PARTE 1_La polvere occitana che non ti aspettavi
Il colle della Maddalena (in francese col de Larche) divide per convenzione le Alpi Marittime (a sud) dalle Cozie (a nord). Si trova all'estremità occidentale della provincia di Cuneo, al termine della lunga valle Stura, ed è uno dei pochi passi alpini tra Italia e Francia ad essere aperto in inverno, fatta eccezione per i giorni subito dopo le nevicate, causa pericolo valanghe.
Lo scenario è quello grandioso delle Alpi Occidentali: vallate con grandi spazi aperti, più spoglie rispetto ad altre zone delle Alpi, e con meno infrastrutture. Poter arrivare in auto in pieno inverno a 2000 metri, quota sfiorata dal passo, da queste parti non è affatto scontato: e visto il buon innevamento della zona, nei giorni a cavallo di fine anno, sia francesi sia italiani hanno approfittato della riapertura della strada per venire da queste parti con le pelli, le ciaspole, gli sci di fondo o semplicemente con il bob!
Noi eravamo tra gli sciatori, forse quelli arrivati più da lontano… tutto è nato abbastanza a caso, nei giorni fra natale e capodanno: cercando qualcosa di libero su booking, è saltato fuori un appartamento a un buon prezzo in zona, e visto che da Parma andare fin qui nel weekend è un bel tour de force, ci siamo presi 3 giorni/2 notti per poter fare tutto con più calma e scoprire una zona per noi del tutto nuova.
Alloggiamo a Pontebernardo, nel comune di Pietraporzio, che scopriamo essere paese d'infanzia della campionessa di sci di fondo Stefania Belmondo. Mi prendo pure dell'ignorante dal mio socio siccome non sapevo chi fosse Stefania Belmondo, ok ora lo so. Entrambi i paesini sono graziosi e ben curati: dipinti, fumetti, presepi, luci natalizie li rendono pure allegri, anche se si capisce che di gente che vive qui tutto l'anno non dev'essercene tanta.
Pontebernardo
Ben diversamente si presentano i paesi alti della vallata, cioè Bersezio e Argentera: nel primo orribili palazzine anni 70 mezze finite (il "villaggio Primavera"), case senza infissi, poche attività, e gli impianti (chiusi) con un grande mostro di cemento a fare bella mostra di sé… l'unica nota di ricchezza sono i mezzi spartineve: Alberto, agricolo con la mania dei trattori, vuole fermarsi addirittura a fargli le foto: roba da nevicate serie, mica le scorreggette del medio Appennino! Argentera più che un paese sembra un accampamento, con case sgangherate a lato della strada, all'apparenza abbandonate… un peccato, vista la quota ragguardevole (quasi 1700) e la posizione magnifica ai piedi del vallone del Puriac.
Bersezio, qui parte la strada per Ferriere, paese più alto della provincia di Cuneo, dove in inverno non vive più nessuno
Come un bambino al luna park che guarda le giostre
Eccoci dunque in questa valle per noi così lontana e ricca di possibilità, con le idee non troppo chiare sul da farsi. Abbiamo spulciato qualche report di gite recenti online, ma ci servono prima di tutto una cartina e qualche consiglio… e con un po' di fortuna riusciamo a trovare entrambi all'Oste D'Oc di Pietraporzio, dove ci fermiamo a cena la sera del nostro arrivo. L'oste Giovanni, con tanto di caricatura stile fumetto all'esterno del locale, si rivela essere un grande esperto della zona. Dopo averci fatto apprezzare uno show di bestemmie occitane causa disdetta di un cenone di capodanno di 18 persone, si ferma volentieri a chiacchierare con noi parlandoci delle gite più belle, di come la valle sia rinomata per la "polvere" anche se lui è uno sciatore vecchio stile, che da certi pendii ci starebbe ben lontano anche con gli sci larghi, l'airbag ecc ecc.… ci fa comunque capire che l'inverno era partito bene, con belle nevicate, ma poi vento e caldo hanno rotto le uova nel paniere. Forse, insomma, sarebbe stato meglio arrivare prima, o dopo! Peccato che bel tempo e ferie siano ora… Ci propone, senza troppo entusiasmo, la classica gita al monte Ventasuso dal colle della Maddalena, che già il mio socio aveva adocchiato, ma usciamo con ancora qualche indecisione. Se davvero il vento ha fatto danni, qui come in tutto il resto delle Alpi, mi interrogo, avrà senso andare proprio su una montagna che si chiama Ventasuso?
La mattina del 31 la giornata è splendida, ci prepariamo con calma e partiamo alla volta del Colle della Maddalena. Per abitudine, mi fermo sempre a bere un caffè prima di iniziare la giornata in montagna, anche se ho già fatto un'abbondante colazione come oggi… e a Bersezio ci casca l'occhio su un bar che fa anche noleggio sci: bingo! Qui dietro al banco troviamo un personaggio di un'altra generazione rispetto all'oste Giovanni, con una bella collezione di sci larghissimi, ma pure lui disposto a fare due chiacchiere e dispensare consigli preziosi cartina alla mano. Il Ventasuso ce lo boccia: la polvere c'è, ma va cercata di là in Francia, appena oltre il colle, sui panettoni che guardano a est nel grandioso vallone di Lauzanier.
Decidiamo di fidarci, e ripartiamo subito con la Panda lungo la larga strada, che fra alti muri di neve, resti di valanghe, macabre strisce di sangue di animali scivolati sui pendii, ci conduce al colle tanto desiderato. Appena di là dal confine, una breve fila di auto parcheggiate ci fa intuire di essere nel posto giusto: la maggior parte della gente, sia italiani sia francesi, si incammina lungo il vallone dell'Oronaye, alla nostra destra, ma qualcuno scende ad attraversare il fiume su un ponticello in direzione del "nostro" vallone, che abbiamo a sinistra, tutto al sole.
Il vallone dell'Oronaye...
E quello del Luzanier
La traccia è già ben battuta e la seguiamo, percorrendo un traverso che ci conduce al centro della valle, il cui accesso principale (e più sicuro se c'è pericolo di valanghe) sarebbe un poco più giù sul versante di Larche. C'è una bella pista da fondo, ma soprattutto ci sono questi bellissimi panettoni esposti al sole, con boschetti radi, pendii aperti e della pendenza giusta per divertirsi, poche belle tracce e ancora tanto spazio libero!
La pista da fondo del vallone di Lauzanier...
...e le "piste" di discesa!
Risaliamo la traccia con davanti una dozzina di skialpers e ciaspolatori, e arrivati in cima al primo panettoncino non vogliamo aspettare e spelliamo subito per goderci il primo giro! La neve in alto è ancora un po' crostosa ma poi molla bene permettendo una bella sciata; ci spostiamo nel boschetto dove non è passato quasi nessuno e troviamo polvere leggera, poi ormai a valle già pappa ma poco importa… siamo già pronti a risalire!
Prima discesa dalla crete de l'Alpette
Polvere D'OC!
Dov'è la neve ghiacciata dell'Appennino?
Ci sentiamo un po' fuori luogo con la piccozza sullo zaino (e i ramponi dentro...) in un posto simile, ma eravamo partiti con idee diverse… Ora Alberto vuole giustamente raggiungere qualcosa di simile a una cima, dunque tornati sul crestone non spelliamo ma proseguiamo su terreno facile fino al secondo panettone, un po' più alto. Siamo sulla Crete de l'Alpette, 2450, e godiamo di un gran bel panorama sulle cime circostanti e il vicino vallone di Parassac.
Panorami dalla Crete de l'Alpette
La discesa è più lunga e forse ancora più bella di quella precedente, su neve un po' più pesante ma che permette comunque di godersi le curve. Arrivati al fondovalle ci fermiamo un po' a goderci il sole, il terzo giro forse sarebbe di troppo (abbiamo anche domani) ma dato che dobbiamo comunque ripellare per tornare alla macchina, propongo ad Alberto di salire finché ci aggrada sui boschetti che guardano verso il colle della Maddalena, se non altro per cambiare esposizione e panorami… l'idea non si rivela brillante, la neve di qui è più crostosa e infatti non c'è neppure una traccia di sci, solo ciaspole; comunque la luce calda del pomeriggio vale la breve risalita!
Seconda discesa dalla crete de l'Alpette
Spellata dopo la terza risalita: sullo sfondo la parte bassa del vallone dell'Oronaye
Come direbbe la d'Urso… neve un po' pesantuccia!
Nel rientrare ci fermiamo naturalmente a bere qualcosa dall'amico del bar-noleggio sci a Bersezio, con cui abbiamo più tempo per parlare un po': ci racconta della chiusura degli impianti di risalita (che fino all'anno scorso funzionavano), dovuta soprattutto al mancato rinnovamento degli impianti ormai obsoleti… investimenti che andavano fatti prima, siccome la neve da queste parti non manca e nemmeno l'afflusso; ciò che manca forse sono le strutture ricettive… sicuramente per un comune di 75 abitanti (tanti ne ha Argentera...) avere qualche pista da sci aperta potenzialmente 4 mesi all'anno non sarebbe male in termini economici; ma a noi, egoisticamente, le vallate selvagge dell'estremo ovest piacciono così! Forse se gli impianti fossero stati in funzione non avremmo neppure trovato da dormire per così poco.
E che dormire! Poco dopo la fine del discorso di fine anno di Napolitano, ehm pardon, Ciampi, sono già a letto a digerire cotechino e lenticchie. Niente serata ganza a Pietraporzio dall'altro nostro amico Giovanni, con il tavolo da 18 potenzialmente libero e tutto per noi. Troppo sonno e troppa voglia di godere di questo silenzio totale, quasi surreale per un capodanno, interrotto solo (e non è poco, va detto) dal campanile che ogni ora fa il suo giro di rintocchi, sempre uno in più. E quando ne fa sette siamo pronti per iniziare il 2020 facendo la stessa cosa con cui si era concluso il 2019: sciare!
Continua...
Il colle della Maddalena (in francese col de Larche) divide per convenzione le Alpi Marittime (a sud) dalle Cozie (a nord). Si trova all'estremità occidentale della provincia di Cuneo, al termine della lunga valle Stura, ed è uno dei pochi passi alpini tra Italia e Francia ad essere aperto in inverno, fatta eccezione per i giorni subito dopo le nevicate, causa pericolo valanghe.
Lo scenario è quello grandioso delle Alpi Occidentali: vallate con grandi spazi aperti, più spoglie rispetto ad altre zone delle Alpi, e con meno infrastrutture. Poter arrivare in auto in pieno inverno a 2000 metri, quota sfiorata dal passo, da queste parti non è affatto scontato: e visto il buon innevamento della zona, nei giorni a cavallo di fine anno, sia francesi sia italiani hanno approfittato della riapertura della strada per venire da queste parti con le pelli, le ciaspole, gli sci di fondo o semplicemente con il bob!
Noi eravamo tra gli sciatori, forse quelli arrivati più da lontano… tutto è nato abbastanza a caso, nei giorni fra natale e capodanno: cercando qualcosa di libero su booking, è saltato fuori un appartamento a un buon prezzo in zona, e visto che da Parma andare fin qui nel weekend è un bel tour de force, ci siamo presi 3 giorni/2 notti per poter fare tutto con più calma e scoprire una zona per noi del tutto nuova.
Alloggiamo a Pontebernardo, nel comune di Pietraporzio, che scopriamo essere paese d'infanzia della campionessa di sci di fondo Stefania Belmondo. Mi prendo pure dell'ignorante dal mio socio siccome non sapevo chi fosse Stefania Belmondo, ok ora lo so. Entrambi i paesini sono graziosi e ben curati: dipinti, fumetti, presepi, luci natalizie li rendono pure allegri, anche se si capisce che di gente che vive qui tutto l'anno non dev'essercene tanta.
Pontebernardo
Ben diversamente si presentano i paesi alti della vallata, cioè Bersezio e Argentera: nel primo orribili palazzine anni 70 mezze finite (il "villaggio Primavera"), case senza infissi, poche attività, e gli impianti (chiusi) con un grande mostro di cemento a fare bella mostra di sé… l'unica nota di ricchezza sono i mezzi spartineve: Alberto, agricolo con la mania dei trattori, vuole fermarsi addirittura a fargli le foto: roba da nevicate serie, mica le scorreggette del medio Appennino! Argentera più che un paese sembra un accampamento, con case sgangherate a lato della strada, all'apparenza abbandonate… un peccato, vista la quota ragguardevole (quasi 1700) e la posizione magnifica ai piedi del vallone del Puriac.
Bersezio, qui parte la strada per Ferriere, paese più alto della provincia di Cuneo, dove in inverno non vive più nessuno
Come un bambino al luna park che guarda le giostre
Eccoci dunque in questa valle per noi così lontana e ricca di possibilità, con le idee non troppo chiare sul da farsi. Abbiamo spulciato qualche report di gite recenti online, ma ci servono prima di tutto una cartina e qualche consiglio… e con un po' di fortuna riusciamo a trovare entrambi all'Oste D'Oc di Pietraporzio, dove ci fermiamo a cena la sera del nostro arrivo. L'oste Giovanni, con tanto di caricatura stile fumetto all'esterno del locale, si rivela essere un grande esperto della zona. Dopo averci fatto apprezzare uno show di bestemmie occitane causa disdetta di un cenone di capodanno di 18 persone, si ferma volentieri a chiacchierare con noi parlandoci delle gite più belle, di come la valle sia rinomata per la "polvere" anche se lui è uno sciatore vecchio stile, che da certi pendii ci starebbe ben lontano anche con gli sci larghi, l'airbag ecc ecc.… ci fa comunque capire che l'inverno era partito bene, con belle nevicate, ma poi vento e caldo hanno rotto le uova nel paniere. Forse, insomma, sarebbe stato meglio arrivare prima, o dopo! Peccato che bel tempo e ferie siano ora… Ci propone, senza troppo entusiasmo, la classica gita al monte Ventasuso dal colle della Maddalena, che già il mio socio aveva adocchiato, ma usciamo con ancora qualche indecisione. Se davvero il vento ha fatto danni, qui come in tutto il resto delle Alpi, mi interrogo, avrà senso andare proprio su una montagna che si chiama Ventasuso?
La mattina del 31 la giornata è splendida, ci prepariamo con calma e partiamo alla volta del Colle della Maddalena. Per abitudine, mi fermo sempre a bere un caffè prima di iniziare la giornata in montagna, anche se ho già fatto un'abbondante colazione come oggi… e a Bersezio ci casca l'occhio su un bar che fa anche noleggio sci: bingo! Qui dietro al banco troviamo un personaggio di un'altra generazione rispetto all'oste Giovanni, con una bella collezione di sci larghissimi, ma pure lui disposto a fare due chiacchiere e dispensare consigli preziosi cartina alla mano. Il Ventasuso ce lo boccia: la polvere c'è, ma va cercata di là in Francia, appena oltre il colle, sui panettoni che guardano a est nel grandioso vallone di Lauzanier.
Decidiamo di fidarci, e ripartiamo subito con la Panda lungo la larga strada, che fra alti muri di neve, resti di valanghe, macabre strisce di sangue di animali scivolati sui pendii, ci conduce al colle tanto desiderato. Appena di là dal confine, una breve fila di auto parcheggiate ci fa intuire di essere nel posto giusto: la maggior parte della gente, sia italiani sia francesi, si incammina lungo il vallone dell'Oronaye, alla nostra destra, ma qualcuno scende ad attraversare il fiume su un ponticello in direzione del "nostro" vallone, che abbiamo a sinistra, tutto al sole.
Il vallone dell'Oronaye...
E quello del Luzanier
La traccia è già ben battuta e la seguiamo, percorrendo un traverso che ci conduce al centro della valle, il cui accesso principale (e più sicuro se c'è pericolo di valanghe) sarebbe un poco più giù sul versante di Larche. C'è una bella pista da fondo, ma soprattutto ci sono questi bellissimi panettoni esposti al sole, con boschetti radi, pendii aperti e della pendenza giusta per divertirsi, poche belle tracce e ancora tanto spazio libero!
La pista da fondo del vallone di Lauzanier...
...e le "piste" di discesa!
Risaliamo la traccia con davanti una dozzina di skialpers e ciaspolatori, e arrivati in cima al primo panettoncino non vogliamo aspettare e spelliamo subito per goderci il primo giro! La neve in alto è ancora un po' crostosa ma poi molla bene permettendo una bella sciata; ci spostiamo nel boschetto dove non è passato quasi nessuno e troviamo polvere leggera, poi ormai a valle già pappa ma poco importa… siamo già pronti a risalire!
Prima discesa dalla crete de l'Alpette
Polvere D'OC!
Dov'è la neve ghiacciata dell'Appennino?
Ci sentiamo un po' fuori luogo con la piccozza sullo zaino (e i ramponi dentro...) in un posto simile, ma eravamo partiti con idee diverse… Ora Alberto vuole giustamente raggiungere qualcosa di simile a una cima, dunque tornati sul crestone non spelliamo ma proseguiamo su terreno facile fino al secondo panettone, un po' più alto. Siamo sulla Crete de l'Alpette, 2450, e godiamo di un gran bel panorama sulle cime circostanti e il vicino vallone di Parassac.
Panorami dalla Crete de l'Alpette
La discesa è più lunga e forse ancora più bella di quella precedente, su neve un po' più pesante ma che permette comunque di godersi le curve. Arrivati al fondovalle ci fermiamo un po' a goderci il sole, il terzo giro forse sarebbe di troppo (abbiamo anche domani) ma dato che dobbiamo comunque ripellare per tornare alla macchina, propongo ad Alberto di salire finché ci aggrada sui boschetti che guardano verso il colle della Maddalena, se non altro per cambiare esposizione e panorami… l'idea non si rivela brillante, la neve di qui è più crostosa e infatti non c'è neppure una traccia di sci, solo ciaspole; comunque la luce calda del pomeriggio vale la breve risalita!
Seconda discesa dalla crete de l'Alpette
Spellata dopo la terza risalita: sullo sfondo la parte bassa del vallone dell'Oronaye
Come direbbe la d'Urso… neve un po' pesantuccia!
Nel rientrare ci fermiamo naturalmente a bere qualcosa dall'amico del bar-noleggio sci a Bersezio, con cui abbiamo più tempo per parlare un po': ci racconta della chiusura degli impianti di risalita (che fino all'anno scorso funzionavano), dovuta soprattutto al mancato rinnovamento degli impianti ormai obsoleti… investimenti che andavano fatti prima, siccome la neve da queste parti non manca e nemmeno l'afflusso; ciò che manca forse sono le strutture ricettive… sicuramente per un comune di 75 abitanti (tanti ne ha Argentera...) avere qualche pista da sci aperta potenzialmente 4 mesi all'anno non sarebbe male in termini economici; ma a noi, egoisticamente, le vallate selvagge dell'estremo ovest piacciono così! Forse se gli impianti fossero stati in funzione non avremmo neppure trovato da dormire per così poco.
E che dormire! Poco dopo la fine del discorso di fine anno di Napolitano, ehm pardon, Ciampi, sono già a letto a digerire cotechino e lenticchie. Niente serata ganza a Pietraporzio dall'altro nostro amico Giovanni, con il tavolo da 18 potenzialmente libero e tutto per noi. Troppo sonno e troppa voglia di godere di questo silenzio totale, quasi surreale per un capodanno, interrotto solo (e non è poco, va detto) dal campanile che ogni ora fa il suo giro di rintocchi, sempre uno in più. E quando ne fa sette siamo pronti per iniziare il 2020 facendo la stessa cosa con cui si era concluso il 2019: sciare!
Continua...