subsahara
Coldest Ice
La Fradusta, per diversi motivi, è cima nevralgica nel gruppo delle Pale di San Martino.
Un giro ad anello molto remunerativo che consente di raggiungerne la vetta è il seguente:
Escursione facile ma lunga; per l’attraversamento dell’altopiano e la salita alla vetta è bene che ci sia buona visibilità.
Ordunque, cominciamo. Parcheggio nei pressi di Malga Canali, a circa 1300 m slm, e mi accingo a risalire la Val Canali per la comoda forestale
A sinistra c’è l’imponente Cima dei Lastei, a destra la Pala del Rifugio sormontata dall’elegante Sass d’Ortiga, dritto davanti a me - ancora lontani, alla testata della valle - Colle Canali, la bella piramide dell’Alberghetto (con tanto di slanciato “ditino”), le Cime del Coro
Continuo per la forestale. A sinistra si apre una laterale della Val Canali, ovvero la Valle delle Lede. Oltre alla Cima dei Lastei si nota in centro foto la Cima del Conte dalla caratteristica forma a “dente di squalo”.
Si tratta ovviamente di un’elevazione del tutto secondaria nel contesto del vasto gruppo delle Pale, ma... anch’essa è stata oggetto d’attenzione di celebri alpinisti.
A sinistra della cima del Conte si scorge nitidamente la verticale parete sud della Fradusta (ma scomparirà ben presto dalla vista)
La prima meta di giornata è il rifugio Canali o Treviso. Ignoro il bivio per il “sentiero consigliato” diretto al Treviso...
... e vado avanti per la forestale che risale la destra orografica della Val Canali
A un certo punto però bisogna attraversare il torrente Canali e portarsi alla sua sinistra. Dietro, da sinistra a destra, Sass d’Ortiga, Pala della Madonna, Torre Dresda.
Il nome di quest’ultima si spiega facilmente: l’attuale rifugio Treviso venne costruito alla fine dell’Ottocento dalla sezione di Dresda del DÖAV e, immagino, portava il nome di Dresdnerhütte (come quello nella valle di Stubai).
Greto del torrente Canali e Cima dei Lastei
Si sale a tornanti per il bosco fino al rifugio Canali “Treviso” (o “Dresda”)
Sguardo verso Cima di Sedole, Sasso delle Lede, Cima Canali
Cima dei Lastei
La direzione da seguire però è un’altra: la testata della Val Canali, sorvegliata dall’Alberghetto e il suo simpatico “dito”
Quindi vo dritto seguendo il sentiero 707, che passerà sotto le pareti del Coro, dell’Alberghetto e di Colle Canali prima di imboccare il breve canale che porta al passo
Val Canali
Pala del Rifugio
Dietro Cima dei Lastei comincia a vedersi il bicefalo Manstorna
Si continua a salire
Deviazione per Vani Alti
Sguardo retrospettivo con la parete della Pala del Rifugio
Sotto Cima del Coro
Si avvicina il passo
La splendida Val Canali
Da qui il bicefalo Manstorna pare monocefalo
Il canalone innevato è il Vallone dei Vani Alti, percorso dall’omonimo delicato sentiero
Manstorna
Sto per lasciarmi la Val Canali alle spalle
A pochi metri dal passo
Passo Canali, 2469 m slm, confine tra Trentino e Veneto. Vi giungo alle dieci del mattino, due ore e mezza dopo aver parcheggiato. Non si può dire che mi sia mosso tardi, anche se generalmente preferisco cominciare ancora prima.
Posso finalmente scorgere ciò che era celato dietro l’Alberghetto e le Cime del Coro: l’imponente Croda Granda. A destra invece le poco più basse Cime dei Vani Alti.
Vani Alti, Sass d’Ortiga, pala Madonna... sullo sfondo il Sass de Mura
Entro in Veneto (ma non ci rimarrò per molto). Questo fatto amministrativo è però poco interessante; lascia invece atterriti il drammatico cambio d’ambiente: si accede letteralmente a un altro mondo
Ora devo abbandonare il 707 e seguire il 708, che procede a saliscendi verso il cuore dell’altopiano
Paesaggio lunare
Civetta e Moiazza sullo sfondo, verso NE
Io invece vado verso Ovest
Sguardo retrospettivo. Chiaramente visibile il passo Canali. Dietro il passo, l’Alberghetto. Dietro l’Alberghetto, il Coro. Dietro il Coro, la Croda Granda.
A sinistra della Croda Granda, la profonda forcella della Beta e quindi il ciclopico sottogruppo dell’Agner.
Questo settore delle Pale, Croda Granda - Agner, è diametralmente opposto al settore più elevato del gruppo costituito da Cimon della Pala - Vezzana - Bureloni.
È più basso di ben 350 metri, ma è assolutamente alla pari in termini di spettacolarità, solennità, imponenza.
Torno a vedere la Fradusta! Si può notare la modesta pendenza del crinale dove passa la normale.
Posto incredibile... procedo sotto un sole cocente
Conca delle Buse Alte
Mi avvicino alla Forcella Alta del Ghiacciaio
Sguardo all’indietro
Sono alla forcella Alta del Ghiacciaio, 2716 m slm
(incidentalmente, rientro in Trentino).
Alla mia sinistra la docile schiena della Fradusta
Davanti a me una visione spettacolare: il vastissimo altopiano, chiuso dal “retro” di Cimon della Pala, Vezzana, Bureloni...
Bene, puntiamo alla vetta. Intanto però rimango un po’ stordito dalla comparsa sulla scena di una triade di monoliti di eccezionale eleganza e potenza: Pala di San Martino, Cima Immink, Cima Pradidali. Le potrò osservare da vicino più tardi, scendendo per la Val Pradidali
Mi lascio alle spalle l’altipiano, e la parete sud della Marmolada
Allora, il 708 risale il crinale della Fradusta fino a quest’altezza, poi devia a destra attraversando una prima lingua di neve (si vedono le orme) e prosegue quindi a saliscendi in direzione più o meno della Pala di San Martino. Se la neve non fosse stata calpestata avrei fatto fatica a individuarne la prosecuzione... “meno male che è una bella giornata!”, penso.
Abbandono il 708 e comincio la salita alla Fradusta, segnalata da abbondantissimi ometti e qualche segno rosso.
Sono le 11:20, e alla cima mancherà si e no un quarto d’ora... rimango imbambolato in questa posizione per almeno dieci minuti. Guardo il cielo, le nuvole che salgono velocemente da valle, penso a possibili problemi d’orientamento... rimango in attesa di capire come evolverà la situazione. Un’attesa un po’ stupida, ovviamente...
Finalmente mi rimetto in marcia
Mmh... la visibilità tende a diminuire
Meglio proseguire rapidi
Sono già sulla create sommitale, guardando verso est
Verso sud la Fradusta precipita sulla valle delle Lede. Visibile il rosso bivacco Minazio
La cresta prosegue, facile, breve e divertente, verso ovest. Eccezionale la vista sul severo obelisco della Pala di San Martino.
In corrispondenza della vetta, un vertice trigonometrico.
Panorama vasto ed emozionante
Ghiacciaio superiore
Laghetto ai piedi del ghiacciaio inferiore
Rimango in vetta solo una decina di minuti... mi sarei mangiato volentieri un panino, ma preferisco scendere e imboccare senza troppi indugi la Val Pradidali, dove l’eventuale scarsa visibilità non mi preoccupa
Quindi ripercorro la cresta sommitale in senso inverso...
... poi giù per dove sono salito...
... fino a riprendere il 708
Si prosegue verso ovest lasciandosi il versante nord della Fradusta a sinistra
Passo della Fradusta, 2680 m slm. Sono le 12:45 e le nuvole purtroppo avanzano. Mi lancio a capofitto in Val Pradidali per il 709A
Un ultimo sguardo al ghiacciaio superiore della Fradusta, sormontato da brevi pareti verticali...
... e scendo in “corto raggio” nella lunga e straordinaria Val Pradidali
Mi fermo a circa 2550 m slm, poco a valle del ricongiungimento di 709 e 709A, in corrispondenza di un “semi-antro” che mi ripara dal sole (il quale, seppure in maniera intermittente, continua a picchiare).
Mi siedo e mangio un panino.
“Pradidali”: dovrebbe stare a significare “prati gialli”. Mi sembra ovvio che la d di dali stia a indicare una suono fricativo analogo a quello dei dialetti bellunesi, come il th nell’inglese this. Mi viene in mente la parola dambra (trascritta goffamente da Grohmann come zambra),
che presenta lo stesso suono e che indica il caratteristico zoccolo alla base sud del Pelmo. Dalla dambra ci deve essere una quarta cengia, semi-dimenticata, che permette l’accesso al cuore del Pelmo e che si aggiunge quindi alla cengia di Rutorto (Ball), alla cengia della fessura (Grohmann), alla cengia di Forca Rossa (Giacin - Cesaletti)
Dopo avere abbandonato il mio antro ed essermi rimesso in marcia, torno ad essere assorbito completamente dal grandioso ambiente che mi circonda.
Mi trovo in un vasto pianoro a 2500 metri di quota, al cospetto di tre giganteschi monoliti di altezza digradante: Pala di San Martino, Cima Immink, Cima Pradidali.
È uno scenario che non teme veramente confronti
Attraverso il pianoro, che costituisce il tratto più alto della Val Pradidali.
È molto vasto... mi vengono in mente i mondiali del ‘70 e del ’86 in Messico, i problemi della quota, l’Azteca che è a più di 2000 m... all’improvviso ho un’idea geniale.
In questo posto si potrebbe benissimo approntare un campo da calcio (in erba sintetica, naturalmente), da destinarsi agli allenamenti in alta quota della nazionale.
Una ardita strada asfaltata da Cant del Gal garantirebbe un comodo accesso ad atleti, staff, tifosi e giornalisti
Immagine della bastionata, aggirabile dalla sinistra orografica, che separa il pianoro alto dal pianoro medio della Val Pradidali
Intanto scendendo, a sinistra, osservo un curioso “portone” attraversato da una lingua di neve
Un po’ più a valle, sempre a sinistra
La strada da fare per arrivare all’ormai visibile rifugio Pradidali
La superba Cima Immink (e il campanile Giovanna alla sua sinistra)
Intanto a sinistra, contrafforti di Cima del lago Pradidali
Immagini della seconda bastionata, che separa il pianoro medio dal pianoro “basso” (quello del lago)
Torre Pradidali
Lago Pradidali secco
Cima del Lago Pradidali
Purtroppo la fantastica parete di Cima Canali è completamente avvolta dalle nuvole. Non si vede nulla
Cima Pradidali e Cima Immink
Alle 13:50 arrivo al rifugio Pradidali
Mi fermo per una mezzoretta di relax, e bevo una birra. Non si vede un granché purtroppo, però il fatto che non ci sia più il sole non mi dispiace affatto: oggi ne ho preso fin troppo
Incominciamo la non breve discesa (1000 metri di dislivello)
Salutiamo il rifugio Pradidali
Si scende piuttosto ripidamente verso la parte bassa della valle
Pareti incombenti sulla destra orografica. Sass Maor non pervenuto
In fondo lo sbocco del torrente Pradidali nella Val Canali (Cant del Gal)
Vista retrospettiva
Bivio per sentiero delle Sedole che, attraverso la valle delle Lede, porta al rifugio Treviso
Altro sguardo all’indietro
Ultimo tratto prima di raggiungere Pedemonte
E alla fine tornammo a riveder l’erba
Portela, 1640 m slm
A circa 1430 m slm abbandono il sentiero 709 e imbocco a sinistra una larga traccia
Questa supera un torrente e poi passa accanto ai ruderi di Malga Pradidali
Appena oltre diventa una sterrata dal fondo liscio come il culetto di un neonato, che scende con dolcissima pendenza verso la Val Canali
Si lascia infine la sterrata e si prosegue su fondo erboso verso l’amena Malga Canali.
Mi accoglie alla Malga un coro festoso di mucche, galline e maiali rosa.
Cento metri più avanti il parcheggio, che raggiungo alle 16:10.
Un giro ad anello molto remunerativo che consente di raggiungerne la vetta è il seguente:
- risalita della Val Canali fino al passo Canali
- entrata nell’altipiano e suo attraversamento verso Ovest fino alla Forcella alta del ghiacciaio
- ascesa alla cima Fradusta per spalla NE e ritorno
- Ripresa dell’attraversamento dell’altopiano verso Ovest lambendo il ghiacciaio, fino al passo della Fradusta
- Entrata in Val Pradidali e discesa della stessa fino a chiusura dell’anello.
Escursione facile ma lunga; per l’attraversamento dell’altopiano e la salita alla vetta è bene che ci sia buona visibilità.
Ordunque, cominciamo. Parcheggio nei pressi di Malga Canali, a circa 1300 m slm, e mi accingo a risalire la Val Canali per la comoda forestale

A sinistra c’è l’imponente Cima dei Lastei, a destra la Pala del Rifugio sormontata dall’elegante Sass d’Ortiga, dritto davanti a me - ancora lontani, alla testata della valle - Colle Canali, la bella piramide dell’Alberghetto (con tanto di slanciato “ditino”), le Cime del Coro

Continuo per la forestale. A sinistra si apre una laterale della Val Canali, ovvero la Valle delle Lede. Oltre alla Cima dei Lastei si nota in centro foto la Cima del Conte dalla caratteristica forma a “dente di squalo”.
Si tratta ovviamente di un’elevazione del tutto secondaria nel contesto del vasto gruppo delle Pale, ma... anch’essa è stata oggetto d’attenzione di celebri alpinisti.
A sinistra della cima del Conte si scorge nitidamente la verticale parete sud della Fradusta (ma scomparirà ben presto dalla vista)

La prima meta di giornata è il rifugio Canali o Treviso. Ignoro il bivio per il “sentiero consigliato” diretto al Treviso...

... e vado avanti per la forestale che risale la destra orografica della Val Canali


A un certo punto però bisogna attraversare il torrente Canali e portarsi alla sua sinistra. Dietro, da sinistra a destra, Sass d’Ortiga, Pala della Madonna, Torre Dresda.
Il nome di quest’ultima si spiega facilmente: l’attuale rifugio Treviso venne costruito alla fine dell’Ottocento dalla sezione di Dresda del DÖAV e, immagino, portava il nome di Dresdnerhütte (come quello nella valle di Stubai).

Greto del torrente Canali e Cima dei Lastei

Si sale a tornanti per il bosco fino al rifugio Canali “Treviso” (o “Dresda”)




Sguardo verso Cima di Sedole, Sasso delle Lede, Cima Canali

Cima dei Lastei

La direzione da seguire però è un’altra: la testata della Val Canali, sorvegliata dall’Alberghetto e il suo simpatico “dito”

Quindi vo dritto seguendo il sentiero 707, che passerà sotto le pareti del Coro, dell’Alberghetto e di Colle Canali prima di imboccare il breve canale che porta al passo

Val Canali

Pala del Rifugio

Dietro Cima dei Lastei comincia a vedersi il bicefalo Manstorna

Si continua a salire




Deviazione per Vani Alti


Sguardo retrospettivo con la parete della Pala del Rifugio

Sotto Cima del Coro


Si avvicina il passo

La splendida Val Canali

Da qui il bicefalo Manstorna pare monocefalo


Il canalone innevato è il Vallone dei Vani Alti, percorso dall’omonimo delicato sentiero

Manstorna

Sto per lasciarmi la Val Canali alle spalle

A pochi metri dal passo

Passo Canali, 2469 m slm, confine tra Trentino e Veneto. Vi giungo alle dieci del mattino, due ore e mezza dopo aver parcheggiato. Non si può dire che mi sia mosso tardi, anche se generalmente preferisco cominciare ancora prima.
Posso finalmente scorgere ciò che era celato dietro l’Alberghetto e le Cime del Coro: l’imponente Croda Granda. A destra invece le poco più basse Cime dei Vani Alti.

Vani Alti, Sass d’Ortiga, pala Madonna... sullo sfondo il Sass de Mura

Entro in Veneto (ma non ci rimarrò per molto). Questo fatto amministrativo è però poco interessante; lascia invece atterriti il drammatico cambio d’ambiente: si accede letteralmente a un altro mondo

Ora devo abbandonare il 707 e seguire il 708, che procede a saliscendi verso il cuore dell’altopiano

Paesaggio lunare

Civetta e Moiazza sullo sfondo, verso NE

Io invece vado verso Ovest


Sguardo retrospettivo. Chiaramente visibile il passo Canali. Dietro il passo, l’Alberghetto. Dietro l’Alberghetto, il Coro. Dietro il Coro, la Croda Granda.
A sinistra della Croda Granda, la profonda forcella della Beta e quindi il ciclopico sottogruppo dell’Agner.
Questo settore delle Pale, Croda Granda - Agner, è diametralmente opposto al settore più elevato del gruppo costituito da Cimon della Pala - Vezzana - Bureloni.
È più basso di ben 350 metri, ma è assolutamente alla pari in termini di spettacolarità, solennità, imponenza.

Torno a vedere la Fradusta! Si può notare la modesta pendenza del crinale dove passa la normale.

Posto incredibile... procedo sotto un sole cocente


Conca delle Buse Alte

Mi avvicino alla Forcella Alta del Ghiacciaio



Sguardo all’indietro

Sono alla forcella Alta del Ghiacciaio, 2716 m slm
(incidentalmente, rientro in Trentino).
Alla mia sinistra la docile schiena della Fradusta

Davanti a me una visione spettacolare: il vastissimo altopiano, chiuso dal “retro” di Cimon della Pala, Vezzana, Bureloni...

Bene, puntiamo alla vetta. Intanto però rimango un po’ stordito dalla comparsa sulla scena di una triade di monoliti di eccezionale eleganza e potenza: Pala di San Martino, Cima Immink, Cima Pradidali. Le potrò osservare da vicino più tardi, scendendo per la Val Pradidali

Mi lascio alle spalle l’altipiano, e la parete sud della Marmolada

Allora, il 708 risale il crinale della Fradusta fino a quest’altezza, poi devia a destra attraversando una prima lingua di neve (si vedono le orme) e prosegue quindi a saliscendi in direzione più o meno della Pala di San Martino. Se la neve non fosse stata calpestata avrei fatto fatica a individuarne la prosecuzione... “meno male che è una bella giornata!”, penso.
Abbandono il 708 e comincio la salita alla Fradusta, segnalata da abbondantissimi ometti e qualche segno rosso.






Sono le 11:20, e alla cima mancherà si e no un quarto d’ora... rimango imbambolato in questa posizione per almeno dieci minuti. Guardo il cielo, le nuvole che salgono velocemente da valle, penso a possibili problemi d’orientamento... rimango in attesa di capire come evolverà la situazione. Un’attesa un po’ stupida, ovviamente...

Finalmente mi rimetto in marcia

Mmh... la visibilità tende a diminuire

Meglio proseguire rapidi

Sono già sulla create sommitale, guardando verso est

Verso sud la Fradusta precipita sulla valle delle Lede. Visibile il rosso bivacco Minazio

La cresta prosegue, facile, breve e divertente, verso ovest. Eccezionale la vista sul severo obelisco della Pala di San Martino.

In corrispondenza della vetta, un vertice trigonometrico.
Panorama vasto ed emozionante







Ghiacciaio superiore

Laghetto ai piedi del ghiacciaio inferiore

Rimango in vetta solo una decina di minuti... mi sarei mangiato volentieri un panino, ma preferisco scendere e imboccare senza troppi indugi la Val Pradidali, dove l’eventuale scarsa visibilità non mi preoccupa


Quindi ripercorro la cresta sommitale in senso inverso...

... poi giù per dove sono salito...





... fino a riprendere il 708

Si prosegue verso ovest lasciandosi il versante nord della Fradusta a sinistra






Passo della Fradusta, 2680 m slm. Sono le 12:45 e le nuvole purtroppo avanzano. Mi lancio a capofitto in Val Pradidali per il 709A


Un ultimo sguardo al ghiacciaio superiore della Fradusta, sormontato da brevi pareti verticali...

... e scendo in “corto raggio” nella lunga e straordinaria Val Pradidali



Mi fermo a circa 2550 m slm, poco a valle del ricongiungimento di 709 e 709A, in corrispondenza di un “semi-antro” che mi ripara dal sole (il quale, seppure in maniera intermittente, continua a picchiare).
Mi siedo e mangio un panino.
“Pradidali”: dovrebbe stare a significare “prati gialli”. Mi sembra ovvio che la d di dali stia a indicare una suono fricativo analogo a quello dei dialetti bellunesi, come il th nell’inglese this. Mi viene in mente la parola dambra (trascritta goffamente da Grohmann come zambra),
che presenta lo stesso suono e che indica il caratteristico zoccolo alla base sud del Pelmo. Dalla dambra ci deve essere una quarta cengia, semi-dimenticata, che permette l’accesso al cuore del Pelmo e che si aggiunge quindi alla cengia di Rutorto (Ball), alla cengia della fessura (Grohmann), alla cengia di Forca Rossa (Giacin - Cesaletti)

Dopo avere abbandonato il mio antro ed essermi rimesso in marcia, torno ad essere assorbito completamente dal grandioso ambiente che mi circonda.

Mi trovo in un vasto pianoro a 2500 metri di quota, al cospetto di tre giganteschi monoliti di altezza digradante: Pala di San Martino, Cima Immink, Cima Pradidali.
È uno scenario che non teme veramente confronti

Attraverso il pianoro, che costituisce il tratto più alto della Val Pradidali.
È molto vasto... mi vengono in mente i mondiali del ‘70 e del ’86 in Messico, i problemi della quota, l’Azteca che è a più di 2000 m... all’improvviso ho un’idea geniale.
In questo posto si potrebbe benissimo approntare un campo da calcio (in erba sintetica, naturalmente), da destinarsi agli allenamenti in alta quota della nazionale.
Una ardita strada asfaltata da Cant del Gal garantirebbe un comodo accesso ad atleti, staff, tifosi e giornalisti


Immagine della bastionata, aggirabile dalla sinistra orografica, che separa il pianoro alto dal pianoro medio della Val Pradidali

Intanto scendendo, a sinistra, osservo un curioso “portone” attraversato da una lingua di neve

Un po’ più a valle, sempre a sinistra


La strada da fare per arrivare all’ormai visibile rifugio Pradidali

La superba Cima Immink (e il campanile Giovanna alla sua sinistra)

Intanto a sinistra, contrafforti di Cima del lago Pradidali

Immagini della seconda bastionata, che separa il pianoro medio dal pianoro “basso” (quello del lago)


Torre Pradidali

Lago Pradidali secco

Cima del Lago Pradidali

Purtroppo la fantastica parete di Cima Canali è completamente avvolta dalle nuvole. Non si vede nulla

Cima Pradidali e Cima Immink

Alle 13:50 arrivo al rifugio Pradidali

Mi fermo per una mezzoretta di relax, e bevo una birra. Non si vede un granché purtroppo, però il fatto che non ci sia più il sole non mi dispiace affatto: oggi ne ho preso fin troppo

Incominciamo la non breve discesa (1000 metri di dislivello)


Salutiamo il rifugio Pradidali



Si scende piuttosto ripidamente verso la parte bassa della valle

Pareti incombenti sulla destra orografica. Sass Maor non pervenuto


In fondo lo sbocco del torrente Pradidali nella Val Canali (Cant del Gal)




Vista retrospettiva

Bivio per sentiero delle Sedole che, attraverso la valle delle Lede, porta al rifugio Treviso


Altro sguardo all’indietro


Ultimo tratto prima di raggiungere Pedemonte


E alla fine tornammo a riveder l’erba



Portela, 1640 m slm







A circa 1430 m slm abbandono il sentiero 709 e imbocco a sinistra una larga traccia

Questa supera un torrente e poi passa accanto ai ruderi di Malga Pradidali

Appena oltre diventa una sterrata dal fondo liscio come il culetto di un neonato, che scende con dolcissima pendenza verso la Val Canali



Si lascia infine la sterrata e si prosegue su fondo erboso verso l’amena Malga Canali.

Mi accoglie alla Malga un coro festoso di mucche, galline e maiali rosa.
Cento metri più avanti il parcheggio, che raggiungo alle 16:10.