Sudtirolesi nelle SS - un libro

pat

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La notizia non e' nuova, ma forse a qualcuno potrebbe interessare.

Sudtirolesi nelle SS. Ecco il libro-verità
Lo storico Thomas Casagrande: «Furono tanti, tra le 3500 e le 5000 unità» Suo padre, Otto, nativo di Laives, si arruolò come volontario a vent’anni


Bolzano. Un libro importante. Sofferto. Una pagina nera della storia sudtirolese, ma anche una liberazione. Nel senso che finalmente se ne parla. Per guardare avantisenza demagogia non servono sconti sul passato. Vale per il fascistissimo Monumento alla Vittoria, per l’ altorilievo di Piffrader in Piazza del Tribunale e vale anche per le SS sudtirolesi. Perchè di questo tratta il libro appena sfornato dalla casa editrice Raetia e firmato da Thomas Casagrande. Titolo: “Sudtirolesi nelle SS combattenti. Comportamento esemplare, convinzione fantatica”.

L’autore è un studioso di Francoforte, uno specialista con alle spalle un lungo elenco di pubblicazioni sulla storia delle SS e, soprattutto figlio di un SS. Un sudtirolese mai pentito. Il padre, Otto nativo di Laives, è morto nel 1990 di infarto durante un raduno di veterani dell’organizzazione paramilitare d’elite del partito nazionalsocialista tedesco. Il libro riflette questo doppio binario: quello personale dell'autore e del suo rapporto duro e difficile col padre e quello più propriamente storico, con una imponenti mole di dati raccolti nella spola tra gli archivi tedeschi e quelli italiani.



Alla fine Casagrande riesce per la prima volta a mettere alcuni punti fermi, a partire proprio dall'entità del fenomeno. Quanti furono i sudtirolesi che si arruolarono nelle SS? «Sono riuscito a mettere insieme, nero su bianco, duemila nomi, ma la lista è incompleta - spiega l’autore che ieri pomeriggio ha presentato il libro nella sede di via Grappoli della Raetia - Incrociando una serie di altri parametri è possibile però arrivare ad una stima molto attendibile. Il numero dei sudtirolesi che andarono a combattere con le SS oscilla tra le 3500 e le 5000 unità. Una quota di reclutamento proporzionalmente più alta non solo di quella del Reich, ma anche di qualsiasi altro ambiente “volksdeutsch“ fuori dai confini tedeschi». Le ondate di reclutamento furono grosso modo tre, una prima che vide i sudtirolesi impegnati al fronte e nel servizio di sorveglianza nei lager, una seconda che li portò ad ingrossare le fila dei Gebirgjaegern e una terza, dopo il 1943, che li vide parte integrante delle truppe tedesche d’occupazione in Italia. «Un’adesione così massiccia - spiega ancora Casagrande - ha una spiegazione complessa. Ci sono in gioco fattori sociali e culturali, ma è evidente che il fenomeno ha in sé soprattutto una forte componente di reazione agli anni dell'oppressione fascista e dell’italianizzazione forzata».



L’autore è anche consapevole che i contenuti di questo libro vanno ad aprire una pagina di storia che la vulgata locale, soprattutto a livello politico, ha tenuto accuratamente chiusa per decenni. «So che per molti sarà una sorpresa - spiega Casagrande- Il problema è che in Alto Adige, sul piano storico, il vittimismo è ancora la cultura prevalente. Questo libro non va in questa direzione. Io credo che per guardare al futuro sia necessario fare fino in fondo i conti col proprio passato. Spero che il mio lavoro possa servire proprio a questo. A liberarsi di certe scorie e a capire quanto sia bello il Sudtirolo di oggi, con la sua ricchezza etnica e la sua capacità di fare da ponte tra mondo tedesco e mondo italiano».

Nel libro fanno capolino nomi che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica sudtirolese, di lingua tedesca ma anche di lingua italiana, non conosce. Uno per tutti: Alois Thaler, comandante delle SS italiane, fanatico nazista di Brunico, torturatore e impiccato dai partigiani a Rodengo Saiano. Abbiamo detto che che il libro però corre anche su altro piano, più personale, in cui Thomas Casagrande racconta il rapporto col padre. Un padre che parla volentieri della guerra e che lo affascina fin da bambino coi suoi racconti.

Poi Thomas cresce e tutto cambia. Vive gli anni del movimento studentesco a Francoforte e il rapporto col padre diventa sempre più difficile. Aspro. Arrivano quasi allo scontro fisico. Sono poche pagine al termine del libro intensissime e difficili. Otto Casagrande non farà mai i conti col proprio passato. «Condannare il nazismo - spiega il figlio Thomas - significava per lui prendere atto di avere sacrificato la propria giovinezza, la propria salute e gli anni migliori della propria vita per nulla, per qualcosa di completamente sbagliato. Per questo non lo fece mai». Una spiegazione, quasi una mantra, comune a tantissimi “Kameraden” e che ha segnato il dramma generazionale che ha investito la Germania del Dopoguerra, quando i figli hanno iniziato a chiedere conto, e duramente, di quello che i padri avevano fatto in guerra. Qualcosa che l'Italia con il fascismo non ha mai fatto fino in fondo.

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http://www.altoadige.it/cultura-e-spettacoli/sudtirolesi-nelle-ss-ecco-il-libro-verità-1.175343
 
Ogno volta che comprate un Gewurztraminer, vino molto di moda, sappiate che è prodotto nello stesso paesino che diede passaporti falsi a Mengele e Eichmann permettendo loro di scappare in sudamerica alla fine della guerra
 
Anche il gruppo dell “SS” dell’attentato di via Rasella era tutto costituito dal altoatesini. Ma erano coscritti a forza e come forza di polizia erano sottoposti alle SS ( da qui le mostrine ) . E si rifiutarono di eseguire la rappresaglia. Che infatti dovette richiedere altri reparti germanici.
Tutti i cittadini maschi della zona delle operazioni prealpina di fatto occupata ed amministrata dai tedeschi in età di servizio, dovette presentarsi per essere arruolato. Solo nel bellunese molti riuscirono a nascondersi in montagna. Ma in Trentino ed in AA non c’era tanta scelta. Presentarsi ed essere arruolati come “volontari” ( di fatto la firma era estorta dietro minaccia di finire sul fronte orientale) o rischiare di essere fucilati come renitenti )
 
Immagino che come in tutte le cose non sia tutto bianco o tutto nero. Parecchi saranno stati costretti, altri saranno partiti entusiasti.
 
Quelli “entusiasti” avevano già optato prima della guerra per la Germania e all’8 settembre già servivano nell’esercito tedesco.
Credo che ben pochi di quelli siano tornati a casa interi.
Quelli del dopo 8 settembre erano invece quelli che avevano deciso di restare in Italia e di fatto accettare l’assimilazione. Ed erano considerati, dai tedeschi, quasi dei traditori.
Infatti io penso che il reparto che marciava, tutti i giorni alla stessa ora, sulla stessa strada, senza copertura e cantando a squarciagola, fosse stato mandato come carne da macello per attirare i partigiani. Tanto erano così considerati traditori, e pure inutili ai fini bellici.
 

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Grazie Pat per la segnalazione. Molto interessante.

@Pierr: ma i lasciapassare a Mengele e Eichmann non li fornì il Vaticano?





Il falso lasciapassare della Croce Rossa fornitogli da ambienti clericali con cui Eichmann riuscì a fuggire in Sudamerica:

WP_Eichmann_Passport.jpg
 
Ultima modifica:
Grazie Pat
Vorrei sottolineare questo passaggio, che dà il senso dell'intero articolo:
L’autore è anche consapevole che i contenuti di questo libro vanno ad aprire una pagina di storia che la vulgata locale, soprattutto a livello politico, ha tenuto accuratamente chiusa per decenni. «So che per molti sarà una sorpresa - spiega Casagrande- Il problema è che in Alto Adige, sul piano storico, il vittimismo è ancora la cultura prevalente. Questo libro non va in questa direzione. Io credo che per guardare al futuro sia necessario fare fino in fondo i conti col proprio passato. Spero che il mio lavoro possa servire proprio a questo. A liberarsi di certe scorie e a capire quanto sia bello il Sudtirolo di oggi, con la sua ricchezza etnica e la sua capacità di fare da ponte tra mondo tedesco e mondo italiano».
 
Ogno volta che comprate un Gewurztraminer, vino molto di moda, sappiate che è prodotto nello stesso paesino che diede passaporti falsi a Mengele e Eichmann permettendo loro di scappare in sudamerica alla fine della guerra

Io vivo guardando avanti e non indietro. Se stiamo a enumerare tutti i morti causati dal comunismo..... Sono stati due mali assoluti ma adesso basta....guardiamo avanti.
 
Io vivo guardando avanti e non indietro. Se stiamo a enumerare tutti i morti causati dal comunismo..... Sono stati due mali assoluti ma adesso basta....guardiamo avanti.

Molto italico, chi ha dato ha dato chi ha avuto ha avuto, scordiamoci il passato.
Mi sembra qui nessuno sminuisca i morti comunisti fascisti o partigiani. Si constata come alcuni compatrioti si sono arruolati volontari nelle SS, e non solo coscritti nella Wehrmacht.
Io quardo avanti ma non dimentico, e mi tengo come monito le immagini dei morti di quegli anni, o della prima guerra o del rwanda o dei nostri vicini Yugoslavi...
 
Molto italico, chi ha dato ha dato chi ha avuto ha avuto, scordiamoci il passato.
Mi sembra qui nessuno sminuisca i morti comunisti fascisti o partigiani. Si constata come alcuni compatrioti si sono arruolati volontari nelle SS, e non solo coscritti nella Wehrmacht.
Io quardo avanti ma non dimentico, e mi tengo come monito le immagini dei morti di quegli anni, o della prima guerra o del rwanda o dei nostri vicini Yugoslavi...
parole sante..
 
Molto italico, chi ha dato ha dato chi ha avuto ha avuto, scordiamoci il passato.
Mi sembra qui nessuno sminuisca i morti comunisti fascisti o partigiani. Si constata come alcuni compatrioti si sono arruolati volontari nelle SS, e non solo coscritti nella Wehrmacht.
Io quardo avanti ma non dimentico, e mi tengo come monito le immagini dei morti di quegli anni, o della prima guerra o del rwanda o dei nostri vicini Yugoslavi...

Invece io mi tengo come monito le vittime del Balaclan o dei mercatini , vittime attuali non di 75 anni fa. Di questo mi interesso e mi preoccupo, il resto è storia passata, riservata ai semplici studiosi.
 
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