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si potrebbe fare anche la domanda "contraria" e cioè: il governo e lo stato centrale come e quanto si è mosso nei mesi di "relativa calma" estiva per evitare di ritrovarci alle soglie di dicembre nella penosa situazione in cui ci troviamo?
Comunque, l'Alto Adige dove si sono mossi in tal senso proprio in queste settimane non mi sembra abbia ricevuto particolari attenzioni "positive", purtroppo.
Si oramai si legge da tutte le parti, questa possibile realtà, invece quello che non si capisce e se uno sciatore che abita in una zona rossa, può raggiungere la regione dove gli impianti sono aperti (con tutte le precauzioni del caso), salvo aprire gli impianti solo per gli stranieri, non saprei
E intanto la Svizzera toglie sempre più paesi dalla lista della quarantena obbligatoria..si sono aggiunte anche Francia e Belgio..ho come l’impressione che tutti i nostri vicini quest’anno faranno,economicamente,il botto nei loro comprensori! Noi resteremo col cerino in mano e l’indignazione sul fatto che altri non hanno ascoltato il nostro super statista e tenuto gli impianti chiusi come noi!!![]()
Mi pare una cosa sensatissima. In un amen trovano milairdi di euro per ristori. Da Maggio a tutto settembre cosa hanno fatto, per assumere medici, infermieri, acquistare macchinari e sostituire gli obsoleti, aumentare i posti letto, efficientare i piccoli ospedali di provincia? Nulla. Perchè non ci sono i soldi pre programamre ed investire, infatti la "speranza" era che non ci fosse la seconda ondata, hanno atteso, perchè spendere soldi nella normalità NON SI PUO' FARE. Poi una cosa semplice sempli manco hanno fatto, è vero avrebbe dato i frutti nel medio-lungo periodo, ma mai si inizia ........... ELIMINARE IL NUMERO CHIUSO A MEDICINA. Niente, non ci arrivano proprio
certamente, ma anche l'esperienza passata insegna che serve a ben poco spesso visti gli ingenti investimenti fatti ad esempio da centri sportivi/palestre/piscine ecc per permettere di stare aperti e poi comunque costretti nuovamente a chiusure di mesi.
Fossi un gestore prima di accollarmi ulteriori spese economiche ingenti con la non certezza nemmeno di poter riaprire magari un minimo di garanzie le vorrei.
Certo che no, così come lo aveva proposto la Sardegna (tamponi in entrata alla regione) gli hanno risposto con un generico "è incostituzionale". Con l'aggravante che questa estate non c'era vasta scelta di test rapidi affidabili mentre ad oggi ne abbiamo a costi bassissimi (meno di 20 euro) e molto affidabili (>95%).
Quindi ricapitolando per il governo fare test ai turisti in ingresso è incostituzionale mentre tenere tutto chiuso facendo fallire imprese del settore e famiglie va bene.
In tutto ciò hanno messo a capo dell'emergenza un signor nessuno senza nessuna capacità organizzativa che avrebbe potuto muoversi a settembre con l'acquisto a livello nazionale di test rapidi per fare controlli a tappeto laddove nasceva un focolaio.
In sostanza la politica del governo nazionale è: se fate qualcosa di buono che consente di far convivere economia/turismo e virus (ad esempio i test rapidi) non vanno bene perché forse poi mostrano l'enorme incompetenza con cui abbiamo gestito il virus.
Dal loro punto di vista ragionamento ineccepibile, meglio continuare a tenere tutti a casa con il terrore.
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Questo è un falso problema perché il tappo per i medici sono i posti alla specialistica. Potete anche eliminare il numero chiuso ma se non si ampliano i posti in specialistica non cambia sostanzialmente nulla (e già oggi il numero dei laureati in medicina è molto più alto dei posti in specialistica).
Ma anche qui tutti conoscono il problema ma poiché la soluzione prevede investimento di soldi per aumentare i posti allora non lo fa nessuno e tira fuori lo specchietto per le allodole del numero chiuso.
Dal sindaco di Aprica:
Aprica, 23/11/2020
Chiudere la montagna e la sua economia
Lo sci è ormai diventato il male assoluto, facciamocene una ragione. Il motivo? I potenziali
assembramenti generati dagli impianti di risalita. Questo dipinto è esito della campagna mediatica
scattata lo scorso 8 marzo, dalla quale sembra che non esista nulla più pericoloso e virale dello sci.
Se si raccontasse correttamente cosa accadde quel giorno, esito della follia di chi impose una
riduzione della portata senza ridurre il numero delle persone che potevano accedere ai
comprensori, ci si accorgerebbe che con le giuste regole lo sci non sarebbe un problema. Tanto
che un protocollo è stato definito, con sensibili rinunce ma garantendo la continuità del sistema.
Lo sci, uno sport che si pratica in solitaria all’aria aperta. Ma ormai il demone è finito nel
tritacarne, facciamocene una ragione.
Quello di cui non si parla è che chiudere gli impianti di risalita significa chiudere le località
turistiche invernali e tutta la loro economia. Si, perché quelle infrastrutture tanto demonizzate,
che hanno costi di gestione enormi, tengono in piedi interi sistemi, che si compongono di alberghi,
scuole di sci, negozi, noleggi, ristoranti, bar e ogni altra attività presente sul territorio. Si chiudono
dunque le montagne e la loro fragile economia. Questo significa chiudere gli impianti di risalita.
Allora, per paradosso, vorrei che sul prossimo DPCM non fosse scritto “restano chiusi gli impianti
di risalita”, ma che più correttamente ci si assumesse la responsabilità di scrivere “restano chiuse
le località turistiche montane e la loro economia”. Perché di questo stiamo parlando.
Quando poi sento equiparare il rischio dello sci a quello corso con le discoteche aperte questa
estate mi chiedo se chi ha fatto queste affermazioni abbia mai sciato nella sua vita e sappia cos’è
la montagna. Credo di no. Ma ripeto, ormai lo sci è il demonio. E noi che di questo viviamo siamo
tutti piccoli demoni ai quali non è mai stata nemmeno data la possibilità di dimostrare che questo
paventato rischio in realtà non esiste se ben gestito, come invece è stato fatto per tutte le altre
attività.
Esito di questa decisione sarà la morte di molti comprensori e attività. Alberghi chiuderanno
definitivamente, negozi non riapriranno più, ristoratori appenderanno le pentole al chiodo. E si, le
società che gestiscono gli impianti di risalita falliranno, trascinando con sé tutta la montagna e la
sua economia. In compenso ci troveremo il prossimo anno sulle piste svizzere, austriache o
francesi, perché molte di quelle italiane non riapriranno più.
Dario Corvi
(Sindaco di Aprica)
Ma non sarebbe più opportuno chiudere questa discussione, e poi cancellarla pure, visto che di tutto parla tranne che di impianti chiusi?
https://www.ansa.it/sito/notizie/cro...5a7d17ba4.html
Situazione un po' diversa, lì si chiedeva di arrivare col tampone eseguito. La sardegna non sarebbe stata neanche in grado di fare test alla massa di turisti in arrivo. L'alto adige ha dato prova che invece questa possibilità ora esiste. Se l'unico modo per "salvare" l'economia delle montagne è quello di rifare un nuovo billionaire, allora quell'economia è già spacciata. Perché ripartono nuove ondate, e l'uscita dal tunnel si allontana. E l'economia, tutta, ne risente.
Con questa unione europea in cui gli stati del sud vengono considerati paesi del terzo mondo dubito molto che questo coordinamento europeo dia risultati (con i fatti, a parole sono sempre bravissimi).
Se ben ricordate quando ancora l'italia era in lockdown..germania, austria e repubblica ceca fecero un accordo quasi sottobanco per portare i loro turisti in ferie in croazia e slovenia.
un corridoio con agevolazioni economiche e sopratutto niente quarantena o tamponi..
Certo che mi riferisco agli specialisti, non certamente ai medici di famiglia. Ma non ci sono universtà e corsi specifici per le due figure, la laurea è una sola e non si può fare nulla. Oggi e ripeto oggi, con investimenti azzerato negli anni nella sanità pubblica, mancano comunque gli specialisti, sono anni che mancano e sono anni che nessuno si decide a levare il numero chiuso. Forse se 10 anni addietro, l'avessero fatto ora non staremmo in questo condizioni, sicuramente avremmo nei tre ospedali foggiani, unici pubblici, tutti i reparti e sale operataorie aperte e parlo di quello previste dal piano ospedalieri e non da da un aumento generico di p.l.. I concorsi vanno deserti. La sanità privata sssume senza concorsi e si accaparra sempre i più capaci , ecco un altro problema. Oggi un reparto del mio ospedale è uno dei migliori dell'intera provincia, ospedali privati compresi, però è solo un colpo di fortuna, perchè il nuovo primario nominato ha fatto una scelta di vita, lasciare la struttura privata, dove ha lavorato per 25 anni, lontano da casa, e vedere di fare qualcosa per la sua città, ed anche per evitare di viaggiare, ma è stato solo un caso (comunque mancando gli anestesisti, il suo lavoro in sala operatoria ne risente molto. Mancanza che assolutamente non c'è nella sua vecchia struttura privata. Amzi ha cercato, inutilmente, si protarsi dietro qualche specialista nel campo, ma tutti hanno rifiutato)
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