Tooyalaket
/dev/rotfl
Mio zio, pur se agricoltore semi analfabeta, ha sempre avuto il pallino dell'elettronica e delle telecomunicazioni.
Quand'era militare, nel 1949, l'Italia era appena uscita sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale con le logiche ripercussioni sull'economia, la società, ecc.
Erano anni duri e un patito di elettronica (disciplina quanto mai embrionale all'epoca) era una mosca bianca, spesso denigrato quale perdi tempo che studiava sui libri al posto di portare al pascolo gli animali.
Logicamente non conoscete mio zio ma quelle accuse furono sempre ingiuste: non solo per il senso di cultura ma proprio per lo spirito di abnegazione al lavoro che ha sempre avuto, in famiglia oggi diciamo che ha lavorato come un cane ed è vero: classe 1929 ma lucido, curvo, con le ginocchia a pezzi.
Nel 1949, alpino, durante il tempo libero, non avendo i soldi per tornare a casa, prese una coppia di radio da spalla usate durante la Seconda Guerra Mondiale, erano rotte da qualche pallottola, una addirittura aveva l'imbottitura sporca di sangue, le avrebbero buttate.
Le aggiustò da autodidatta e dopo averle provate con successo sul campo (qualche centinaio di m) decise di modificarle potenziandole.
Un capitano lungimirante capì la passione e lo assecondò.
Dopo qualche mese di studio e lavoro il suo progetto andò in montagna per una sperimentazione in grande stile.
Fu un'impresa titanica: le radio nel frattempo erano diventate grandi da essere trasportate con un carretto, una delle 2 venne inviata in provincia di Modena, poi con fuori strada (cavalli/asini) e militari portata sopra al Monte Cimone dove fu rimontata per l'ora stabilita (12.00 di sabato 18 giugno 1949).
L'altra la tenne mio zio e s'inerpicarono fino a Punta Penia (ma ci sono dubbi che fosse Punta Rocca).
Lungo il percorso, sia alpino che appenninico, rimasero dei militari ad intervalli prestabiliti con radio che ripetevano i comandi del capitano e di mio zio fino a valle (Canazei) dove il comandante dei Carabinieri doveva telefonare alla caserma di non so quale paese ai piedi dell'appenino.
Lì si ripeteva il processo di rimbalzo delle informazioni tramite le radio fino alla punta del Cimone.
Contro ogni aspettativa, uno zappa terra, semi analfabeta, Razza Piave, cocciuto, spesso rude ma con un gran cuore, anarchico (non nel senso di Circolo del Ponte della Ghisolfa ma nel senso di avere difficoltà con le gerarchie se ingiuste) e cristiano cattolico fino al midollo riuscì nell'impresa di far comunicare 2 carabattole poste a 270 km di distanza.
Domani sono 70 anni, nessuno se lo fila e forse è giusto così perchè uno schivo come lui avrebbe mandato tutti a quel paese.
Io lo voglio celebrare tra noi, amanti della Marmolada, del Cimone e della montagna.
Ciao
Quand'era militare, nel 1949, l'Italia era appena uscita sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale con le logiche ripercussioni sull'economia, la società, ecc.
Erano anni duri e un patito di elettronica (disciplina quanto mai embrionale all'epoca) era una mosca bianca, spesso denigrato quale perdi tempo che studiava sui libri al posto di portare al pascolo gli animali.
Logicamente non conoscete mio zio ma quelle accuse furono sempre ingiuste: non solo per il senso di cultura ma proprio per lo spirito di abnegazione al lavoro che ha sempre avuto, in famiglia oggi diciamo che ha lavorato come un cane ed è vero: classe 1929 ma lucido, curvo, con le ginocchia a pezzi.
Nel 1949, alpino, durante il tempo libero, non avendo i soldi per tornare a casa, prese una coppia di radio da spalla usate durante la Seconda Guerra Mondiale, erano rotte da qualche pallottola, una addirittura aveva l'imbottitura sporca di sangue, le avrebbero buttate.
Le aggiustò da autodidatta e dopo averle provate con successo sul campo (qualche centinaio di m) decise di modificarle potenziandole.
Un capitano lungimirante capì la passione e lo assecondò.
Dopo qualche mese di studio e lavoro il suo progetto andò in montagna per una sperimentazione in grande stile.
Fu un'impresa titanica: le radio nel frattempo erano diventate grandi da essere trasportate con un carretto, una delle 2 venne inviata in provincia di Modena, poi con fuori strada (cavalli/asini) e militari portata sopra al Monte Cimone dove fu rimontata per l'ora stabilita (12.00 di sabato 18 giugno 1949).
L'altra la tenne mio zio e s'inerpicarono fino a Punta Penia (ma ci sono dubbi che fosse Punta Rocca).
Lungo il percorso, sia alpino che appenninico, rimasero dei militari ad intervalli prestabiliti con radio che ripetevano i comandi del capitano e di mio zio fino a valle (Canazei) dove il comandante dei Carabinieri doveva telefonare alla caserma di non so quale paese ai piedi dell'appenino.
Lì si ripeteva il processo di rimbalzo delle informazioni tramite le radio fino alla punta del Cimone.
Contro ogni aspettativa, uno zappa terra, semi analfabeta, Razza Piave, cocciuto, spesso rude ma con un gran cuore, anarchico (non nel senso di Circolo del Ponte della Ghisolfa ma nel senso di avere difficoltà con le gerarchie se ingiuste) e cristiano cattolico fino al midollo riuscì nell'impresa di far comunicare 2 carabattole poste a 270 km di distanza.
Domani sono 70 anni, nessuno se lo fila e forse è giusto così perchè uno schivo come lui avrebbe mandato tutti a quel paese.
Io lo voglio celebrare tra noi, amanti della Marmolada, del Cimone e della montagna.
Ciao