Pochi modi di dire sanno essere più veritieri di “l’appetito vien mangiando”… La bella salita sul Sassopiatto di due settimane fa, anziché saziare la fame di croda, non ha fatto altro che aprire una gigantesca voragine nel mio stomaco alpinistico... Così, con un altro prezioso giorno libero concessomi dalla padrona di casa, non ho potuto non rispondere affermativamente alla proposta di una “viona” da parte del solito cugino…
Il Sassolungo era nella mia lista dei desideri da un bel po’, ma onestamente pensavo che lo avrei salito - prima o poi - per la via normale, che già di per sé rappresenta un itinerario tutt’altro che banale… Invece, mai dire mai (sempre a proposito di detti popolari )… Le previsioni meteo erano ideali per imbarcarsi in quell’autentico viaggio verticale che è la via Pichl…
Appuntamento dunque venerdì sera a Canazei per una pizza, poi su al passo per trascorrere un’altra notte in auto…
La nostra camera con vista
Il mattino dopo la sveglia suona prestissimo perché la giornata sarà veramente luuuuuunga (si chiamerà Sassolungo per qualcosa )… Anzi, col senno di poi sarebbe stato meglio partire ancora prima… Preparati gli zaini, ci inoltriamo nel dedalo di massi erratici della città dei sassi e ne usciamo giusto in tempo per ammirare la nostra meta illuminata dall’enrosadira…
Alle nostre spalle, la Regina ricambia il radioso saluto del suo possente alfiere…
La grande muraglia del Sella resta nell’ombra, ma alle sue spalle sembra divampare un incendio…
Nei pressi del Rif. Comici abbandoniamo il sentiero e risaliamo i verdissimi prati, puntando alla base della ciclopica parete est del Sassolungo… Sulla destra è ben evidente la riga nera della cascatella che occorre attraversare e che costituisce uno dei principali punti di riferimento per orientarsi in un mare piuttosto uniforme di placche grigie…
Rimontate le ultime balze erbose, siamo finalmente all’attacco della via… Prima di concentrarci sulla salita, diamo un ultimo sguardo ammirato alla Marmolada…
Dopodiché è ora di darsi da fare, che il sol magna le ore… Dopo un primo tiro interlocutorio tra caminetti e gradoni, ingombri d’erba ma comunque non fastidiosi, la via risale una serie di solidissime rampe…
Aggirato uno spigolo, ci si ritrova in piena parete e l’arrampicata diventa entusiasmante… Roccia solidissima e clessidre a profusione fanno sì che ci si dimentichi della notevole esposizione… Certo che, per avventurarsi su certe placche nel 1918, Herr Pichl doveva avere un pelo sullo stomaco mica da ridere...
Quasi senza accorgercene arriviamo così alla cascata, le cui fresche acque sono un’ottima fonte di approvvigionamento e ristoro, dato che il caldo si fa già sentire nonostante sia ancora mattino presto… :sudato:
Oltre la cascata, la parete si impenna ma il piacere dell’arrampicata non ne risente affatto, anzi… Si fanno però più rade le possibilità di protezione, per cui per attrezzare un paio di soste siamo costretti a mettere mano al martello…
Dopo un paio di tiri la via si infila in mezzo a torri e pilastri, e le placche lasciano il posto a una successione di camini e canali, con difficoltà via via crescenti pur restando su gradi molto classici… È giunto il momento di riporre le scarpe da avvicinamento e calzare quelle da arrampicata…
Alle nostre spalle, il panorama è sempre maestoso…
Giunti al “pulpito Pichl”, la stanchezza comincia a farsi sentire e il caldo non aiuta di certo… Purtroppo però non ci si può fermare troppo a rifiatare, la strada è ancora lunga e le maggiori difficoltà devono ancora arrivare… Gli ultimi 7-8 tiri, infatti, sono una via nella via… Il primo è una bellissima parete grigia di roccia magnifica…
Segue un entusiasmante traverso in notevole esposizione, per fortuna ben protetto da due chiodi…
Dopo il traverso, i due tiri chiave di tutta la salita: una serie di camini d’altri tempi, di quelli in cui ci si trasforma in friends umani e, incastra di qua, spingi di là, in qualche modo se ne viene fuori… Sono dati di IV grado, francamente io ho fatto dei quinti più facili… O forse ero semplicemente brasato, boh… :checepossofa:
Seguono altre tre lunghezze più facili ma affatto banali e su roccia un po’ meno bella e, finalmente, usciamo dalla via…
Ecco, dopo circa 28 tiri di corda (ho perso il conto ) e oltre 1.200 metri di sviluppo, uno spera anche di essere arrivato in cima… E invece no… La via Pichl termina su un pilastro secondario e, per arrivare in vetta, bisogna sciropparsi altri 250 metri di roccette, canalini innevati e sfasciumi immondi… :KKO: Qui sotto, più o meno a centro foto, si riconosce lo stretto intaglio dove termina la via vera e propria…
Ad ogni modo, arrancando e sacramentando, riusciamo a guadagnare la sospirata vetta ed è inutile dire che da lassù la vista è semplicemente meravigliosa…
Tanta la soddisfazione per aver salito finalmente questa cima che guardo da sotto in sù sin da quando ero bambino, e di averlo fatto salendo una via che non pensavo fosse più nelle mie corde… Tanta però anche la stanchezza e la preoccupazione per una via di discesa lunga, complessa e sconosciuta a entrambi (il mio socio in realtà l'ha già fatta, ma all'epoca aveva 12 anni e va da sé che i ricordi siano pressoché nulli)… Anche perché i nuvoloni neri visibili in lontananza oltre lo Sciliar non promettono nulla di buono… Per questo della discesa ho pochissime foto… Eravamo troppo occupati a scapicollarci giù per mettere mano al cellulare… Giusto una sul grande anfiteatro ghiaioso a circa 2.900 m...
E una nell’orrendo canalone ghiacciato che conduce a ciò che rimane del ghiacciaio del Sassolungo…
Mettiamo piede sul sentiero che scendono le prime gocce ed è ora di mettere mano alle frontali, oltre che alla giacca da pioggia…
Una lunghissima giornata e una bellissima avventura... Conclusasi con un’epocale lavata… ioggia:
La mattina dopo ho appreso che, mentre noi salivamo la nostra montagna, ci lasciava una persona cui devo molto del mio odierno andare per monti... Nel mio piccolo, ci tengo a dedicare a lui questo mio report... Ciao Mauro!
Il Sassolungo era nella mia lista dei desideri da un bel po’, ma onestamente pensavo che lo avrei salito - prima o poi - per la via normale, che già di per sé rappresenta un itinerario tutt’altro che banale… Invece, mai dire mai (sempre a proposito di detti popolari )… Le previsioni meteo erano ideali per imbarcarsi in quell’autentico viaggio verticale che è la via Pichl…
Appuntamento dunque venerdì sera a Canazei per una pizza, poi su al passo per trascorrere un’altra notte in auto…
La nostra camera con vista
Il mattino dopo la sveglia suona prestissimo perché la giornata sarà veramente luuuuuunga (si chiamerà Sassolungo per qualcosa )… Anzi, col senno di poi sarebbe stato meglio partire ancora prima… Preparati gli zaini, ci inoltriamo nel dedalo di massi erratici della città dei sassi e ne usciamo giusto in tempo per ammirare la nostra meta illuminata dall’enrosadira…
Alle nostre spalle, la Regina ricambia il radioso saluto del suo possente alfiere…
La grande muraglia del Sella resta nell’ombra, ma alle sue spalle sembra divampare un incendio…
Nei pressi del Rif. Comici abbandoniamo il sentiero e risaliamo i verdissimi prati, puntando alla base della ciclopica parete est del Sassolungo… Sulla destra è ben evidente la riga nera della cascatella che occorre attraversare e che costituisce uno dei principali punti di riferimento per orientarsi in un mare piuttosto uniforme di placche grigie…
Rimontate le ultime balze erbose, siamo finalmente all’attacco della via… Prima di concentrarci sulla salita, diamo un ultimo sguardo ammirato alla Marmolada…
Dopodiché è ora di darsi da fare, che il sol magna le ore… Dopo un primo tiro interlocutorio tra caminetti e gradoni, ingombri d’erba ma comunque non fastidiosi, la via risale una serie di solidissime rampe…
Aggirato uno spigolo, ci si ritrova in piena parete e l’arrampicata diventa entusiasmante… Roccia solidissima e clessidre a profusione fanno sì che ci si dimentichi della notevole esposizione… Certo che, per avventurarsi su certe placche nel 1918, Herr Pichl doveva avere un pelo sullo stomaco mica da ridere...
Quasi senza accorgercene arriviamo così alla cascata, le cui fresche acque sono un’ottima fonte di approvvigionamento e ristoro, dato che il caldo si fa già sentire nonostante sia ancora mattino presto… :sudato:
Oltre la cascata, la parete si impenna ma il piacere dell’arrampicata non ne risente affatto, anzi… Si fanno però più rade le possibilità di protezione, per cui per attrezzare un paio di soste siamo costretti a mettere mano al martello…
Dopo un paio di tiri la via si infila in mezzo a torri e pilastri, e le placche lasciano il posto a una successione di camini e canali, con difficoltà via via crescenti pur restando su gradi molto classici… È giunto il momento di riporre le scarpe da avvicinamento e calzare quelle da arrampicata…
Alle nostre spalle, il panorama è sempre maestoso…
Giunti al “pulpito Pichl”, la stanchezza comincia a farsi sentire e il caldo non aiuta di certo… Purtroppo però non ci si può fermare troppo a rifiatare, la strada è ancora lunga e le maggiori difficoltà devono ancora arrivare… Gli ultimi 7-8 tiri, infatti, sono una via nella via… Il primo è una bellissima parete grigia di roccia magnifica…
Segue un entusiasmante traverso in notevole esposizione, per fortuna ben protetto da due chiodi…
Dopo il traverso, i due tiri chiave di tutta la salita: una serie di camini d’altri tempi, di quelli in cui ci si trasforma in friends umani e, incastra di qua, spingi di là, in qualche modo se ne viene fuori… Sono dati di IV grado, francamente io ho fatto dei quinti più facili… O forse ero semplicemente brasato, boh… :checepossofa:
Seguono altre tre lunghezze più facili ma affatto banali e su roccia un po’ meno bella e, finalmente, usciamo dalla via…
Ecco, dopo circa 28 tiri di corda (ho perso il conto ) e oltre 1.200 metri di sviluppo, uno spera anche di essere arrivato in cima… E invece no… La via Pichl termina su un pilastro secondario e, per arrivare in vetta, bisogna sciropparsi altri 250 metri di roccette, canalini innevati e sfasciumi immondi… :KKO: Qui sotto, più o meno a centro foto, si riconosce lo stretto intaglio dove termina la via vera e propria…
Ad ogni modo, arrancando e sacramentando, riusciamo a guadagnare la sospirata vetta ed è inutile dire che da lassù la vista è semplicemente meravigliosa…
Tanta la soddisfazione per aver salito finalmente questa cima che guardo da sotto in sù sin da quando ero bambino, e di averlo fatto salendo una via che non pensavo fosse più nelle mie corde… Tanta però anche la stanchezza e la preoccupazione per una via di discesa lunga, complessa e sconosciuta a entrambi (il mio socio in realtà l'ha già fatta, ma all'epoca aveva 12 anni e va da sé che i ricordi siano pressoché nulli)… Anche perché i nuvoloni neri visibili in lontananza oltre lo Sciliar non promettono nulla di buono… Per questo della discesa ho pochissime foto… Eravamo troppo occupati a scapicollarci giù per mettere mano al cellulare… Giusto una sul grande anfiteatro ghiaioso a circa 2.900 m...
E una nell’orrendo canalone ghiacciato che conduce a ciò che rimane del ghiacciaio del Sassolungo…
Mettiamo piede sul sentiero che scendono le prime gocce ed è ora di mettere mano alle frontali, oltre che alla giacca da pioggia…
Una lunghissima giornata e una bellissima avventura... Conclusasi con un’epocale lavata… ioggia:
La mattina dopo ho appreso che, mentre noi salivamo la nostra montagna, ci lasciava una persona cui devo molto del mio odierno andare per monti... Nel mio piccolo, ci tengo a dedicare a lui questo mio report... Ciao Mauro!
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