Premetto che sono troppo giovane per conoscere quegli anni, perciò non voglio nè posso esprimere giudizi.
Ho 40 anni e ho iniziato a sciare a 32 anni, ma pratico sport da tutta la vita. Prima Basket poi nuoto fino a diventare istruttore FIN poi ciclismo, da un paio d'anni corsa trail.
Non posso vivere senza lo sport. È una passione sviscerata la mia che mi fa pentire amaramente (ma non è neanche tutta colpa mia) di non averne fatto un mestiere.
Quando ero bambino lo sport era andare al campetto, stare con gli amici, giocare per il gusto di giocare senza a volte neanche contare i punti. Poi si prendeva le vecchie bici scassate e si andava in centro a mangiare un gelato facendo il giro dei paesi limitrofi perché la parte più bella era quella; fare un giro in bici senza meta.
Tutti ci sentivamo campioni, chi a basket chi in bici, ma alla fine tutti eravamo dei bambini che giocavano.
Oggi lo sport non è più così. Parlo in tutti gli sport non solo lo sci. Oggi conta esclusivamente il risultato, vincere. Oggi essere sportivo va di moda e finisce che tutti vogliono mostrarsi sportivi, anche se in realtà non sanno cosa significa.
I genitori fanno fare sport ai figli perché vogliono che primeggino sugli altri, non per la ben più importante parte educativa che ha lo sport. "Mio figlio ha talento ma l'allenatore..." "i giudici ce l'hanno con mio figlio perché..."
I manager ostentano lo sport praticato per far vedere che sono dei vincenti in ogni ambito. Lo sport professionistico è diventato una lotta tra gladiatori dove "vita mia morte tua" e chissenefrega dello spettacolo.
I social network non fanno altro che amplificare tutto questo dal momento che mai come oggi la gente deve far sapere al mondo cosa sta facendo o ha fatto.
Slow ski? Magari. E poi però il carrozzone economico dello sport di massa chi lo manda avanti?
Se torniamo al "questa maglietta è straccia, buona solo per andare in montagna" (cit. W.Bonatti) come fanno i migliaia di dipendenti delle aziende di abbigliamento supertecnico che costa più dell'alta moda? Se come Bonatti facciamo risuolare gli scarponi 3 volte prima di buttarli quante aziende di calzature tecniche chiuderanno? E gli operatori turistici? Se ci portiamo il panino da mangiare sdraiati al sole quanti rifugisti resteranno senza lavoro? E così via...
Ormai è stata messa in piedi un industria, come si fa a dire torniamo indietro?
È assolutamente giusto quanto scritto in quell'articolo, ma è anacronistico. Purtroppo per qualcosa, per fortuna per altri aspetti, tutto si è evoluto. Non si torna indietro senza pesanti conseguenze