Edo
???
Buon pomeriggio,
Questa fotocronaca riguarda il principale comprensorio sciistico dei monti Carpazi e si trova in Slovacchia. In particolare, si trova sui monti Tatra che, dei Carpazi, catena montuosa disposta ad arco che, come le Alpi ha un'estensione lineare di oltre mille chilometri e spazia dalla Polonia alla Romania, ne rappresentano la porzione dove le alture raggiungono l'elevazione maggiore, in particolare fino ai 2655 metri del Gerlachovský štít. Solo che questa montagna si trova sugli Alti Tatra, situati poco più a nord ma dall'altra parte della valle e che sono caratterizzati da un ambiente di alta montagna a differenza dei Bassi Tatra, che si trovano più a sud e che presentano una minor altitudine nonché montagne dalle forme più dolci.
E' qua che si trova Jasná. In realtà questo è il nome del comprensorio sciistico e non fa riferimento ad alcun centro abitato storico, sicché alla base degli impianti sono presenti solamente alberghi ed attività legate al mondo dello sci, che è composto da circa una quindicina di impianti moderni che servono cinquanta dichiarati chilometri di piste che si snodano su due versanti, settentrionale e meridionale del monte Chopok, la cui altitudine è di circa 2000 metri.
Lo sciatore di passaggio o chi vuole spendere meno può alloggiare a Liptovský Mikuláš, la cittadina in fondovalle (anche se non è una definizione corretta sicché Jasná non è una località con un centro abitato situato in altitudine) e raggiungere gli impianti con una strada quasi pianeggiante. E' altresì possibile recarsi alla partenza degli impianti del versante sud in automobile ma la strada passa da tutt'altra parte e per chi si reca a scopo turistico è senza dubbio meglio partire dal versante nord, quello principale e vicino appunto alla succitata cittadina dove si trovano più attività per passare il tempo quando uno ha finito di sciare.
A Jasná si scia da tanti anni ma solamente da un decennio il comprensorio è entrato nell'età moderna grazie alla costruzione di parecchi impianti di risalita nuovi (che oramai rappresentano quasi la totalità), prima la maggior parte di essi erano stati costruiti da Tatra-Poma: "nel 1975, l'allora governo cecoslovacco firmò un accordo di licenza esclusiva con il produttore francese Poma. La società iserasca fornì formazione e strutture di monitoraggio tecnico e gli impianti saranno tutti costruiti dalla società locale TPMP Kežmarok e commercializzati con il marchio Tatrapoma" (da remontees-mecaniques.net). Adesso un moderno funitel permette il collegamento tra i due versanti ed una moderna telecabina sale dall'altra parte; fino a qualche anno fa solamente degli skilift alla francese permettevano di spostarsi tra i due versanti. Probabilmente anche gran parte delle strutture moderne del comprensorio, che non hanno nulla da invidiare a quelle che si trovano sulle nostre Alpi, sono di costruzione piuttosto recente.
Ora, sicché come al solito non so più cosa scrivere (e non voglio continuare con questa descrizioni da libro di testo che si possono trovare tranquillamente online) passerò alle fotografie. Per eventuali domande specifiche sul livello tecnico delle piste è meglio chiedere al nostro missouri nazionale, che ha visitato questo comprensorio sciistico un paio di mesi fa e saprà sicuramente rispondere meglio di me...
Da Liptovský Mikuláš al primo parcheggio vicino agli impianti saranno una decina di chilometri di strada pianeggiante:
Non oso immaginare però il casino che dev'esserci qui in alta stagione se parecchi chilometri a valle è predisposto un parcheggio con servizio di skibus per gli impianti, qualora i piazzali a monte fossero tutti pieni:
Strada e prima vista delle piste. Già si vede il monte Chopok con la sommità del comprensorio:
Io parcheggio nel primo piazzale che incontro, quello situato alla partenza della seggiovia B8 (gli impianti hanno anche dei nomi ma sono un po' complicati da riportare e preferisco farlo solo con le sigle) e prendo la simpatica seggiovia con le cupole blu (che in realtà hanno un bel colpo d'occhio ma sono pessime perché permettono di vedere poco abbassate):
La seggiovia, abbastanza lunga è affiancata da una pista facile. La provo perché questa sera come ultima pista avrà la neve molto rovinata. Dunque, pista 5 + 14:
Seconda risalita con la seggiovia blu:
Mi sposto adesso, con la pista numero 11 alla seggiovia B1:
E risalgo con essa:
Una volta arrivato in vetta prendo anche la successiva seggiovia, una vecchia biposto (Tatra)Poma. Questo impianto, che in Francia avrebbe l'aspetto decrepito di un rottame traballante sul quale solo i più impavidi desidererebbero farci un giro a cuor leggero, è invece molto gradevole perché, probabilmente in sede di revisione ha subito degli interventi di manutenzione e di riverniciatura, oltreché la sostituzione dei seggiolini che sono comodi come quelli di un impianto contemporaneo. Ciò premesso, a mio avviso spesso basterebbe un po' di impegno per rendere gradevole a poco prezzo anche ciò che è in là con gli anni. Dalle mie parti capita invece il contrario e ciò fa sì che questi impianti, oramai sempre più rari, più che come qualcosa di archeologico da preservare e sui quale è piacevole e "sempre più esotico" salire, siano visti come dei brutti manufatti dei quali non si vede l'ora che ne avvenga la sostituzione.
Comunque, seggiovia (non ancora) archeologica B7:
Prima di andare sull'altro versante (che in realtà in questa stagione sarebbe da preferire al mattino per via dell'esposizione plein sud) decido di percorrere ancora le piste più basse di questo versante nord. Quindi, pista 11a + pista 2a+2b:
Quando non ci si può permettere l'agganciamento automatico ma si vuole fare lo stesso bella figura...:
Proseguo con la pista 13 fino alla telecabina A3:
Una telecabina costruita qualche anno fa in sostituzione ad una vecchia telecabina a quattro posti, le famose (in Francia) "uova", sempre del costruttore Tatra-Poma. Curioso il fatto che questo impianto, un po' isolato dal resto del comprensorio, una volta era stato pensato per avere anche un secondo tronco fino in cima alla montagna e che permettesse di collegarsi con l'altro versante. La seconda parte della linea non è però mai stata costruita e quindi l'impianto è diventato ad uso di due piste solamente. Per chi volesse saperne di più...
Anche in questo caso le cabine con i vetri arancioni sono appariscenti ma pessime per chi adora contemplare il panorama durante la risalita:
In cima è presente un téléski chiuso. Ho letto che apre solamente se c'è tanta tanta neve per via del fondo sassoso delle piste ma a me sembrava avere piuttosto l'aria di un impianto abbandonato... peccato. Inoltre non è nemmeno più riportato sulla skimap, fatto che confermerebbe il mio triste dubbio:
Discesa con la pista 10 + 10b:
E, dopo un altro giro con la telecabina, con la pista 10a raggiungo la seggiovia B5:
Risalita con la seggiovia B5:
Adesso è il momento di una sosta in un interessantissimo rifugio.
Prima ho scritto che, precedentemente agli impianti moderni dell'era 2.0 si risalivano queste montagne con dei vecchi impianti di concezione francese. E ciò è vero ma non avevo specificato che ancor prima, costruite nei primi anni 50, erano delle seggiovie archeologiche di concezione svizzera, costruite anch'esse da un'impresa cecoslovacca sotto licenza Von Roll a risalire questa montagna da entrambi in versanti. In (probabilmente) quattro tronconi, due per ogni versante, era percorribile il collegamento valle-monte-valle. Le stazioni di partenza ed arrivo esistono ancora adesso, due di esse sono state trasformate in rifugi ma è proprio il Von Roll Restaurant a presentare un interesse particolare per l'appassionato perché all'interno di esso sono state mantenute tutte le strutture meccaniche presenti all'interno della stazione di partenza:
E' ora venuto il momento di andare a prendere il funitel per raggiungere l'altro versante:
In vetta al comprensorio si trova una struttura in stile svizzero o austriaco, con un ristorante, un negozio di souvenir, una terrazza panoramica e robe del genere. La vista, seppur l'altitudine della montagna è modesta, è molto bella perché spazia a trecentosessanta gradi senza ostacoli:
Da qua una serie di piste nere e rosse permettono di scendere per quasi mille metri di dislivello alla partenza degli impianti del settore meridionale. Purtroppo la neve in questa stagione è molto rovinata, però vale comunque la pena provare anche l'altra parte del comprensorio.
Per iniziare percorro la blu 34 c più le rosse 35 e 33:
Un ingrandimento sulla base delle piste del versante sud, che raggiungerò a breve:
E un po' di fuoripista nella parte più a destra della montagna (guardando a valle) dove si possono notare i vecchi skilift, oramai non più in funzione che risalivano questo versante fino a qualche anno fa:
Continuazione:
Questa (la parte alta) sarebbe la pista 33a, che io non ho percorso:
Questa è invece la pista rossa 33, che scende in fondovalle:
Sull'altro versante, due piste rosse che percorrerò dopo:
E la partenza della recente telecabina che riporta in cima al monte Chopok:
Una volta quaggiù non si può dunque che prendere il primo tratto della telecabina:
Ma l'esplorazione del comprensorio non può dirsi terminata senza aver percorso anche le piste che raggiungono gli impianti che, prima della telecabina, permettevano l'ascesa meccanizzata alla montagna in questione:
Quindi, pista 31:
Pista 31a:
Risalita con il particolare skilift "civile" con curva C9:
E risalita con la seggiovia Tatra-Poma B6:
All'arrivo di essa, siamo in località Kosodrevina, lo sciatore amante degli impianti a fune a trecentosessanta gradi non può che gioire alla vista di una delle stazioni di partenza delle vecchie seggiovie del secolo scorso menzionate in precedenza, che è stata anch'essa non solo conservata come avevo scritto - e con essa le strutture meccaniche presenti all'interno - ma bensì trasformata addirittura in un museo:
E' giunto oramai il momento di ritornare sul settore di partenza:
Non prima di aver percorso la pista non battuta numero 32:
Una volta riguadagnati per l'ennesima volta i duemila e qualche metro del monte Chopok, si è oramai fatto tardi ed è quasi ora di ritornare dove sono partito. Non prima però di occupare il poco tempo rimasto per provare una delle piste che non avevo percorso in precedenza, e cioè la nera numero 7, che diparte ad un bivio con la pista numero 1c + 1b, quella proprio sotto il funitel la quale è obbligatoria da percorrere per collegarsi con le altre piste del versante settentrionale:
Un'ultima ed ulteriore risalita in vetta:
Ed è venuto il momento di ritornare alla base:
Questo particolare panorama è dovuto al fatto che, a più riprese, con un evento calamitoso nel 2004 seguito da un altro molto violento nel 2014 ha distrutto la maggior parte degli alberi dei monti Tatra. La zona più violentemente colpita dalla tempesta di vento è stata la parte "alta" di questa catena montuosa, quella situata qualche chilometro più a nord, dove il paesaggio è stato modificato in modo sostanziale così come è successo lo scorso autunno, ahimè, in alcune zone delle nostre amate montagne. Ho letto che il recupero boschivo procede molto a rilento, per via anche di parassiti che attaccano le nuove piante e soprattutto per il fatto che queste montagne sono già di per se molto ventose. La scelta del funitel non è probabilmente casuale così quella dei vecchi skilift per risalire questi pendii:
La giorna sciistica è oramai finita. A questo punto è venuto il momento di fare una passeggiata per rilassarsi a Liptovský Mikuláš, prima di mettersi in viaggio per la prossima destinazione:
Paesino che riserva anch'esso un'ulteriore e bella sorpresa per l'appassionato:
L'ultimo saluto alle piste:
Gli Alti Tatra, sulla sinistra:
Per il momento è tutto, fine del réportage.
:skiciao:
Questa fotocronaca riguarda il principale comprensorio sciistico dei monti Carpazi e si trova in Slovacchia. In particolare, si trova sui monti Tatra che, dei Carpazi, catena montuosa disposta ad arco che, come le Alpi ha un'estensione lineare di oltre mille chilometri e spazia dalla Polonia alla Romania, ne rappresentano la porzione dove le alture raggiungono l'elevazione maggiore, in particolare fino ai 2655 metri del Gerlachovský štít. Solo che questa montagna si trova sugli Alti Tatra, situati poco più a nord ma dall'altra parte della valle e che sono caratterizzati da un ambiente di alta montagna a differenza dei Bassi Tatra, che si trovano più a sud e che presentano una minor altitudine nonché montagne dalle forme più dolci.
E' qua che si trova Jasná. In realtà questo è il nome del comprensorio sciistico e non fa riferimento ad alcun centro abitato storico, sicché alla base degli impianti sono presenti solamente alberghi ed attività legate al mondo dello sci, che è composto da circa una quindicina di impianti moderni che servono cinquanta dichiarati chilometri di piste che si snodano su due versanti, settentrionale e meridionale del monte Chopok, la cui altitudine è di circa 2000 metri.
Lo sciatore di passaggio o chi vuole spendere meno può alloggiare a Liptovský Mikuláš, la cittadina in fondovalle (anche se non è una definizione corretta sicché Jasná non è una località con un centro abitato situato in altitudine) e raggiungere gli impianti con una strada quasi pianeggiante. E' altresì possibile recarsi alla partenza degli impianti del versante sud in automobile ma la strada passa da tutt'altra parte e per chi si reca a scopo turistico è senza dubbio meglio partire dal versante nord, quello principale e vicino appunto alla succitata cittadina dove si trovano più attività per passare il tempo quando uno ha finito di sciare.
A Jasná si scia da tanti anni ma solamente da un decennio il comprensorio è entrato nell'età moderna grazie alla costruzione di parecchi impianti di risalita nuovi (che oramai rappresentano quasi la totalità), prima la maggior parte di essi erano stati costruiti da Tatra-Poma: "nel 1975, l'allora governo cecoslovacco firmò un accordo di licenza esclusiva con il produttore francese Poma. La società iserasca fornì formazione e strutture di monitoraggio tecnico e gli impianti saranno tutti costruiti dalla società locale TPMP Kežmarok e commercializzati con il marchio Tatrapoma" (da remontees-mecaniques.net). Adesso un moderno funitel permette il collegamento tra i due versanti ed una moderna telecabina sale dall'altra parte; fino a qualche anno fa solamente degli skilift alla francese permettevano di spostarsi tra i due versanti. Probabilmente anche gran parte delle strutture moderne del comprensorio, che non hanno nulla da invidiare a quelle che si trovano sulle nostre Alpi, sono di costruzione piuttosto recente.
Ora, sicché come al solito non so più cosa scrivere (e non voglio continuare con questa descrizioni da libro di testo che si possono trovare tranquillamente online) passerò alle fotografie. Per eventuali domande specifiche sul livello tecnico delle piste è meglio chiedere al nostro missouri nazionale, che ha visitato questo comprensorio sciistico un paio di mesi fa e saprà sicuramente rispondere meglio di me...
Da Liptovský Mikuláš al primo parcheggio vicino agli impianti saranno una decina di chilometri di strada pianeggiante:
Non oso immaginare però il casino che dev'esserci qui in alta stagione se parecchi chilometri a valle è predisposto un parcheggio con servizio di skibus per gli impianti, qualora i piazzali a monte fossero tutti pieni:
Strada e prima vista delle piste. Già si vede il monte Chopok con la sommità del comprensorio:
Io parcheggio nel primo piazzale che incontro, quello situato alla partenza della seggiovia B8 (gli impianti hanno anche dei nomi ma sono un po' complicati da riportare e preferisco farlo solo con le sigle) e prendo la simpatica seggiovia con le cupole blu (che in realtà hanno un bel colpo d'occhio ma sono pessime perché permettono di vedere poco abbassate):
La seggiovia, abbastanza lunga è affiancata da una pista facile. La provo perché questa sera come ultima pista avrà la neve molto rovinata. Dunque, pista 5 + 14:
Seconda risalita con la seggiovia blu:
Mi sposto adesso, con la pista numero 11 alla seggiovia B1:
E risalgo con essa:
Una volta arrivato in vetta prendo anche la successiva seggiovia, una vecchia biposto (Tatra)Poma. Questo impianto, che in Francia avrebbe l'aspetto decrepito di un rottame traballante sul quale solo i più impavidi desidererebbero farci un giro a cuor leggero, è invece molto gradevole perché, probabilmente in sede di revisione ha subito degli interventi di manutenzione e di riverniciatura, oltreché la sostituzione dei seggiolini che sono comodi come quelli di un impianto contemporaneo. Ciò premesso, a mio avviso spesso basterebbe un po' di impegno per rendere gradevole a poco prezzo anche ciò che è in là con gli anni. Dalle mie parti capita invece il contrario e ciò fa sì che questi impianti, oramai sempre più rari, più che come qualcosa di archeologico da preservare e sui quale è piacevole e "sempre più esotico" salire, siano visti come dei brutti manufatti dei quali non si vede l'ora che ne avvenga la sostituzione.
Comunque, seggiovia (non ancora) archeologica B7:
Prima di andare sull'altro versante (che in realtà in questa stagione sarebbe da preferire al mattino per via dell'esposizione plein sud) decido di percorrere ancora le piste più basse di questo versante nord. Quindi, pista 11a + pista 2a+2b:
Quando non ci si può permettere l'agganciamento automatico ma si vuole fare lo stesso bella figura...:
Proseguo con la pista 13 fino alla telecabina A3:
Una telecabina costruita qualche anno fa in sostituzione ad una vecchia telecabina a quattro posti, le famose (in Francia) "uova", sempre del costruttore Tatra-Poma. Curioso il fatto che questo impianto, un po' isolato dal resto del comprensorio, una volta era stato pensato per avere anche un secondo tronco fino in cima alla montagna e che permettesse di collegarsi con l'altro versante. La seconda parte della linea non è però mai stata costruita e quindi l'impianto è diventato ad uso di due piste solamente. Per chi volesse saperne di più...
Anche in questo caso le cabine con i vetri arancioni sono appariscenti ma pessime per chi adora contemplare il panorama durante la risalita:
In cima è presente un téléski chiuso. Ho letto che apre solamente se c'è tanta tanta neve per via del fondo sassoso delle piste ma a me sembrava avere piuttosto l'aria di un impianto abbandonato... peccato. Inoltre non è nemmeno più riportato sulla skimap, fatto che confermerebbe il mio triste dubbio:
Discesa con la pista 10 + 10b:
E, dopo un altro giro con la telecabina, con la pista 10a raggiungo la seggiovia B5:
Risalita con la seggiovia B5:
Adesso è il momento di una sosta in un interessantissimo rifugio.
Prima ho scritto che, precedentemente agli impianti moderni dell'era 2.0 si risalivano queste montagne con dei vecchi impianti di concezione francese. E ciò è vero ma non avevo specificato che ancor prima, costruite nei primi anni 50, erano delle seggiovie archeologiche di concezione svizzera, costruite anch'esse da un'impresa cecoslovacca sotto licenza Von Roll a risalire questa montagna da entrambi in versanti. In (probabilmente) quattro tronconi, due per ogni versante, era percorribile il collegamento valle-monte-valle. Le stazioni di partenza ed arrivo esistono ancora adesso, due di esse sono state trasformate in rifugi ma è proprio il Von Roll Restaurant a presentare un interesse particolare per l'appassionato perché all'interno di esso sono state mantenute tutte le strutture meccaniche presenti all'interno della stazione di partenza:
E' ora venuto il momento di andare a prendere il funitel per raggiungere l'altro versante:
In vetta al comprensorio si trova una struttura in stile svizzero o austriaco, con un ristorante, un negozio di souvenir, una terrazza panoramica e robe del genere. La vista, seppur l'altitudine della montagna è modesta, è molto bella perché spazia a trecentosessanta gradi senza ostacoli:
Da qua una serie di piste nere e rosse permettono di scendere per quasi mille metri di dislivello alla partenza degli impianti del settore meridionale. Purtroppo la neve in questa stagione è molto rovinata, però vale comunque la pena provare anche l'altra parte del comprensorio.
Per iniziare percorro la blu 34 c più le rosse 35 e 33:
Un ingrandimento sulla base delle piste del versante sud, che raggiungerò a breve:
E un po' di fuoripista nella parte più a destra della montagna (guardando a valle) dove si possono notare i vecchi skilift, oramai non più in funzione che risalivano questo versante fino a qualche anno fa:
Continuazione:
Questa (la parte alta) sarebbe la pista 33a, che io non ho percorso:
Questa è invece la pista rossa 33, che scende in fondovalle:
Sull'altro versante, due piste rosse che percorrerò dopo:
E la partenza della recente telecabina che riporta in cima al monte Chopok:
Una volta quaggiù non si può dunque che prendere il primo tratto della telecabina:
Ma l'esplorazione del comprensorio non può dirsi terminata senza aver percorso anche le piste che raggiungono gli impianti che, prima della telecabina, permettevano l'ascesa meccanizzata alla montagna in questione:
Quindi, pista 31:
Pista 31a:
Risalita con il particolare skilift "civile" con curva C9:
E risalita con la seggiovia Tatra-Poma B6:
All'arrivo di essa, siamo in località Kosodrevina, lo sciatore amante degli impianti a fune a trecentosessanta gradi non può che gioire alla vista di una delle stazioni di partenza delle vecchie seggiovie del secolo scorso menzionate in precedenza, che è stata anch'essa non solo conservata come avevo scritto - e con essa le strutture meccaniche presenti all'interno - ma bensì trasformata addirittura in un museo:
E' giunto oramai il momento di ritornare sul settore di partenza:
Non prima di aver percorso la pista non battuta numero 32:
Una volta riguadagnati per l'ennesima volta i duemila e qualche metro del monte Chopok, si è oramai fatto tardi ed è quasi ora di ritornare dove sono partito. Non prima però di occupare il poco tempo rimasto per provare una delle piste che non avevo percorso in precedenza, e cioè la nera numero 7, che diparte ad un bivio con la pista numero 1c + 1b, quella proprio sotto il funitel la quale è obbligatoria da percorrere per collegarsi con le altre piste del versante settentrionale:
Un'ultima ed ulteriore risalita in vetta:
Ed è venuto il momento di ritornare alla base:
Questo particolare panorama è dovuto al fatto che, a più riprese, con un evento calamitoso nel 2004 seguito da un altro molto violento nel 2014 ha distrutto la maggior parte degli alberi dei monti Tatra. La zona più violentemente colpita dalla tempesta di vento è stata la parte "alta" di questa catena montuosa, quella situata qualche chilometro più a nord, dove il paesaggio è stato modificato in modo sostanziale così come è successo lo scorso autunno, ahimè, in alcune zone delle nostre amate montagne. Ho letto che il recupero boschivo procede molto a rilento, per via anche di parassiti che attaccano le nuove piante e soprattutto per il fatto che queste montagne sono già di per se molto ventose. La scelta del funitel non è probabilmente casuale così quella dei vecchi skilift per risalire questi pendii:
La giorna sciistica è oramai finita. A questo punto è venuto il momento di fare una passeggiata per rilassarsi a Liptovský Mikuláš, prima di mettersi in viaggio per la prossima destinazione:
Paesino che riserva anch'esso un'ulteriore e bella sorpresa per l'appassionato:
L'ultimo saluto alle piste:
Gli Alti Tatra, sulla sinistra:
Per il momento è tutto, fine del réportage.
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