ste1258
Well-known member
Esperimento: vediamo il successo di un report escursionistico in piena stagione sciistica.
Mentre alcuni consumano le lamine su ciò che resta delle piste da sci dopo 2 settimane di vento, altri fanno i record di dislivello con gli impianti, altri ancora passano la giornata su SF per convincersi se è meglio Kronplatz o Colere, ste1258 si ricorda ogni tanto che la montagna invernale non è solo seggiovie e si concede una variazione sul tema, sicuramente meno adrenalinica di "un giornaliero, grazie" ma altrettanto piacevole.
Alcuni rifugi della val Malenco sono aperti anche durante l'inverno. Oltre ai famosi Motta e Palù raggiungibili dalla funivia, anche quelli dell'altopiano di Campagneda (Ca' Runcasch e Cristina) offrono la possibilità di una passeggiata nella neve. Essendo la via d'accesso battuta col gatto (un millerighe che il DS può accompagnare solo) si sale senza ciaspole, sebbene i dintorni offrano diversi percorsi non battuti (ma segnalati con paletti e cartelli rosa) per chi vuole camminare con le racchette da neve.
Si parte dopo la seconda galleria di Campo Moro, 1 km prima della diga omonima. Attenzione che da Franscia in su la strada è a tratti innevata e con fondo ghiacciato, occorrono gomme da neve valide (dopo una nevicata importante probabilmente servono anche le catene).
Dal parcheggio (diverse decine di auto presenti, me ne aspettavo molte meno) di quota 1950 si prende quota dolcemente con diversi tornanti lungo la sterrata di accesso ai piani di Campagneda:
Il primo tratto sale in un rado bosco. Si incrociano pedoni, ciaspolatori (mai capito cosa le mettono a fare sulla neve battuta...) e qualche scialpinista ritardatario:
Dopo alcuni tornanti, a 2050 m la strada spiana e il panorama si apre, siamo all'alpe Campascio:
Al suolo si va dagli 80 ai 120 cm neve, per conferma controllare l'altezza del manto (pressato) sul ponticello:
Verso i 2100 la vista si fa interessante. In lontananza il Disgrazia e davanti le piste da sci del "versante Scerscen":
Dopo un paio di tornanti si arriva all'alpe Campagneda, dominata dalla piramide del Pizzo Scalino e dalla meno imponente piramide del rif. Ca' Runcasch (2170):
Dalla terrazza del rifugio:
Dopo pranzo si prende quota alle spalle dell'edificio, sempre sulla strada battuta, in direzione del rif. Cristina:
Bianco e silenzio, silenzio e bianco:
Dietro di noi, i pizzi Argent e Zupò (il Bernina come al solito da questo versante fa di tutto per nascondersi):
Un'insolita inquadratura di Cima Motta e del primo tratto della nera di Gustavo...
...e un ingrandimento verso la pista del Bocchel del Torno e i retrostanti Pizzo del Forno e Sassa di Fora:
La strada si snoda con diversi saliscendi tra i larici...
...fino a sfociare in leggera discesa nell'incantata piana dell'Alpe Prabello (2227):
Le baite sommerse dalla neve al cospetto dello Scalino:
Vista verso nord:
Il Duomo di Mil... ehm... la "chiesetta" dell'alpe:
Sulla strada del ritorno, l'insulso Sasso Moro (che andrebbe demolito insieme al dirimpettaio Nero per svelare i retrostanti giganti) domina la scena:
Un ultimo sguardo al Re della valle:
Un simpatico cagnolone gioca con la neve:
La seraccata del ghiacciaio di Fellaria orientale, e in primo piano il rifugio Bignami nel letargo invernale:
Cala l'oscurità sul Disgrazia e Cima Motta, mentre la spartana seggiovia Scerscen fa le ultime corse della giornata. Il suo inconfondibile rombo firmato Poma era udibile a tratti anche dall'altro versante della valle:
È tutto.
Mentre alcuni consumano le lamine su ciò che resta delle piste da sci dopo 2 settimane di vento, altri fanno i record di dislivello con gli impianti, altri ancora passano la giornata su SF per convincersi se è meglio Kronplatz o Colere, ste1258 si ricorda ogni tanto che la montagna invernale non è solo seggiovie e si concede una variazione sul tema, sicuramente meno adrenalinica di "un giornaliero, grazie" ma altrettanto piacevole.
Alcuni rifugi della val Malenco sono aperti anche durante l'inverno. Oltre ai famosi Motta e Palù raggiungibili dalla funivia, anche quelli dell'altopiano di Campagneda (Ca' Runcasch e Cristina) offrono la possibilità di una passeggiata nella neve. Essendo la via d'accesso battuta col gatto (un millerighe che il DS può accompagnare solo) si sale senza ciaspole, sebbene i dintorni offrano diversi percorsi non battuti (ma segnalati con paletti e cartelli rosa) per chi vuole camminare con le racchette da neve.
Si parte dopo la seconda galleria di Campo Moro, 1 km prima della diga omonima. Attenzione che da Franscia in su la strada è a tratti innevata e con fondo ghiacciato, occorrono gomme da neve valide (dopo una nevicata importante probabilmente servono anche le catene).
Dal parcheggio (diverse decine di auto presenti, me ne aspettavo molte meno) di quota 1950 si prende quota dolcemente con diversi tornanti lungo la sterrata di accesso ai piani di Campagneda:
Il primo tratto sale in un rado bosco. Si incrociano pedoni, ciaspolatori (mai capito cosa le mettono a fare sulla neve battuta...) e qualche scialpinista ritardatario:
Dopo alcuni tornanti, a 2050 m la strada spiana e il panorama si apre, siamo all'alpe Campascio:
Al suolo si va dagli 80 ai 120 cm neve, per conferma controllare l'altezza del manto (pressato) sul ponticello:
Verso i 2100 la vista si fa interessante. In lontananza il Disgrazia e davanti le piste da sci del "versante Scerscen":
Dopo un paio di tornanti si arriva all'alpe Campagneda, dominata dalla piramide del Pizzo Scalino e dalla meno imponente piramide del rif. Ca' Runcasch (2170):
Dalla terrazza del rifugio:
Dopo pranzo si prende quota alle spalle dell'edificio, sempre sulla strada battuta, in direzione del rif. Cristina:
Bianco e silenzio, silenzio e bianco:
Dietro di noi, i pizzi Argent e Zupò (il Bernina come al solito da questo versante fa di tutto per nascondersi):
Un'insolita inquadratura di Cima Motta e del primo tratto della nera di Gustavo...
...e un ingrandimento verso la pista del Bocchel del Torno e i retrostanti Pizzo del Forno e Sassa di Fora:
La strada si snoda con diversi saliscendi tra i larici...
...fino a sfociare in leggera discesa nell'incantata piana dell'Alpe Prabello (2227):
Le baite sommerse dalla neve al cospetto dello Scalino:
Vista verso nord:
Il Duomo di Mil... ehm... la "chiesetta" dell'alpe:
Sulla strada del ritorno, l'insulso Sasso Moro (che andrebbe demolito insieme al dirimpettaio Nero per svelare i retrostanti giganti) domina la scena:
Un ultimo sguardo al Re della valle:
Un simpatico cagnolone gioca con la neve:
La seraccata del ghiacciaio di Fellaria orientale, e in primo piano il rifugio Bignami nel letargo invernale:
Cala l'oscurità sul Disgrazia e Cima Motta, mentre la spartana seggiovia Scerscen fa le ultime corse della giornata. Il suo inconfondibile rombo firmato Poma era udibile a tratti anche dall'altro versante della valle:
È tutto.
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