subsahara
Coldest Ice
I miei impegni settimanali mi offrono la possibilità, logisticamente comoda, di una giornata di svago in montagna.
Ed è così che alle 9:00, munito di zaino, maglioncino e giacca, comincio a risalire la Val Campo di Dentro dopo aver lasciato la macchina nel parcheggio sterrato a 1270 m slm.
Risalgo la stradina, felice finalmente di fare un po’ di moto (agli inizi di agosto, causa un banale incidente domestico, mi sono rotto il “mignolino” del piede sinistro, e di conseguenza nell’ultimo mese ho camminato poco e male).
La Dreischusterspitze fa il suo ingresso in scena… intanto io, ormai scaldatomi, rimango in maglietta a maniche corte.
La fermata di monte del bus navetta, poco oltre i 1500 m slm.
Continuo in direzione del rifugio Tre Scarperi
Sulla destra la “foce” dell’immane colata detritica che scende direttamente dalla testata della Kohlbrenntal (Val Carbone), proprio sotto la Rocca dei Baranci, ove riposa il gigante Haunold.
Ancora un’immagine della meravigliosa Dreischusterspitze (Cima dei Tre Scarperi), vetta più alta delle Dolomiti di Sesto. Una delle punte sullo sfondo (non so quale) dovrebbe essere la Torre Vienna (Wiener Turm)
Sguardo all’indietro…
…e sguardo davanti
Il montagnone che chiude la Innerfeldtal è il Morgenkopf. Sullo sfondo si intravede la Torre dei Tre Scarperi
Arrivo attorno alle 10:00 ai piedi di un’altra colata detritica, a circa 1600 m slm. Mi fermo qualche minuto e ragiono sul da farsi: “che faccio? Dove vado?”.
Sono partito in realtà senza avere una meta ben precisa: se non ci fosse stata la neve avrei puntato senza indugio verso Haunold, ma la neve c’è… sarebbe meglio non salire troppo.
Comunque comincio a salire su direttamente per le ghiaie, non riuscendo a individuare il più comodo sentiero immediatamente a destra che si inerpica in mezzo ai mughi.
Guadagnando quota il panorama si apre: chiaramente visibile il Rifugio Tre Scarperi in basso.
L’ascesa si rivela da subito piuttosto difficoltosa: c’è una vaga traccia di sentiero, ma in alcuni punti è crollato: sono costretto a qualche passaggio non ortodosso
Per fortuna dopo un po’ riesco a ricollegarmi con la traccia più recente, quella che sale in mezzo ai mughi. La raggiungo all’altezza di quel tronco spezzato e ormai secco.
Dopo aver scavalcato un crinale, la traccia mi deposita sull’immane colata detritica principale, quella di cui ho parlato agli inizi della fotocronaca. Saremo più o meno tra i 1900 e i 2000 m slm
Il panorama è dominato dal gigantesco fianco occidentale del Dreischusterspitze, ma ora si è arricchito di altri “volti noti”
Intanto io continuo a risalire la Kohlbrenntal.
Le tracce di sentiero sono totalmente scomparse: è un immenso campo libero.
Ci sono numerosi ometti che suggeriscono una possibile via di ascesa, ma hanno solo la funzione di assicurare l’orientamento generale.
Molliche di pane che portano alla casa del Gigante…
La salita è dura, anzi durissima.
Ghiaie, sassi, macigni… si muove tutto e ogni passo è una gran fatica.
Inoltre è molto lunga e diventa via via sempre più acclive.
Attorno ai 2200 m mi fermo brevemente per mangiare una merendina e tirare un po’ il fiato. Un po’ di nubi ammantano il Dreischusterspitze e il suo vassallo a sinistra, lo Gsellknoten (credo monte Casella in italiano)
Attorno ai 2300 m compare un po’ di neve.
E proprio in quel momento comincia a nevicare molto debolmente.
Certo, le previsioni da me consultate parlano di assenza di precipitazioni e tempo in via di miglioramento (e così alla fine sarà), ma le condizioni atmosferiche non mi rendono tranquillo
In questa foto si possono apprezzare la “Orto del Toro” e la “Tre Cime”. E’ proprio in corrispondenza delle stazioni di monte delle due cabinovie che servono queste piste, che partirà l’impianto di collegamento con Sillian il quale arriverà fino alla retrostante cresta di confine
Intanto la salita si fa sempre più erta.
Il silenzio assoluto è rotto ogni tanto da suoni secchi che assomigliano un po’ a degli spari. Sono i camosci che muovendosi fanno partire qualche sasso. Mi staranno sicuramente osservando… (più tardi, durante la discesa, ne riuscirò a vedere uno giù in mezzo ai mughi)
Arrivo in corrispondenza di un “bivio”, attorno ai 2600 m.
Sono quasi sicuro che la via normale per Haunold passi a destra.
Ma lo dico con il senno di poi perché sul momento, non riuscendo più a scorgere gli ometti sepolti dalla neve, sono invece andato dritto (cioè a sinistra nella foto) ritenendo che la “vera” svolta a destra, quella decisiva, fosse un po’ più in alto.
E allora sono salito ancora, su per il ripidissimo budello, fino più o meno a 2650 - 2680 m, sperando a un certo punto di vedere comparire la Gipfelkreuz alla mia destra.
La croce non compariva, però in compenso cresceva lo spessore della neve (direi una quindicina di cm).
Guardo l’orologio: è l’una.
Dall’attacco della via sono passate ben tre ore!
E’ tempo di dichiarare conclusa l’esplorazione e di girare i tacchi.
Prima di cominciare la delicata discesa, mi concedo cinque minuti per ammirare a occhi sgranati l’ambiente che mi circonda
E allora giù, misurando con cautela ogni passo, sempre con i Tre Scarperi davanti
Cima Grande, Cima Piccola, Torre di Toblin, Paterno… l’uscita dal severissimo catino sommitale della Kohlbrenntal mi ripaga con un allargamento del panorama
Scendo per la colata principale
E poi, a differenza dell’andata, per la traccia più recente tra i mughi
Alle 15:15 sono di nuovo sul fondovalle. Nella foto si vede l’attacco, poco evidente, della traccia tra i mughi appena discesa
Raggiungo in cinque minuti il Dreischusterhütte, 1626 m slm
Fetta di strudel con gelato alla vaniglia e birra, e poi un’oretta di passeggiata fino alla macchina
Per chiudere, alcune foto scattate a San Candido, che immortalano i due principali protagonisti della giornata.
Perfettamente visibile dal paesello la croce in vetta ad Haunold
Ed è così che alle 9:00, munito di zaino, maglioncino e giacca, comincio a risalire la Val Campo di Dentro dopo aver lasciato la macchina nel parcheggio sterrato a 1270 m slm.
Risalgo la stradina, felice finalmente di fare un po’ di moto (agli inizi di agosto, causa un banale incidente domestico, mi sono rotto il “mignolino” del piede sinistro, e di conseguenza nell’ultimo mese ho camminato poco e male).
La Dreischusterspitze fa il suo ingresso in scena… intanto io, ormai scaldatomi, rimango in maglietta a maniche corte.
La fermata di monte del bus navetta, poco oltre i 1500 m slm.
Continuo in direzione del rifugio Tre Scarperi
Sulla destra la “foce” dell’immane colata detritica che scende direttamente dalla testata della Kohlbrenntal (Val Carbone), proprio sotto la Rocca dei Baranci, ove riposa il gigante Haunold.
Ancora un’immagine della meravigliosa Dreischusterspitze (Cima dei Tre Scarperi), vetta più alta delle Dolomiti di Sesto. Una delle punte sullo sfondo (non so quale) dovrebbe essere la Torre Vienna (Wiener Turm)
Sguardo all’indietro…
…e sguardo davanti
Il montagnone che chiude la Innerfeldtal è il Morgenkopf. Sullo sfondo si intravede la Torre dei Tre Scarperi
Arrivo attorno alle 10:00 ai piedi di un’altra colata detritica, a circa 1600 m slm. Mi fermo qualche minuto e ragiono sul da farsi: “che faccio? Dove vado?”.
Sono partito in realtà senza avere una meta ben precisa: se non ci fosse stata la neve avrei puntato senza indugio verso Haunold, ma la neve c’è… sarebbe meglio non salire troppo.
Comunque comincio a salire su direttamente per le ghiaie, non riuscendo a individuare il più comodo sentiero immediatamente a destra che si inerpica in mezzo ai mughi.
Guadagnando quota il panorama si apre: chiaramente visibile il Rifugio Tre Scarperi in basso.
L’ascesa si rivela da subito piuttosto difficoltosa: c’è una vaga traccia di sentiero, ma in alcuni punti è crollato: sono costretto a qualche passaggio non ortodosso
Per fortuna dopo un po’ riesco a ricollegarmi con la traccia più recente, quella che sale in mezzo ai mughi. La raggiungo all’altezza di quel tronco spezzato e ormai secco.
Dopo aver scavalcato un crinale, la traccia mi deposita sull’immane colata detritica principale, quella di cui ho parlato agli inizi della fotocronaca. Saremo più o meno tra i 1900 e i 2000 m slm
Il panorama è dominato dal gigantesco fianco occidentale del Dreischusterspitze, ma ora si è arricchito di altri “volti noti”
Intanto io continuo a risalire la Kohlbrenntal.
Le tracce di sentiero sono totalmente scomparse: è un immenso campo libero.
Ci sono numerosi ometti che suggeriscono una possibile via di ascesa, ma hanno solo la funzione di assicurare l’orientamento generale.
Molliche di pane che portano alla casa del Gigante…
La salita è dura, anzi durissima.
Ghiaie, sassi, macigni… si muove tutto e ogni passo è una gran fatica.
Inoltre è molto lunga e diventa via via sempre più acclive.
Attorno ai 2200 m mi fermo brevemente per mangiare una merendina e tirare un po’ il fiato. Un po’ di nubi ammantano il Dreischusterspitze e il suo vassallo a sinistra, lo Gsellknoten (credo monte Casella in italiano)
Attorno ai 2300 m compare un po’ di neve.
E proprio in quel momento comincia a nevicare molto debolmente.
Certo, le previsioni da me consultate parlano di assenza di precipitazioni e tempo in via di miglioramento (e così alla fine sarà), ma le condizioni atmosferiche non mi rendono tranquillo
In questa foto si possono apprezzare la “Orto del Toro” e la “Tre Cime”. E’ proprio in corrispondenza delle stazioni di monte delle due cabinovie che servono queste piste, che partirà l’impianto di collegamento con Sillian il quale arriverà fino alla retrostante cresta di confine
Intanto la salita si fa sempre più erta.
Il silenzio assoluto è rotto ogni tanto da suoni secchi che assomigliano un po’ a degli spari. Sono i camosci che muovendosi fanno partire qualche sasso. Mi staranno sicuramente osservando… (più tardi, durante la discesa, ne riuscirò a vedere uno giù in mezzo ai mughi)
Arrivo in corrispondenza di un “bivio”, attorno ai 2600 m.
Sono quasi sicuro che la via normale per Haunold passi a destra.
Ma lo dico con il senno di poi perché sul momento, non riuscendo più a scorgere gli ometti sepolti dalla neve, sono invece andato dritto (cioè a sinistra nella foto) ritenendo che la “vera” svolta a destra, quella decisiva, fosse un po’ più in alto.
E allora sono salito ancora, su per il ripidissimo budello, fino più o meno a 2650 - 2680 m, sperando a un certo punto di vedere comparire la Gipfelkreuz alla mia destra.
La croce non compariva, però in compenso cresceva lo spessore della neve (direi una quindicina di cm).
Guardo l’orologio: è l’una.
Dall’attacco della via sono passate ben tre ore!
E’ tempo di dichiarare conclusa l’esplorazione e di girare i tacchi.
Prima di cominciare la delicata discesa, mi concedo cinque minuti per ammirare a occhi sgranati l’ambiente che mi circonda
E allora giù, misurando con cautela ogni passo, sempre con i Tre Scarperi davanti
Cima Grande, Cima Piccola, Torre di Toblin, Paterno… l’uscita dal severissimo catino sommitale della Kohlbrenntal mi ripaga con un allargamento del panorama
Scendo per la colata principale
E poi, a differenza dell’andata, per la traccia più recente tra i mughi
Alle 15:15 sono di nuovo sul fondovalle. Nella foto si vede l’attacco, poco evidente, della traccia tra i mughi appena discesa
Raggiungo in cinque minuti il Dreischusterhütte, 1626 m slm
Fetta di strudel con gelato alla vaniglia e birra, e poi un’oretta di passeggiata fino alla macchina
Per chiudere, alcune foto scattate a San Candido, che immortalano i due principali protagonisti della giornata.
Perfettamente visibile dal paesello la croce in vetta ad Haunold