Il monte Caradhras è quello che respinge con tempesta di neve e caduta massi la compagnia dell’anello che stava tentando di passare di li.
Il mio Caradhras personale è il canale N dei Bureloni. La storia di questo canale è per me lunga e ancora non conclusa. L’ho visto dal vivo la prima volta salendo la val Venegia, direzione Mulaz. Quel giorno non pensavo ci avrei mai messo gli sci sopra.
Dopo qualche tempo proviamo a risalirlo dal basso, ma a meno di metà una scarica superficiale causata da chi aveva fatto il giro dalle Farangole per la vetta dei Bureloni ci fa desistere.
Passa altro tempo e ci riprovo, sempre risalendo il canale, arrivati alla base dello scivolo d’ingresso, molto ripido e con neve inconsistente, ci fermiamo e scendiamo. Peccato che alla prima curva mi si rompa l’attacco. Son qui che scrivo quindi tutto bene, ma alla fine lo derapo tutto, quindi per me la questione resta aperta.
Grazie a questo pazzo maggio 2019 mi dico, perché no? Cerco un compagno, ma di martedì i più sono schiavi della regola tempo = danaro e/o non ritengono appetibile la proposta. Ok ci provo da solo, che sarà mai dopo una stagione a sciare in compagnia se torno a farmi un giretto da solo? Una volta lo facevo più spesso, specie nei monti di casa, ma adesso ho rallentato. Che poi se vado da solo a che mi serve l’artva? Mah, nel dubbio lo porto, come anche pala e sonda.
Temperature di un caldo febbraio di una volta, -6 dalla macchina, inizio a pellare con 3 strati addosso.
Nei pressi della Segantini devo fermarmi :
Solitudine quasi totale, incrocio la prima persona dopo essere sceso dalla Segantini ed aver superato quasi indenne (tranne un paio di facciate sulla neve) la crosta non portante che mi ricorda che io non so sciare. Siccome non sono proprio i miei posti non mi sento del tutto a mio agio e quando intravedo una sagoma più avanti spero che salga il canale con me, ma ahimè gira verso il Mulaz e poi scende verso Falcade, anche li secondo me c’era bella neve.
Poco male, non ho sponsor cui rendere conto e mi dico, finché mi va salgo, quando il gioco si fa troppo duro per me scendo.
Dentro il canale le condizioni di neve sono superlative, anche troppo, la neve è quella che si vorrebbe trovare per la discesa, farinosa e fonda, che se cadi ti fermi. La progressione è lenta, le inversioni sul ripido vengono via bene, e le faccio strette perché voglio sciarlo intonso il più possibile.
Queste due foto le metto perchè il capo mi ha tenuto al telefono qui per una decina di minuti... non sapeva dov'ero...
Però sono inquieto, nessuno in giro, se finisco sotto chi avvisa i soccorsi? Per cui guardo avanti non solo per vedere dove vado, ma soprattutto per anticipare l’eventuale colata/slavina dall’alto. Dove sono io non ho segnali di manto poco stabile, ma sopra? Effettivamente quando il sole scalda scendono un paio di innocue colate, ma mi sento fragile fragile. Nessun sasso che cade nel canale, le temperature non sono salite troppo.
Dove la pendenza sale un pochettino (o dove mi stanco di fare inversioni? sono più a mio agio sul ripido a piedi) spallo gli sci, ma arrivo fino a 2575 e non riesco a progredire, troppa neve, cioè non riesco proprio a salire, continuo a camminare restando fermo, i piedi non trovano appoggio.
OK intanto il sole entra nel canale e mi dico “male che vada scendo fino a dove la neve è bella e poi risalgo sin qui, ma che roba è sciare qui dentro col sole? ”.
Scendo e dalla prima curva sparisce il senso di oppressione che mi dava il canale e subentra il sorriso a 64 denti. Non so dove avessi il peso, non so se spezzavo, so che tutta sta fatica la faccio per queste 4 curve.
Arrivato giù ripello e mi dico “hei e se provassi a fottermene di sciarlo intonso e a salire più su con gli sci?” In effetti la cosa funziona fino ad appena sotto il ginocchio-strettoia di metà,
poco prima della quale mi ritocca spalleggiare, supero il ginocchio e poco sopra a 2700 m trovo ancora San Fermo, per troppa neve. Provo a salire con gli sci ma non riesco, mi sa che avevo finito le energie mentali, oltre al fatto che mi ero dato un tempo massimo.
mancava proprio poco:
Mi preparo e scendo. Altra discesa da sorriso a 64 denti. Ma l’ho sciato solo per ¾. Quindi il mio monte Caradhras mi ha nuovamente respinto.
Non è la prima volta che mi muovo da solo, ma stavolta, sarà l’età? forse sto maturando, l’ho sentita proprio. Rientro ripellando verso Baita Segantini, ormai rilassato tra il rumore delle scariche, il sole di maggio scalda, ma ormai io sono fuori pericolo.
Il mio Caradhras personale è il canale N dei Bureloni. La storia di questo canale è per me lunga e ancora non conclusa. L’ho visto dal vivo la prima volta salendo la val Venegia, direzione Mulaz. Quel giorno non pensavo ci avrei mai messo gli sci sopra.
Dopo qualche tempo proviamo a risalirlo dal basso, ma a meno di metà una scarica superficiale causata da chi aveva fatto il giro dalle Farangole per la vetta dei Bureloni ci fa desistere.
Passa altro tempo e ci riprovo, sempre risalendo il canale, arrivati alla base dello scivolo d’ingresso, molto ripido e con neve inconsistente, ci fermiamo e scendiamo. Peccato che alla prima curva mi si rompa l’attacco. Son qui che scrivo quindi tutto bene, ma alla fine lo derapo tutto, quindi per me la questione resta aperta.
Grazie a questo pazzo maggio 2019 mi dico, perché no? Cerco un compagno, ma di martedì i più sono schiavi della regola tempo = danaro e/o non ritengono appetibile la proposta. Ok ci provo da solo, che sarà mai dopo una stagione a sciare in compagnia se torno a farmi un giretto da solo? Una volta lo facevo più spesso, specie nei monti di casa, ma adesso ho rallentato. Che poi se vado da solo a che mi serve l’artva? Mah, nel dubbio lo porto, come anche pala e sonda.
Temperature di un caldo febbraio di una volta, -6 dalla macchina, inizio a pellare con 3 strati addosso.
Nei pressi della Segantini devo fermarmi :
Solitudine quasi totale, incrocio la prima persona dopo essere sceso dalla Segantini ed aver superato quasi indenne (tranne un paio di facciate sulla neve) la crosta non portante che mi ricorda che io non so sciare. Siccome non sono proprio i miei posti non mi sento del tutto a mio agio e quando intravedo una sagoma più avanti spero che salga il canale con me, ma ahimè gira verso il Mulaz e poi scende verso Falcade, anche li secondo me c’era bella neve.
Poco male, non ho sponsor cui rendere conto e mi dico, finché mi va salgo, quando il gioco si fa troppo duro per me scendo.
Dentro il canale le condizioni di neve sono superlative, anche troppo, la neve è quella che si vorrebbe trovare per la discesa, farinosa e fonda, che se cadi ti fermi. La progressione è lenta, le inversioni sul ripido vengono via bene, e le faccio strette perché voglio sciarlo intonso il più possibile.
Queste due foto le metto perchè il capo mi ha tenuto al telefono qui per una decina di minuti... non sapeva dov'ero...
Però sono inquieto, nessuno in giro, se finisco sotto chi avvisa i soccorsi? Per cui guardo avanti non solo per vedere dove vado, ma soprattutto per anticipare l’eventuale colata/slavina dall’alto. Dove sono io non ho segnali di manto poco stabile, ma sopra? Effettivamente quando il sole scalda scendono un paio di innocue colate, ma mi sento fragile fragile. Nessun sasso che cade nel canale, le temperature non sono salite troppo.
Dove la pendenza sale un pochettino (o dove mi stanco di fare inversioni? sono più a mio agio sul ripido a piedi) spallo gli sci, ma arrivo fino a 2575 e non riesco a progredire, troppa neve, cioè non riesco proprio a salire, continuo a camminare restando fermo, i piedi non trovano appoggio.
OK intanto il sole entra nel canale e mi dico “male che vada scendo fino a dove la neve è bella e poi risalgo sin qui, ma che roba è sciare qui dentro col sole? ”.
Scendo e dalla prima curva sparisce il senso di oppressione che mi dava il canale e subentra il sorriso a 64 denti. Non so dove avessi il peso, non so se spezzavo, so che tutta sta fatica la faccio per queste 4 curve.
Arrivato giù ripello e mi dico “hei e se provassi a fottermene di sciarlo intonso e a salire più su con gli sci?” In effetti la cosa funziona fino ad appena sotto il ginocchio-strettoia di metà,
poco prima della quale mi ritocca spalleggiare, supero il ginocchio e poco sopra a 2700 m trovo ancora San Fermo, per troppa neve. Provo a salire con gli sci ma non riesco, mi sa che avevo finito le energie mentali, oltre al fatto che mi ero dato un tempo massimo.
mancava proprio poco:
Mi preparo e scendo. Altra discesa da sorriso a 64 denti. Ma l’ho sciato solo per ¾. Quindi il mio monte Caradhras mi ha nuovamente respinto.
Non è la prima volta che mi muovo da solo, ma stavolta, sarà l’età? forse sto maturando, l’ho sentita proprio. Rientro ripellando verso Baita Segantini, ormai rilassato tra il rumore delle scariche, il sole di maggio scalda, ma ormai io sono fuori pericolo.
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