Sentire che le Dolomiti non sono montagne troppo addomesticate e frequentate è come sentire uno parlare di Ungaretti fermandosi a disquisire sulla sola metrica, è come sentire uno dire che non esiste la radice quadrata di meno 1, è come sentire uno di città che non vive in montagna parlare di caccia e bracconaggio, è come sentire uno affermare che Sgarbi è un ignorante.
Fa tenerezza, fa sorridere, piacevolmente
Veniamo all'aspetto Dolomiti affollate e antropizzate. Generalizzare che tutte le Dolomiti siano affollate e antropizzate perchè il 3% del territorio è oggettivamente affollato e addomesticato fa tenerezza. Non esiste solo il Passo Sella ed il Piz Boè
Esistono zone grandi qualche decina di punti % di territorio in cui camminando per giorni interi non si incontra anima viva, i sentieri segnati e censiti si contano sulle dita di una mano e le vette non vedono 100 persone in un anno. Attorno all'Agordino è pieno di questi paradisi
Ecco un mega giro che potete fare quando volete scaricare la mente, distruggere le gambe e andare per "vera e autentica" montagna
Sono poco più di 2000 m di dislivello di cui ad occhio il 70% su terreno difficile.
Soddisfazioni: cime naturali, sentieri naturali, lunghi tratti non segnati nemmeno sul terreno se non dai camosci, cime raggiungibili per vie normali frequentate da unità o forse decine di persone l'anno.
Spazi enormi e valli infinite. Estremamente isolati, sconosciuti e affascinanti.
Ecco la traccia del giro, su G-earth.
Su openstreetmap
Su tabacco maps
Ecco alcune foto. Non metto molti altri dettagli, sono gite che è meglio preparare con attenzione e convinzione ognuno per conto proprio Soprattutto la discesa dal Van de la Gardesana verso il Van de le Forzele meglio se vi informate molto bene se esiste un passaggio, come e dove si prende, se le frane lo hanno interrotto e cose del genere.
Il Moiazza, altra cima tanto bella quanto sconosciuta (se non per la famosa ferrata Costantini).
Primo "target" forcella Dagarei.
Il Castello di Moschesin visto dal sentiero di avvicinamento.
Panorama su Agordo: svetta il monte Agner.
La faticosa Forcella Larga: attenzione a prendere la traccia di sentiero giusta altrimenti come successo a me bisogna interpretare tutto il ghiaione iniziale
Salita difficile questa Forcella Larga.
Quando dico salita faticosa intendo faticosa non difficile ma scalda bene i polpacci!
Panorama sulle Forzelette da poco oltre Forcella Larga.
La prima parte della Normale risale quella forcella e poi scende in un canalone molto "mosso".
Questa è la normale al Castello di Moschesin: non bisogna aver paura di fare qualche metro slegati (soprattutto in discesa).
Quando si scende prendersela comoda e dis-arrampicare con calma.
La Talvena altra zona da scoprire (anche se ad occhio meno bella delle altre).
Il Pramper: questo sì che lo voglio visitare per bene. Sembra molto bello.
Illuminata in primo piano è la Gardesana la prossima vetta. Sullo sfondo, Lui, il Caregòn del Padreterno (si vede bene la Fessura).
Cima Gardesana
Al mio ritorno incontro le uniche due persone viste durante tutto il giro: donne che salgono al Castello del Moschesin. Brave, una sembrava un po' verso i propri limiti. Complimenti.
E' ora di attraversare il grande altopiano erboso e roccioso. La normale alla Gardesa inizia dove c'è quel quadratino di roccia che si vede sullo sfondo.
La normale per la Gardesana è meno lunga di quella del Moschesin ma è mooolto più spartana e selvaggia. Niente bolli, solo ometti. Alcuni passaggi vanno affrontati con calma e occhi molto aperti.
Bei passaggi tra le uniche debolezze della montagna.
Attenzione: non arrivare fino a quello slargo per poi salire a destra. Anche se c'è un ometto NON BISOGNA ARRIVARE a quello slargo. La normale gira verso destra circa nel punto in cui ho scattato la foto.
Panorama dalla vetta della Gardesana: davanti a noi il Castello del Moschesin.
Riflettori accesi sul Castello del Moschesin, dietro la Talvena.
Per il ritorno dalla Gardesana occhio ad alcuni tratti in cui è facilissimo scivolare e finire con il sedere a terra. Nulla di grave basta stare attenti a non farsi male ai polsi.
Mi dirigo verso quella zona di sassi alla ricerca d iuna debolezza della cresta per poter scendere al Van de le Forzele... non ho palle di rifare tutto il lungo Van de la Gardesana e tornare per la Forcella Larga.
Noto un ometto di sassi. Se non lo hanno costruito i camosci significa che per di qui si può passare.
Arrivo all'ometto ed effettivamente si intuisce qualcosa. Prima parte su roccia mobile da fare con assoluta attenzione e poi addirittura 100 m di traccia su erba.
Sì, ribadisco, da fare con attenzione. Per passare in queste zone bisogna essere leggeri come le ballerine coi tutu e avere sempre le mani aggrappate a qualcosa di solido e fermo.
Arrivo alla fine della traccia: e mò per dove si va? Non ci sono tracce ne ometti da nessuna parte.
Vuoi vedere che si deve scendere per quel canalone? Vado ai lati per studiarlo ed effettivamente pare fattibile.
Con molta attenzioe si riesce a scendere. La prima parte richiede di scendere con il "passo del gatto vicentino" ovvero me la faccio mettendo la schiena su una parete ed i piedi sull'altra e scendo così, dando e togliendo pressione.
Forcella La Porta mi attende!
Visto da sotto il canalone pare più facile. Ma si sa, in salita è sempre più facile la strada.
Sono nel Van de le Forzele e sono oramai senza forze, grave errore essermi portato solo 2 banane e due caramelle enervit. Pazienza, salirò più lentamente godendo più a lungo questi panorami. Prendo anche 2 gocce d'acqua.
L'uscita del canalone di discesa è vicina a quella parete con una curva. In quella zona c'è una specie di traccia sul ghiaione ed ho visto anche un piccolo ometto di sassi.
Ecco il piccolo ometto di sassi
Bel panorama sugli Spiz di Mezzodì (altro gruppo da esplorare!)
La discesa di Forcella La Porta non si riesce a fare tutta su roccia. Bisogna per una bella parte attraversare un nevaio. Riesco a trovare una zona morbida e sicura che mi permette di perdere quota velocemente.
Fine
Non ci sono tracce sulle mappe. Per farlo oltre ad avere un ottimo allenamento serve una certa esperienza o meglio serve sentirsi a proprio agio "fuori traccia". E' adatto a chi ama vedere una vetta e dire "adesso vado su".
Il Castello del Moschesin è, a dire il vero, piuttosto segnato come traccia di salita (intendo dire che si vede dove sono passate altre persone). Non c'è la traccia nelle cartine ma la sua salita grazie a bolli rossi e ometti si fa senza problemi.
Discorso diverso per la vicina Gardesana che ha una via normale estremamente piacevole ma altrettanto estremamente poco frequentata (esclusi gli ometti non si nota alcun segno di passaggio umano).
Il tratto più difficile della gita è la discesa per un canalone che non ho idea se sia segnata da qualche parte: io ho seguito degli ometti e con molta attenzione sono riuscito a scendere dal Van de la Gardenasa fino al Van de le Forzele. Ho incontrato un ometto che segna la partenza del "taglione" ed un ometto all'arrivo, non so se ho fatto la traccia giusta (il canalone) o se ho fatto un fuoritraccia. In ogni caso ce la si fa.
Ultimo avvertimento: occhio alle condizioni neve in prossimità della Forcella La Porta. Noi sciatori e un po' spericolati possiamo osare qualche passaggio non del tutto ortodosso sui nevai duri e compatti. Altri potrebbero rischiare di incrodarsi.
Fa tenerezza, fa sorridere, piacevolmente
Veniamo all'aspetto Dolomiti affollate e antropizzate. Generalizzare che tutte le Dolomiti siano affollate e antropizzate perchè il 3% del territorio è oggettivamente affollato e addomesticato fa tenerezza. Non esiste solo il Passo Sella ed il Piz Boè
Esistono zone grandi qualche decina di punti % di territorio in cui camminando per giorni interi non si incontra anima viva, i sentieri segnati e censiti si contano sulle dita di una mano e le vette non vedono 100 persone in un anno. Attorno all'Agordino è pieno di questi paradisi
Ecco un mega giro che potete fare quando volete scaricare la mente, distruggere le gambe e andare per "vera e autentica" montagna
- Partenza sotto Passo Duran (Malga Caleda Vecchia),
- Poi salita alla estremamente faticosa Forcella Larga (davvero un bel tiro cardio-fitness).
- Poi normale, bellissima normale per il Castello di Moschesin.
- Poi traversata di tutto il grande Van de la Gardesana.
- Salita a Cima della Gardesana per normale che presenta molti ometti ma va interpretata... attenzione facile sbagliare nella parte alta (ho dovuto salire una parete liscia non del tutto immediata).
- Poi azzardo di discesa per una traccia segnalata da ometti solo ad inizio e fine. Attraverso un canalone franoso si riesce a scendere fino al Van de le Forzele. Attenzione a non tirarvi tonnellate di roccia in testa.
- Salita finale spaccapolmoni alla Forcella la Porta.
- Discesa per nevaio ancora pericoloso e finalmente di nuovo alla macchina.
Sono poco più di 2000 m di dislivello di cui ad occhio il 70% su terreno difficile.
Soddisfazioni: cime naturali, sentieri naturali, lunghi tratti non segnati nemmeno sul terreno se non dai camosci, cime raggiungibili per vie normali frequentate da unità o forse decine di persone l'anno.
Spazi enormi e valli infinite. Estremamente isolati, sconosciuti e affascinanti.
Ecco la traccia del giro, su G-earth.
Su openstreetmap
Su tabacco maps
Ecco alcune foto. Non metto molti altri dettagli, sono gite che è meglio preparare con attenzione e convinzione ognuno per conto proprio Soprattutto la discesa dal Van de la Gardesana verso il Van de le Forzele meglio se vi informate molto bene se esiste un passaggio, come e dove si prende, se le frane lo hanno interrotto e cose del genere.
Il Moiazza, altra cima tanto bella quanto sconosciuta (se non per la famosa ferrata Costantini).
Primo "target" forcella Dagarei.
Il Castello di Moschesin visto dal sentiero di avvicinamento.
Panorama su Agordo: svetta il monte Agner.
La faticosa Forcella Larga: attenzione a prendere la traccia di sentiero giusta altrimenti come successo a me bisogna interpretare tutto il ghiaione iniziale
Salita difficile questa Forcella Larga.
Quando dico salita faticosa intendo faticosa non difficile ma scalda bene i polpacci!
Panorama sulle Forzelette da poco oltre Forcella Larga.
La prima parte della Normale risale quella forcella e poi scende in un canalone molto "mosso".
Questa è la normale al Castello di Moschesin: non bisogna aver paura di fare qualche metro slegati (soprattutto in discesa).
Quando si scende prendersela comoda e dis-arrampicare con calma.
La Talvena altra zona da scoprire (anche se ad occhio meno bella delle altre).
Il Pramper: questo sì che lo voglio visitare per bene. Sembra molto bello.
Illuminata in primo piano è la Gardesana la prossima vetta. Sullo sfondo, Lui, il Caregòn del Padreterno (si vede bene la Fessura).
Cima Gardesana
Al mio ritorno incontro le uniche due persone viste durante tutto il giro: donne che salgono al Castello del Moschesin. Brave, una sembrava un po' verso i propri limiti. Complimenti.
E' ora di attraversare il grande altopiano erboso e roccioso. La normale alla Gardesa inizia dove c'è quel quadratino di roccia che si vede sullo sfondo.
La normale per la Gardesana è meno lunga di quella del Moschesin ma è mooolto più spartana e selvaggia. Niente bolli, solo ometti. Alcuni passaggi vanno affrontati con calma e occhi molto aperti.
Bei passaggi tra le uniche debolezze della montagna.
Attenzione: non arrivare fino a quello slargo per poi salire a destra. Anche se c'è un ometto NON BISOGNA ARRIVARE a quello slargo. La normale gira verso destra circa nel punto in cui ho scattato la foto.
Panorama dalla vetta della Gardesana: davanti a noi il Castello del Moschesin.
Riflettori accesi sul Castello del Moschesin, dietro la Talvena.
Per il ritorno dalla Gardesana occhio ad alcuni tratti in cui è facilissimo scivolare e finire con il sedere a terra. Nulla di grave basta stare attenti a non farsi male ai polsi.
Mi dirigo verso quella zona di sassi alla ricerca d iuna debolezza della cresta per poter scendere al Van de le Forzele... non ho palle di rifare tutto il lungo Van de la Gardesana e tornare per la Forcella Larga.
Noto un ometto di sassi. Se non lo hanno costruito i camosci significa che per di qui si può passare.
Arrivo all'ometto ed effettivamente si intuisce qualcosa. Prima parte su roccia mobile da fare con assoluta attenzione e poi addirittura 100 m di traccia su erba.
Sì, ribadisco, da fare con attenzione. Per passare in queste zone bisogna essere leggeri come le ballerine coi tutu e avere sempre le mani aggrappate a qualcosa di solido e fermo.
Arrivo alla fine della traccia: e mò per dove si va? Non ci sono tracce ne ometti da nessuna parte.
Vuoi vedere che si deve scendere per quel canalone? Vado ai lati per studiarlo ed effettivamente pare fattibile.
Con molta attenzioe si riesce a scendere. La prima parte richiede di scendere con il "passo del gatto vicentino" ovvero me la faccio mettendo la schiena su una parete ed i piedi sull'altra e scendo così, dando e togliendo pressione.
Forcella La Porta mi attende!
Visto da sotto il canalone pare più facile. Ma si sa, in salita è sempre più facile la strada.
Sono nel Van de le Forzele e sono oramai senza forze, grave errore essermi portato solo 2 banane e due caramelle enervit. Pazienza, salirò più lentamente godendo più a lungo questi panorami. Prendo anche 2 gocce d'acqua.
L'uscita del canalone di discesa è vicina a quella parete con una curva. In quella zona c'è una specie di traccia sul ghiaione ed ho visto anche un piccolo ometto di sassi.
Ecco il piccolo ometto di sassi
Bel panorama sugli Spiz di Mezzodì (altro gruppo da esplorare!)
La discesa di Forcella La Porta non si riesce a fare tutta su roccia. Bisogna per una bella parte attraversare un nevaio. Riesco a trovare una zona morbida e sicura che mi permette di perdere quota velocemente.
Fine
Non ci sono tracce sulle mappe. Per farlo oltre ad avere un ottimo allenamento serve una certa esperienza o meglio serve sentirsi a proprio agio "fuori traccia". E' adatto a chi ama vedere una vetta e dire "adesso vado su".
Il Castello del Moschesin è, a dire il vero, piuttosto segnato come traccia di salita (intendo dire che si vede dove sono passate altre persone). Non c'è la traccia nelle cartine ma la sua salita grazie a bolli rossi e ometti si fa senza problemi.
Discorso diverso per la vicina Gardesana che ha una via normale estremamente piacevole ma altrettanto estremamente poco frequentata (esclusi gli ometti non si nota alcun segno di passaggio umano).
Il tratto più difficile della gita è la discesa per un canalone che non ho idea se sia segnata da qualche parte: io ho seguito degli ometti e con molta attenzione sono riuscito a scendere dal Van de la Gardenasa fino al Van de le Forzele. Ho incontrato un ometto che segna la partenza del "taglione" ed un ometto all'arrivo, non so se ho fatto la traccia giusta (il canalone) o se ho fatto un fuoritraccia. In ogni caso ce la si fa.
Ultimo avvertimento: occhio alle condizioni neve in prossimità della Forcella La Porta. Noi sciatori e un po' spericolati possiamo osare qualche passaggio non del tutto ortodosso sui nevai duri e compatti. Altri potrebbero rischiare di incrodarsi.