venerdì sera, mentre mi trovo in cadore con la famiglia, mi arriva un messaggio del vecchio compagno di merende (nonché cugino) che mi invita ad un rendezvous domenica con altri due malati di croda (tra cui un altro cugino ), per fare qualcosa "in zona passo sella"... dal punto di vista logistico una mazzata, ma la scimmia è tanta da non poterle resistere... pertanto, incassato il nulla osta della signora, dopo il giretto a pomedes di sabato riporto moglie e prole in pianura, butto in macchina tutto il materiale e riparto di slancio alla volta di selva di val gardena dove ho appuntamento per cena con il resto della combriccola... valutate alcune opzioni, la scelta per l'indomani cade sulla parete nordovest del sassopiatto, su cui nei primi anni '90 è stata tracciata un'interessante via cui l'autore ha affibiato l'altisonante nome tanz über der tiefe che, tradotto in italico idioma, dovrebbe significare più o meno "danza sopra l'abisso"... un appellativo che, ad un primo impatto, evoca strapiombi vertiginosi e difficoltà sostentute... ma non sarà così...
mentre mi adopero a convertire la mia station wagon in (s)comoda stanza singola, alzo lo sguardo e uno strano puntino luminoso nel cielo cattura la mia attenzione... faccio 2+2 e mi rendo conto che si tratta della cometa neowise che tanto spopola nei social in questo periodo... certo la mia foto non regge il confronto con quelle che si vedono su facebook e affini, ma se non altro sono riuscito anch'io a immortalarla...
l'indomani ci portiamo con l'auto a monte pana, preferendolo a passo sella come punto di partenza per l'avvicinamento alla parete... al di là della mera arrampicata, la giornata ci riserverà così una piacevolissima passeggiata immersi in un ambiente tra i più bucolici che si possano immaginare...
al nostro arrivo, il sassolungo ci dà il benvenuto in tutta la sua imponenza...
preparati gli zaini, imbocchiamo la comoda strada forestale (segnavia 30) che si immerge nel bosco rado, lasciandoci intravvedere fin da subito la parete del sassopiatto su cui si snoda la nostra "pista da ballo"...
alla nostra destra si staglia l'iconico profilo di uno dei simboli dell'alto adige (e della loacker ), il monte castello con le punte santner ed euringer...
ad un bivio prendiamo a sinistra il segnavia 525 in direzione del rif. vicenza e poco oltre sbuchiamo nell'idilliaco plan de cunfin, meraviglioso pascolo verde come smeraldo in cui ci si sente abbracciati dai possenti bastioni del sassolungo e del sassopiatto...
mentre sopra di noi le nubi del mattino lasciano progressivamente campo al cielo azzurro, in lontananza le odle sono ancora per lo più incappucciate in una grigia coltre...
circa a metà del pianoro si abbandona il sentiero 525 per imboccare a destra una traccia poco marcata, segnata sulla mappa ma - almeno inizialmente - non sul terreno, che permette di raggiungere più direttamente il segnavia 527, tramite il quale si compie il frequentato periplo del sassopiatto in direzione dell'omonimo rifugio... lungo quest'ultimo ci portiamo sotto la verticale della nostra via, tracciata con brillante intuizione nel settore debole della parete, tra gialli e repulsivi strapiombi...
per raggiungere l'attacco, si abbandona il sentiero e si risale un pendio erboso costellato di rododendri, talmente bello che pare un delitto calpestarlo...
l'avvicinamento è stato così piacevole che quasi non ci rendiamo conto dell'ora e mezza abbondante trascorsa... giunti alla base della parete, prima di prepararsi ci godiamo ancora un po' la vista verso lo sciliar, l'alpe di siusi e, in lontananza, le alpi retiche (credo )...
bando alle ciance, è ora di attaccare... ci dividiamo in due cordate e partiamo... il primo tiro segue una rampa articolata, non difficile ma resa delicata dalla presenza di un po' di muschio...
dopo una seconda lunghezza ancora tranquilla, la parete comincia a raddrizzarsi... qui gli altri due soci all'inizio del terzo tiro...
la roccia è quasi sempre ottima e il trovarsi immersi in un contesto fiabesco non fa che ampliare esponenzialmente il piacere delle salita... peccato solo che il cielo torni a corprirsi...
le profondità evocate dal nome della via non sono poi così abissali, ma si arrampica comunque in costante, piacevole esposizione... sulla quarta lunghezza si trova il primo di tre chiodi di passaggio (più uno di sosta) presenti in via...
al quinto tiro la parete si impenna ulteriormente, la roccia resta sempre ottima ma la scarsa frequentazione suggerisce di afferrare gli appigli con cautela...
il tratto chiave dell'ascensione si presenta al sesto tiro... una serie di placche verticali conduce ad un diedro obliquo poco proteggibile... per fortuna le difficoltà restano "classiche" e un buon chiodo a metà tiro contribuisce ad abbassare l'impegno psicologico... ma non abbastanza dall'impedirmi di cedere il passo al mio più allenato e motivato compagno di cordata...
più sopra calano leggermente le difficoltà, ma resta intatta la bellezza dell'arrampicata... una lunga successione di solide placche grigie conduce in vista dei camini terminali...
si sa che, in dolomiti, i camini di quarto grado possono rivelarsi tanto un puro godimento quanto uno spietato calvario... fortunatamente questa volta è buona la prima opzione... l'arrampicata è entusiasmante... ecco il tiro finale dall'ultima sosta...
e l'uscita della via...
ci ritroviamo così sul margine dell'immenso piano inclinato che dà il nome alla nostra montagna... dopo le strette di mano di rito e un veloce spuntino, ci rimettiamo in marcia attraversando lungamente il pendio in direzione sudest...
fino ad incrociare il sentiero della via normale, in vista della val di fassa e di tutto il gruppo della marmolada...
la vetta del sassopiatto ci appare lontana, troppo lontana... ci perdonerà se per questa volta ci asteniamo dal farle visita...
riprendiamo la marcia e in breve siamo in vista del resort... ehm, rifugio sassopiatto... alle sue spalle la magnifica dorsale del molignon, in centro alla quale svetta il catinaccio d'antermoia...a destra i denti di terrarossa e, a sinistra, le mie amate crepe di lausa...
toh, non sono pecore ma in una giornata tra cugini possono andar bene anche loro...
come la fradusta in un altro recente report, anche la marmolada quest'anno conserva un aspetto un po' meno sofferente del solito...
da un lato della staccionata le capre, dall'altro le vacche... anche gli animali al pascolo adottano una qualche forma di distanziamento sociale...
bypassato per questioni di tempo l'hotel... ehm rifugio sassopiatto, ci affacciamo sul jëuf de fascia, valico di confine fra fassa e gardena, fra trentino e südtirol... alla nostra destra si snoda il sentiero del rientro, che altro non è se non la prosecuzione del segnavia 527 abbandonato al mattino e che conduce sino in vetta al sassopiatto...
giunti in prossimità della piza da uridl siamo nuovamente in vista della nostra parete...
ma lo sguardo viene sempre catturato dallo sciliar e dalle sconfinate distese verdi che lo circondano...
un ultimo sguardo già nostalgico alla nostra linea di salita...
ed è tempo di tuffarsi giù per il sentiero... la strada è ancora lunga e l'ora comincia a essere tarda...
beh, magari quello di prima era il penultimo sguardo... questo però è davvero l'ultimo...
a passo svelto ci caliamo nuovamente a plan de cunfin...
e poi per la forestale n. 30 verso monte pana (e la birra )...
per tagliare un po' imbocchiamo quello che dovrebbe essere un percorso per mountain bike (chiamato pana raida), per fortuna deserto, che contorna questo simpatico laghetto...
e rieccoci al punto di partenza...
se a qualcuno venisse voglia di ripetere la via, non posso che ribadire che si tratta di un percorso veramente bello, logico, su roccia quasi sempre ottima e con difficoltà costanti ma mai elevate... a preservarla dal diventare una superclassica al pari di tante famose vie della zona, sono l'approccio e il rientro lunghi e la scarsa chiodatura... senza contare che integrare con protezioni veloci è ovviamente fattibile ma non immediato... ma meno male che esistono ancora percorsi così genuinamente alpinistici...
mentre mi adopero a convertire la mia station wagon in (s)comoda stanza singola, alzo lo sguardo e uno strano puntino luminoso nel cielo cattura la mia attenzione... faccio 2+2 e mi rendo conto che si tratta della cometa neowise che tanto spopola nei social in questo periodo... certo la mia foto non regge il confronto con quelle che si vedono su facebook e affini, ma se non altro sono riuscito anch'io a immortalarla...
l'indomani ci portiamo con l'auto a monte pana, preferendolo a passo sella come punto di partenza per l'avvicinamento alla parete... al di là della mera arrampicata, la giornata ci riserverà così una piacevolissima passeggiata immersi in un ambiente tra i più bucolici che si possano immaginare...
al nostro arrivo, il sassolungo ci dà il benvenuto in tutta la sua imponenza...
preparati gli zaini, imbocchiamo la comoda strada forestale (segnavia 30) che si immerge nel bosco rado, lasciandoci intravvedere fin da subito la parete del sassopiatto su cui si snoda la nostra "pista da ballo"...
alla nostra destra si staglia l'iconico profilo di uno dei simboli dell'alto adige (e della loacker ), il monte castello con le punte santner ed euringer...
ad un bivio prendiamo a sinistra il segnavia 525 in direzione del rif. vicenza e poco oltre sbuchiamo nell'idilliaco plan de cunfin, meraviglioso pascolo verde come smeraldo in cui ci si sente abbracciati dai possenti bastioni del sassolungo e del sassopiatto...
mentre sopra di noi le nubi del mattino lasciano progressivamente campo al cielo azzurro, in lontananza le odle sono ancora per lo più incappucciate in una grigia coltre...
circa a metà del pianoro si abbandona il sentiero 525 per imboccare a destra una traccia poco marcata, segnata sulla mappa ma - almeno inizialmente - non sul terreno, che permette di raggiungere più direttamente il segnavia 527, tramite il quale si compie il frequentato periplo del sassopiatto in direzione dell'omonimo rifugio... lungo quest'ultimo ci portiamo sotto la verticale della nostra via, tracciata con brillante intuizione nel settore debole della parete, tra gialli e repulsivi strapiombi...
per raggiungere l'attacco, si abbandona il sentiero e si risale un pendio erboso costellato di rododendri, talmente bello che pare un delitto calpestarlo...
l'avvicinamento è stato così piacevole che quasi non ci rendiamo conto dell'ora e mezza abbondante trascorsa... giunti alla base della parete, prima di prepararsi ci godiamo ancora un po' la vista verso lo sciliar, l'alpe di siusi e, in lontananza, le alpi retiche (credo )...
bando alle ciance, è ora di attaccare... ci dividiamo in due cordate e partiamo... il primo tiro segue una rampa articolata, non difficile ma resa delicata dalla presenza di un po' di muschio...
dopo una seconda lunghezza ancora tranquilla, la parete comincia a raddrizzarsi... qui gli altri due soci all'inizio del terzo tiro...
la roccia è quasi sempre ottima e il trovarsi immersi in un contesto fiabesco non fa che ampliare esponenzialmente il piacere delle salita... peccato solo che il cielo torni a corprirsi...
le profondità evocate dal nome della via non sono poi così abissali, ma si arrampica comunque in costante, piacevole esposizione... sulla quarta lunghezza si trova il primo di tre chiodi di passaggio (più uno di sosta) presenti in via...
al quinto tiro la parete si impenna ulteriormente, la roccia resta sempre ottima ma la scarsa frequentazione suggerisce di afferrare gli appigli con cautela...
il tratto chiave dell'ascensione si presenta al sesto tiro... una serie di placche verticali conduce ad un diedro obliquo poco proteggibile... per fortuna le difficoltà restano "classiche" e un buon chiodo a metà tiro contribuisce ad abbassare l'impegno psicologico... ma non abbastanza dall'impedirmi di cedere il passo al mio più allenato e motivato compagno di cordata...
più sopra calano leggermente le difficoltà, ma resta intatta la bellezza dell'arrampicata... una lunga successione di solide placche grigie conduce in vista dei camini terminali...
si sa che, in dolomiti, i camini di quarto grado possono rivelarsi tanto un puro godimento quanto uno spietato calvario... fortunatamente questa volta è buona la prima opzione... l'arrampicata è entusiasmante... ecco il tiro finale dall'ultima sosta...
e l'uscita della via...
ci ritroviamo così sul margine dell'immenso piano inclinato che dà il nome alla nostra montagna... dopo le strette di mano di rito e un veloce spuntino, ci rimettiamo in marcia attraversando lungamente il pendio in direzione sudest...
fino ad incrociare il sentiero della via normale, in vista della val di fassa e di tutto il gruppo della marmolada...
la vetta del sassopiatto ci appare lontana, troppo lontana... ci perdonerà se per questa volta ci asteniamo dal farle visita...
riprendiamo la marcia e in breve siamo in vista del resort... ehm, rifugio sassopiatto... alle sue spalle la magnifica dorsale del molignon, in centro alla quale svetta il catinaccio d'antermoia...a destra i denti di terrarossa e, a sinistra, le mie amate crepe di lausa...
toh, non sono pecore ma in una giornata tra cugini possono andar bene anche loro...
come la fradusta in un altro recente report, anche la marmolada quest'anno conserva un aspetto un po' meno sofferente del solito...
da un lato della staccionata le capre, dall'altro le vacche... anche gli animali al pascolo adottano una qualche forma di distanziamento sociale...
bypassato per questioni di tempo l'hotel... ehm rifugio sassopiatto, ci affacciamo sul jëuf de fascia, valico di confine fra fassa e gardena, fra trentino e südtirol... alla nostra destra si snoda il sentiero del rientro, che altro non è se non la prosecuzione del segnavia 527 abbandonato al mattino e che conduce sino in vetta al sassopiatto...
giunti in prossimità della piza da uridl siamo nuovamente in vista della nostra parete...
ma lo sguardo viene sempre catturato dallo sciliar e dalle sconfinate distese verdi che lo circondano...
un ultimo sguardo già nostalgico alla nostra linea di salita...
ed è tempo di tuffarsi giù per il sentiero... la strada è ancora lunga e l'ora comincia a essere tarda...
beh, magari quello di prima era il penultimo sguardo... questo però è davvero l'ultimo...
a passo svelto ci caliamo nuovamente a plan de cunfin...
e poi per la forestale n. 30 verso monte pana (e la birra )...
per tagliare un po' imbocchiamo quello che dovrebbe essere un percorso per mountain bike (chiamato pana raida), per fortuna deserto, che contorna questo simpatico laghetto...
e rieccoci al punto di partenza...
se a qualcuno venisse voglia di ripetere la via, non posso che ribadire che si tratta di un percorso veramente bello, logico, su roccia quasi sempre ottima e con difficoltà costanti ma mai elevate... a preservarla dal diventare una superclassica al pari di tante famose vie della zona, sono l'approccio e il rientro lunghi e la scarsa chiodatura... senza contare che integrare con protezioni veloci è ovviamente fattibile ma non immediato... ma meno male che esistono ancora percorsi così genuinamente alpinistici...