Edo
???
Buonasera,
Non sono solito caricare fotocronache estive sul forum in quanto non sono un grande frequentatore delle montagne quando esse non sono ricoperte dalla coltre nevosa che noi tutti amiamo alla follia. Sono inoltre un camminatore decisamente mediocre, e a dire il vero la camminata in montagna non è nemmeno una delle mie principali passioni. Basteranno queste premesse per attirare antipatie e malumori da parte della maggioranza dei frequentatori di questa community, in quanto il sottoscritto parrebbe, a giudicare dai fatti, essere parte di una schiacciante minoranza. Anzi, forse sono addirittura sufficienti queste premesse, probabilmente per meritare, come ho scritto, non solo un generalizzato senso di avversione per il sottoscritto, bensì probabilmente la fustigazione sulla pubblica piazza con la conseguente esposizione a pubblico ludibrio della mia salma, come accadde ad un noto personaggio storico del nostro beneamato paese. Tuttavia non è finita, sicché, stanti tra l'altro le mie scarse prestazioni, che probabilmente non permetterebbero nemmeno al sottoscritto la riuscita tecnica dell'impresa in questione, queste quattro fotografie non tratteranno assolutamente di mirabolanti ascese tra le rocce ed i ghiacci in direzione della sommità della siffatta montagna e nemmeno di ineffabili discese con gli sci saltando abilmente tra un crepaccio e l'altro nella direzione contraria, bensì riguarderanno semplicemente, come d'altronde già si può presumere dal titolo, la narrazione di una modesta, convenzionale, scontata, umile, sobria risalita con conseguente ritorno in fondovalle su un altrettanto banale ed ordinario impianti di risalita contemporaneo.
Tuttavia, anche il più intrepido tra i forumer non può non notare che l'impianto in questione una caratteristica che contrasta la succitata modestia la presenta. Infatti la recente telecabina, mezzo che mi permetterà di raggiungere e di tastare, senza faticare minamente, la neve anche in piena estate, è, o perlomeno dalle notizie che avevo consultato, dovrebbe essere la più alta d'Europa, avendo la stazione d'arrivo culminante a ben 3847 metri di altitudine. Sì, è vero, questo valore non è sufficiente a provocare stupore nel navigato avventore di montagne durante tutto l'arco dell'anno, esistendo nelle nostre amate Alpi parecchi altri impianti che si avvicinano a questa quota (e in un caso la superano anche, benché, e quella è la caratteristica in sé, si tratti di ordinarie funivie a va e vieni e non di cabinovie monofune), e nemmeno il panorama in sé probabilmente è in grado di suscitare sentimenti particolarmente forti, sicché sempre nella catena montuosa di casa nostra scenari come quelli che saranno mostrati sono più o meno ordinari e questa montagna non presenta peculiarità degne della cordigliera andina o del cosiddetto tetto del mondo con le sue alture circostanti.
Tuttavia c'è anche un altro ma, perché la montagna in questione, oltre ad ospitare sul suo fianco la cabinovia monofune, forse, più alta d'Europa (e qualora non lo fosse, come ho appena scritto, perché mi fosse sfuggita una recente realizzazione da qualche altra parte, sarà piuttosto semplice in futuro prolungare l'impianto e con un piccolo sforzo oltrepassare la soglia dei quattromila metri divenendo così senza dubbi sì il luogo più elevato in Europa raggiungibile con un impianto di risalita), dicevo, questa montagna è essa stessa la più alta in Europa, tenendo in considerazione che è convenzionalmente accettato assegnare al nostro continente la porzione settentrionale della catena montuosa caucasica e le corrispettive regioni. Infatti, il principale motivo che suscitava curiosità nello scrivente è proprio il fatto che a scuola - a dire il vero non sempre, o non sempre è stato così, in quanto in un più lontano passato, forse, magari anche per motivi politici legati all'appartenenza ai nemici di quest'area geografica, il nostrano monte Bianco prendeva spesso il posto di questa montagna - si studiasse che il monte Elbrus è appunto la montagna più alta del nostro continente, seppur nessuno l'avesse mai vista di persona e nessuno oltre, forse, all'insegnante di geografia avrebbe saputo indicarne la posizione in modo preciso su una cartina geografica.
Stanti queste premesse il sottoscritto, trovandosi per caso a transitare non troppo lontano dalla sommità in questione, non potesse non fare il possibile per ritagliarsi il tempo per una breve e veloce deviazione al fine di tentare la, seppure biasimevole per il mezzo di trasporto utilizzato, salita per ammirare la vetta dal vivo, sperando nella clemenza del tempo atmosferico perché sì, come si può immaginare non è affatto scontato di poter riuscire, pur trovandosi fisicamente a poca distanza, ad intravedere la montagna piuttosto che la nebbia che, a giudicare dall'esperienza che mi sono fatto visualizzando webcam o altre rare fotocronache in rete, spesso ne cela la visuale al viandante, a questo punto comprensibilmente sconfortato, tanto più se come si suol dire il tempo è tiranno ed egli non ha la possibilità di aspettare che madre natura diventi più generosa e decida di scoprire i suoi segreti.
In ogni caso la buona sorte ha fatto sì che questi crucci non abbiano avuto la necessità di esistere, in quanto non avrei potuto trovare giornata climaticamente più favorevole per effettuare questa breve escursione, ed è per questo motivo che giunti a questo punto è più saggio smetterla di continuare a raccontare cose che devono essere raccontate solamente perché una fotocronaca senza un'introduzione testuale è agli occhi dei più accorti priva di grazia e passare, come da tradizione, alle più esplicative immagini digitali.
Bene, per smentirmi prima ancora di iniziare con le immagini, è corretto aggiungere qualche ulteriore nozione geografica. Questa montagna si trova nella repubblica russa di Cabardino-Balcaria, una delle innumerevoli suddivisioni amministrative della Federazione Russa, nella parte meridionale del paese, nella turbolenta regione caucasica, che forse la maggior parte delle persone conosce solamente per i conflitti che l'hanno interessata nei decenni passati le cui tensioni ancora non sono del tutto finite. Tuttavia in Russia le suddivisioni regionali non sono solamente delle linee convenzionali e prive di significato tracciate su una cartina da qualche burocrate d'altri tempi, ma designano solitamente territori abitati dalle popolazioni dalle quali prendono il nome. Infatti parte della popolazione in questa regione appartiene ai gruppi etnici degli appunto cabardini e dei balcari, che seppure da parecchio tempo devono convivere con gli occupanti i russi, dovrebbero formare ancora la maggioranza della popolazione. Ma questo aspetto è di secondaria importanza, più pertinente al réportage è forse il fatto che per accedere alla località montana bisogna percorrere più o meno una strada lunga un centinaio di chilometri che si dirama in una valle, dalla principale via di comunicazione tra Mosca e il Caucaso appunto, finché alla fine di quest'ultima si trovano ad oltre duemila metri di altitudine dei piccoli centri abitati che rappresentano il punto d'accesso alla vetta e che ospitano un grande numero di alberghi e di strutture turistiche per accogliere i turisti che da tutto il mondo giungono qua.
Purtroppo io sono arrivato di sera e poche fotografie possono mostrare per iniziare il percorso attraverso il fondovalle, che terminerà invece la fotocronaca:
Proseguendo qualche chilometro oltre al paese che prende il nome dalla vetta, si giunge infine alla località di Azau, che è il luogo dove partono gli impianti e dove si trovano i migliori alberghi.
Migliori sicuramente in quanto a posizione, perché per il resto non posso confermare che siano anche quelli dove si riscontra il servizio migliore, anzi dalle mie ricerche su booking essi si trovano più che altro nei centri abitati più a valle e non prossimi alla partenza degli impianti:
Ho scritto impianti al plurale e questo non è un errore, sicché al giorno d'oggi per salire in altitudine il forestiero ha la possibilità di scegliere tra due possibilità, può scegliere cioè se utilizzare la storica funivia o la recente telecabina. La prima, oltre ad avere il biglietto decisamente più economico, è sicuramente più degna di nota dal punto di vista impiantistico e più adatta ai nostalgici. Probabilmente l'archeologo del forum biasimerà con severità la mia scelta di utilizzare invece la moderna cabinovia monofune. Tuttavia quest'ultima ha il vantaggio rispetto alla prima, probabilmente per via del costo del biglietto, di avere decisamente meno coda di persone che vogliono salire (anzi, a dire il vero e come si può vedere nelle foto, al mio arrivo non c'era quasi nessuno) e soprattutto arriva più in alto, fermandosi la funivia all'altezza della stazione d'arrivo del secondo tronco della telecabina. In ogni caso ho notato che la maggior parte dei turisti arrivati in autobus ha preso la funivia mentre praticamente tutti gli escursionisti hanno utilizzato la telecabina:
Dicevo, naturalmente in questo luogo si trovano persone da tutto il mondo. Il che è un fatto del tutto anormale, nel senso che è del tutto normale in quanto l'ascesa alla vetta è una nota escursione internazionale, ma molto anormale per la zona nella quale mi trovo sicché all'infuori di questa valle, trovare un turista straniero è un fatto per nulla scontato:
Ma insomma, bando alle ciance e saliamo finalmente su sto benedetto impianto di risalita:
La prima stazione intermedia si trova più o meno a tremila metri d'altitudine. Nulla da segnalare in questo luogo, perlomeno durante la risalita e quindi la cosa migliore da fare è scendere dalla cabina, perché i tre tronconi dell'impianto sono indipendenti e proseguire oltre:
All'arrivo del secondo troncone a quota 3450 metri si concentrano le classiche attività di una località di montagna, che tra l'altro se mi fossi dimenticato di scriverlo fino ad ora, in inverno è anche una località sciistica. Nello specifico si trovano qua un paio di bar, delle bancarelle che vendono souvenir ed un posto di soccorso. A questo punto è meglio proseguire ancora oltre e fermarsi per una breve visita qua al ritorno, prima di ritornare alla base, tanto più per non rischiare che le condizioni meteorologiche cambino all'improvviso in peggio, anche se ciò non è previsto dal bollettino ma è pur sempre un fattore da non escludere a questa altitudine:
Questa mappa mostra le possibilità invernali offerte per lo sci, nella quale si possono notare quelli segnati in nero, che probabilmente sono itinerari in fuoripista:
Terza risalita con la telecabina:
Avevo in realtà dimenticato di scrivere che anche un altro impianto, piuttosto archeologico è presente su questa montagna. Si tratta di una vecchia seggiovia monoposto che parte dal secondo intermedio e che raggiunge probabilmente l'altitudine di più o meno 3650 metri. Una volta prima della costruzione del terzo tratto della telecabina era quello l'impianto che permetteva agli escursionisti di avvicinarsi il più possibile alla vetta dell'Elbrus, oramai l'interesse di questo impianto è venuto meno, a meno che non si sia appassionati di impianti d'altri tempi e ci si voglia regalare l'esperienza di fare un giro su un simile trabiccolo. In ogni caso, ecco un paio di foto della stazione d'arrivo:
E delle curiose strutture lassù presenti:
In ogni caso il culmine della mia gita è quasi raggiunto, in un periodo di tempo piuttosto limitato grazie alle moderne tecnologie:
Finalmente si può toccare un po' di neve:
Da questo punto in poi gli escursionisti cominciano l'ascesa alla vetta. Si trovano qua alcune strutture complementari all'attività alpinistica, tra le quali probabilmente dei rifugi, dei bivacchi e chissà quant'altro di poco familiare al sottoscritto. Proprio per questo motivo e per non rischiare di scrivere inesattezze, mi limiterò a raccontare ciò che si trova con le fotografie, che spesso sono esse stesse più esplicative delle parole:
Da questo punto sarebbe possibile ridiscendere tranquillamente a piedi senza grande fatica alla seconda stazione intermedia; in realtà seguendo la pista da sci credo che sia alla portata di chiunque anche raggiungere la base degli impianti a piedi. Il sottoscritto tuttavia, già provato tra l'altro da un dolore alla caviglia e per non correre nemmeno il benché minimo rischio di infortunarsi in qualche modo, il che rappresenterebbe un gran bel problema in questa situazione, farà ritorno in fondovalle nello stesso modo nel quale è arrivato fino a qua, e cioè prendendo la cabinovia in discesa.
In ogni caso la vista da quassù è interessante pure per un pedone che non vuole compiere chissà quale sforzo fisico, come in questo caso appunto, me:
Ancora una sguardo sulla stazione d'arrivo della seggiovia monoposto:
E sul terzo tratto della telecabina con il "mare" di ghiaccio dietro:
Eccomi ridisceso alla seconda intermedia.
Non ho ben capito se una volta esistesse anche un terzo tronco della funivia, al quale farebbe pensare questa vecchia stazione (?) di partenza situata a quota 3450 metri, oppure avessero solamente l'intenzione di costruirlo ma senza mai mettere in pratica la questione. Anche la presenza tra l'altro della seggiovia monoposto avvalorerebbe questa ipotesi, unita al fatto che in alto non ho notato la corrispettiva stazione d'arrivo, ma la verità non la conosco:
Qualche scatto adesso della seggiovia archeologica. In realtà nutro qualche dubbio sulle condizioni di sicurezza di tali impianti in questa parte del mondo, ma è principalmente la mancanza di tempo il fattore che mi ha fatto desistere dal farci un giro sopra:
Anche quassù si trova un monumento (ipotizzo) in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale, conosciuta in Russia come grande guerra patriottica. L'Unione Sovietica è stata la nazione che ha subito il maggior numero di vittime e questi memoriali sono presenti letteralmente ovunque, probabilmente costruiti anche per propaganda tenendo in considerazione ciò che è avvenuto dopo il conflitto dall'altra parte della cortina di ferro. In ogni caso il forestiero potrebbe trovarli piuttosto affascinanti:
Adesso uno sguardo a valle:
Ancora qualche scatto nella zona della, o dalla seconda stazione intermedia:
E infine la discesa in fondovalle:
Non prima però di effettuare una piccola sosta presso la prima stazione intermedia, dove un manufatto di natura ancora più archeologica degli altri immortalati fino a questo momento ha suscitato il mio interesse:
Vista su Azau:
E sulle montagne circostanti ingrandite:
Ritorno alla base:
A questo punto, prima di ripartire sarebbe più che necessario rifocillarsi. La località è sorprendentemente povera per quanto riguarda la scelta culinaria (e mi permetterei di aggiungere: anche per quanto riguarda la qualità del cibo) ed i prezzi qui praticati sono, come si può facilmente immaginare, doppi rispetto alle altre località non rinomate della zona e più che altro dell'immenso paese. Tuttavia non c'è altra scelta, essendo che lungo la strada fino al bivio all'inizio della valle non si trova granché per mangiare:
Bene, è ora di ripartire. Mostrerò adesso per terminare la fotocronaca alcune immagini della valle che bisogna percorrere per raggiungere l'Elbrus, valle molto bella paesaggisticamente ed attraversata da un'ottima strada:
Una breve parentesi per rimarcare la presenza di un misteriosissimo impianto di risalita:
La cittadina di Tyrnyauz non è propriamente il genere di centro abitato che un abitante dell'occidente europeo potrebbe aspettarsi di trovare in una valle montana, però anche questo fa parte dell'esperienza di una gita in queste zone:
Bene, con queste ultime fotografie che mostrano il restante tratto stradale dal centro abitato succitato fino al bivio con la viabilità principale, sperando si non avervi troppo annoiato con la mia umile e trascurabile impresa, si conclude questa fotocronaca estiva, sperando che ci sia la possibilità darsi appuntamento tra qualche mese durante una stagione invernale ricca di precipitazioni nevose e di fine settimana dal bel tempo, che permettano la creazione e la condivisione di altre fotocronache in questa sezione del forum:
:skiciao:
Non sono solito caricare fotocronache estive sul forum in quanto non sono un grande frequentatore delle montagne quando esse non sono ricoperte dalla coltre nevosa che noi tutti amiamo alla follia. Sono inoltre un camminatore decisamente mediocre, e a dire il vero la camminata in montagna non è nemmeno una delle mie principali passioni. Basteranno queste premesse per attirare antipatie e malumori da parte della maggioranza dei frequentatori di questa community, in quanto il sottoscritto parrebbe, a giudicare dai fatti, essere parte di una schiacciante minoranza. Anzi, forse sono addirittura sufficienti queste premesse, probabilmente per meritare, come ho scritto, non solo un generalizzato senso di avversione per il sottoscritto, bensì probabilmente la fustigazione sulla pubblica piazza con la conseguente esposizione a pubblico ludibrio della mia salma, come accadde ad un noto personaggio storico del nostro beneamato paese. Tuttavia non è finita, sicché, stanti tra l'altro le mie scarse prestazioni, che probabilmente non permetterebbero nemmeno al sottoscritto la riuscita tecnica dell'impresa in questione, queste quattro fotografie non tratteranno assolutamente di mirabolanti ascese tra le rocce ed i ghiacci in direzione della sommità della siffatta montagna e nemmeno di ineffabili discese con gli sci saltando abilmente tra un crepaccio e l'altro nella direzione contraria, bensì riguarderanno semplicemente, come d'altronde già si può presumere dal titolo, la narrazione di una modesta, convenzionale, scontata, umile, sobria risalita con conseguente ritorno in fondovalle su un altrettanto banale ed ordinario impianti di risalita contemporaneo.
Tuttavia, anche il più intrepido tra i forumer non può non notare che l'impianto in questione una caratteristica che contrasta la succitata modestia la presenta. Infatti la recente telecabina, mezzo che mi permetterà di raggiungere e di tastare, senza faticare minamente, la neve anche in piena estate, è, o perlomeno dalle notizie che avevo consultato, dovrebbe essere la più alta d'Europa, avendo la stazione d'arrivo culminante a ben 3847 metri di altitudine. Sì, è vero, questo valore non è sufficiente a provocare stupore nel navigato avventore di montagne durante tutto l'arco dell'anno, esistendo nelle nostre amate Alpi parecchi altri impianti che si avvicinano a questa quota (e in un caso la superano anche, benché, e quella è la caratteristica in sé, si tratti di ordinarie funivie a va e vieni e non di cabinovie monofune), e nemmeno il panorama in sé probabilmente è in grado di suscitare sentimenti particolarmente forti, sicché sempre nella catena montuosa di casa nostra scenari come quelli che saranno mostrati sono più o meno ordinari e questa montagna non presenta peculiarità degne della cordigliera andina o del cosiddetto tetto del mondo con le sue alture circostanti.
Tuttavia c'è anche un altro ma, perché la montagna in questione, oltre ad ospitare sul suo fianco la cabinovia monofune, forse, più alta d'Europa (e qualora non lo fosse, come ho appena scritto, perché mi fosse sfuggita una recente realizzazione da qualche altra parte, sarà piuttosto semplice in futuro prolungare l'impianto e con un piccolo sforzo oltrepassare la soglia dei quattromila metri divenendo così senza dubbi sì il luogo più elevato in Europa raggiungibile con un impianto di risalita), dicevo, questa montagna è essa stessa la più alta in Europa, tenendo in considerazione che è convenzionalmente accettato assegnare al nostro continente la porzione settentrionale della catena montuosa caucasica e le corrispettive regioni. Infatti, il principale motivo che suscitava curiosità nello scrivente è proprio il fatto che a scuola - a dire il vero non sempre, o non sempre è stato così, in quanto in un più lontano passato, forse, magari anche per motivi politici legati all'appartenenza ai nemici di quest'area geografica, il nostrano monte Bianco prendeva spesso il posto di questa montagna - si studiasse che il monte Elbrus è appunto la montagna più alta del nostro continente, seppur nessuno l'avesse mai vista di persona e nessuno oltre, forse, all'insegnante di geografia avrebbe saputo indicarne la posizione in modo preciso su una cartina geografica.
Stanti queste premesse il sottoscritto, trovandosi per caso a transitare non troppo lontano dalla sommità in questione, non potesse non fare il possibile per ritagliarsi il tempo per una breve e veloce deviazione al fine di tentare la, seppure biasimevole per il mezzo di trasporto utilizzato, salita per ammirare la vetta dal vivo, sperando nella clemenza del tempo atmosferico perché sì, come si può immaginare non è affatto scontato di poter riuscire, pur trovandosi fisicamente a poca distanza, ad intravedere la montagna piuttosto che la nebbia che, a giudicare dall'esperienza che mi sono fatto visualizzando webcam o altre rare fotocronache in rete, spesso ne cela la visuale al viandante, a questo punto comprensibilmente sconfortato, tanto più se come si suol dire il tempo è tiranno ed egli non ha la possibilità di aspettare che madre natura diventi più generosa e decida di scoprire i suoi segreti.
In ogni caso la buona sorte ha fatto sì che questi crucci non abbiano avuto la necessità di esistere, in quanto non avrei potuto trovare giornata climaticamente più favorevole per effettuare questa breve escursione, ed è per questo motivo che giunti a questo punto è più saggio smetterla di continuare a raccontare cose che devono essere raccontate solamente perché una fotocronaca senza un'introduzione testuale è agli occhi dei più accorti priva di grazia e passare, come da tradizione, alle più esplicative immagini digitali.
Bene, per smentirmi prima ancora di iniziare con le immagini, è corretto aggiungere qualche ulteriore nozione geografica. Questa montagna si trova nella repubblica russa di Cabardino-Balcaria, una delle innumerevoli suddivisioni amministrative della Federazione Russa, nella parte meridionale del paese, nella turbolenta regione caucasica, che forse la maggior parte delle persone conosce solamente per i conflitti che l'hanno interessata nei decenni passati le cui tensioni ancora non sono del tutto finite. Tuttavia in Russia le suddivisioni regionali non sono solamente delle linee convenzionali e prive di significato tracciate su una cartina da qualche burocrate d'altri tempi, ma designano solitamente territori abitati dalle popolazioni dalle quali prendono il nome. Infatti parte della popolazione in questa regione appartiene ai gruppi etnici degli appunto cabardini e dei balcari, che seppure da parecchio tempo devono convivere con gli occupanti i russi, dovrebbero formare ancora la maggioranza della popolazione. Ma questo aspetto è di secondaria importanza, più pertinente al réportage è forse il fatto che per accedere alla località montana bisogna percorrere più o meno una strada lunga un centinaio di chilometri che si dirama in una valle, dalla principale via di comunicazione tra Mosca e il Caucaso appunto, finché alla fine di quest'ultima si trovano ad oltre duemila metri di altitudine dei piccoli centri abitati che rappresentano il punto d'accesso alla vetta e che ospitano un grande numero di alberghi e di strutture turistiche per accogliere i turisti che da tutto il mondo giungono qua.
Purtroppo io sono arrivato di sera e poche fotografie possono mostrare per iniziare il percorso attraverso il fondovalle, che terminerà invece la fotocronaca:
Proseguendo qualche chilometro oltre al paese che prende il nome dalla vetta, si giunge infine alla località di Azau, che è il luogo dove partono gli impianti e dove si trovano i migliori alberghi.
Migliori sicuramente in quanto a posizione, perché per il resto non posso confermare che siano anche quelli dove si riscontra il servizio migliore, anzi dalle mie ricerche su booking essi si trovano più che altro nei centri abitati più a valle e non prossimi alla partenza degli impianti:
Ho scritto impianti al plurale e questo non è un errore, sicché al giorno d'oggi per salire in altitudine il forestiero ha la possibilità di scegliere tra due possibilità, può scegliere cioè se utilizzare la storica funivia o la recente telecabina. La prima, oltre ad avere il biglietto decisamente più economico, è sicuramente più degna di nota dal punto di vista impiantistico e più adatta ai nostalgici. Probabilmente l'archeologo del forum biasimerà con severità la mia scelta di utilizzare invece la moderna cabinovia monofune. Tuttavia quest'ultima ha il vantaggio rispetto alla prima, probabilmente per via del costo del biglietto, di avere decisamente meno coda di persone che vogliono salire (anzi, a dire il vero e come si può vedere nelle foto, al mio arrivo non c'era quasi nessuno) e soprattutto arriva più in alto, fermandosi la funivia all'altezza della stazione d'arrivo del secondo tronco della telecabina. In ogni caso ho notato che la maggior parte dei turisti arrivati in autobus ha preso la funivia mentre praticamente tutti gli escursionisti hanno utilizzato la telecabina:
Dicevo, naturalmente in questo luogo si trovano persone da tutto il mondo. Il che è un fatto del tutto anormale, nel senso che è del tutto normale in quanto l'ascesa alla vetta è una nota escursione internazionale, ma molto anormale per la zona nella quale mi trovo sicché all'infuori di questa valle, trovare un turista straniero è un fatto per nulla scontato:
Ma insomma, bando alle ciance e saliamo finalmente su sto benedetto impianto di risalita:
La prima stazione intermedia si trova più o meno a tremila metri d'altitudine. Nulla da segnalare in questo luogo, perlomeno durante la risalita e quindi la cosa migliore da fare è scendere dalla cabina, perché i tre tronconi dell'impianto sono indipendenti e proseguire oltre:
All'arrivo del secondo troncone a quota 3450 metri si concentrano le classiche attività di una località di montagna, che tra l'altro se mi fossi dimenticato di scriverlo fino ad ora, in inverno è anche una località sciistica. Nello specifico si trovano qua un paio di bar, delle bancarelle che vendono souvenir ed un posto di soccorso. A questo punto è meglio proseguire ancora oltre e fermarsi per una breve visita qua al ritorno, prima di ritornare alla base, tanto più per non rischiare che le condizioni meteorologiche cambino all'improvviso in peggio, anche se ciò non è previsto dal bollettino ma è pur sempre un fattore da non escludere a questa altitudine:
Questa mappa mostra le possibilità invernali offerte per lo sci, nella quale si possono notare quelli segnati in nero, che probabilmente sono itinerari in fuoripista:
Terza risalita con la telecabina:
Avevo in realtà dimenticato di scrivere che anche un altro impianto, piuttosto archeologico è presente su questa montagna. Si tratta di una vecchia seggiovia monoposto che parte dal secondo intermedio e che raggiunge probabilmente l'altitudine di più o meno 3650 metri. Una volta prima della costruzione del terzo tratto della telecabina era quello l'impianto che permetteva agli escursionisti di avvicinarsi il più possibile alla vetta dell'Elbrus, oramai l'interesse di questo impianto è venuto meno, a meno che non si sia appassionati di impianti d'altri tempi e ci si voglia regalare l'esperienza di fare un giro su un simile trabiccolo. In ogni caso, ecco un paio di foto della stazione d'arrivo:
E delle curiose strutture lassù presenti:
In ogni caso il culmine della mia gita è quasi raggiunto, in un periodo di tempo piuttosto limitato grazie alle moderne tecnologie:
Finalmente si può toccare un po' di neve:
Da questo punto in poi gli escursionisti cominciano l'ascesa alla vetta. Si trovano qua alcune strutture complementari all'attività alpinistica, tra le quali probabilmente dei rifugi, dei bivacchi e chissà quant'altro di poco familiare al sottoscritto. Proprio per questo motivo e per non rischiare di scrivere inesattezze, mi limiterò a raccontare ciò che si trova con le fotografie, che spesso sono esse stesse più esplicative delle parole:
Da questo punto sarebbe possibile ridiscendere tranquillamente a piedi senza grande fatica alla seconda stazione intermedia; in realtà seguendo la pista da sci credo che sia alla portata di chiunque anche raggiungere la base degli impianti a piedi. Il sottoscritto tuttavia, già provato tra l'altro da un dolore alla caviglia e per non correre nemmeno il benché minimo rischio di infortunarsi in qualche modo, il che rappresenterebbe un gran bel problema in questa situazione, farà ritorno in fondovalle nello stesso modo nel quale è arrivato fino a qua, e cioè prendendo la cabinovia in discesa.
In ogni caso la vista da quassù è interessante pure per un pedone che non vuole compiere chissà quale sforzo fisico, come in questo caso appunto, me:
Ancora una sguardo sulla stazione d'arrivo della seggiovia monoposto:
E sul terzo tratto della telecabina con il "mare" di ghiaccio dietro:
Eccomi ridisceso alla seconda intermedia.
Non ho ben capito se una volta esistesse anche un terzo tronco della funivia, al quale farebbe pensare questa vecchia stazione (?) di partenza situata a quota 3450 metri, oppure avessero solamente l'intenzione di costruirlo ma senza mai mettere in pratica la questione. Anche la presenza tra l'altro della seggiovia monoposto avvalorerebbe questa ipotesi, unita al fatto che in alto non ho notato la corrispettiva stazione d'arrivo, ma la verità non la conosco:
Qualche scatto adesso della seggiovia archeologica. In realtà nutro qualche dubbio sulle condizioni di sicurezza di tali impianti in questa parte del mondo, ma è principalmente la mancanza di tempo il fattore che mi ha fatto desistere dal farci un giro sopra:
Anche quassù si trova un monumento (ipotizzo) in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale, conosciuta in Russia come grande guerra patriottica. L'Unione Sovietica è stata la nazione che ha subito il maggior numero di vittime e questi memoriali sono presenti letteralmente ovunque, probabilmente costruiti anche per propaganda tenendo in considerazione ciò che è avvenuto dopo il conflitto dall'altra parte della cortina di ferro. In ogni caso il forestiero potrebbe trovarli piuttosto affascinanti:
Adesso uno sguardo a valle:
Ancora qualche scatto nella zona della, o dalla seconda stazione intermedia:
E infine la discesa in fondovalle:
Non prima però di effettuare una piccola sosta presso la prima stazione intermedia, dove un manufatto di natura ancora più archeologica degli altri immortalati fino a questo momento ha suscitato il mio interesse:
Vista su Azau:
E sulle montagne circostanti ingrandite:
Ritorno alla base:
A questo punto, prima di ripartire sarebbe più che necessario rifocillarsi. La località è sorprendentemente povera per quanto riguarda la scelta culinaria (e mi permetterei di aggiungere: anche per quanto riguarda la qualità del cibo) ed i prezzi qui praticati sono, come si può facilmente immaginare, doppi rispetto alle altre località non rinomate della zona e più che altro dell'immenso paese. Tuttavia non c'è altra scelta, essendo che lungo la strada fino al bivio all'inizio della valle non si trova granché per mangiare:
Bene, è ora di ripartire. Mostrerò adesso per terminare la fotocronaca alcune immagini della valle che bisogna percorrere per raggiungere l'Elbrus, valle molto bella paesaggisticamente ed attraversata da un'ottima strada:
Una breve parentesi per rimarcare la presenza di un misteriosissimo impianto di risalita:
La cittadina di Tyrnyauz non è propriamente il genere di centro abitato che un abitante dell'occidente europeo potrebbe aspettarsi di trovare in una valle montana, però anche questo fa parte dell'esperienza di una gita in queste zone:
Bene, con queste ultime fotografie che mostrano il restante tratto stradale dal centro abitato succitato fino al bivio con la viabilità principale, sperando si non avervi troppo annoiato con la mia umile e trascurabile impresa, si conclude questa fotocronaca estiva, sperando che ci sia la possibilità darsi appuntamento tra qualche mese durante una stagione invernale ricca di precipitazioni nevose e di fine settimana dal bel tempo, che permettano la creazione e la condivisione di altre fotocronache in questa sezione del forum:
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