Lo so cosa state pensando, branco di skifosi allupati! :SSEX
Eh, no… Quella cosa il cui villo tira più di un carro di buoi, nulla centra con l’oggetto di questo report (purtroppo )… La “fessura” in questione non è l’origine del mondo come Gustave Courbet ce l’ha rappresentata, bensì una profonda spaccatura che incide lo zoccolo del Polenton, caratteristica elevazione delle Crepe di Lausa che domina gli abitati di Mazzin e Campestrin di Fassa… A definirla “fantastica” fu il suo scopritore, il mitico Don Tita Soraruf, parroco di Mazzin - appunto - nonché instancabile esploratore del gruppo del Catinaccio...[/FONT]
[FONT="]Questo orrido canale, che mette in comunicazione il Pian dei Ciavai con la Busa di Lausa (ove transita il Sentiero Paola), è uno di quei percorsi perduti - ma non dimenticati - di cui il Catinaccio è un autentico scrigno per l’escursionista evoluto e curioso di spirito…
Una pallida enrosadira sulle Crepe di Lausa al mattino presto… Sulla destra si staglia il Polenton con il suo caratteristico zoccolo…[/FONT]
Come per il sentiero Paola, al cui report vi rimando per dettagli più precisi, la partenza dell’itinerario è la frazione di Muncion, da cui si imbocca il segnavia 579 per la Val Udai... Prima di incamminarci però, buttiamo uno sguardo all’alta Val di Fassa ancora in attesa dei primi raggi di sole…
La prima parte del percorso è una piacevole passeggiata su comoda strada forestale…
Un’apertura del bosco ci permette di individuare fin da subito il nostro primo obiettivo, la bancata che cinge lo zoccolo del Polenton e la cascata di Soscorza che gli scorre di fianco…
Ci permette anche di constatare una volta di più, purtroppo, che neanche questo angolo di Dolomiti è stato risparmiato da Vaia e che a quasi due anni dal tragico evento è ancora tanto il legname in terra…
Quasi senza accorgersene si è ormai prossimi alla parete da cui precipita la cascata… LE cascate, per la verità , anche se quella che più ci interessa è alla nostra sinistra…
Poco dopo aver oltrepassato la colata detritica generata dalla grande frana del 1993, si abbandona la forestale per rimontare a sinistra un canalino in mezzo al bosco…
Alcuni alberi schiantati costringono a brevi, disagevoli deviazioni ma ad ogni modo il fanalino conduce direttamente alla base dello zoccolo… La presenza di numerosi spit suggerisce che la parete sia stata recentemente adibita a falesia… Zigred sbod!!! :wath:
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Individuata sulla sinistra una traccia che costeggia la parete, la si segue confortati anche dalla presenza di un grosso ometto…
Fino a quando si nota sulla destra una corda (poco) fissa che aiuta a superare il breve ma non banale salto roccioso che separa la base dello zoccolo dalla bancata superiore…
Superato l’ostacolo, ci si ritrova sull’ampia cengia erbosa, che va risalita verso la parete soprastante fino a rinvenire un’evidente traccia che la percorre verso nord…
Ci si trova ormai alti sulla Val Udai e l’abitato di Mazzin… In lontananza spunta Cima Uomo…
Anche qui qualche schianto sbarra la strada, ma alcuni recenti ometti aiutano a capire come superare l’ostacolo… Con un po’ di fatica si raggiunge così il margine del torrente che dà origine alla cascata di Soscorza…
Purtroppo, le recenti deviazioni conducono sì al torrente, ma più in alto rispetto alla traccia originaria… Per cui, per raggiungere il punto più idoneo ad attraversare il corso d’acqua, occorre calarsi per alcuni metri tra mughi e roccette abbastanza delicate… Tuttavia, con un po' di attenzione si raggiunge un punto in cui la corrente è meno impetuosa ed è possibile attraversare l'alveo con relativa sicurezza, anche se è comunque da mettere in conto di rinfrescarsi i piedi…
Si risale ora la sponda opposta con piacevole progressione tra roccette e risalti erbosi, prestando sempre attenzione ai punti instabili e, ben presto, si giunge in vista della mitica fessura…
Sopra di noi i prati proseguono verso il suggestivo Pian dei Ciavai… Per raggiungere la fessura, invece, occorre attraversare nuovamente il torrente alla base di un’altra cascata… Questa volta, però, il passaggio è molto più semplice…
Il getto della cascata con il sole forma un piccolo, curioso arcobaleno…
Eccoci finalmente all’imbocco dell'orrida spaccatura…
Dopo una breve pausa ristoro e, soprattutto, dopo aver indossato il caschetto, si segue un ometto che invita a imboccare il sinistro (in tutti i sensi ) dei due rami iniziali della fessura… Superato un breve salto, i due rami confluiscono e in pochi passi ci si trova all’ingresso di un altro mondo… Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate...
Il fondo del canale è instabile, ma la pendenza sorprendentemente modesta consente di procedere abbastanza agevolmente… Ben presto, le pareti sembrano richiudersi alle nostre spalle…
Si avanza percorrendo sempre il fondo della profonda gola, superando ogni tanto qualche salto o blocco incastrato con passaggi di I e II grado…
Più si avanza, più la fessura si restringe…
Sopra la nostra testa, la volta sembra quasi chudersi... Tuttavia, la luce che filtra dall’alto è sempre sufficiente per vedere dove andare senza bisogno di torce…
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Verso la fine, un salto un po’ più alto costringe a qualche acrobazia aggiuntiva, anche per via della roccia resa viscida dall’umidità …
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Ancora pochi metri delicati su detriti instabili…
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E si raggiunge il termine della fessura…
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Quindi uscimmo a riveder le stelle… alpine, di cui è costellata la Busa di Lausa… :fiore:
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Di fronte a noi, oltre la conca prativa, l’Aut da Muncion e la Torre Rizzi, separati dalla Forcia Larga… Ai piedi dell’Aut da Muncion è ben visibile la traccia del Sentiero Paola… Per intercettarlo, è necessario attraversare la conca puntando alla sella erbosa a centro foto…
Sui prati sottostanti, pascola un gruppetto di camosci…
Poco oltre mi sono imbattuto in un branco di una trentina di esemplari, talmente veloci nella loro corsa che non ho fatto in tempo a prendere il telefono dalla tasca prima di vederli scomparire oltre il pendio…
Dalla selletta, uno sguardo a ritroso verso l’uscita della fessura e i bastioni del Sella in lontananza tra le nubi…
Raggiunto il Sentiero Paola, si può scegliere se proseguire per il Rif. Antermoia (altamente consigliato) o se, come ho fatto io per mancanza di tempo, rientrare subito a Muncion…
Dai margini della frana, un'altra occhiata all’uscita della fessura, dietro la quale sbuca il Sassopiatto…
Oltre la frana, la bellissima visuale sulla Val di Fassa (e il terrazzo di casa )…
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Il Sentiero Paola è anche un punto d’osservazione privilegiato del percorso seguito in salita, lungo la bancata e verso la cascata…
Raggiunto il famoso cartello di caduta massi (il quale, rispetto alla mia ultima visita, ha trovato una collocazione decisamente più stabile ), si piega a sinistra per scendere nuovamente in Val Udai…
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Ancora verso lo zoccolo del Polenton, la cascata di Soscorza e il Mantel… Sulla destra la ripida parte terminale della Val Udai…
Osservando il percorso fatto, scorgo un gruppetto di persone intento ad attraversare il torrente… Come detto, questi vecchi percorsi sono perduti sì, ma affatto abbandonati…
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Ripresa la marcia e persa rapidamente quota, ci si ritrova sulla forestale, poco più a valle di dove la si era abbandonata all’andata e con essa si torna al punto di partenza…
Un itinerario tutto sommato breve ma incredibilmente affascinante e insolito… Un percorso non difficile ma da affrontare solo se in possesso di un minimo di confidenza nel muoversi su certi tipi di terreno…
Per me personalmente, un altro tassello aggiunto al mosaico di (ri)scoperta di questo gruppo montuoso a cui sono profondamente legato…
Eh, no… Quella cosa il cui villo tira più di un carro di buoi, nulla centra con l’oggetto di questo report (purtroppo )… La “fessura” in questione non è l’origine del mondo come Gustave Courbet ce l’ha rappresentata, bensì una profonda spaccatura che incide lo zoccolo del Polenton, caratteristica elevazione delle Crepe di Lausa che domina gli abitati di Mazzin e Campestrin di Fassa… A definirla “fantastica” fu il suo scopritore, il mitico Don Tita Soraruf, parroco di Mazzin - appunto - nonché instancabile esploratore del gruppo del Catinaccio...[/FONT]
[FONT="]Questo orrido canale, che mette in comunicazione il Pian dei Ciavai con la Busa di Lausa (ove transita il Sentiero Paola), è uno di quei percorsi perduti - ma non dimenticati - di cui il Catinaccio è un autentico scrigno per l’escursionista evoluto e curioso di spirito…
Una pallida enrosadira sulle Crepe di Lausa al mattino presto… Sulla destra si staglia il Polenton con il suo caratteristico zoccolo…[/FONT]
Come per il sentiero Paola, al cui report vi rimando per dettagli più precisi, la partenza dell’itinerario è la frazione di Muncion, da cui si imbocca il segnavia 579 per la Val Udai... Prima di incamminarci però, buttiamo uno sguardo all’alta Val di Fassa ancora in attesa dei primi raggi di sole…
La prima parte del percorso è una piacevole passeggiata su comoda strada forestale…
Un’apertura del bosco ci permette di individuare fin da subito il nostro primo obiettivo, la bancata che cinge lo zoccolo del Polenton e la cascata di Soscorza che gli scorre di fianco…
Ci permette anche di constatare una volta di più, purtroppo, che neanche questo angolo di Dolomiti è stato risparmiato da Vaia e che a quasi due anni dal tragico evento è ancora tanto il legname in terra…
Quasi senza accorgersene si è ormai prossimi alla parete da cui precipita la cascata… LE cascate, per la verità , anche se quella che più ci interessa è alla nostra sinistra…
Poco dopo aver oltrepassato la colata detritica generata dalla grande frana del 1993, si abbandona la forestale per rimontare a sinistra un canalino in mezzo al bosco…
Alcuni alberi schiantati costringono a brevi, disagevoli deviazioni ma ad ogni modo il fanalino conduce direttamente alla base dello zoccolo… La presenza di numerosi spit suggerisce che la parete sia stata recentemente adibita a falesia… Zigred sbod!!! :wath:
Individuata sulla sinistra una traccia che costeggia la parete, la si segue confortati anche dalla presenza di un grosso ometto…
Fino a quando si nota sulla destra una corda (poco) fissa che aiuta a superare il breve ma non banale salto roccioso che separa la base dello zoccolo dalla bancata superiore…
Superato l’ostacolo, ci si ritrova sull’ampia cengia erbosa, che va risalita verso la parete soprastante fino a rinvenire un’evidente traccia che la percorre verso nord…
Ci si trova ormai alti sulla Val Udai e l’abitato di Mazzin… In lontananza spunta Cima Uomo…
Anche qui qualche schianto sbarra la strada, ma alcuni recenti ometti aiutano a capire come superare l’ostacolo… Con un po’ di fatica si raggiunge così il margine del torrente che dà origine alla cascata di Soscorza…
Purtroppo, le recenti deviazioni conducono sì al torrente, ma più in alto rispetto alla traccia originaria… Per cui, per raggiungere il punto più idoneo ad attraversare il corso d’acqua, occorre calarsi per alcuni metri tra mughi e roccette abbastanza delicate… Tuttavia, con un po' di attenzione si raggiunge un punto in cui la corrente è meno impetuosa ed è possibile attraversare l'alveo con relativa sicurezza, anche se è comunque da mettere in conto di rinfrescarsi i piedi…
Si risale ora la sponda opposta con piacevole progressione tra roccette e risalti erbosi, prestando sempre attenzione ai punti instabili e, ben presto, si giunge in vista della mitica fessura…
Sopra di noi i prati proseguono verso il suggestivo Pian dei Ciavai… Per raggiungere la fessura, invece, occorre attraversare nuovamente il torrente alla base di un’altra cascata… Questa volta, però, il passaggio è molto più semplice…
Il getto della cascata con il sole forma un piccolo, curioso arcobaleno…
Eccoci finalmente all’imbocco dell'orrida spaccatura…
Dopo una breve pausa ristoro e, soprattutto, dopo aver indossato il caschetto, si segue un ometto che invita a imboccare il sinistro (in tutti i sensi ) dei due rami iniziali della fessura… Superato un breve salto, i due rami confluiscono e in pochi passi ci si trova all’ingresso di un altro mondo… Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate...
Il fondo del canale è instabile, ma la pendenza sorprendentemente modesta consente di procedere abbastanza agevolmente… Ben presto, le pareti sembrano richiudersi alle nostre spalle…
Si avanza percorrendo sempre il fondo della profonda gola, superando ogni tanto qualche salto o blocco incastrato con passaggi di I e II grado…
Più si avanza, più la fessura si restringe…
Sopra la nostra testa, la volta sembra quasi chudersi... Tuttavia, la luce che filtra dall’alto è sempre sufficiente per vedere dove andare senza bisogno di torce…
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Verso la fine, un salto un po’ più alto costringe a qualche acrobazia aggiuntiva, anche per via della roccia resa viscida dall’umidità …
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Ancora pochi metri delicati su detriti instabili…
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E si raggiunge il termine della fessura…
[FONT="]
Quindi uscimmo a riveder le stelle… alpine, di cui è costellata la Busa di Lausa… :fiore:
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Di fronte a noi, oltre la conca prativa, l’Aut da Muncion e la Torre Rizzi, separati dalla Forcia Larga… Ai piedi dell’Aut da Muncion è ben visibile la traccia del Sentiero Paola… Per intercettarlo, è necessario attraversare la conca puntando alla sella erbosa a centro foto…
Sui prati sottostanti, pascola un gruppetto di camosci…
Poco oltre mi sono imbattuto in un branco di una trentina di esemplari, talmente veloci nella loro corsa che non ho fatto in tempo a prendere il telefono dalla tasca prima di vederli scomparire oltre il pendio…
Dalla selletta, uno sguardo a ritroso verso l’uscita della fessura e i bastioni del Sella in lontananza tra le nubi…
Raggiunto il Sentiero Paola, si può scegliere se proseguire per il Rif. Antermoia (altamente consigliato) o se, come ho fatto io per mancanza di tempo, rientrare subito a Muncion…
Dai margini della frana, un'altra occhiata all’uscita della fessura, dietro la quale sbuca il Sassopiatto…
Oltre la frana, la bellissima visuale sulla Val di Fassa (e il terrazzo di casa )…
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Il Sentiero Paola è anche un punto d’osservazione privilegiato del percorso seguito in salita, lungo la bancata e verso la cascata…
Raggiunto il famoso cartello di caduta massi (il quale, rispetto alla mia ultima visita, ha trovato una collocazione decisamente più stabile ), si piega a sinistra per scendere nuovamente in Val Udai…
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Ancora verso lo zoccolo del Polenton, la cascata di Soscorza e il Mantel… Sulla destra la ripida parte terminale della Val Udai…
Osservando il percorso fatto, scorgo un gruppetto di persone intento ad attraversare il torrente… Come detto, questi vecchi percorsi sono perduti sì, ma affatto abbandonati…
[FONT="]
Ripresa la marcia e persa rapidamente quota, ci si ritrova sulla forestale, poco più a valle di dove la si era abbandonata all’andata e con essa si torna al punto di partenza…
Un itinerario tutto sommato breve ma incredibilmente affascinante e insolito… Un percorso non difficile ma da affrontare solo se in possesso di un minimo di confidenza nel muoversi su certi tipi di terreno…
Per me personalmente, un altro tassello aggiunto al mosaico di (ri)scoperta di questo gruppo montuoso a cui sono profondamente legato…
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