Vertigini. Ho un'amica che ha problemi a prendere le scale mobili in discesa. E non parlo di quelle lunghe ed infinite che fanno decine e decine di metri, ma quelle normali, quelle da un piano all'altro dei palazzi.
Addirittura anche facendo le scale a piedi, quando la protezione è blanda le fa camminando rasente il muro. Vertigini forti già quando ci si avvicina ad una "ipotesi" di discesa.
Però, c'è un però. Sono appassionato di montagna e whatsup fa mandare milioni di foto
Manda una foto di montagna all'alba oggi, manda le immagini della prima neve domani, manda le dirette dalla ferrata, riprendi i camosci che scappano, manda un tramonto dal Gramolon, manda un bosco innevato in Alta Badia... ha deciso di superare i propri limiti!
Scommessa in palio: pranzo al rifugio + birre offerto a me se si completano tutte le 52G, panino rammollito e acqua offerto da me se non ci riusciamo.
Qualche mese prima dell'evento mi confida di provar paura, anzi terrore solo guardando i video su Youtube.
C'è la parte finale, quella scavata sulla roccia che mi bloccherà. Non ce la farò mai...
e milioni di altri bla bla che non mi preoccupano minimamente. Da noi le Gallerie si fanno pochi anni dopo che si impara a camminare, è il primo sentiero che papà ti porta a fare, non può far paura.
Dentro di me sono sicuro che ce la faremo. Il sentiero delle 52G non mai più stretto di "2 asini" (è stato progettato con questo obiettivo) e mal che vada la parte finale si può evitare tagliando per i grandi alpeggi che si aprono dopo la Val Camossara.
Arriva il grande giorno.
E' un meraviglioso caldissimo sabato di ottobre. Sì, ottobre e sembra di essere a giugno. Ha già fatto la prima neve ma quel giorno si sale in maniche corte.
Sono sicuro al 100% che arriveremo in vetta... sicuro fino a quando, durante la salita in auto ai parcheggi di Bocchetta Campiglia mi giro e la vedo chiudere e coprirsi gli occhi per gli ultimi 3-4 km perché terrorizzata dagli strapiombi a bordo strada.
Che strapiombi? Anni che faccio quella strada e non avevo mai notato che in alcuni punti è priva di protezioni...
La mia granitica certezza di farcela, la scommessa in palio e l'idea delle birre offerte in rifugio fanno puff puff
Ma non lo dico, anzi, affermo e con una certa convinzione che quel tratto è l'unico che mette paura...
Si parte... 3 ore e qualcosa...
e penso che mai mi sono goduto un pranzo così.
complimenti Ale, come vedi i limiti si possono superare!
Mi torna alla mente un detto di Stefano de Benedetti (sciatore estremo):
"Non importa su che pendenze stai sciando...
Basta che sei al tuo limite.
Fondamentalmente provi le mie stesse emozioni."
Stefano De Benedetti
Questo è il pensiero di Ale (una parte) i like vanno a lei. Raramente ho letto un pezzo così bello sulle montagne di casa.
Buona lettura.
Questo è il primo tratto di "riflessione". La frana di due anni fa aveva spazzato via il sentiero. Ma nessun problema, passato alla grande.
La famosa uscita.
Sempre wow le gallerie, peccato per la tanta gente.
Val Camossara
Yeahhh
Scemi in Pasubio
Il famoso e temuto tratto finale.
Fa più impressione nelle foto che dal vivo.
Non contenti dopo le birre ci spariamo anche i Denti e Cima Palon.
Colori bellissimi, pre-invernali.
La bellissima Val Sorapache.
Addirittura anche facendo le scale a piedi, quando la protezione è blanda le fa camminando rasente il muro. Vertigini forti già quando ci si avvicina ad una "ipotesi" di discesa.
Però, c'è un però. Sono appassionato di montagna e whatsup fa mandare milioni di foto
Manda una foto di montagna all'alba oggi, manda le immagini della prima neve domani, manda le dirette dalla ferrata, riprendi i camosci che scappano, manda un tramonto dal Gramolon, manda un bosco innevato in Alta Badia... ha deciso di superare i propri limiti!
- "Voglio fare le 52 gallerie del Pasubio."
- "Va bene, saranno fatte", rispondo. E ti assicuro che ce la farai!
Scommessa in palio: pranzo al rifugio + birre offerto a me se si completano tutte le 52G, panino rammollito e acqua offerto da me se non ci riusciamo.
Qualche mese prima dell'evento mi confida di provar paura, anzi terrore solo guardando i video su Youtube.
C'è la parte finale, quella scavata sulla roccia che mi bloccherà. Non ce la farò mai...
e milioni di altri bla bla che non mi preoccupano minimamente. Da noi le Gallerie si fanno pochi anni dopo che si impara a camminare, è il primo sentiero che papà ti porta a fare, non può far paura.
Dentro di me sono sicuro che ce la faremo. Il sentiero delle 52G non mai più stretto di "2 asini" (è stato progettato con questo obiettivo) e mal che vada la parte finale si può evitare tagliando per i grandi alpeggi che si aprono dopo la Val Camossara.
Arriva il grande giorno.
E' un meraviglioso caldissimo sabato di ottobre. Sì, ottobre e sembra di essere a giugno. Ha già fatto la prima neve ma quel giorno si sale in maniche corte.
Sono sicuro al 100% che arriveremo in vetta... sicuro fino a quando, durante la salita in auto ai parcheggi di Bocchetta Campiglia mi giro e la vedo chiudere e coprirsi gli occhi per gli ultimi 3-4 km perché terrorizzata dagli strapiombi a bordo strada.
Che strapiombi? Anni che faccio quella strada e non avevo mai notato che in alcuni punti è priva di protezioni...
La mia granitica certezza di farcela, la scommessa in palio e l'idea delle birre offerte in rifugio fanno puff puff
Ma non lo dico, anzi, affermo e con una certa convinzione che quel tratto è l'unico che mette paura...
Si parte... 3 ore e qualcosa...
e penso che mai mi sono goduto un pranzo così.
complimenti Ale, come vedi i limiti si possono superare!
Mi torna alla mente un detto di Stefano de Benedetti (sciatore estremo):
"Non importa su che pendenze stai sciando...
Basta che sei al tuo limite.
Fondamentalmente provi le mie stesse emozioni."
Stefano De Benedetti
Questo è il pensiero di Ale (una parte) i like vanno a lei. Raramente ho letto un pezzo così bello sulle montagne di casa.
Buona lettura.
La Strada delle 52 Gallerie non a torto è stata definita un Capolavoro di ingegneria militare per la sua arditezza e per l’ingegnosità del suo progetto. Era necessario infatti creare un’alternativa alla Strada degli Scarubbi, carrozzabile, ma esposta al fuoco austriaco e soprattutto percorribile solo in estate. E percorrendola si capisce l’immenso lavoro che è costata e il duro sacrificio per realizzarla. Perché se per noi oggi è una piacevole escursione turistica un secolo fa era appunto ben altro.
Mentre si procede a fatica sugli irregolari gradoni delle gallerie resi scivolosi dall'umidità e dall'acqua che filtra in alcuni punti ci si domanda cos'era per i soldati percorrerla a fianco di un mulo carico di munizioni e cibo destinati ai soldati in attesa nelle trincee del Dente Italiano. Se si ha l’accortezza di fermarsi un attimo ad ascoltare si avvertono ancora ristagnare in questo buio l’urgenza per quei soldati di fare in fretta, ma anche la necessità di procedere cautamente affinché gli animali non si azzoppassero.
Paura, speranza, fame, sonno, freddo, ricordi, lettere da casa, preghiere, imprecazioni, canzoni sussurrate a mezza voce per farsi coraggio... quante cose si “sentono” in questo buio.
Oggi noi percorriamo questa Strada soprattutto in estate quando non c’è neve, ma i soldati lo facevano anche in inverno. E Fabio mi diceva che quello del ’17 fu in questa zona particolarmente freddo e carico di neve. A pensarci vengono i brividi e non di freddo.
Nel buio delle gallerie la guerra con il suo carico di morte è un pensiero fisso che accompagna costantemente i nostri passi, ma ogni volta appena usciamo all'esterno questo pensiero soccombe di fronte alla Bellezza che si apre davanti al nostro sguardo. Se nelle gallerie infatti eravamo costretti a stare con la testa china –sia per non urtare la roccia sia per vedere meglio il terreno accidentato– e il raggio del nostro sguardo non andava oltre qualche metro (anche nelle gallerie non buie) una volta all'aperto la testa recuperata la sua posizione d’orgoglio non sa dove prima volgere lo sguardo.
E se questo spesso si china è solo per ammirare meglio le guglie e i pinnacoli che si innalzano più in basso, e non certo per mestizia. Solo qualche ora prima quando avevo ammirato quelle stesse guglie e pinnacoli dal basso mi erano sembrati irraggiungibili, quasi appartenessero più al cielo che alla terra, ed ora mentre ne guardo la cima dall'alto, quasi fossi io adesso irraggiungibile per loro, provo un’emozione indescrivibile.
Lo sguardo spazia dai lontani profili delle cime delle Piccole Dolomiti a cui gli esperti “montanari” (compreso il mio Virgilio) non fanno fatica a dare i rispettivi nomi, ai più vicini pinnacoli, ai profondi vaj e alle appuntite ed elaborate guglie di roccia che nulla hanno da invidiare a quelle create dall'uomo per cattedrali e chiese. Se le gallerie con il loro buio e silenzio inducono alla riflessione, al ricordo e ammoniscono l’uomo dal commettere nuove simili tragedie, l’esterno è il trionfo della Bellezza e della vita.
Di fronte a tanta immensità anche il pensiero della guerra è costretto a fermarsi sul bordo delle gallerie e ad arretrare. Così almeno oggi.
La Strada delle 52 Gallerie andrebbe percorsa durante la settimana e in un periodo poco turistico per godersela al meglio. Io purtroppo l’ho fatta in un soleggiato sabato in cui mezzo mondo aveva avuto la stessa idea. L’affollamento e le troppe parole hanno tolto alla camminata una parte del suo fascino, non mi hanno permesso di fermarmi ad ascoltare il silenzio che qui più che altrove ha molto da dire. Chissà forse è un’ottima scusa per poterci tornare un giorno.
E di fronte a tanta bellezza persino le mie vertigini hanno fatto un passo indietro e mi hanno lasciato arrivare al Rifugio Papa punto d’arrivo della Strada (ok,è stato anche merito delle corde d’acciaio che nei punti più “vertiginosi”mi hanno salvato, ma dirlo toglie poesia all'impresa). E poiché i patti si rispettano mi è toccato pagare il pranzo a Fabio!
Mentre si procede a fatica sugli irregolari gradoni delle gallerie resi scivolosi dall'umidità e dall'acqua che filtra in alcuni punti ci si domanda cos'era per i soldati percorrerla a fianco di un mulo carico di munizioni e cibo destinati ai soldati in attesa nelle trincee del Dente Italiano. Se si ha l’accortezza di fermarsi un attimo ad ascoltare si avvertono ancora ristagnare in questo buio l’urgenza per quei soldati di fare in fretta, ma anche la necessità di procedere cautamente affinché gli animali non si azzoppassero.
Paura, speranza, fame, sonno, freddo, ricordi, lettere da casa, preghiere, imprecazioni, canzoni sussurrate a mezza voce per farsi coraggio... quante cose si “sentono” in questo buio.
Oggi noi percorriamo questa Strada soprattutto in estate quando non c’è neve, ma i soldati lo facevano anche in inverno. E Fabio mi diceva che quello del ’17 fu in questa zona particolarmente freddo e carico di neve. A pensarci vengono i brividi e non di freddo.
Nel buio delle gallerie la guerra con il suo carico di morte è un pensiero fisso che accompagna costantemente i nostri passi, ma ogni volta appena usciamo all'esterno questo pensiero soccombe di fronte alla Bellezza che si apre davanti al nostro sguardo. Se nelle gallerie infatti eravamo costretti a stare con la testa china –sia per non urtare la roccia sia per vedere meglio il terreno accidentato– e il raggio del nostro sguardo non andava oltre qualche metro (anche nelle gallerie non buie) una volta all'aperto la testa recuperata la sua posizione d’orgoglio non sa dove prima volgere lo sguardo.
E se questo spesso si china è solo per ammirare meglio le guglie e i pinnacoli che si innalzano più in basso, e non certo per mestizia. Solo qualche ora prima quando avevo ammirato quelle stesse guglie e pinnacoli dal basso mi erano sembrati irraggiungibili, quasi appartenessero più al cielo che alla terra, ed ora mentre ne guardo la cima dall'alto, quasi fossi io adesso irraggiungibile per loro, provo un’emozione indescrivibile.
Lo sguardo spazia dai lontani profili delle cime delle Piccole Dolomiti a cui gli esperti “montanari” (compreso il mio Virgilio) non fanno fatica a dare i rispettivi nomi, ai più vicini pinnacoli, ai profondi vaj e alle appuntite ed elaborate guglie di roccia che nulla hanno da invidiare a quelle create dall'uomo per cattedrali e chiese. Se le gallerie con il loro buio e silenzio inducono alla riflessione, al ricordo e ammoniscono l’uomo dal commettere nuove simili tragedie, l’esterno è il trionfo della Bellezza e della vita.
Di fronte a tanta immensità anche il pensiero della guerra è costretto a fermarsi sul bordo delle gallerie e ad arretrare. Così almeno oggi.
La Strada delle 52 Gallerie andrebbe percorsa durante la settimana e in un periodo poco turistico per godersela al meglio. Io purtroppo l’ho fatta in un soleggiato sabato in cui mezzo mondo aveva avuto la stessa idea. L’affollamento e le troppe parole hanno tolto alla camminata una parte del suo fascino, non mi hanno permesso di fermarmi ad ascoltare il silenzio che qui più che altrove ha molto da dire. Chissà forse è un’ottima scusa per poterci tornare un giorno.
E di fronte a tanta bellezza persino le mie vertigini hanno fatto un passo indietro e mi hanno lasciato arrivare al Rifugio Papa punto d’arrivo della Strada (ok,è stato anche merito delle corde d’acciaio che nei punti più “vertiginosi”mi hanno salvato, ma dirlo toglie poesia all'impresa). E poiché i patti si rispettano mi è toccato pagare il pranzo a Fabio!
Questo è il primo tratto di "riflessione". La frana di due anni fa aveva spazzato via il sentiero. Ma nessun problema, passato alla grande.
La famosa uscita.
Sempre wow le gallerie, peccato per la tanta gente.
Val Camossara
Yeahhh
Scemi in Pasubio
Il famoso e temuto tratto finale.
Fa più impressione nelle foto che dal vivo.
Non contenti dopo le birre ci spariamo anche i Denti e Cima Palon.
Colori bellissimi, pre-invernali.
La bellissima Val Sorapache.