Dopo una settimana lavorativa con webcam pornografiche, la scimmia raggiunge livelli mai visti: dove si va sabato???
In Appennino temo danni da vento e un peggioramento mattutino, così decidiamo di portare gli sci oltre il Po e scegliamo Colere. Ero già stato un paio di volte in alta val di Scalve d'inverno e sulla Presolana centrale per la parete sud, ma la piccola località sciistica ai piedi della nord ancora mi mancava.
Partiti a un orario tutto sommato umano da Parma, poco dopo le 8.30 siamo in paese a fare colazione: c'è un gran pienone! Famiglie non tante, moltissimi ragazzi e ragazze, alla faccia di chi come il sottoscritto pensava che a sciare sulle piste ormai andassero soprattutto over 50.
La nord della Presolana vista da Colere
Iniziare una gita facendo la coda in biglietteria non è troppo esaltante, ma c'è tutta la primavera davanti per esplorare luoghi selvaggi, oggi viste le condizioni dubbie meglio stare sul tranquillo e battuto.
Una biposto piuttosto vintage ci accompagna dai 1050 metri del paese ai 1550 circa dell'intermedia a Malga Polzone. Qui fanno sfoggio di sé due meravigliosi, luccicanti gatti, roba da Dolomiti!
Vedendo le cime spelacchiate dal vento e la traccia che percorre uno scomodo traverso dietro le reti protettive della pista, viene quasi voglia di buttare l'uscita in vacca e mettersi a mazzingare come se non ci fosse un domani!
Una volta pellato, imbocchiamo la traccia in compagnia di numerosi altri skialpers, uno addirittura in braghette corte e petto nudo… tempra dura, questi orobici!
Anche noi ci godiamo il sole e scattiamo tante foto, facendoci superare in pratica da tutti… tanto chissenefrega, sarà stato tutto già iper-tracciato nei giorni scorsi.
Oh ma quanto ch'azzo c'è da traversare ancora???
Dopo numerosi saliscendi nel bosco di larici ora fitto ora rado, finalmente la traccia esce su terreno aperto nella val Conchetta, compresa tra la bella parete nord del Monte Ferrante (2427) e il Pizzo di Petto (2264). Quest'ultimo ci attizza di più rispetto al più lontano monte Vigna Vaga, per raggiungere il quale bisogna compiere un lungo traverso e risalire un pendio finale in pieno sole… evidentemente quasi tutti hanno fatto questo pensiero, siccome il canale sotto il Pizzo è già pieno di tracce, mentre soltanto un gruppetto si sta dirigendo verso il Vigna Vaga.
Il Pizzo di Petto
Vista verso la val di Scalve
Brevemente, godendoci il panorama sempre più ampio sui giganti delle Orobie e l'Adamello, raggiungiamo la vetta, non prima di esserci affacciati sul bel canale nord, già trifolatissimo, discesa classica per chi sale da Lizzola. Il nostro pendio invece è sud-est, e abbiamo notato, come era prevedibile, che la neve bella è quella ancora polverosa finita nei canaletti, mentre i pendii aperti sono rigelati. Ma se di notte c'è rigelo, di giorno con questo caldo ci sarà anche rimollo!
Scorcio sulle creste tra Pizzo di Petto e Vigna Vaga
Sembra che nessuno, stranamente, sia sceso al centro della bella pala: forse paura di prendere sassi, forse ghiaccio? Nicola va a testare la neve, e capiamo subito che invece vale la pena! E' mezzogiorno in punto, e le prime curve sono su bella neve tipo firn… dopo metà pendio invece la neve è già troppo molla, e me ne accorgo subito pocciandoci il sedere! A metà pendio compiamo un traversino per cercare terreno vergine fuori dal canale già battutissimo, e lo troviamo. Siamo più a destra rispetto al canale principale di discesa, dunque più vicini alla traccia che ci riporterà verso l'arrivo delle piste, risparmiandoci in discesa tutti i traversi dell'andata. Arrivati sul fondo della valle, più che soddisfatti, rimettiamo le pelli.
Prime curve sulla pala del Pizzo di Petto
Piegoni gratuiti per Nick
Luca più ingessato passa avanti!
Sotto la nord del Ferrante
Il Pizzo di Petto con il versante di discesa in val Conchetta
Nicola è un po' più avanti di me e lo vedo risalire deciso un canale che avevamo notato salendo, apparentemente cieco e senza alcuna traccia, che si infila al centro della parete nord del Ferrante. "La neve è bellissima, cosa ne dici se saliamo fin dove riusciamo?" Come rifiutare un'offerta così golosa! La neve sembra assestata e non certo tanta, la pendenza non eccessiva, quindi non ci preoccupano tanto i distacchi, quanto i sassi sotto… Nick batte traccia con caparbietà nella fresca, io seguo cercando di riprendere confidenza con le inversioni: fin dove riesco a salire, riuscirò anche a scendere! Alla peggio ho i ramponi nello zaino…
Raggiunta la base del bel pilastrone a destra, il canale si restringe un po', e anche se la pendenza rimane costante sembra ci siano sempre più sassi: per me va bene fermarmi qui! Anche Nicola si ferma, e tolte le pelli inizia la discesa accompagnata da cigolii sinistri che rimbombano fra le pareti… ha gli sci da battaglia, per quello mi fa venire in questi postacci! I miei invece non hanno ancora compiuto un anno, poverini… Passato Nick, metto via la reflex e provo anche io a pennellare qualche curva. All'inizio ci vado molto cauto, anche perché sento più di un paio di sassi ronzare sotto le lamine, poi appena il pendio si apre bene nella conoide finale, più carica di neve e un filo meno pendente, provo a lasciare un po' andare gli sci e... wow! Ne è valsa davvero la pena di fare questi 200 metri scarsi di pendio in salita.
Nicola apre il concerto (percussioni su lamine)
Via di poserismi!
Arrivo anche io!
Ed ecco il lavoretto
Ripellato alla base del pendio, riprendiamo la traccia che con un lungo traverso ci permette di avvicinarci al cosiddetto "Mare in burrasca", nomignolo dato alla conca dalla morfologia carsica compresa fra la Presolana e il Ferrante, nella quale si snodano le piste alte di Colere.
Al cospetto della regina delle Orobie
Raggiungiamo l'arrivo della seconda seggiovia, nei pressi dello Chalet dell'Aquila, a quota 2250. Potremmo scendere direttamente per le piste, ma abbiamo ancora tempo ed energie per una seconda cima, il comodissimo Monte Ferrantino (2325). Purtroppo lungo il crinale il vento ha fatto danni, e nel primo tratto di salita è più l'erba che la neve… comunque la seconda parte è ben percorribile, su manto un po' ghiacciato ma ben sciabile. Soltanto gli scorci sulla nord della Presolana, con in primo piano il famoso, estetico spigolo salito da Ettore Castiglioni Vitale Bramani e Celso Gilberti nel 1930, valgono la breve salita.
Il Ferrantino un po' spelacchiato
Dalla vetta con il fratello maggiore, il monte Ferrante
In discesa dal Ferrantino
Neve "appenninica" e onnipresente Presolana
Raggiunta nuovamente la stazione di arrivo, non ci resta che goderci la lunga discesa sulle piste fino all'auto: nonostante siano ormai le 16, le piste sono ancora in ottime condizioni, salvo la parte bassa di quella di rientro ormai cotta sotto i 1300 metri. Ci concediamo una birra al bar vicino alla biglietteria, ottimo apres ski, poi rientro a Parma senza troppo traffico.
Insomma, un'ottima giornata! La zona offre svariate possibilità per lo scialpinismo, potendo anche scendere sul versante di Lizzola con interessanti traversate… forse ci vorrebbe un po' più neve, comunque sul versante in cui ci siamo mossi le condizioni ci sono sembrate più che accettabili e soprattutto sicure. A livello di piste, da quel poco che ho visto, Colere sembra più che meritevole: la parte alta è super panoramica, prende il sole per buona parte del giorno ma non direttamente, vista l'esposizione a nord est. Peccato solo per gli impianti forse un po' datati… ma sicuramente con l'arrivo imminente di una seconda piccola era glaciale rinnoveranno tutto e faranno il collegamento con Lizzola e Spiazzi di Gromo!
Comunque conto di tornare.
Saluti da Colere!
In Appennino temo danni da vento e un peggioramento mattutino, così decidiamo di portare gli sci oltre il Po e scegliamo Colere. Ero già stato un paio di volte in alta val di Scalve d'inverno e sulla Presolana centrale per la parete sud, ma la piccola località sciistica ai piedi della nord ancora mi mancava.
Partiti a un orario tutto sommato umano da Parma, poco dopo le 8.30 siamo in paese a fare colazione: c'è un gran pienone! Famiglie non tante, moltissimi ragazzi e ragazze, alla faccia di chi come il sottoscritto pensava che a sciare sulle piste ormai andassero soprattutto over 50.
La nord della Presolana vista da Colere
Iniziare una gita facendo la coda in biglietteria non è troppo esaltante, ma c'è tutta la primavera davanti per esplorare luoghi selvaggi, oggi viste le condizioni dubbie meglio stare sul tranquillo e battuto.
Una biposto piuttosto vintage ci accompagna dai 1050 metri del paese ai 1550 circa dell'intermedia a Malga Polzone. Qui fanno sfoggio di sé due meravigliosi, luccicanti gatti, roba da Dolomiti!
Vedendo le cime spelacchiate dal vento e la traccia che percorre uno scomodo traverso dietro le reti protettive della pista, viene quasi voglia di buttare l'uscita in vacca e mettersi a mazzingare come se non ci fosse un domani!
Una volta pellato, imbocchiamo la traccia in compagnia di numerosi altri skialpers, uno addirittura in braghette corte e petto nudo… tempra dura, questi orobici!
Anche noi ci godiamo il sole e scattiamo tante foto, facendoci superare in pratica da tutti… tanto chissenefrega, sarà stato tutto già iper-tracciato nei giorni scorsi.
Oh ma quanto ch'azzo c'è da traversare ancora???
Dopo numerosi saliscendi nel bosco di larici ora fitto ora rado, finalmente la traccia esce su terreno aperto nella val Conchetta, compresa tra la bella parete nord del Monte Ferrante (2427) e il Pizzo di Petto (2264). Quest'ultimo ci attizza di più rispetto al più lontano monte Vigna Vaga, per raggiungere il quale bisogna compiere un lungo traverso e risalire un pendio finale in pieno sole… evidentemente quasi tutti hanno fatto questo pensiero, siccome il canale sotto il Pizzo è già pieno di tracce, mentre soltanto un gruppetto si sta dirigendo verso il Vigna Vaga.
Il Pizzo di Petto
Vista verso la val di Scalve
Brevemente, godendoci il panorama sempre più ampio sui giganti delle Orobie e l'Adamello, raggiungiamo la vetta, non prima di esserci affacciati sul bel canale nord, già trifolatissimo, discesa classica per chi sale da Lizzola. Il nostro pendio invece è sud-est, e abbiamo notato, come era prevedibile, che la neve bella è quella ancora polverosa finita nei canaletti, mentre i pendii aperti sono rigelati. Ma se di notte c'è rigelo, di giorno con questo caldo ci sarà anche rimollo!
Scorcio sulle creste tra Pizzo di Petto e Vigna Vaga
Sembra che nessuno, stranamente, sia sceso al centro della bella pala: forse paura di prendere sassi, forse ghiaccio? Nicola va a testare la neve, e capiamo subito che invece vale la pena! E' mezzogiorno in punto, e le prime curve sono su bella neve tipo firn… dopo metà pendio invece la neve è già troppo molla, e me ne accorgo subito pocciandoci il sedere! A metà pendio compiamo un traversino per cercare terreno vergine fuori dal canale già battutissimo, e lo troviamo. Siamo più a destra rispetto al canale principale di discesa, dunque più vicini alla traccia che ci riporterà verso l'arrivo delle piste, risparmiandoci in discesa tutti i traversi dell'andata. Arrivati sul fondo della valle, più che soddisfatti, rimettiamo le pelli.
Prime curve sulla pala del Pizzo di Petto
Piegoni gratuiti per Nick
Luca più ingessato passa avanti!
Sotto la nord del Ferrante
Il Pizzo di Petto con il versante di discesa in val Conchetta
Nicola è un po' più avanti di me e lo vedo risalire deciso un canale che avevamo notato salendo, apparentemente cieco e senza alcuna traccia, che si infila al centro della parete nord del Ferrante. "La neve è bellissima, cosa ne dici se saliamo fin dove riusciamo?" Come rifiutare un'offerta così golosa! La neve sembra assestata e non certo tanta, la pendenza non eccessiva, quindi non ci preoccupano tanto i distacchi, quanto i sassi sotto… Nick batte traccia con caparbietà nella fresca, io seguo cercando di riprendere confidenza con le inversioni: fin dove riesco a salire, riuscirò anche a scendere! Alla peggio ho i ramponi nello zaino…
Raggiunta la base del bel pilastrone a destra, il canale si restringe un po', e anche se la pendenza rimane costante sembra ci siano sempre più sassi: per me va bene fermarmi qui! Anche Nicola si ferma, e tolte le pelli inizia la discesa accompagnata da cigolii sinistri che rimbombano fra le pareti… ha gli sci da battaglia, per quello mi fa venire in questi postacci! I miei invece non hanno ancora compiuto un anno, poverini… Passato Nick, metto via la reflex e provo anche io a pennellare qualche curva. All'inizio ci vado molto cauto, anche perché sento più di un paio di sassi ronzare sotto le lamine, poi appena il pendio si apre bene nella conoide finale, più carica di neve e un filo meno pendente, provo a lasciare un po' andare gli sci e... wow! Ne è valsa davvero la pena di fare questi 200 metri scarsi di pendio in salita.
Nicola apre il concerto (percussioni su lamine)
Via di poserismi!
Arrivo anche io!
Ed ecco il lavoretto
Ripellato alla base del pendio, riprendiamo la traccia che con un lungo traverso ci permette di avvicinarci al cosiddetto "Mare in burrasca", nomignolo dato alla conca dalla morfologia carsica compresa fra la Presolana e il Ferrante, nella quale si snodano le piste alte di Colere.
Al cospetto della regina delle Orobie
Raggiungiamo l'arrivo della seconda seggiovia, nei pressi dello Chalet dell'Aquila, a quota 2250. Potremmo scendere direttamente per le piste, ma abbiamo ancora tempo ed energie per una seconda cima, il comodissimo Monte Ferrantino (2325). Purtroppo lungo il crinale il vento ha fatto danni, e nel primo tratto di salita è più l'erba che la neve… comunque la seconda parte è ben percorribile, su manto un po' ghiacciato ma ben sciabile. Soltanto gli scorci sulla nord della Presolana, con in primo piano il famoso, estetico spigolo salito da Ettore Castiglioni Vitale Bramani e Celso Gilberti nel 1930, valgono la breve salita.
Il Ferrantino un po' spelacchiato
Dalla vetta con il fratello maggiore, il monte Ferrante
In discesa dal Ferrantino
Neve "appenninica" e onnipresente Presolana
Raggiunta nuovamente la stazione di arrivo, non ci resta che goderci la lunga discesa sulle piste fino all'auto: nonostante siano ormai le 16, le piste sono ancora in ottime condizioni, salvo la parte bassa di quella di rientro ormai cotta sotto i 1300 metri. Ci concediamo una birra al bar vicino alla biglietteria, ottimo apres ski, poi rientro a Parma senza troppo traffico.
Insomma, un'ottima giornata! La zona offre svariate possibilità per lo scialpinismo, potendo anche scendere sul versante di Lizzola con interessanti traversate… forse ci vorrebbe un po' più neve, comunque sul versante in cui ci siamo mossi le condizioni ci sono sembrate più che accettabili e soprattutto sicure. A livello di piste, da quel poco che ho visto, Colere sembra più che meritevole: la parte alta è super panoramica, prende il sole per buona parte del giorno ma non direttamente, vista l'esposizione a nord est. Peccato solo per gli impianti forse un po' datati… ma sicuramente con l'arrivo imminente di una seconda piccola era glaciale rinnoveranno tutto e faranno il collegamento con Lizzola e Spiazzi di Gromo!
Comunque conto di tornare.
Saluti da Colere!