botto
I ♥ Pelmo
Non è proprio sconosciuta, essendo affacciata sulla conca, ma forse pochi, indicandola, saprebbero darle il giusto nome.
E pochi, pochissimi, la salgono. Perché è la classica cima dove sulla carte non sono segnate nemmeno le tracce. Ma basta cercare in giro e le relazioni con delle vie normali che salgono ci sono quasi sempre.
Cima accessibile a tutti, ma proprio tutti. Non vi è alcun passaggio degno di nota, né esposto (la bellissima cresta finale non è obbligatorio percorrerla proprio in cresta), né di I, né nulla di nulla. Serve solo l’abitudine a camminare dove non ci sono sentieri, o dove sono appena accennati, e dove al più ometti ed intuito/esperienza aiutano a scegliere la via migliore. Dunque non per tutti, o almeno ci deve essere un capo comitiva abituato a girare senza aiuti di tabelle e bolli rossi.
Eravamo indecisi tra Taè e Taburlo, ma quest’ultimo appare più infido …. Sono segnalati passaggi di I+ che forse sono un po’ troppo per parte della nostra truppa. Sul Taè invece sappiamo solo che si tratta di inventare la tua strada, se per caso si perdono ometti e simil-sentieri ovvero tracce di calpestio.
E così si parte da Sant’Uberto (mt. 1425) in direzione monte Taè, che è questo
Andiamo a prendere il sentiero 418, segnalato ancora chiuso per la famosa frana delle pendici del Col Bechei. Ma secondo me in un modo o nell’altro si sale …
Bellino il sentiero nel bosco che porta al Cason d’Antruiles: guardate che scorci verso la gola in cui scorre il Boite (lì sopra corre la strada che sale a Ra Stua)
Arriviamo al Cason d’Antruiles, ma lo lasciamo subito per inoltrarci nel bosco. Ci fermeremo per una merenda al ritorno.
Per arrivare alla tappa successiva – il bellissimo Ciadin de Taè – occorre salire di ca. 600 metri piuttosto faticosi, prima nel bosco, poi in una pietraia che è il letto di un torrente secco. Mai agevoli questi tratti ed assai caldi.
Però la vista è ripagata. Man mano si sale ecco cosa appare alle spalle. C’è di tutto, anche le Tre Zinne, anche se il mio sguardo è attirato dalla bellissima Forcella Lerosa
Invece in avanti le vene rosse del Col Bechei e della Croda d’Antruiles catturano ogni sguardo
Ed eccoci finalmente al Ciadin de Taè (mt. 2123) che riposa la vista e permette di studiare la via di salita
Poco sopra i mughi, si lascia il sentiero nel pendio erboso che sale verso il Col Bechei, per deviare a sinistra su traccia ben evidente. La traccia corre quasi tutta sotto la parete rocciosa, a volte impegnativa ma mai pericolosa. Al ritorno, per abbreviare e per saggiare il ghiaione, siamo scesi ‘dritto per dritto’. Scelta non felicissima, perché è vero che abbiamo abbreviato, ma la parte divertente di ghiaione è stata assai ridotta e per tornare al Ciadin de Taè abbiamo dovuto attraversare un’ampia zona di massi erratici, dove ognuno ha inventato la sua strada.
Evidentissima la traccia, no?
In ogni modo si tratta di recuperare quel crinale là a destra e percorrerlo sino alla cima
Inaspettatamente si deve percorrere anche un lungo tratto, prima di arrivare al crinale, di misto/erba che riposa i piedi.
Breve riposino …. Ma come, non avevo detto che era una passeggiata solitaria? Lo è, siamo noi ad essere una carovana vergognosa
Saliamo ancora, ci voltiamo indietro e ….. sbadabam ©. Lo so, Blitz lo usava per le cime le pareti. Io lo uso di più per i panorami
Ma poi arrivati sul crinalino …. Ri-sbadabam ©
Ma come? Siamo a pochi km da Cortina, a pochi metri dal Col Rosà e dal Pomagagnon …. e siamo solo noi?
W le tracce non segnalate!!!
Mi manca una foto della cima, ma non aspettatevi nulla: coerentemente con la scarsissima frequentazione, c’è una mestissima croce di legno alta mezzo metro e nemmeno il libro di vetta.
Altre foto sparse
Ed eccoci di nuovo al Cason D’Antruiles per una meritata sosta rigeneratrice (fonte d’acqua freschissima)
Nostri tempi: salita h.4 discesa h.3
Dislivello: direi intorno ai 1200 d+, considerato che da sant’Uberto al Cason d’Antruiles ci sono perdite di quota non indifferenti.
Sentiero senza reali difficoltà tecnica, senza parti esposte, ma ugualmente non consigliato a tutti e da percorrere con certezza di bel tempo, visto che spesso si naviga a vista.
Gita straconsigliata, alla portata di tutti, in completo isolamento anche nella settimana centrale di agosto … serve solo una truppa che non si demoralizza se non vede tabelle e bolli rossi.
Panorami da 10 e lode.
E pochi, pochissimi, la salgono. Perché è la classica cima dove sulla carte non sono segnate nemmeno le tracce. Ma basta cercare in giro e le relazioni con delle vie normali che salgono ci sono quasi sempre.
Cima accessibile a tutti, ma proprio tutti. Non vi è alcun passaggio degno di nota, né esposto (la bellissima cresta finale non è obbligatorio percorrerla proprio in cresta), né di I, né nulla di nulla. Serve solo l’abitudine a camminare dove non ci sono sentieri, o dove sono appena accennati, e dove al più ometti ed intuito/esperienza aiutano a scegliere la via migliore. Dunque non per tutti, o almeno ci deve essere un capo comitiva abituato a girare senza aiuti di tabelle e bolli rossi.
Eravamo indecisi tra Taè e Taburlo, ma quest’ultimo appare più infido …. Sono segnalati passaggi di I+ che forse sono un po’ troppo per parte della nostra truppa. Sul Taè invece sappiamo solo che si tratta di inventare la tua strada, se per caso si perdono ometti e simil-sentieri ovvero tracce di calpestio.
E così si parte da Sant’Uberto (mt. 1425) in direzione monte Taè, che è questo
Andiamo a prendere il sentiero 418, segnalato ancora chiuso per la famosa frana delle pendici del Col Bechei. Ma secondo me in un modo o nell’altro si sale …
Bellino il sentiero nel bosco che porta al Cason d’Antruiles: guardate che scorci verso la gola in cui scorre il Boite (lì sopra corre la strada che sale a Ra Stua)
Arriviamo al Cason d’Antruiles, ma lo lasciamo subito per inoltrarci nel bosco. Ci fermeremo per una merenda al ritorno.
Per arrivare alla tappa successiva – il bellissimo Ciadin de Taè – occorre salire di ca. 600 metri piuttosto faticosi, prima nel bosco, poi in una pietraia che è il letto di un torrente secco. Mai agevoli questi tratti ed assai caldi.
Però la vista è ripagata. Man mano si sale ecco cosa appare alle spalle. C’è di tutto, anche le Tre Zinne, anche se il mio sguardo è attirato dalla bellissima Forcella Lerosa
Invece in avanti le vene rosse del Col Bechei e della Croda d’Antruiles catturano ogni sguardo
Ed eccoci finalmente al Ciadin de Taè (mt. 2123) che riposa la vista e permette di studiare la via di salita
Poco sopra i mughi, si lascia il sentiero nel pendio erboso che sale verso il Col Bechei, per deviare a sinistra su traccia ben evidente. La traccia corre quasi tutta sotto la parete rocciosa, a volte impegnativa ma mai pericolosa. Al ritorno, per abbreviare e per saggiare il ghiaione, siamo scesi ‘dritto per dritto’. Scelta non felicissima, perché è vero che abbiamo abbreviato, ma la parte divertente di ghiaione è stata assai ridotta e per tornare al Ciadin de Taè abbiamo dovuto attraversare un’ampia zona di massi erratici, dove ognuno ha inventato la sua strada.
Evidentissima la traccia, no?
In ogni modo si tratta di recuperare quel crinale là a destra e percorrerlo sino alla cima
Inaspettatamente si deve percorrere anche un lungo tratto, prima di arrivare al crinale, di misto/erba che riposa i piedi.
Breve riposino …. Ma come, non avevo detto che era una passeggiata solitaria? Lo è, siamo noi ad essere una carovana vergognosa
Saliamo ancora, ci voltiamo indietro e ….. sbadabam ©. Lo so, Blitz lo usava per le cime le pareti. Io lo uso di più per i panorami
Ma poi arrivati sul crinalino …. Ri-sbadabam ©
Ma come? Siamo a pochi km da Cortina, a pochi metri dal Col Rosà e dal Pomagagnon …. e siamo solo noi?
W le tracce non segnalate!!!
Mi manca una foto della cima, ma non aspettatevi nulla: coerentemente con la scarsissima frequentazione, c’è una mestissima croce di legno alta mezzo metro e nemmeno il libro di vetta.
Altre foto sparse
Ed eccoci di nuovo al Cason D’Antruiles per una meritata sosta rigeneratrice (fonte d’acqua freschissima)
Nostri tempi: salita h.4 discesa h.3
Dislivello: direi intorno ai 1200 d+, considerato che da sant’Uberto al Cason d’Antruiles ci sono perdite di quota non indifferenti.
Sentiero senza reali difficoltà tecnica, senza parti esposte, ma ugualmente non consigliato a tutti e da percorrere con certezza di bel tempo, visto che spesso si naviga a vista.
Gita straconsigliata, alla portata di tutti, in completo isolamento anche nella settimana centrale di agosto … serve solo una truppa che non si demoralizza se non vede tabelle e bolli rossi.
Panorami da 10 e lode.