Col Bechei: periplo e ascesa - Dolomiti di Braies - 21/06/2020

subsahara

Coldest Ice
È il primo giorno d’estate: niente di meglio che inaugurare la stagione appena iniziata con una bella camminata.
Parcheggio l’autovettura in località Sant’Uberto, a 1448 m slm, in corrispondenza dell’unico tornante della strada che collega Cortina a Dobbiaco passando per il Cimabanche; quest’ultimo del resto è, in tutta evidenza, uno dei passi di montagna meno impervi del mondo.


Alle 6:15 mi metto in marcia; tempo discreto, temperatura 7°C. Direzione Malga Ra Stua.
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Tofane
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In primo piano il Taburlo (e leggermente dietro, sulla sinistra, il Taé); Vallon Bianco a sinistra e Col Bechei + Antruiles a destra
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Il sentiero 418, che porta direttamente al Col Bechei per le Ruoibes de Fora, è ancora chiuso.
Curiosa l’ortografia ampezzana: la š, di derivazione ceca, dovrebbe stare a indicare il suono di sc in pesce.
Si trova ad esempio in Lareš (Larice), Malga Ra Štua, ecc.
Mah! si pronuncia veramente laresh, malga ra Shtua? :think:
O forse il diacritico vuole segnalare invece la pronuncia sorda della s in contrapposizione alla sonora?
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Mentre rimugino su queste importanti questioni riesco, approfittando di una parziale interruzione dello schermo arboreo, a fotografare la forcella Camin (o Ciamin, nelle mappe), tra Col Bechei/Antruiles a sud e monte Camin a nord. Il cuore del gruppo del Col Bechei.
E’ chiaro anche il solco della forcella Antruiles tra Col Bechei e Antruiles.
Dovrebbe essere possibile, districandosi un po’ tra i mughi, attraversare le Ruoibes de Inze e poi risalire alla forcella Camin per svalicare quindi dall’altra parte in terra marebbana. D’inverno è itinerario sci-alpinistico.
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Arrivo a Malga Ra Stua (anzi, Štua, secondo i cartelli).
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Relax sui prati
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Dopo un’oretta giungo a un bivio, in località Ciampo de Croš, 1750 m slm
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Dritti si va verso l’altopiano di Sennes, mentre girando a sinistra si sale verso Fodara Vedla.
Intanto dal cartello si nota che anche Croš (croce) porta il diacritico “slavo”.
Quindi?
Si dice crosh, laresh, shtua?
Oppure cross, laress, sstua?
O forse la lettera è usata un po’ a casaccio? :think:
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Ad ogni modo, giro a sinistra e percorro l’amena forestale che sale a tornanti offrendo belle viste su Croda Rossa e Croda del Becco
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Croda Rossa d’ Ampezzo
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Croda del Becco
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A circa 2000 m slm la forestale spiana.
L’intero anello del gruppo del Col Bechei (escludendo l’ascesa alla vetta) può essere percorso con la bicicletta da montagna. Anche se certi tratti, vuoi per la scabrezza del fondo vuoi per la notevole pendenza, sono sicuramente un po’ tostarelli.
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Il paesaggio è dolce, sereno.
Passo davanti al lago di Rudo, alimentato dalle acque di fusione delle nevi del Lavinores.
Lo trovo bellissimo.
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Continuo verso l’ormai vicino confine tra Anpezo e Marebbe, con l’articolato versante nord del gruppo del Camin in bella vista.
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In corrispondenza dei cartelli in fondo c’è il confine.
Confine che, a quanto si legge in un cartello affisso a lato del sentiero, fu oggetto di feroci dispute tra ampezzani e badiotti.
Gli ampezzani, per porre freno alle politiche “espansive” dei vicini vogliosi di pascoli, richiesero un vero e proprio arbitrato per mettere nero su bianco la linea di confine.
Siamo agli inizi del XV secolo: Cortina è veneziana, mentre Badia è terra imperiale. A decidere vennero chiamati un delegato del principe vescovo di Bressanone e un delegato della Serenissima, che accolsero in buona sostanza la linea proposta dagli ampezzani. Da allora il confine è rimasto praticamente immutato.
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Appena entrati in Val Badia. Direi, a occhio (anzi, “a piede”), che il confine è posto in corrispondenza dello spartiacque tra Piave e Adige (in questo tratto, così come nel contiguo altopiano di Sennes, non chiarissimo)
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Incontro le prime acque atesine della giornata; esse a Pederù si getteranno nel rio di San Vigilio, e poi… Gadera, Rienza, Isarco, Adige, mare.
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Dopo breve e dolcissima discesa, arrivo al rifugio Fodara Vedla, a 1980 m slm.
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Il luogo, veramente ameno, è disseminato di vecchie capanne in legno.
Forse servivano come ricovero per il bestiame?
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Mi avvicino al palo per leggere i cartelli: “Tiers sön pastöra - prëibel i ćians tla corda”.
Animali al pascolo - per favore cani al guinzaglio.
“Tiers” è con ogni evidenza un germanismo; stupisce un po’ che la pressione del tedesco abbia “sfondato” nel badiotto anche in un ambito così comune, così “domestico” come quello degli animali da allevamento.
A proposito di bestie… che vuol dire “fodara vedla”?
“Vedla” vuol dire vecchia; “fodara” viene da ovis foeta, cioè “pecora”.
Fodara, fedara, federa, fedare, fedaia, federia (come la valle a Livigno)... le Alpi sono disseminate di toponimi che indicano un luogo di pascolo e/o ricovero per pecore.
E questo per me è un po’ un mistero, perché io sulle alpestre rocce non ho mai incontrato uno straccio di pecora; né in Moriana né in Carniola, né in Engadina né in Val d’Aosta.
Forse l’allevamento ovino era più diffuso in passato? O forse semplicemente è “colpa” mia che non le ho mai notate?
Ad ogni modo, è infinitamente più semplice scorgere una pecora a Roma (ci sono tanti posti, ben dentro il raccordo, dove pascolano le greggi; da Casal del Marmo alla Caffarella, dalla Pisana a Serpentara, da Montesacro a Boccea… )! È una constatazione che fa sorridere
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Accantoniamo le pecore e le innumerevoli peculiarità dell’Urbe e puntiamo al prossimo obiettivo: il rifugio Pederù nella valle di Marebbe
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Per raggiungerlo occorre scendere di oltre 400 m di dislivello nello spazio di circa 3 km. Fare i conti è facile: la forestale ha una pendenza media di circa il 15%, e in più non è certo un tavolo da biliardo. Mentre scendevo ho incrociato una jeep che saliva al Fodara Vedla o al Sennes faticando non poco; immagino che per un ciclista, specie se della domenica, la fatica e l’impegno richiesti in questo tratto non siano trascurabili. Comunque la forestale nella parte alta è doppiata da un sentiero per pedoni che taglia qualche tornante.
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Bellissimo scorcio verso valle in direzione di San Vigilio
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Guardando invece verso la testata della valle di Marebbe, a monte del rifugio Pederù, si comincia a vedere il fianco nordoccidentale del Col Bechei!
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Prima di puntare al Col Bechei però bisogna scendere gli ultimi tornanti
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Ormai in vista di Pederù
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Pederù, 1548 m slm (con ampio parcheggio a pagamento). Sono le 8:45 e si cominciano a incontrare diversi escursionisti


Pederü: ai piedi di quale rio? Quello dalla cui valle sono appena ridisceso e che viene da Fodara Vedla? Oppure uno di quelli che drenano le acque di parte dell’altopiano di Sennes e che poi incidono con ripidissimi canali la gran parëis dietro le mucche? O più semplicemente il rio di San Vigilio (Rü d’al Plan) che scende dall’Alpe di Fanes e che qui sbarca quasi in pianura?
Forse Pederü è anche forma plurale, e quindi i rii a cui si fa riferimento sono tutti quelli elencati
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Bene, ora bisogna risalire il Rü d’al Plan puntando dritto alla parete del Col Bechei
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Sguardo al ripido pendio da cui sono appena sceso
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Due immagini della Val dal Sè, che porta nelle viscere del gruppo del Camin, alla mia sinistra
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Alla mia destra invece il fianco orientale della Furcia dai Fers
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Dritto per dritto il Col Bechei
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Sto salendo per il ripido sentiero alla sinistra orografica del Rü d’al Plan. Dall’altra parte del torrente corre invece la forestale
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Vista retrospettiva su Pederù. Nell’angolino in alto a sinistra della foto è inquadrata la vetta del Monte sella di Sennes
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Il sentiero sale tra i mughi, tagliando terreno incoerente
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Gruppo del Camin, a sinistra
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Col Bechei. Cominciava a intravedersi la croce di vetta
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Sono a circa 1800 m e il sentiero assume una pendenza molto più dolce. Sono entrato nel tratto di valle chiamato Valun de Fanes. Dietro di me appare inconfondibile la Croda del Becco
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Valun de Fanes
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Il sentiero, per riavvicinarsi alla forestale, deve scendere di almeno 40 metri attraversando la mugheta.
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Due immagini dedicate alla forcella Camin (2395 m slm), tra Camin e Col Bechei. Questa forcella l’ho fotografata durante il corso dell’escursione un milione di volte: da oriente poco dopo essere partito, da occidente adesso, da sopra più tardi
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Formazione rocciosa senza nome alla mia destra (be’, perlomeno ne è sprovvista nella mia Tabacco!)
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Andiamo avanti verso Fanes
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A destra
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Dietro (quasi perfettamente in asse con forcella Camin)
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Il sentiero ha curvato decisamente a sinistra e ora punta schietto verso sud. Voltandomi quindi verso nord trovo la Furcia dai Fers
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Sono ormai a 2000 m slm, appena entrato nell’Alpe di Fanes Piccolo. Compare alla vista la graziosa Ütia Pices Fanes
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È un gioiellino posto in un luogo magico. Dietro la casetta, da sinistra a destra, Pizzo di sant’Antonio, cima innominata, Furcia dai Fers
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Non faccio in tempo a lasciare alle spalle la Ütia Pices Fanes che subito incontro un’altra costruzione, il rifugio dies Muntagnoles
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Tentativo pietoso di foto artistica: la falda del tetto segue la cresta che da Col Bechei scende a forcella Camin
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Bivio: rifugio Fanes a sinistra, rifugio Lavarella a destra
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Prendo a sinistra e passo il ponticello sopra il rio di San Vigilio (sullo sfondo… sì, sono proprio loro: monte Camin e omonima forcella HIHIHI)
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Fa il suo ingresso in scena il gruppo del Lavarella: la vetta di questo Dreitausender gaderano è ancora piena di neve
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Rifugio Fanes, 2060 m slm. Vi arrivo alle 10:15, esattamente dopo quattro ore di marcia
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Mi siedo su una panchina fuori e mi cambio la maglietta mentre ammiro il rosso pizzo di Sant’Antonio e il ferrigno Sasso delle Nove
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Ruotando lo sguardo un po’ a sinistra compare anche il Sasso delle Dieci con la sua curiosa cresta sommitale e pure le cime aguzze dei Pizes da Lè, ancelle del Lavarella.
In primo piano la spianata del Lago Verde con il rifugio Lavarella, attorniata da spalti erbosi posti ad anfiteatro; credo che sia il cosiddetto “parlamento delle marmotte”, che richiama nel nome le leggende dolomitiche raccolte da Wolff un secolo fa
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Entro nel lindo rifugio ed ordino un caffè e una fetta di strudel. Chiedo informazioni sul rifugio Gran Fanes, posto dall’altra parte del passo di Limo.
Il garzone mi risponde che aprirà quando porteranno su le bestie. Peccato! Avevo intenzione di mangiare là... ripiegherò sui panini che mi sono portato
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Alle 10:40, ritemprato dall’opportuna pausa, mi lascio il rifugio Fanes alle spalle
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Salgo verso il passo di Limo
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Le tre cime del Sass dla Crusc: Nove, Dieci e la lontana piramide del Cavallo
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Sguardo all’indietro in direzione dell’ormai lontana Pederù
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Sono velocemente al passo di Limo, 2174 m slm. Inquadrata la schiena del Col Bechei, verso oriente.
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A occidente invece il gruppo del Lavarella. La vetta più alta è nascosta; sono invece visibili il mansueto Sas dai Beć in primo piano, e un po’ a destra (uno dietro l’altro) La Stiga (2786 m) e il Parom (2953 m)
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Sto per abbandonare il bacino dell’Adige per rientrare in quello del Piave. Davanti a me l’inconfondibile sagoma del monte Castello, le cime di Furcia Rossa e infine, tutto a sinistra, il Vallon Bianco
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Perdo una ventina di metri di quota e raggiungo il pittoresco lago di Limo, ai piedi del Col Bechei
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Ne costeggio la sponda settentrionale...
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... e attacco la salita
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Guadagno quota; dietro il Sas dai Beć compaiono le Conturines
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Ma le Conturines non sono le uniche vette a entrare in scena: lo sguardo è catturato dalle tozze e possenti cime gemelle di Ciampestrin e, più a sinistra, dalla triade Castello- Ciase - Ciaval.
Si vede anche in centro foto il rifugio Gran Fanes (che sorge appunto nel bel mezzo dell’alpe di Fanes Grande, a sud del passo di Limo, mentre a nord di quest’ultimo si trova Fanes Piccolo), e la sterrata che scavalcando l’innocuo Passo dell’Acqua (Ju da l’Ega, anch’esso sullo spartiacque Adige - Piave) porta a Capanna Alpina.
Sullo sfondo, in ultimissimo piano, una gradita sorpresa! Mi salutano Focobon, Bureloni, Vezzana e Cimon della Pala, uno dietro l’altro, accompagnati a destra dal più basso (ma non meno imperioso) Mulaz
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Continuo a salire per il 418, perfettamente agibile dal lato badiotto
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Il panorama si allarga...
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Lato “B” del Sass dla Crusc
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Cresta ovest del Col Bechei alla mia sinistra
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Ancora su
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Giungo a una forcella a quota 2565 m slm, in corrispondenza della quale si diparte dal 418 la traccia che porta in vetta. La forcella ospitava una postazione per mitragliatrice dell’esercito imperial-regio, a protezione della Fanessperre, lo sbarramento di Fanes. Quest’ultimo correva (credo) sulla linea Lagazuoi - Cime di Fanes - Ciaval - Furcia Rossa - Vallon Bianco, e fronteggiava le dirimpettaie Tofane
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Panorama dalla forcella su Cristallo, Sorapiss, Antelao
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Si sale ora più ripidamente
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Un brevissimo tratto dove può essere utile usare le mani
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Vista retrospettiva
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Proseguiamo
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Altro brevissimo tratto che potremmo definire di I
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Sulla cresta, guardando verso ovest
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Sulla cresta, guardando verso est. Sono tornato sulla linea di displuvio tra Piave e Adige
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Ci siamo quasi
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Arrivo in vetta al Col Bechei, 2794 m slm, alle 12:10. Continua a soffiare un vento teso, che mi accompagna più o meno da Pederù. Fa parecchio freddo: sicuramente sotto i 5°C.
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Panorama vastissimo e meraviglioso a 360°
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Sarà forse questo il tratto del 418 interessato dagli smottamenti?
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Certo, la meravigliosa Croda Rossa è effettivamente… rossa, ma la cresta delle Antruiles è ancora più rossa! Ben visibile anche la forcella Camin a sinistra, entrata per l’ennesima volta nell’obiettivo
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Rimango in vetta per venti minuti, poi comincio la discesa
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Alle 13:15 sono di nuovo sulle sponde del lago di Limo
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Mi siedo sul masso e mangio un panino
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Dopo un quarto d’ora mi rimetto in piedi e comincio a scendere pigramente verso Fanes Grande
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Bisogna scendere la lunga valle del Rio Fanes, verso Cortina
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Mi volgo indietro e saluto le cime di Ciampestrin, il Castello, il Ciaval, la Furcia Rossa
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Proseguo con il Vallon Bianco sparato in faccia
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Altro sguardo a monte verso le Conturines
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Andiamo avanti…
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… ma guardiamo ogni tanto anche indietro verso le stupende cime gemelle di Ciampestrin
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Si continua a scendere con bella vista sul Cristallo
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Spalti di Col Bechei
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Il sentiero è sceso meno ripidamente del Rio Fanes; ora mi trovo parecchio più in alto del fondovalle
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Mi rimetto “in paro” col torrente poco dopo, in corrispondenza di un falsopiano a quota 1850 m slm. L’ambiente è bellissimo.
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Intanto guardo indietro e incomincio a chiedermi: “ma quando arriva il confine? Siamo ormai molto lontani dal passo di Limo! Ammazza quanto se so’ allargati i badiotti in questa valle geograficamente ampezzana! Hai capito ‘ste merde! :evil:” (scherzo, eh HIHIHI )
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Il confine è letteralmente dietro l’angolo
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Appena messo piede nell’amata Anpezo un cartello mi avverte che siamo in località Pantane, a 1836 m slm. Dietro I contrafforti meridionali del Col Bechei
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Un ultimo saluto al Lavarella, mentre sto per lasciarmi alle spalle il “pantano” formato dal Rio Fanes
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Ultimo nevaio incontrato, a 1800 m slm
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Dopo Pantane, il Rio Fanes riprende a scorrere impetuosamente. Ogni tanto lascio il sentiero (che dopo il confine corre sulla destra orografica) e mi affaccio ad osservarne le acque
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Lo sperone del Taè
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Prendo la scorciatoia a sinistra (quota 1679 m slm). Ormai fa relativamente caldo (a spanne 15°C- 18°C) e sono a riparo dal vento
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Poco dopo, si ricollega alla traccia che sto scendendo il sentiero attrezzato delle cascate di Fanes
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Io però vado dritto e giungo in breve al ponte Outo.
È un luogo impressionante, posto circa un centinaio di metri sopra alla confluenza di Rio Fanes e Rio Travenanzes
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Se si punta verso la Val Travenanzes…
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…e si guarda in basso, si ammira la forra di Travenanzes
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Dall’altra parte si ammira la spettacolare confluenza dei due torrenti le cui acque poi proseguono verso valle
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Più avanti il sentiero scende e “raggiunge” il Rio Fanes…
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…che scorre più tranquillo
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Attorno ai 1350 m slm un ponte porta il sentiero sulla riva sinistra
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E poco più avanti un ponticello attraversa il fiume Boite che scende da Malga Ra Stua
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Confluenza di Boite e Rio Fanes (quest’ultimo è sicuramente più ricco d’acque)
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Appena dopo il ponte sul Boite una scorciatoia a sinistra conduce al parcheggio di Sant’Uberto
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Bisogna salire di quota di cento metri tondi
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Alle 15:45 sono di nuovo a Sant’Uberto
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Cartina con indicazione sommaria del percorso effettuato
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Bellissima escursione, grazie per la condivisione (e per le belle foto ed i commenti): ma quanti chilometri hai percorso?

Certo che prima o poi questo sentiero 418 dovranno pure ripristinarlo!
 
Il report me lo gusto dopo con calma, quanto alla pecore (val di Fassa piena di toponimi con “Fede”)
la pecora è poco redditizia (come animale intendo...), produce poco latte, va tosata (!), è più facile predarla ma anche perderla perché si infila in posti in cui le vacche non vanno, e non ha l’agilità di una capra...

Ne consegue che il pastore deve stare con le pecore e il cane, cosa che non è obbligatorio con le mucche.

Deve lavorare di più sulla mandria, non può fare altro, non può ad esempio gestire un maso, una malga aperta sistematicamente a far da mangiare ai turisti.

Ecco perché reputo RIDICOLO che ci si lamenti del lupo in Alto Adige o in Veneto, quando il pastore NON fa il proprio lavoro.
Ovunque (Lazio, Abruzzo, Molise, ma anche Appennino tosco Emiliano, e isole) pastori e cani rimangono con le pecore, il lupo manco lo vedi... nonostante sia di casa, diffusissimo.
 
Report bellissimo e ricco di piacevolissimi aneddoti... super! Una bella sgroppata, per altro...

Sulla questione pecore, come ha accennato madfly, in val di Fassa è pieno di toponimi che le ricordano e, tutto sommato, non è poi cosi raro imbattersi in un gregge... in particolare nella zona del sassolungo...

Quanta acqua nel lago di rudo... l’ultima volta che ci sono passato, circa tre anni fa proprio in questo periodo, era già più secco del (sub)sahara... [emoji1]


P.s.
Pare di capire che quella forcella ti “chiami” parecchio... effettivamente è da un pezzo che vorrei anch’io andare a vedere... sì può pensare di organizzare un’uscita... [emoji57]
 
Bellissimo giro,da fare a piedi, in bici o con gli sci (e racchette da neve).

Anch'io anni fa affascinato dal nome Fodera vedla ho chiesto e avuto gentilissima risposta che riporto:

L'esatta grafia del nome, ladino di Marebbe, è FODARA VEDLA, che trova un corrispondente in Auronzo (Federa Vecchia) e altri a Cortina, in Comelico ecc.
Federa-Fodara vuol dire "casolare con stalla contornato da un prato in mezzo al bosco in alta montagna; serve per raccogliere il gregge di pecore (fedes), per mungerle, confezionare e conservare i prodotti del latte" (Vocabolario Ampezzano 1986, pag. 64).
Cordiali saluti.
Ernesto Majoni - Direttore Istituto Ladin de la Dolomites
 

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Letto ieri sera, che giro atomico! Saranno almeno 25km??
Bellissimo il racconto e la tua passione per le acque e i confini ad esse collegati! Ho un’attrazione anche io per torrenti, forre e laghi naturali, anzi ancor di più per le sorgenti (mai stato a vedere le Sorgenti del Tegnàs, in val d’Angheraz che è la testata della Valle di San Lucano? Se no, facci un giretto)...

Conosco poco quella zona dell’Ampezzano, anzi niente direi, ultimamente poi sono in zona solo per qualche arrampicata e a parte gli spalti di Col Becchei, intorno si vedono solo dei ghiaioni verticali...È impressionante anche vedere come tutte le Dolomiti a nord di Cortina siano marcissime, a malapena si reggono in piedi (Croda Rossa, anche lo stesso versante est e nord delle tofane, di cui si salva solo là sud della Rosy)...

Bello bello bello, giro atomico davvero! Dovrei trovare roba più easy da provare a piedi la in mezzo...
 
Bellissima escursione, grazie per la condivisione (e per le belle foto ed i commenti): ma quanti chilometri hai percorso?

Grazie a te!
L'itinerario, compresa la vetta, è lungo 30 km.

Può essere un'ottima idea farlo anche in due giorni.
Per esempio:
- primo giorno da Sant'Uberto (Cortina) a uno dei rifugi di Fanes Piccolo passando per Fodara Vedla
- secondo giorno passo di Limo, vetta e ritorno verso Cortina per la valle di Fanes.

Nulla vieta poi di fare il giorno in senso orario, o di partire da Pederù.

Certo che prima o poi questo sentiero 418 dovranno pure ripristinarlo!

Eh, con calma lo faranno!

In tal caso si potrebbe pensare di fare un anello più breve e stretto, più interno quindi rispetto a quello che ho fatto io, e che prevede la partenza obbligata da Sant'Uberto: sentiero 418 - vetta - passo Limo - discesa a Fanes Piccolo - risalita a Forcella Camin - discesa per Ruoibes de Inze.
Con quest'anello interno si risparmiano km, ma non dislivello in salita, anzi: sono almeno 100 m in più dell'anello esterno che già ne fa 2000.


Ecco perché reputo RIDICOLO che ci si lamenti del lupo in Alto Adige o in Veneto, quando il pastore NON fa il proprio lavoro.
Ovunque (Lazio, Abruzzo, Molise, ma anche Appennino tosco Emiliano, e isole) pastori e cani rimangono con le pecore, il lupo manco lo vedi... nonostante sia di casa, diffusissimo.

Tu con l'Alto Adige hai il dente avvelenato HIHIHI

Report bellissimo e ricco di piacevolissimi aneddoti... super!

Grazie, lieto che ti sia piaciuto :D

P.s.
Pare di capire che quella forcella ti “chiami” parecchio... effettivamente è da un pezzo che vorrei anch’io andare a vedere... sì può pensare di organizzare un’uscita... [emoji57]

Mmh, sì, hai capito bene... l'uscita ben volentieri, anche se non è che bazzichi sempre da quelle parti :wink:

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mai stato a vedere le Sorgenti del Tegnàs, in val d’Angheraz che è la testata della Valle di San Lucano? Se no, facci un giretto...

No, mai stato. Grazie del suggerimento :D

Conosco poco quella zona dell’Ampezzano, anzi niente direi, ultimamente poi sono in zona solo per qualche arrampicata e a parte gli spalti di Col Becchei, intorno si vedono solo dei ghiaioni verticali...È impressionante anche vedere come tutte le Dolomiti a nord di Cortina siano marcissime, a malapena si reggono in piedi (Croda Rossa, anche lo stesso versante est e nord delle tofane, di cui si salva solo là sud della Rosy)...

Bello bello bello, giro atomico davvero! Dovrei trovare roba più easy da provare a piedi la in mezzo...

Ma i sentieri che ho percorso io sono tutti facili, facilissimi! Lunghi ma facili. Certo, se poi ti vuoi avventurare nel marciume allora le cose cambiano :D
 
Qui in Engadina le pecore vengono usate al posto del giardiniere. Per alcune settimane vengono recintate su appezzamenti (ogni giorno diversi) di sterpaglie primaverili nella zona del bob o delle prime case di St.Moritz e Celerina, e restituiscono un prato quasi all'inglese
 
Complimenti per il giro e vabbè, quasi scontato, anche se sviluppo e dislivello sono davvero notevoli :shock:
Io infatti anni fa per salire al Col Bechei e rendere più veloce il rientro, salii in bici fino al Lago di Limo dalla val di Fanes. Non ho fatto l'anello completo quella volta, ma in altra occasione sempre in bici, salendo però dalla val Salata.

Ricordo il Col Bechei come una delle cime più panoramiche (e incredibilmente solitarie) della zona, a differenza della Croda del Becco che è invece frequentatissima. In generale tutte quelle cime sono spettacolari, anche il Monte Sella di Sennes da te citato per esempio merita tanto.

Che impressione vedere quei laghi e laghetti così pieni: io frequento quelle zone fine luglio/inizio agosto e l'aspetto è tutt'altro!

davvero i complimenti per la conoscenza dettagliatissima della toponomastica: potresti dare il nome ai singoli larici :D

Senti un po': ma Taburlo e Taè hanno delle vie di salite che non eccedano I+. Li hai mai fatti?
E la via di salita al Sasso delle Nove (che mi attira da matti) da dove parte e quanto è il dislivello?

Grazie

p.s. sul confine evidentemente ancora oggi ci sono attriti: le jeep che salgono dall'ampezzano (sia per la Val Salata che per la Val di Fanes) deve fermarsi rigorosamente al confine. Non sgarrano di 1 metro! Immagino sia vero anche il contrario ....
 
dal versante altoatesino hanno il grande vantaggio che tutti i rifugi sono, appunto, di là del confine e quindi non hanno bisogno di avvicinarvisi o valicarlo...

per altro una volta tanto bisogna riconoscere agli ampezzani una discreta regolamentazione nell'uso delle jeep... fatta eccezione per ra stua, mi pare che gli altri percorsi siano vincolati ad orari abbastanza ridotti e tassativi...
 
per altro una volta tanto bisogna riconoscere agli ampezzani una discreta regolamentazione nell'uso delle jeep... fatta eccezione per ra stua, mi pare che gli altri percorsi siano vincolati ad orari abbastanza ridotti e tassativi...

La Val di Fanes e la Val Salata viene percorsa solo la mattina presto od il pomeriggio tardi, per avvicinamenti o rientri (che in effetti se non si è subsahara sono lunghetti).
Gli altri tragitti invece (verso Ra Stua, Rifugio Palmieri e Malga Federa) mi pare siano h.24 (beh, diciamo h.12 HIHIHI), ma non siamo in zone protette, sono percorsi accessibili anche alle auto, salvo luglio ed agosto.

Monte Piana ... anche quello credo vada h.12
 
quando vedo che posti un report, mi vien voglia di tagliarmi i piedi, visto che so che sarà sicuramente è in giro che io farei in due giorni...e questo ne è la confermaHIHIHI

Complimenti:PPINK e grazie per tutte le spiegazioni


la zona di sant'umberto ancora non l'ho visitata, se riesco, ci andrò quest'estate per salire la piccola croda rossa, ma per il resto posso dire che è tutto spettacolare, poi arrivando in una cima qualsiasi il panorama è atomico, se la gioca bene con la valle del falzarego:TTTT

sono rimasto stupito di una cosa, da malga gran fanes (quella che è ancora chiusa purtroppo) piz dles Conturines e piz dles Ciampestrin sembrano proprio cime gemelli
 
La Val di Fanes e la Val Salata viene percorsa solo la mattina presto od il pomeriggio tardi, per avvicinamenti o rientri (che in effetti se non si è subsahara sono lunghetti).
Gli altri tragitti invece (verso Ra Stua, Rifugio Palmieri e Malga Federa) mi pare siano h.24 (beh, diciamo h.12 HIHIHI), ma non siamo in zone protette, sono percorsi accessibili anche alle auto, salvo luglio ed agosto.

Monte Piana ... anche quello credo vada h.12

ah, già... dimenticavo monte piana... invece il servizio per il palmieri me lo ricordavo più contingentato e non un vai e vieni continuo...
 
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