Skialp - Laghi di Valbona, Bocchetta di Laghisol e monte Cengledino (TN)

AskY

Sci_cane
Siccome ormai di sciare in Appennino non ci spero più, ho deciso di focalizzarmi sulle valli adamelliche, che riesco a raggiungere da Parma """quasi""" velocemente. Dopo un paio di gite in zona Gaver/Croce Domini (Bruffione e Frerone), decido di spostarmi sul versante trentino, per cambiare un po' panorami e nella speranza di trovare minore affollamento.

Stavolta niente soci, parto da solo verso le 6 da casa attraversando la bassa cremonese avvolta dalla nebbia; un po' di traffico sul lago d'Idro per la carovana degli sciatori diretti a Campiglio e dintorni, ma come svicolo in val Breguzzo non c'è più nessuno. A Limes giro a destra su una stradina stretta che guadagna velocemente quota. Osservo i versanti al sole del Monte Cengledino, innevati ma non troppo… partendo da 1250 metri sul costone boscoso in pieno sud rischio di spallare parecchio per poi fare una discesa un po' anonima, così supero le ex sciovie le Sole (punto di partenza per la classica salita al Cengledino da sud) e proseguo verso Tione fino al bivio per Zeller: qui la strada dovrebbe condurmi a 1400. La trovo sbarrata poco più giù, ci sono già 3 auto parcheggiate, mi posso accontentare.

Zeller
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Parto sci ai piedi ma c'è più asfalto che neve; 15 minuti circa ed eccomi a Zeller, bell'alpeggio affacciato sulla conca di Tione di Trento, con il Brenta meridionale che la domina a nord e a sud le prealpi gardesane (queste sconosciute).
Purtroppo la situazione sulla stradina non migliora più di tanto, anche se tracce di discesa nel bosco mi fanno ben sperare per il ritorno. Ora non ho voglia di ravanare quindi proseguo sulla strada con il metti-togli fino a un breve pendio ben innevato che mi permette di tagliare qualche tornante. Sono a Malga Cengledino, 1667, e da qui in poi la copertura è finalmente continua e abbondante. Seguo le tracce lungo il sentiero 225 diretto ai laghi di Valbona, e comincio a ostiare per gli zoccoli sotto le pelli. La neve infatti si è trasformata nei prati e pendii aperti al sole, mentre nel bosco è ancora parzialmente polverosa ma pesante e collosa per il caldo spropositato. Non si preannuncia una gran sciata. Seguendo fedelmente la traccia, con un paio di traversi raggiungo il grazioso Baito dei Cacciatori alla Fontana delle Laste (1890), piccolo ma confortevole e in bella posizione panoramica sul Brenta e sulla parte alta della valle. Qui incontro anche due sciatori che mi danno gentilmente qualche dritta sul percorso verso i laghi di Valbona, comunque abbastanza chiaro. La relazione che avevo diceva di seguire il sentiero 225, che traversa sul lato a nord della valle, mentre la traccia segue il versante sud, già scaricato e su neve dura che sta ben smollando. Un facile costone conduce al primo lago, poi un tratto più ripido con qualche sasso affiorante permette di uscire sulla conca superiore, con i due bei laghetti ben intuibili sotto la neve. La forma è familiare, mi ricordano i due laghi gemelli del monte Sillara, in Appennino!

I pendii di malga Cengledino
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Traversi tra malga Cengledino e il baito dei Cacciatori
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Baito dei Cacciatori
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Vista sulla parte superiore della gita,
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La conca dei laghi di Valbona
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Sono a quota 2215. La traccia prosegue sempre sul versante al sole, a destra, puntando a una selletta, la Bocchetta di Laghisol. Da qui volendo si potrebbe svalicare in val Breguzzo per poi raggiungere l'adiacente bocchetta di Valsorda, attraversata dal sentiero alpinistico G. B. Cova, e da lì per canale la vetta del Creper di Stracciola, la meta più ambiziosa che mi ero prefissato per oggi. Alla bocchetta però mi dà il benvenuto una bella sferzata di vento, con tanto di nuvole… la traversata è impegnativa su pendii ripidi e carichi di neve, e la cima non esattamente vicina… ci metto molto poco a fare retrofront! Come consolazione decido di raggiungere comunque una cimetta sulla cresta a nord della bocchetta. Risalgo con gli sci fin dove le pendenze me lo consentono, poi li lascio in posizione riparata sotto un risalto e proseguo con picca e ramponi; ho pure il piacere di testare la famigerata "isiga" adamellica, degna rivale del "paleo" apuanico: ci sarebbero precise tecniche di progressione su questi pendii di erba a 60 gradi, che non spiegano ai corsi caimani ma si acquisiscono con l'esperienza sul campo (anzi sul prato), consistenti nell'impugnare il mazzo di erba e ruotare il polso perché tenga di più... naturalmente se si ha la fortuna di avere nell'altra mano una piccozza, queste finezze passano un po' in secondo piano e semplicemente si zappa...

La traccia sopra i laghi di Valbona
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Cornici alla bocchetta di Laghisol
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Tratto di cresta verso la "cima"
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Misto isiga
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Rieccomi sulla cresta in un breve tratto pianeggiante; la roccia è la tonalite tipica dell'Adamello, solida e ricca di fessure. Un'ultima rampetta a destra del filo mi permette di uscire su qualcosa di simile a una cima: speravo di vedere il Care Alto ma davanti c'è l'ingombrante Creper di Stracciola, il vento ha un po' mollato ma ci sono nuvole in arrivo, meglio non dilungarsi troppo. Torno agli sci e mi godo le prime curve sul pendio al sole ben rimollato; potrei proseguire in un canale che scende diretto ai laghi, ma lì si vede bene che la neve cambia, è ventata, c'è solo una traccia a zig zag ed è l'una e mezza... meglio evitare! Seguo dunque le tracce di chi mi ha preceduto, sceso fedelmente dalla via di salita. Qualche curvetta prima dei laghi riesco a infilarla, poi decido di evitare il tratto di pappa con i sassi affioranti fatto in salita, preferendo un canale più coperto e continuo che scende direttamente al lago inferiore. Anche qui però ci sono riporti da vento; sul canale a fianco 2 ore comode fa era scesa una persona, lasciando belle tracce, ma ora la neve deve essersi appesantita... Insomma non riesco a sciare decentemente il pendio più bello e continuo della gita.

Prima parte della discesa dal deposito sci
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Vento!
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Qualche curva, su neve riportata ma ancora leggera
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Ancora i bei laghi superiori di Valbona
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E quello inferiore
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Discesa nei pressi del lago inferiore
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Man mano che scendo la neve lega sempre di più; una prima racchettata per tornare al Baito dei Cacciatori, poi un'altra, alla terza mi sono rotto e rimetto le pelli. Voglio darmi la mazzata finale e salire il Cengledino lungo la cresta nord, dove ci sono già alcune tracce... da lì la discesa verso malga Cengledino dovrebbe essere più divertente e continua rispetto al sentiero coi traversi percorso in salita. Tra lo zoccolo, la stanchezza e le tante inversioni mi ci vuole quasi un'ora per raggiungere la vetta. Il vento non si è placato ma in compenso è tornato il sole e mi godo il panorama, davvero notevole per la posizione isolata e a cavallo di quattro o cinque valli. Compare pure l'elegantissimo Care Alto, che visto da sud dà il meglio di sé. Bello pure il colpo d'occhio completo sull'alta valle del Sarca, che "tangenziala" letteralmente il gruppo del Brenta compiendo una curva in prossimità di Tione. La valle Breguzzo e la laterale val d'Arnò abbagliano con le loro distese di pendii ondulati, perfettamente coperti... prossimamente con un po' più di allenamento e una neve primaverile decente mi piacerebbe provare qualcosa da quelle parti!

Nuvole scure dietro il Brenta
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La cresta nord del Cengledino, percorsa da un sentiero CAI
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Zoomata sul Care Alto
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Alta val Breguzzo, squisitamente adamellica
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La croce del Cengledino
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Brenta e curvone del Sarca
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Ormai sono le 15 passate e mi tocca scendere, per cercare di evitare un po' il traffico di rientro dalle piste. Il pendio è anche lui diventato un po' una pista, e invita a puntare direttamente alla sottostante malga Campantic... Però la relazione che ho dice di abbandonarlo dopo il primo tratto, per scendere direttamente su un bel pendio/canale verso la stradina che riporta a malga Cengledino... individuo il pendio, in effetti molto invitante e su pendenze non a rischio: lo potrei aggirare tranquillamente ma una vocina dice di provare a controllare se c'è ancora neve polverosa... chiaramente non c'è, e dopo aver cacciato 3 o 4 culate mi tocca scendere a zig zag. Raggiungo un sentierino in leggera discesa che attraversa una pineta e mi riporta presso la malga Cengledino. Da qui riesco a scendere con gli sci fino alle case di Zeller, con qualche numero da circo tra i cespugli nell'ultima parte... poi stradina con i soliti metti/togli fino alla macchina, dove riesco ad arrivare a un orario ancora semi decente.

Il crestone del Cengledino, discesa classica e arata
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Sul pendio nord-est invece non sembra passato nessuno e forse c'era un motivo…
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Cosa si fa piuttosto di non toglierli…
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Bugie
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In conclusione bella zona, sicuramente il Cengledino offre il meglio nelle giornate di polvere, vista la relativa sicurezza (anche se il pendio più ripido sotto la vetta, in pieno nord, aveva una bella valanga di fondo, con ogni probabilità lì da novembre); mentre la salita ai laghi di Valbona, pur meritando per l'ambiente, sarebbe sicuramente più remunerativa arrivando fino al Creper di Stracciola (OSA/PD). E' anche possibile percorrere con gli sci la cresta panoramica che da sopra i laghi scende fino al Cengledino, ma mi sembrava presentasse troppi saliscendi, poi col vento ho preferito evitare. Col senno di poi dalla vetta del Cengledino sarebbe stato meglio continuare sul crestone/pendio al sole fino alla malga Campantic, e da qui per la stradina il leggera discesa tornare alla malga Cengledino, ma tant'è… il pendio nord est però se trovato nelle condizioni giuste regalerebbe senz'altro una bella discesa.
 
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