Con gli sci (o quasi) nella selvaggia val di Lares, 16 - 3 - 2019

AskY

Sci_cane
La val di Lares è una laterale della val di Genova, il profondo solco che separa Adamello e Presanella e rappresenta la via d'accesso naturale dal Trentino verso il cuore del gruppo. Presa d'assalto dai turisti in estate, in inverno cambia aspetto: la strada che la risale è chiusa al traffico pochi km sopra Carisolo, e di fatto ci passano solo le motoslitte dei rifugisti (quando sono aperti, in primavera) e qualche raro escursionista. A livello scialpinistico, non è molto attraente per via delle lunghe distanze; se poi dalla valle principale ci si sposta in quelle laterali, allora si ha la garanzia quasi assoluta di non incontrare anima viva. Trovo utile pubblicare una piccola relazione siccome in rete non si trova quasi nulla su questi percorsi in veste invernale (e forse c'è un motivo)HIHIHI

La mia intenzione sabato era di andare a fare la classica vedretta Pisgana con gli impianti, e forse sarebbe stata la scelta migliore… ma non trovando soci, opto per un giro dal gusto più escursionistico/esplorativo. Sapevo che ci sarebbe stato da ravanare, ma non immaginavo così tanto :PAAU

Dopo numerosi tentativi a vuoto, riesco a caricare la bicicletta dentro la Panda: mi creo il film che la strada sia sgombra dalla neve, quindi potrei levarmi con la bici e gli sci in spalla il tratto di 5/6 km fino all'imbocco della val di Lares. In effetti sui versanti a sud la neve inizia sopra i 2000 e su quelli a nord non prima dei 1500, ma sul fondovalle (a 1000 metri circa) ristagna l'aria fredda e la neve c'è! Arrivo fino alla sbarra in macchina, e per giustificare 200 km con la bicicletta nel baule provo comunque a risalire un pezzo di strada - che di fatto si presenta come una pista battuta - ma poco dopo la Chalet da Gino getto la spugna e metto le pelli. Che idea di m...a :evil:

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Foto ricordo con la cascata di Nardis
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La progressione è rilassante e veloce, a parte un tratto in salita, sempre su terreno pianeggiante o poco più. Quando finalmente raggiungo il bivio per la val di Lares, con la bella cascata ancora in parte corazzata di ghiaccio, sono quasi le 9... ci ho messo più del previsto.

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Contrasti
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Il sentiero CAI nella prima parte è completamente sgombro di neve, e mi tocca percorrerlo sci in spalla. Ripido, ma agevolato da alcune scalette in legno nei passaggi su roccia… lussi che altri sentieri adamellici non concedono. Dopo un lungo zig zag tenendomi a destra la cascata, la neve ricompare e non è ghiacciata. Circa all'altezza della cascata alta, sulla sinistra sale un conoide di valanga che sembra ben coperto di neve, e provo a salire con le pelli: la ravanata ha inizio! Ci sono molti arbusti bassi e saltini ripidi solo in parte coperti, e un paio di volte devo togliere gli sci per levarmi d'impiccio. Dopo un centinaio di metri mi sposto a destra e ritrovo il sentiero, che compie un traverso a destra fino a sbucare nel ripiano superiore della valle. Supero il fiume su un ponte e raggiungo la panoramica Malga Lares (1891), di fatto l'unico edificio ancora in piedi della valle.

La cascata bassa di Lares
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Sul sentiero
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La vista inizia ad aprirsi
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Ruderi e Ago di Nardis
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Malga Lares

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Devo però riscendere nel fondovalle, siccome in questo tratto l'itinerario con gli sci non segue più il sentiero CAI. Supero due radure pianeggianti inframezzate da boschi sempre disturbati da arbusti e grandi massi (ci vorrebbe più neve), mantenendomi sempre alto sulla sinistra orografica del fiume, fino a un profondo canale che di fatto sbarra il passo, ormai al limite del bosco. Qui risalgo un pendio aperto a destra piuttosto ripido, con poca neve già cotta, puntando a un bel larice isolato dove ritrovo il segnavia CAI.

Vista verso la sella di Niscli
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La parte alta del percorso si addentra negli sterminati pendii morenici sotto la vedretta di Lares, dove le pendenze sono abbastanza dolci e si può salire (e scendere) un po' dove si vuole. Prendo come riferimento un dosso più accentuato degli altri dietro il quale immagino si trovi il Lago di Lares… penso di raggiungerlo in una ventina di minuti, ma ne passano almeno quaranta ed è ancora là in fondo… forse sono le gambe che non spingono più, o le distanze che si dilatano in questi ambienti scabri e apparentemente sempre uguali… fatto sta che alle 13 decido di girare i tacchi. Mi dispiace di non affacciarmi alla Vedretta di Lares, ma la neve infatti ha già mollato su alcuni pendii, mentre in altri punti si presenta come una crosta ventata con tanto di sastrugi… pensando anche ai tratti di bosco in basso, ipotizzo che la discesa sarà ancora più laboriosa che la salita!

Neve ventata
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Tracce nella prima parte

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Nel primo tratto cerco di seguire i pendii di pappa/firn, riuscendo a fare anche qualche piacevole successione di curve… raggiunto il larice isolato, di fatto finisce il divertimento e inizia il lunghissimo tratto di sopravvivenza. Il pendio più ripido non mi sento di affrontarlo di petto, visti anche i sassi affioranti qua e là, così seguo la traccia con un paio di zig zag. Nel bosco la neve resta tutto sommato manovrabile, il problema sono i tanti arbusti in cui temo di imbattermi appena prendo un minimo di velocità… quindi devo fermarmi un sacco di volte e studiare la traiettoria meno peggiore! Nei tratti pianeggianti poi tocca racchettare. Dopo la malga inizia la parte più ripida, dove seguo pedissequamente la mia traccia dell'andata fino al termine del traverso. Il conoide ravanoso me lo risparmio, e infilati gli sci in spalla scendo dritto per dritto con gli scarponi.

Il pendio sotto il larice
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Racchettare...
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...ravanare...
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...e frenare!

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Inizialmente seguo il sentiero poi scatta l'idea malsana: ma se seguissi in discesa un fosso innevato? Farei molto prima! Finché c'è la neve nessun problema… peccato che poi si presentino piccole cascate di ghiaccio poco raccomandabili, affiancate da placche muschiose… quindi nuovo ravanage per ritrovare il sentiero. Anche nella parte bassa azzardo un taglione, ma qui mi accolgono gli alberi abbattuti dalla ventata di inizio novembre… davvero una pacchia con gli sci in spalla!

Aghi e cascatelle
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Arrivo in fondo alla valle che ormai sono le 16... in pratica ci ho messo 4 ore comode a salire e poco meno di 3 a scendere :shock:

E non è ancora finita: la strada stamattina era quasi ghiacciata, mentre ora la neve ha mollato di brutto e nei tratti in falsopiano mi rendo conto che faccio prima a rimettere gli sci in spalla. Quando finalmente inizia la discesa con la testa sono già alla macchina ma ecco che appare beffarda, legata con tanto di lucchetto sotto un larice, la bicicletta :CICCIO me ne ero quasi dimenticato…

Chiaramente sulla pappa si pianta ogni due pedalate, e mi risulta più comodo spingerla a mano caricandoci lo zaino sopra, tipo slittino. Qualche escursionista venuto a vedere la cascata di Nardis assiste allo spettacolo circense. Solo nell'ultimo tratto, seguendo le bave di asfalto, riesco finalmente ad appoggiare il sedere sul sellino. Tornato alla macchina avrei quasi voglia di fare il bagno nel laghetto della centrale (con anche la bicicletta) per levarmi di dosso tutti gli aghi di pino e larice… per fortuna ho avuto l'accortezza di portare un grande sacco di plastica che proteggerà i sedili dalle ruote.

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Concludendo, una giornata di sci-escursionismo dal gusto di altri tempi… l'ambiente è meraviglioso, veramente sterminato nella parte alta (e volendo arrivare al Pian di Neve, non ero che a metà strada!). Forse con maggiore innevamento la gita risulta più sensata, magari scendendo dalla val Folgorida per fare un anello… comunque penso che la prossima volta che tornerò da queste parti mi concederò un aiutino con gli impianti del Presena, che di larici e pini ne ho abbastanza per i prossimi 9 mesi :TTTT

L'itinerario evidenziato in bianco
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Grazie.
Bello.
Conoscevo la Val di Genova, ma non la Val di Lares.
La Malga, l'unica costruzione rimasta, era aperta? Era abitata, oppure si tratta di una vera e propria malga presidiata solo in estate?
 
In Val Genova in inverno di presidiato non c'è niente.
E anche d'estate, usciti dalla bolgia della strada di fondovalle e dell'itinerario per il Mandrone, il resto della valle è estremamente selvaggio e pochissimo frequentato. È sicuramente la valle più grandiosa e affascinante del gruppo.

Complimenti al parmigiano per l'organizzazione ciclosciistica, ma io in certe zone da solo non c'andrei.
 
Ultima modifica:
La malga non è abitata, volevo andarci a curiosare a ritorno ma poi mi sono scordato… di solito sono comunque aperte come bivacchi. In effetti ci sta bene per spezzare l'escursione, anche d'estate, poi la posizione è magnifica.

Sì da soli non è mai una furbata, ma c'è da dire che isolamento a parte, come giro in sé non presentava pericoli oggettivi. E il cell prendeva.

Il ciclo-sci-alpinismo è molto becco ma può anche avere senso… se la strada fosse stata sbarrata un paio di km prima, o la neve iniziata un paio di km dopo, ci poteva anche stare… così invece era una roba del tutto inutile.
Avevo pensato come alternative alla val Daone o la val Nambrone, anche quelle asfaltate e sbarrate, però il fattore pendenza mi ha fatto propendere per la piatta val di Genova
 

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Uno dei report piu belli di quest anno! Dai! la bici da citta, il ravanage, l'ambiente, la passione che si percepisce! Veramente bello. Trovati un socio malato come te però, non è (solo) la questione valanghe, ma basta anche una storta alla caviglia banale, e ti trovano a primavera! Anche vero che te lo dice uno che le maggiori minchiate le ha fatte in solitaria...
 
bel report, mi ricordo la val di genova con le pelli fatta tantissimi anni fa, grandi ambienti!
accidenti pero' ci sei arrivato proprio vicino al lago!!!
 
Quando ho letto bici + sci ho pensato subito questo è un tipo caz***uto, uno tosto.Quando ho visto la bici ho pensato questo è un matto ed ho cominciato a ridere, mi hanno del pi**la sia la moglie che la figlia :PAAU perché per 5 minuti non riuscivo a spiegare :D. Complimenti per il report e per la piccola avventura.

P.s. Per la prossima volta mi procurerei una fat bike.
 
Grazie a tutti per l'apprezzamento!:D

Uno dei report piu belli di quest anno! Dai! la bici da citta, il ravanage, l'ambiente, la passione che si percepisce! Veramente bello. Trovati un socio malato come te però, non è (solo) la questione valanghe, ma basta anche una storta alla caviglia banale, e ti trovano a primavera! Anche vero che te lo dice uno che le maggiori minchiate le ha fatte in solitaria...

I soci ci sarebbero anche, ma non avevano voglia di svegliarsi così presto (e tornare così tardi)…
così di fatto siamo andati in tre posti diversi tutti e tre in solitaria HIHIHI
 
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