ferrata torna a salire verticale ed entusiasmante, incuneandosi tra le pieghe della parete…
per portarsi poi nuovamente sul filo di cresta, in corrispondenza del secondo, meno noto ma altrettanto scenografico “bus”…
attraversatolo, il cavo mi riporta in vista della cima e di alcune scale dall’aspetto piuttosto vintage…
superate le scale e la successiva paretina, metto piede sull’ennesima spalla… la salita sembra veramente non finire mai… altre paretine e altre scale ancora più retrò mi consentono di raggiungere finalmente l’ultimo crinale… ci sono quasi…
dato che mi fermo a riprendere fiato, perché non approfittarne per un’occhiatina alla rozes (e ciò che le sta intorno)?
lungo gli sfasciumi terminali raggiungo i due “personaggi”… mentre ci salutiamo faccio caso al loro equipaggiamento: niente casco (lui cappellaccio di paglia, lei fascetta per le orecchie), set da ferrata autocostruito con cordino più sottile di un laccio da scarpe e, soprattutto, ramponcini ai piedi… :think: non posso fare a meno di chieder loro come mai li calzassero e la risposta è stata “ci sentiamo più sicuri, facciamo più presa sugli appigli”… de gustibus… Do loro appuntamento in cima e supero velocemente gli ultimi metri che mi separano dalla sommità…finalmente!
non potevo proprio non approfittare della chiusura della funivia per godermi un luogo di tale bellezza in assoluta tranquillità…
qualche close-up…
becco di mezzodì, croda da lago e lastoi de formin, spalleggiati dalle scure moli di pelmo e civetta
antelao e sorapiss con, in lontananza, il duranno
la croda rossa d’ampezzo e, oltre confine, il venediger (se non sbaglio)
resterei qui ore ma la strada è ancora lunga, pertanto saluto nuovamente i simpatici ramponati che nel frattempo mi hanno raggiunto e mi incammino verso la dirimpettaia, solitaria tofana de inze…
scendo verso la stazione della funivia fino ad incontrare la discreta deviazione che invita ad abbandonare il sentiero per scavalcare la soprastante crestina, oltre la quale si entra in un mondo completamente diverso…
sotto di me vedo il caratteristico laghetto al centro dei jaze de tofana, vicino al quale transita la via normale della tofana di mezzo… sullo sfondo, le maestose cime di fanes…
raggiunta la sella tra le due tofane, mi guardo indietro per ripercorrere con lo sguardo la cengia di discesa e resto meravigliato dall’assurda morfologia di questo versante della tofana di mezzo…
la ferrata che sale alla tofana de inze è decisamente meno impegnativa delle precedenti ma offre comunque una progressione appagante, se non altro per il grandioso contesto ambientale in cui è immersa…
lungo il percorso, va da sé, si incontrano numerosi resti di postazioni militari…
mentre ne visito una, colgo l’occasione per un’altra foto a quella specie di ciclopica sfogliatella che sembra la più alta delle tofane, da questa prospettiva…
mi accorgo che le nubi stanno rapidamente salendo verso le cime, perciò affretto il passo nel timore di vedermi in parte rovinato il panorama dalla sommità della tofana terza… un ultimo tratto di gradoni e roccette…
e calco la vetta anche della meno frequentata delle tre tofane… non oggi, in realtà, dato che anche lungo la discesa incrocerò parecchi escursionisti intenti a salire… per il momento però la cima è tutta per me e me la godo appieno…
effettivamente, le cime circostanti sono ormai quasi tutte incappucciate, ma lo spettacolo è comunque grandioso…
dopo altre cento foto di rito, saluto anche la tofana di dentro e mi avvio lungo il versante opposto a quello di salita, verso il sentiero del formenton…
il fianco settentrionale della tofana terza visto da sotto… che spettacolo di colori…
sulla sinistra si apre un allettante scorcio verso la val travenanzes, oltre la quale si estende l’incantato regno di fanes… nelle ghiaie sottostanti si intuisce anche la traccia della seconda parte di cengia paolina…
dopo aver assecondato alcune svolte del sentiero, giungo alla baracca degli alpini, pittoresco ricovero letteralmente incastonato nella montagna…
giusto una breve sosta e proseguo lungo il sentiero, che ogni tanto presenta qualche semplice tratto attrezzato…
certo che è difficile procedere spediti, quando si è sempre, costantemente a portata di un panorama del genere, che spazia dal sasso delle dieci alla croda del becco, con tutto ciò che sta in mezzo… :fotografo:
sforzandomi di non fermarmi ogni due metri per scattare foto, arrivo alla sella che separa la tofana de inze dalla cima del formenton… per un momento sono tentato di salire anche quest’ultima elevazione, poi decido di lasciar perdere e accontentarmi, dato che di strada da fare ce n’è ancora un po’…
seguo dunque il sentiero principale che, con una svolta a 180°, mi porta nuovamente in vista della conca di ra valles…
per poi scendere con strette serpentine lungo un canale…
e quindi attraversare l’ennesimo bus della giornata…
oltre il foro, la vista si apre su antelao, sorapiss e marmarole…
mentre alle mie spalle torna a farsi ammirare la croda rossa e, in lontananza, le dolomiti di sesto…
circa a metà del sentiero che attraversa la conca, che prende il nome di via dei volontari, mi ritrovo giusto sulla verticale della sella tra le due tofane…
arrivo poi a una altro bivio: a sinistra si scenderebbe verso piè tofana lungo quella che d’inverno è la pista da sci più bella del sistema solare… io però tengo la destra per risalire alla stazione intermedia della funivia…
nuvole permettendo, da qui sotto posso ripercorrere a vista quasi tutta la lunga cresta salita al mattino…
un ultimo strappetto e sono alla funivia, dove fervono i lavori per l’ammodernamento degli impianti…
certo che dalla terrazza del rifugio (che si spaccia per la “pizzeria più alta delle dolomiti”, sic :checepossofa la vista è proprio superba…
mi lascio alle spalle il rifugio e imbocco la traccia che sale al limitare del dos de tofana in direzione del torrione di pomedes…
giungendo così all’inizio dell’ultimo tratto di questo lungo tour: il sentiero attrezzato olivieri, che collega ra valles con il rif. pomedes e non va confuso con l’omonima ferrata…
i due itinerari, infatti, oltre al nome hanno in comune solo l’ambiente (magnifico) in cui si svolgono…
eppure, anche questo sentiero offre qualche passaggio simpatico, costituito per lo più da scalette…
nonostante la stagione avanzata, i due torrioni che fanno da “sponde” al leggendario schuss dell’olympia – ra bujela e ra pegna – brulicano di ferratisti alle prese con i nuovi itinerari “magna e bevi”…
ancora un tratto di comodo sentiero e sono di nuovo nei pressi del rif. pomedes, ai piedi di punta anna…
lo stomaco comincia a brontolare ma non ho nessuna voglia di farmi spennare un’altra volta al pomedes, per cui tiro dritto e mi avvio subito lungo il sentiero 421 in direzione del rif. dibona…
do un ultimo sguardo alle variopinte cenge del sentiero astaldi…
e mi tuffo spedito verso il sottostante parcheggio, ancora pieno di auto…
fine di una lunga, fantastica cavalcata a fil di cielo… degna conclusione di una stagione estiva che per me è andata oltre le più rosee aspettative… e, per concludere degnamente anche il report, non posso non propinarvi l’ennesima foto di “sua imponenza” la tofana di rozes…
anzi, no… che diamine… lo concludo con il super tagliere misto e la birrozza che mi sono sparato al rifugio… rosit:
con quasi due mesi di ritardo (e la testa ormai rivolta ad altre attività “motorie”, covid permettendo erlaneve riesco finalmente a completare il report di questo bel giro che albergava nella mia to do list da troppo tempo… era sinceramente inammissibile che, dopo quasi 40 anni di vagabondaggi dolomitici, non fossi ancora salito su due delle cinque cime più alte dei monti pallidi… le previsioni di un altro sabato settembrino di tempo splendido e l’ultima libera uscita concessami dalla padrona di casa mi sono sembrate la congiuntura astrale perfetta per colmare questa grave lacuna…
ciancio alle bande… salgo a dormire in zona il venerdì sera e il mattino successivo mi metto in strada che è ancora buio… eppure, quando arrivo al rif. dibona il parcheggio è già pieno di macchine… vabbè, in fin dei conti è comprensibile data la giornata che si prospetta… a darmi il buongiorno è l’unica delle tre tofane che non ho intenzione di salire, ma che per me resta sempre e comunque la più bella…
mi sforzo di mangiare qualcosa al volo (quando mi alzo presto ho sempre lo stomaco chiuso) e mi metto subito in marcia lungo la carrareccia – segnavia 403 – che con ampie svolte risale il valon de tofana… esco dal breve tratto nel bosco rado e già resto imbambolato ad ammirare il sole che spunta oltre il sorapiss e protende i suoi raggi infuocati sulle cime che circondano la conca ampezzana… :fotografo:
il valon de tofana è ancora pressoché deserto e silenzioso…
superata una manciata di tornanti, giungo al punto in cui dal segnavia principale si stacca a destra la traccia segnalata per il sentiero astaldi…
la imbocco a passo spedito e, quando aggiro lo spigolo, vengo investito da una vera e propria esplosione di colori…
e anche alle mie spalle lo scenario è di prim’ordine…
il sentiero astaldi è un autentico spettacolo della natura, un caleidoscopico manuale di geologia a cielo aperto… ma non vi dico nulla che non sapete già…
purtroppo, è anche un percorso molto delicato e soggetto a frequenti smottamenti… proprio un cedimento recente rende un po’ pericoloso l’attraversamento di uno dei canali che precipitano verso il sottostante rifugio… niente di tecnicamente impossibile, ma una scivolata farebbe tornare alla casella di partenza come nella miglior tradizione del gioco dell’oca…
supero il punto critico e con un ultimo tratto arrivo ad incrociare il sentiero 421 che dal rif. dibona sale direttamente al rif. pomedes… prima di proseguire mi volto ad ammirare ancora una volta questa bellissima serie di cenge, il cui unico difetto è di essere troppo breve…
risalgo il comodo sentiero e quasi senza accorgermene sono in vista della terrazza del rif. pomedes… la seggiovia è ancora chiusa e mi posso godere la magnifica vista in totale tranquillità… la valle del boite sta ancora sonnecchiando avvolta da una sottile nebbiolina…
dal lato opposto, oltre alle orrende infrastrutture approntate per gli imminenti (si spera) mondiali di sci, posso già indovinare con lo sguardo tutto il percorso in cresta su cui si snoda la ferrata olivieri…
su questo percorso attrezzato c’è già un recentissimo ed esaustivo report di fabio, perciò cercherò di non sbrodolarmi troppo… ma non so se ne sarò capace… ad ogni modo lascio il rifugio e, seguendo le indicazioni, risalgo il ghiaione fino alla base delle pareti… ma faccio fatica a non voltarmi ogni pochi passi per scattare una foto… sotto ai miei piedi, le mitiche piste da sci del pomedes…
finalmente raggiungo l’attacco della ferrata, dove trovo qualche altro escursionista già intento ad imbragarsi… scambiamo due parole sui rispettivi itinerari, poi mi preparo anch’io e via che si parte per questa mitica ferrata che, in realtà, ho già percorso tantissimi anni fa fermandomi purtroppo a punta anna, causa maltempo in arrivo… il primo tratto è subito interessante ed aereo…
sto già sacramentando per la nuvolaglia che sta cominciando ad oscurare la vista verso sud, che arrivo in cresta e sbadadam©… preparatevi perché vi stordirò di foto della rozes…
la ferrata alterna bellissimi tratti in cui si sale dritti sul filo di cresta…
ad altri più di trasferimento, altrettanto belli perché permettono di indugiare sull’ambiente circostante… durante uno di questi comincia a vedersi il vecchio rif. cantore…
guardandomi alle spalle, mi rendo conto di come la cresta di punta anna faccia da vero e proprio sparti “nubi”… a est la nebbia, a ovest il cielo terso…
pelmo e bosconero giocano a nascondino…
al contrario, averau e pale di san martino non hanno alcun timore a mostrarsi in tutto il loro splendore…
con una bella zoomatina posso anche osservare le cime delle pale, salite solo una settimana prima…
beh, forse è meglio se mi do una mossa o rischio di fare notte… un altro tratto di trasferimento su esile crestina mi conduce in prossimità della prima via di fuga dalla ferrata, verso il valon de tofana… proprio quella che usai a malincuore anni fa… da qui si comincia a vedere la meta, la cima della tofana di mezzo con la stazione della funivia… ma è ancora lontana… ciò che mi aspetta nell’immediato è l’aggiramento del possente torrione in primo piano, sfruttando la fessura obliqua verso destra e una successiva cengia…
ecco la fessura/diedro obliqua…
e la comoda, panoramicissima cengia…
e, finita la cengia, ri-sbadadam[SUP]©[/SUP]!!! la croda rossa d’ampezzo si ruba la scena con la sua severa e al tempo stesso elegante mole…
mi sembra quasi di essere catapultato in un romanzo di lewis carroll… da un lato la regina rossa, dall’altro più lontana la regina bianca…
tutt’intorno, gli altri pezzi della scacchiera… re, torri, alfieri…
e io al centro di questo meraviglioso mondo al contrario, in cui più ci si muove verso l’obiettivo e più questo sembra allontanarsi…
(curiosità: nella foto, in alto a sinistra si intravede uno dei sostegni per le campane antivalanga o’bellx)
ok, la smetto con i voli pindarici della mia fantasia e proseguo con il report… giunto sullo spallone, ne approfitto per una pausa spuntino e per scambiare quattro chiacchiere con i tipi appena raggiunti… dopodiché lascio sulla destra la deviazione per ra valles e proseguo dritto per raggiungere nuovamente il filo di cresta… e siccome è da un pezzo che non vi posto una foto della rozes, rimedio subito…
sul filo di cresta, dicevo… dopo un tratto abbastanza comodo in cui si cammina aiutandosi a malapena con il cavo, raggiungo una caratteristica scala con vista sulla croda rossa…
rimontato il torrione si apre un’ottima visuale sulla seconda parte della ferrata, oltre il bus de tofana, su cui sono impegnati quelli che si riveleranno due personaggi alquanto singolari…
attraversata una forcella e superata una paretina verticale ben attrezzata, arrivo all’inizio del celeberrimo traverso a strapiombo sulla conca di ra valles… sotto i miei piedi c’è la nuova stazione di monte della seggiovia bus de tofana, ancora in fase di ultimazione…
in questo punto si diparte anche la breve e – col senno di poi – un po’ insulsa variante aglio, che rimonta con percorso praticamente “dritto per dritto” l’omonima torre… tuttavia, fatto trenta sarebbe un peccato non fare trentuno e, dunque, su per il cavo…
dalla cima del torrione il panorama è ovviamente spettacolare, ma non molto dissimile da quello di cui si gode lungo il resto del percorso… il dettaglio più suggestivo è un mini bus de tofana poco distante…
ripercorro a ritroso la breve deviazione ed eccomi finalmente ad uno dei passaggi più fotografati delle dolomiti…
io purtroppo sono solo e quindi i super scatti da instagram me li posso scordare… mi ricordo però della discussione nel report di fabio, su quale piede mettere in quale staffa e allora decido di farmi un selfie podologico…
oltre il traverso, sono subito in vista del mitico bus de tofana… ammetto che fa un certo effetto l’idea di passeggiarci sopra…
oltre che un iconico simbolo dell’orografia dolomitica, il bus è anche un vero e proprio crocevia di sentieri… da esso si può scendere sia ad est in direzione di ra valles sia a ovest verso il valon de tofana (cosa che spero di fare con gli sci almeno una volta nella vita ), oltre ovviamente a proseguire per la cima della tofana di mezzo…
questa ferrata è caratteristica anche per le indicazioni alquanto stringate e non sempre facilmente individuabili… in questo caso però ci sono pochi dubbi e la scritta sulla roccia invita ad aggirare verso sinistra la montagna per portarsi verso il suo fianco occidentale… la vista che si apre su sella e sassolungo fa affiorare dolcissimi ricordi delle recenti scorribande estive…
alle mie spalle, altri escursionisti avanzano sulla dorsale…
dopo il lungo aggiramento, la ferrata torna a salire verticale ed entusiasmante, incuneandosi tra le pieghe della parete…
per portarsi poi nuovamente sul filo di cresta, in corrispondenza del secondo, meno noto ma altrettanto scenografico “bus”…
attraversatolo, il cavo mi riporta in vista della cima e di alcune scale dall’aspetto piuttosto vintage…
superate le scale e la successiva paretina, metto piede sull’ennesima spalla… la salita sembra veramente non finire mai… altre paretine e altre scale ancora più retrò mi consentono di raggiungere finalmente l’ultimo crinale… ci sono quasi…
dato che mi fermo a riprendere fiato, perché non approfittarne per un’occhiatina alla rozes (e ciò che le sta intorno)?
lungo gli sfasciumi terminali raggiungo i due “personaggi”… mentre ci salutiamo faccio caso al loro equipaggiamento: niente casco (lui cappellaccio di paglia, lei fascetta per le orecchie), set da ferrata autocostruito con cordino più sottile di un laccio da scarpe e, soprattutto, ramponcini ai piedi… :think: non posso fare a meno di chieder loro come mai li calzassero e la risposta è stata “ci sentiamo più sicuri, facciamo più presa sugli appigli”… de gustibus… Do loro appuntamento in cima e supero velocemente gli ultimi metri che mi separano dalla sommità…finalmente!
non potevo proprio non approfittare della chiusura della funivia per godermi un luogo di tale bellezza in assoluta tranquillità…
qualche close-up…
becco di mezzodì, croda da lago e lastoi de formin, spalleggiati dalle scure moli di pelmo e civetta
antelao e sorapiss con, in lontananza, il duranno
la croda rossa d’ampezzo e, oltre confine, il venediger (se non sbaglio)
resterei qui ore ma la strada è ancora lunga, pertanto saluto nuovamente i simpatici ramponati che nel frattempo mi hanno raggiunto e mi incammino verso la dirimpettaia, solitaria tofana de inze…
scendo verso la stazione della funivia fino ad incontrare la discreta deviazione che invita ad abbandonare il sentiero per scavalcare la soprastante crestina, oltre la quale si entra in un mondo completamente diverso…
sotto di me vedo il caratteristico laghetto al centro dei jaze de tofana, vicino al quale transita la via normale della tofana di mezzo… sullo sfondo, le maestose cime di fanes…
raggiunta la sella tra le due tofane, mi guardo indietro per ripercorrere con lo sguardo la cengia di discesa e resto meravigliato dall’assurda morfologia di questo versante della tofana di mezzo…
la ferrata che sale alla tofana de inze è decisamente meno impegnativa delle precedenti ma offre comunque una progressione appagante, se non altro per il grandioso contesto ambientale in cui è immersa…
lungo il percorso, va da sé, si incontrano numerosi resti di postazioni militari…
mentre ne visito una, colgo l’occasione per un’altra foto a quella specie di ciclopica sfogliatella che sembra la più alta delle tofane, da questa prospettiva…
mi accorgo che le nubi stanno rapidamente salendo verso le cime, perciò affretto il passo nel timore di vedermi in parte rovinato il panorama dalla sommità della tofana terza… un ultimo tratto di gradoni e roccette…
e calco la vetta anche della meno frequentata delle tre tofane… non oggi, in realtà, dato che anche lungo la discesa incrocerò parecchi escursionisti intenti a salire… per il momento però la cima è tutta per me e me la godo appieno…
effettivamente, le cime circostanti sono ormai quasi tutte incappucciate, ma lo spettacolo è comunque grandioso…
dopo altre cento foto di rito, saluto anche la tofana di dentro e mi avvio lungo il versante opposto a quello di salita, verso il sentiero del formenton…
il fianco settentrionale della tofana terza visto da sotto… che spettacolo di colori…
sulla sinistra si apre un allettante scorcio verso la val travenanzes, oltre la quale si estende l’incantato regno di fanes… nelle ghiaie sottostanti si intuisce anche la traccia della seconda parte di cengia paolina…
dopo aver assecondato alcune svolte del sentiero, giungo alla baracca degli alpini, pittoresco ricovero letteralmente incastonato nella montagna…
giusto una breve sosta e proseguo lungo il sentiero, che ogni tanto presenta qualche semplice tratto attrezzato…
certo che è difficile procedere spediti, quando si è sempre, costantemente a portata di un panorama del genere, che spazia dal sasso delle dieci alla croda del becco, con tutto ciò che sta in mezzo… :fotografo:
sforzandomi di non fermarmi ogni due metri per scattare foto, arrivo alla sella che separa la tofana de inze dalla cima del formenton… per un momento sono tentato di salire anche quest’ultima elevazione, poi decido di lasciar perdere e accontentarmi, dato che di strada da fare ce n’è ancora un po’…
seguo dunque il sentiero principale che, con una svolta a 180°, mi porta nuovamente in vista della conca di ra valles…
per poi scendere con strette serpentine lungo un canale…
e quindi attraversare l’ennesimo bus della giornata…
oltre il foro, la vista si apre su antelao, sorapiss e marmarole…
mentre alle mie spalle torna a farsi ammirare la croda rossa e, in lontananza, le dolomiti di sesto…
circa a metà del sentiero che attraversa la conca, che prende il nome di via dei volontari, mi ritrovo giusto sulla verticale della sella tra le due tofane…
arrivo poi a una altro bivio: a sinistra si scenderebbe verso piè tofana lungo quella che d’inverno è la pista da sci più bella del sistema solare… io però tengo la destra per risalire alla stazione intermedia della funivia…
nuvole permettendo, da qui sotto posso ripercorrere a vista quasi tutta la lunga cresta salita al mattino…
un ultimo strappetto e sono alla funivia, dove fervono i lavori per l’ammodernamento degli impianti…
certo che dalla terrazza del rifugio (che si spaccia per la “pizzeria più alta delle dolomiti”, sic :checepossofa la vista è proprio superba…
mi lascio alle spalle il rifugio e imbocco la traccia che sale al limitare del dos de tofana in direzione del torrione di pomedes…
giungendo così all’inizio dell’ultimo tratto di questo lungo tour: il sentiero attrezzato olivieri, che collega ra valles con il rif. pomedes e non va confuso con l’omonima ferrata…
i due itinerari, infatti, oltre al nome hanno in comune solo l’ambiente (magnifico) in cui si svolgono…
eppure, anche questo sentiero offre qualche passaggio simpatico, costituito per lo più da scalette…
nonostante la stagione avanzata, i due torrioni che fanno da “sponde” al leggendario schuss dell’olympia – ra bujela e ra pegna – brulicano di ferratisti alle prese con i nuovi itinerari “magna e bevi”…
ancora un tratto di comodo sentiero e sono di nuovo nei pressi del rif. pomedes, ai piedi di punta anna…
lo stomaco comincia a brontolare ma non ho nessuna voglia di farmi spennare un’altra volta al pomedes, per cui tiro dritto e mi avvio subito lungo il sentiero 421 in direzione del rif. dibona…
do un ultimo sguardo alle variopinte cenge del sentiero astaldi…
e mi tuffo spedito verso il sottostante parcheggio, ancora pieno di auto…
fine di una lunga, fantastica cavalcata a fil di cielo… degna conclusione di una stagione estiva che per me è andata oltre le più rosee aspettative… e, per concludere degnamente anche il report, non posso non propinarvi l’ennesima foto di “sua imponenza” la tofana di rozes…
anzi, no… che diamine… lo concludo con il super tagliere misto e la birrozza che mi sono sparato al rifugio… rosit: