Cima di Laione, la classica skialp dal Gaver (15 feb 2020)

AskY

Sci_cane
Tra le gite nella zona del Gaver, la salita alla cima di Laione è forse la più frequentata. L'idea in origine era passare il weekend in zone dove le ultime nevicate erano state più generose, ma vengo paccato all'ultimo minuto da un socio reportivoro, che non ha trovato il menu digitale giusto per partire... così dovendo andare da solo scelgo una gita facile e non troppo lontana da fare in giornata. Poi vedendo come si è sciato un po' più vicino al confine mi sono mangiato le mani ma vabbè.:MONKEY

Le condizioni sulle Prealpi sono un po' degenerate dopo l'ultima settimana con vento forte, che ha ridistribuito la neve lasciando zone di ghiaccio scoperto piuttosto pericolose. Non essendoci poi state più nevicate degne di tale nome dopo quelle di fine autunno, le possibilità sono ridotte.

Arrivo a Gaver attorno alle 9 e me la prendo molto comoda, cercando di carpire qualche informazione al bar Blumon Break... tutti sperano che il caldo previsto smolli un po' la neve, io nel dubbio parto con i ramponi nello zaino. Risalgo le piste chiuse ma perfettamente battute dai tanti passaggi, coperte da un sottile strato di fresca sceso il giorno prima. So che la pacchia durerà fino alla fine del bosco, infatti arrivato al colletto sul traverso che resta alto sopra malga Cadino la neve rigelata e il ghiaccio vero e proprio la fanno da padroni, alternandosi a sparute chiazze di neve nuova spazzata dal vento a suo piacimento.


Piste di Gaver
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La prima parte della val Cadino
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Ghiaccio all'inizio della val Cadino
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Le macchine al parcheggio erano tante, ma quasi tutti hanno preferito rimanere sulle piste... poche le tracce di chi si è avventurato su per la val Cadino. La stradina che sale al rifugio Tita Secchi guadagna quota sul versante occidentale della valle, tutta in traverso e ancora all'ombra... supponendo che sia ghiacciata, preferisco proseguire nel fondo della valle, su terreno squisitamente adamellico... gobbe che si susseguono senza obbedire alla gravità della valle, alternate a conche con piccoli laghi. Sicuramente non l'ideale per lo scialpinismo, ma con il tipo di neve di oggi trovarmi su un pendio aperto/traverso non mi piacerebbe affatto. Riesco comunque a procedere senza rampant, sfruttando nei tratti di salita i piccoli accumuli di neve nuova. Quando sono ormai le 11,30 mi ritrovo sotto il pendio che chiude la valle, e lo affronto sul versante più esposto al sole: la neve per fortuna comincia a mollare! Lo stesso però vale per le gambe... arrivato al caratteristico masso a forma di vacca, che dà il nome al lago, mi concedo una pausa anche per godermi il panorama e valutare il da farsi.


I laghetti della val Cadino e i suoi su e giù
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La Corna Bianca, ultimo bastione calcareo prima del regno della tonalite. Si vede bene il taglione della sterrata
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Il pendio che chiude la valle
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La vacca!
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Il Cornone di Blumone con i suoi estetici canali occidentali
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La diga del Lago della Vacca e il rifugio Tita Secchi
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Cima di Laione
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La cima di Laione è meno lontana di quanto pensassi, però per raggiungere la base dei suoi dolci pendii a sud sud/ovest mi tocca scendere e attraversare il lago della Vacca, completamente ghiacciato. Ora con le pelli non è certo un problema, a ritorno potrebbe rivelarsi una “menata”... ci penserò. Sui pendii del Laione la neve è ancora piuttosto dura, ma le pendenze non danno particolari problemi. Mi mantengo a sinistra rispetto al vallone principale, raggiungendo il crestone panoramico che chiude la valle, a ovest della vetta vera e propria. Qui noto con piacere che il vento ha ammucchiato un po' di neve nuova. Salgo con gli sci fino a un punto comodo, poi li levo per affrontare con i ramponi l'ultimo traverso un po' esposto ad est della parte finale della cresta, rocciosa, e in pochi minuti sono in vetta. L'aria frizzante e la visione delle distese bianche dell'Adamello fa quasi sospettare che sia inverno! Poi guardando a fondo nelle vallate, specialmente quelle che guardano a ovest e scendono in val Camonica, si capisce quanto sia scarso l'innevamento.

Sastrugi e vista verso Orobie e Bernina
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Il versante nord del Cornone di Blumone, dove sale la via normale e dove scendono gli sciatori bravi (con un po' più neve però)
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Vista dal crestone sud ovest della cima di Laione
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Gli sterminati pendii sopra la val Paghera di Ceto
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In vetta
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Madonnina a mezz'aria
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Scalpito di scendere, non c'è nessuno in tutta la valle, a parte due piccole figure al rifugio Tita Secchi. I pendii sono tutti a mia disposizione, si tratta solo di schivare qualche sasso... Se ripenso alla gita di tre settimane fa sul vicino Frerone (ma pure a quella di 2 mesi fa sul Bruffione), oggi sembra proprio di essere su un altro pianeta… evidentemente il ghiaccio fa una certa selezione, o forse sono tutti andati in cerca di polvere sulle non-Pre-Alpi. Torno sui miei passi e infilati gli sci traverso sotto la crestina fino a raggiungere saltando su sastrugi le rovine di una baracca a cui ero passato sotto in salita. Ora mi aspettano ben 70 metri di neve riportata intonsa, wow!HIHIHI

Quando inizio a prendere confidenza col tipo di sciata, purtroppo il bello è finito e mi ritrovo sulla neve dura non ancora rimollata. Ho però la buona idea di spostarmi tutto a destra, al centro di un valloncello che scende direttamente sul lago, dove sembra ci sia una striscia abbastanza lunga di neve ventata. Qui riesco finalmente a mettere in fila qualche curva! Prima del lago c'è un salto più ripido, ma guarda bene al sole e la neve ha mollato il giusto da permettere un paio di virate più veloci. Poi però mi tocca sacrificare gli ultimi metri di pendio per non ritrovarmi fermo sul versante opposto del lago... così traverso badando a perdere meno quota possibile, la neve è bella dura ora e riesco ad arrivare per inerzia quasi a metà del lago (che non è esattamente piccolo).

Il lago della vacca visto dall'alto
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Le uniche tracce quasi degne di foto
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Ora mi tocca sracchettare, e pure tanto, ma prima della salita che riporta al sasso-vacca, ho un'altra idea... mettere i rampant senza le pelli! Il giochino funziona fintanto che resto parallelo al pendio, quindi mi tocca fare delle inversioni su pendenze ridicole... forse avrei fatto prima a caricarmi gli sci in spalla e fare 100 metri a piedi, ma tant'è: almeno così ho usato tutta l'attrezzatura che avevo nello zaino!

Rieccomi affacciato sulla val Cadino, col primo pendio che si preannuncia divertente! Faccio le prime curve poi stupidamente decido di traversare completamente a destra seguendo le mie tracce di salita per raggiungere un breve canale con la neve riportata che sembrava bello e avevo appositamente lasciato intonso durante la salita... peccato che ormai siano le 14, non sono più a 2500 metri e la neve si è fatta troppo pesante. Tristemente, mi tocca uscire dall'imbuto e fare le ultime curve sulla pappa, dove la sciata mi risulta più facile; peccato perché potevo fare così tutto il bel pendio senza traversare 200 metri!

Ormai la parte bella della gita è terminata, mi attendono gli spietati dossi sul fondo della valle! Racchettate a oltranza, false piste, laghetti attraversati a uovo cercando le zone di neve più dura (quelle che avevo evitato in salita...) per non perdere velocità preziosa... alla fine mi ritrovo sulle piste già cotto! Durante quest'ultima parte di discesa, capisco come mai 9 skialpers su 10 oggi facevano su e giù dalle piste... la sciata è godibilissima ancora adesso, chissà al mattino presto con i 5 cm di fresca! D'altronde, pensandoci, mi sarei davvero sparato 180km di viaggio per risalire delle piste chiuse? Anche no...:TTTT
Per quanto la sciata non sia stata delle migliori (ma quest'anno ho fatto di molto peggio!), trovarsi in quasi completa solitudine in una zona – quella del lago della Vacca – solitamente molto battuta, è stato un piacere. E le penne al Bagoss con birra media al Blumon Break una degna ricompensa alla tanta fatica!

Non pendenze adamelliche
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15 febbraio 2020, Gaver
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Gli sterminati pendii sopra la val Paghera di Ceto

Si vedono benissimo dalla SS42, salendo, sulla destra, poco prima della galleria di Ceto. Da piccolo pensavo che fosse un ghiacciaio, poi ho scoperto che è semplicemente un'immane ganda adamellina ricoperta di neve!
 
mi piaci perchè ravani

Il ravanare è l'essenza dell'andar per monti, il resto sono orpelli e tecnicismi! HIHIHI

Si vedono benissimo dalla SS42, salendo, sulla destra, poco prima della galleria di Ceto. Da piccolo pensavo che fosse un ghiacciaio, poi ho scoperto che è semplicemente un'immane ganda adamellina ricoperta di neve!

Probabilmente ghiacciaio lo è stato in tempi più gloriosi… in stagioni più fortunate come innevamento mi piacerebbe andare a ficcare il naso pure in quel versante, sicuramente molto più selvaggio e gratificante come pendenze
 
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