Jagar
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Eravamo rimasti a domenica e alla simpatica escursione sulle Conturines.
Nei giorni successivi purtroppo il tempo non è previsto altrettanto bello, ma qualche cosa riesco ugualmente a portarla a casa.
Lunedì rimango in Altabadia e con partenza dal Passo Campolongo arrivo fino alla ferratina del Piz da Lech nonostante la giornata nuvolosa - o meglio, variabile, con temporanee schiarite e repentini annuvolamenti.
Ferrata breve ma divertente, con una vertiginosa lunghissima scala iniziale e poi progressione con roccia ricca di numerosi appigli.
Dalla vetta del Piz da Lech butto un occhio nella sottostante Val di Mezdì...
...e più in là, verso Colfosco e i tornanti del Passo Gardena
La croce di vetta
L'attacco della ferrata è esattamente nel centro della foto
Da questa zoomata si capisce meglio, ci sono anche alcune persone lungo la scala
Martedì mi sposto in Val Gardena, ma ancora una volta il meteo minaccia instabilità e non riesco a programmare un'escursione lunghissima.
Parto quindi da Daunei e "passeggio" fino al Seceda e dintorni, non mi sembra prudente provare a salire sulle Odle.
Giochi di nubi sul Seceda
Fioritura con vista
Doppia coppia di asinelli alla malga Piera Longia
Le Odle, come si vede il tempo ogni tanto sembra promettere qualche schiarita per poi richiudersi in pochi minuti
Ma veniamo al dunque: con qualche settimana di anticipo avevo prenotato per mercoledì sera un posto al rifugio Alpe di Tires in zona Catinaccio - avrei preferito l'Antermoia ma era pieno - con l'obiettivo di fare le ferrate Schuster e Laurenzi.
Le previsioni tanto per cambiare non sono eccezionali: variabilità e discreto rischio di piogge soprattutto per il primo giorno, qualche speranza in più per giovedì.
Vado o non vado? Decido di andare, alla peggio rinuncerò alle ferrate e mi farò delle belle passeggiate in quota.
Mercoledì di buon mattino parto da Selva poco sopra il Castel Gardena, e in effetti trovo ad accogliermi una giornata grigia con la pioggia che non tarda ad arrivare - ma per fortuna durerà poco.
Quando apre riesco a vedere il Sassolungo
La prima scelta si avvicina: Schuster o no? Decido di salire fino al rifugio Vicenza per guadagnare qualche minuto e sperare che nel frattempo il cielo mi regali un po' di blu ma, nemmeno a farlo apposta, assieme a me sale una fittissima nebbia e quando arrivo al rifugio ci sarà una visibilità di 20 metri. Niente, rinuncio e torno sul sentiero 527 per completare l'aggiramento basso del Sassopiatto.
Guardando il bicchiere mezzo pieno, questa zona di solito è invasa da turisti di ogni tipo intenti a compiere l'ardua impresa del giro del Sassolungo mentre oggi mi godo la camminata in quasi totale solitudine.
Inizio a vedere un po' di gente soltanto quando arrivo al rifugio Sassopiatto.
E il cielo, beffardo, si apre sul Sassopiatto proprio ora...
Proseguo verso la mia meta percorrendo il sentiero 594 sul crinale che separa la Val Duron dalla parte alta dell'Alpe di Siusi
Raggiungo il passo Duron e affronto l'ultima salita spaccagambe verso il rifugio Alpe di Tires (2440m), sovrastato dai superbi Denti di Terrarossa
A questo punto approfittando di una temporanea apertura pianifico una ferrata-lampo: la Maximilian, che parte proprio sopra il rifugio, non è particolarmente lunga né complicata, per cui lascio lo zaino al rifugio e, armato di imbrago, cellulare e giacca antipioggia, mi incammino a passo veloce.
Per buona parte del suo sviluppo la ferrata assomiglia più ad un sentiero attrezzato, molto spesso non si sente neppure la necessità di agganciare i moschettoni, tranne in alcuni tratti esposti in cresta.
Mi volto indietro dopo la prima salita
Raggiungo rapidamente la cresta, da qui si prosegue con continui saliscendi
Vista sulla sottostante valle di Ciamin
Lo sviluppo della cresta che sto per affrontare
Dietro di me l'inconfondibile tetto rosso del rifugio, sempre più lontano
Tratto non attrezzato in cresta, l'esposizione non è banale ma il sentiero è sufficientemente largo per procedere con una certa tranquillità
I verdi prati dell'Alpe di Siusi sotto di me
Affronto la salita alla Cima di Terrarossa (2655m), punto più alto della cresta e conclusione della ferrata
Sotto di me c'è un bel salto sulla Valle di Ciamin
Proseguo verso ovest e vado a riallacciarmi al sentiero proveniente dallo Sciliar che mi ricondurrà al rifugio
Una birretta di consolazione non ce la vogliamo bere?
La serata prosegue come da buona tradizione dei rifugi: cena (presto), chiacchiere con i compagni di tavolo, grappini, e in branda presto.
Verso le 4 vengo svegliato da un temporale, con i tuoni che riescono persino a sovrastare il russare dei miei compagni di stanza.
Mentalmente è un brutto colpo: per poter affrontare la Laurenzi ho bisogno di meteo stabile e roccia non bagnata, a questo punto la vedo praticamente impossibile.
Poco dopo le sei esco a valutare la situazione, e con mia sorpresa noto che non è malvagia come temevo.
Sassolungo all'alba, forse forse ho ancora una piccola speranza...
Passano i minuti e le nuvole continuano a diradarsi: vuoi vedere che gli dei della montagna si sono svegliati di buonumore e mi concedono di percorrere la ferrata?
Faccio una sontuosa ma rapida colazione e sono il primo a salutare il rifugio, poco prima delle 8.
Mi incammino di buon passo lungo il breve tratto di sentiero che mi separa dall'attacco della ferrata.
Mi volto verso il rifugio: sì, decisamente sembra l'inizio di una bella giornata
La mole del Catinaccio d'Antermoia fa capolino quando raggiungo il Passo Molignon
Salgo ancora di qualche metro ed incontro finalmente l'inizio della ferrata
Mi volto ad ammirare i Denti di Terrarossa e la ferrata Maximilian
Alla mia sinistra Sassolungo e Val Duron
Il primo tratto è piuttosto agevole, si guadagna rapidamente la vetta del Molignon di Fuori dove cessa momentaneamente la parte attrezzata
Una curiosa installazione: due panche e un tavolo in legno
Catinaccio d'Antermoia sopra il Passo Principe
Mi concentro ora sulla parte più delicata ed impegnativa di tutta la ferrata
Si percorre una cresta piuttosto stretta ed esposta, una distrazione qui è poco raccomandabile
Passaggi esposti ma ottimamente attrezzati
Solo un attimo per guardarmi indietro...
...ed eccomi a scendere lungo questa paretina verticale ma ricchissima di appigli naturali
Per poi passare in questo stretto canalino
Ecco quello che ho appena passato: la paretina verticale (sulla sinistra) e il canalino nel mezzo
Ora la cresta si allarga, il cavo dà sicurezza e l'esposizione cala notevolmente
Mi allontano dalla zona più esposta...
...e raggiungo il punto più alto della ferrata: il Molignon di Dentro (2852m)
Per qualche minuto mi posso rilassare e godermi il panorama
In lontananza si intravede il profilo delle Pale di San Martino
E finalmente la vista si apre sulla maestosità del vallone d'Antermoia
A questo punto mi aspetta l'ultimo tratto della ferrata, tutto in discesa. Incontro una mega comitiva da circa 30 persone :shock: che è salita dal versante opposto
Riesco ad insinuarmi tra di loro senza rallentare troppo il passo - buongiorno... buongiorno... buongiorno... - e finalmente scorgo il lago d'Antermoia
Mi calo lungo l'ultimo tratto - che a salire deve essere divertentissimo, ma che in discesa obbliga ad un uso notevole delle braccia - ed arrivo così alla conclusione della ferrata
Ce l'ho fatta, all'improvviso sono travolto da una scarica di endorfine, mi si apre un sorriso da orecchio a orecchio e mi viene voglia di gridare al mondo la mia felicità.
Alcune considerazioni: è una ferrata sicuramente impegnativa ma ottimamente pianificata. I tratti esposti ci sono, ma il posizionamento dei cavi consente di godersela in pieno e di non avere mai la sensazione di essere ad un passo dal baratro.
Bella, molto bella, giuro che finché non ho incontrato la mega comitiva ho accarezzato l'insana idea di percorrerla anche a tornare indietro.
Ecco, questo canalino franoso è molto più rognoso in salita che in discesa, ho fatto bene a percorrere la ferrata in questa direzione
A questo punto per rientrare verso Selva ho due opzioni: risalire fino al Passo d'Antermoia, scendere a Passo Principe e percorrere l'Alta Via n°8, oppure scendere verso la Val di Dona e risalire dalla Val Duron fino all'omonimo passo.
Decido per la seconda soluzione.
Entro nel vallone d'Antermoia, l'aggettivo "lunare" direi che ci sta tutto...
Il lago d'Antermoia tirato a lucido
Il rifugio Antermoia... troppo presto per birra e grappini, passo oltre RUNK
Dal Passo di Dona mi volto verso il rifugio Antermoia...
...e scendo su un tutt'altro genere di paesaggio: i verdi pascoli della Val di Dona
Lambisco la Val di Dona e mi dirigo verso la parte alta della Val Duron
In lontananza torno a vedere i Denti di Terrarossa
Val Duron e cavalli al pascolo
La cresta del Molignon: in pratica la ferrata Laurenzi la attraversa tutta
Supero Passo Duron ed entro nella zona dell'Alpe di Siusi
Discesa non-stop fino al rifugio Tirler
Poi arrivo a Saltria e da lì proseguo in direzione del Monte Pana, tra persone che non salutano e ciclisti che fingono di pedalare in salita
Sassolungo e Sassopiatto
Sullo sfondo lo Sciliar, con il profilo caratteristico delle vette Santner ed Euringer, simbolo dell'Alpe
A Monte Pana pausa birretta e in pochi minuti rientro alla macchina, destinazione casa.
Arrivederci Dolomiti, spero a presto.
Alla prossima,
ciao :skiciao:
Nei giorni successivi purtroppo il tempo non è previsto altrettanto bello, ma qualche cosa riesco ugualmente a portarla a casa.
Lunedì rimango in Altabadia e con partenza dal Passo Campolongo arrivo fino alla ferratina del Piz da Lech nonostante la giornata nuvolosa - o meglio, variabile, con temporanee schiarite e repentini annuvolamenti.
Ferrata breve ma divertente, con una vertiginosa lunghissima scala iniziale e poi progressione con roccia ricca di numerosi appigli.
Dalla vetta del Piz da Lech butto un occhio nella sottostante Val di Mezdì...
...e più in là, verso Colfosco e i tornanti del Passo Gardena
La croce di vetta
L'attacco della ferrata è esattamente nel centro della foto
Da questa zoomata si capisce meglio, ci sono anche alcune persone lungo la scala
Martedì mi sposto in Val Gardena, ma ancora una volta il meteo minaccia instabilità e non riesco a programmare un'escursione lunghissima.
Parto quindi da Daunei e "passeggio" fino al Seceda e dintorni, non mi sembra prudente provare a salire sulle Odle.
Giochi di nubi sul Seceda
Fioritura con vista
Doppia coppia di asinelli alla malga Piera Longia
Le Odle, come si vede il tempo ogni tanto sembra promettere qualche schiarita per poi richiudersi in pochi minuti
Ma veniamo al dunque: con qualche settimana di anticipo avevo prenotato per mercoledì sera un posto al rifugio Alpe di Tires in zona Catinaccio - avrei preferito l'Antermoia ma era pieno - con l'obiettivo di fare le ferrate Schuster e Laurenzi.
Le previsioni tanto per cambiare non sono eccezionali: variabilità e discreto rischio di piogge soprattutto per il primo giorno, qualche speranza in più per giovedì.
Vado o non vado? Decido di andare, alla peggio rinuncerò alle ferrate e mi farò delle belle passeggiate in quota.
Mercoledì di buon mattino parto da Selva poco sopra il Castel Gardena, e in effetti trovo ad accogliermi una giornata grigia con la pioggia che non tarda ad arrivare - ma per fortuna durerà poco.
Quando apre riesco a vedere il Sassolungo
La prima scelta si avvicina: Schuster o no? Decido di salire fino al rifugio Vicenza per guadagnare qualche minuto e sperare che nel frattempo il cielo mi regali un po' di blu ma, nemmeno a farlo apposta, assieme a me sale una fittissima nebbia e quando arrivo al rifugio ci sarà una visibilità di 20 metri. Niente, rinuncio e torno sul sentiero 527 per completare l'aggiramento basso del Sassopiatto.
Guardando il bicchiere mezzo pieno, questa zona di solito è invasa da turisti di ogni tipo intenti a compiere l'ardua impresa del giro del Sassolungo mentre oggi mi godo la camminata in quasi totale solitudine.
Inizio a vedere un po' di gente soltanto quando arrivo al rifugio Sassopiatto.
E il cielo, beffardo, si apre sul Sassopiatto proprio ora...
Proseguo verso la mia meta percorrendo il sentiero 594 sul crinale che separa la Val Duron dalla parte alta dell'Alpe di Siusi
Raggiungo il passo Duron e affronto l'ultima salita spaccagambe verso il rifugio Alpe di Tires (2440m), sovrastato dai superbi Denti di Terrarossa
A questo punto approfittando di una temporanea apertura pianifico una ferrata-lampo: la Maximilian, che parte proprio sopra il rifugio, non è particolarmente lunga né complicata, per cui lascio lo zaino al rifugio e, armato di imbrago, cellulare e giacca antipioggia, mi incammino a passo veloce.
Per buona parte del suo sviluppo la ferrata assomiglia più ad un sentiero attrezzato, molto spesso non si sente neppure la necessità di agganciare i moschettoni, tranne in alcuni tratti esposti in cresta.
Mi volto indietro dopo la prima salita
Raggiungo rapidamente la cresta, da qui si prosegue con continui saliscendi
Vista sulla sottostante valle di Ciamin
Lo sviluppo della cresta che sto per affrontare
Dietro di me l'inconfondibile tetto rosso del rifugio, sempre più lontano
Tratto non attrezzato in cresta, l'esposizione non è banale ma il sentiero è sufficientemente largo per procedere con una certa tranquillità
I verdi prati dell'Alpe di Siusi sotto di me
Affronto la salita alla Cima di Terrarossa (2655m), punto più alto della cresta e conclusione della ferrata
Sotto di me c'è un bel salto sulla Valle di Ciamin
Proseguo verso ovest e vado a riallacciarmi al sentiero proveniente dallo Sciliar che mi ricondurrà al rifugio
Una birretta di consolazione non ce la vogliamo bere?
La serata prosegue come da buona tradizione dei rifugi: cena (presto), chiacchiere con i compagni di tavolo, grappini, e in branda presto.
Verso le 4 vengo svegliato da un temporale, con i tuoni che riescono persino a sovrastare il russare dei miei compagni di stanza.
Mentalmente è un brutto colpo: per poter affrontare la Laurenzi ho bisogno di meteo stabile e roccia non bagnata, a questo punto la vedo praticamente impossibile.
Poco dopo le sei esco a valutare la situazione, e con mia sorpresa noto che non è malvagia come temevo.
Sassolungo all'alba, forse forse ho ancora una piccola speranza...
Passano i minuti e le nuvole continuano a diradarsi: vuoi vedere che gli dei della montagna si sono svegliati di buonumore e mi concedono di percorrere la ferrata?
Faccio una sontuosa ma rapida colazione e sono il primo a salutare il rifugio, poco prima delle 8.
Mi incammino di buon passo lungo il breve tratto di sentiero che mi separa dall'attacco della ferrata.
Mi volto verso il rifugio: sì, decisamente sembra l'inizio di una bella giornata
La mole del Catinaccio d'Antermoia fa capolino quando raggiungo il Passo Molignon
Salgo ancora di qualche metro ed incontro finalmente l'inizio della ferrata
Mi volto ad ammirare i Denti di Terrarossa e la ferrata Maximilian
Alla mia sinistra Sassolungo e Val Duron
Il primo tratto è piuttosto agevole, si guadagna rapidamente la vetta del Molignon di Fuori dove cessa momentaneamente la parte attrezzata
Una curiosa installazione: due panche e un tavolo in legno
Catinaccio d'Antermoia sopra il Passo Principe
Mi concentro ora sulla parte più delicata ed impegnativa di tutta la ferrata
Si percorre una cresta piuttosto stretta ed esposta, una distrazione qui è poco raccomandabile
Passaggi esposti ma ottimamente attrezzati
Solo un attimo per guardarmi indietro...
...ed eccomi a scendere lungo questa paretina verticale ma ricchissima di appigli naturali
Per poi passare in questo stretto canalino
Ecco quello che ho appena passato: la paretina verticale (sulla sinistra) e il canalino nel mezzo
Ora la cresta si allarga, il cavo dà sicurezza e l'esposizione cala notevolmente
Mi allontano dalla zona più esposta...
...e raggiungo il punto più alto della ferrata: il Molignon di Dentro (2852m)
Per qualche minuto mi posso rilassare e godermi il panorama
In lontananza si intravede il profilo delle Pale di San Martino
E finalmente la vista si apre sulla maestosità del vallone d'Antermoia
A questo punto mi aspetta l'ultimo tratto della ferrata, tutto in discesa. Incontro una mega comitiva da circa 30 persone :shock: che è salita dal versante opposto
Riesco ad insinuarmi tra di loro senza rallentare troppo il passo - buongiorno... buongiorno... buongiorno... - e finalmente scorgo il lago d'Antermoia
Mi calo lungo l'ultimo tratto - che a salire deve essere divertentissimo, ma che in discesa obbliga ad un uso notevole delle braccia - ed arrivo così alla conclusione della ferrata
Ce l'ho fatta, all'improvviso sono travolto da una scarica di endorfine, mi si apre un sorriso da orecchio a orecchio e mi viene voglia di gridare al mondo la mia felicità.
Alcune considerazioni: è una ferrata sicuramente impegnativa ma ottimamente pianificata. I tratti esposti ci sono, ma il posizionamento dei cavi consente di godersela in pieno e di non avere mai la sensazione di essere ad un passo dal baratro.
Bella, molto bella, giuro che finché non ho incontrato la mega comitiva ho accarezzato l'insana idea di percorrerla anche a tornare indietro.
Ecco, questo canalino franoso è molto più rognoso in salita che in discesa, ho fatto bene a percorrere la ferrata in questa direzione
A questo punto per rientrare verso Selva ho due opzioni: risalire fino al Passo d'Antermoia, scendere a Passo Principe e percorrere l'Alta Via n°8, oppure scendere verso la Val di Dona e risalire dalla Val Duron fino all'omonimo passo.
Decido per la seconda soluzione.
Entro nel vallone d'Antermoia, l'aggettivo "lunare" direi che ci sta tutto...
Il lago d'Antermoia tirato a lucido
Il rifugio Antermoia... troppo presto per birra e grappini, passo oltre RUNK
Dal Passo di Dona mi volto verso il rifugio Antermoia...
...e scendo su un tutt'altro genere di paesaggio: i verdi pascoli della Val di Dona
Lambisco la Val di Dona e mi dirigo verso la parte alta della Val Duron
In lontananza torno a vedere i Denti di Terrarossa
Val Duron e cavalli al pascolo
La cresta del Molignon: in pratica la ferrata Laurenzi la attraversa tutta
Supero Passo Duron ed entro nella zona dell'Alpe di Siusi
Discesa non-stop fino al rifugio Tirler
Poi arrivo a Saltria e da lì proseguo in direzione del Monte Pana, tra persone che non salutano e ciclisti che fingono di pedalare in salita
Sassolungo e Sassopiatto
Sullo sfondo lo Sciliar, con il profilo caratteristico delle vette Santner ed Euringer, simbolo dell'Alpe
A Monte Pana pausa birretta e in pochi minuti rientro alla macchina, destinazione casa.
Arrivederci Dolomiti, spero a presto.
Alla prossima,
ciao :skiciao: