Diego_RND
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Reportage di una gita fatta due mesi fa con amici. La meta è il Pizzo Scalino, montagna che nonostante la quota non eccelsa è piuttosto nota tra i frequentatori delle montagne, sia per la riconoscibilissima sagoma che si impone alla vista già dal fondovalle della Valmalenco sia per la (relativa) facilità di ascensione (difficoltà EE/F).
Avevamo deciso di fare la salita in due giorni, dormendo al Rifugio Cà Runcasch, visto che io e uno dei miei soci avevamo già tentato la vetta in giornata la primavera di due anni prima, fermandoci al margine del ghiacciaio a quota 3000 per via della neve ancora abbondante e morbida; stavolta invece le condizioni erano ben diverse, il ghiacciaio era secco e facilmente percorribile.
Cartina della zona: per la salita abbiamo seguito una traccia di sentiero fino alla quota 2327 e poi un sentiero ben segnato che taglia in diagonale il pendio dove c'è la curva di livello dei 2600 m; da lì più o meno diretti verso sud fino al ghiacciaio, risalito fino al colle a est della quota 3223, e infine per tracce siamo arrivati in vetta dalla cresta sud-est. Al ritorno invece siamo passati sul versante sud fino al Colle degli Ometti e da lì scesi all'Alpe Prabello.
Il primo giorno ce la siamo presa comoda visto che dal parcheggio di Campo Moro ci vuole solo un'ora fino al rifugio. Dalla terrazza del Cà Runcasch la vetta dello Scalino domina la scena:
Rivolgendosi verso il sole al tramonto si impone la silhouette del Monte Disgrazia (sulla sinistra)
Il rifugio si trova al limitare del vasto pianoro erboso di Campagneda, che d'estate si riempie di bestiame al pascolo
Qui un'altra immagine delle mucche che gironzolavano intorno al rifugio. Sfortunatamente parecchie di loro hanno allietato la nottata rimanendo a scampanare fin sotto la finestra della nostra camera
Il mattino dopo sveglia tranquilla alle 6.30, colazione e alle 7 e un quarto siamo pronti a partire: in tre, me compreso, per la via normale del ghiacciaio, gli altri due che sono senza attrezzatura adeguata dal Passo degli Ometti e il versante sud. Per noi che risaliremo dal ghiacciaio l'idea iniziale era di risalire fino al Cornetto seguendo un sentiero chiaramente indicato anche su una cartina presente al rifugio, e da lì seguire la via normale fino in vetta: in realtà non andrà proprio così ....
In fondo alla valle la Cima di Vazzeda è baciata dai primi raggi di sole
Così come il più vicino Sasso Moro
Poco sopra il Cà Runcasch, uno sguardo all'altro lato della valle
Seguendo prima un pezzo di sterrata e poi alcune tracce arriviamo sotto la parete nord del Pizzo Scalino, in prossimità del punto dove pensavamo di trovare l'inizio della traccia verso il Cornetto
Qui il versante del Cornetto su cui dovrebbe salire il sentiero che non siamo riusciti a individuare
Proseguiamo seguendo un sentiero effettivamente ben segnato, che però non punta diretto verso l'alto ma inizia a traversare il pendio salendo molto lentamentemente di quota ma passando comunque alto sopra il Piano di Campagneda
Intanto iniziano a farsi vedere i colossi del gruppo del Bernina
Dopo un po' il sentiero, sempre ottimamente segnato (mi sono convinto che il sentiero del Cornetto sia ormai caduto in disuso come via di salita al ghiacciaio, mi pare fosse così indicato nella guida grigia del Cai che in effetti non è molto recente) la smette di traversare e sale su dritto, di colpo ripidissimo, fino a questo vallone (quello a sx della quota 2875 nella cartina) dove si torna a vedere lo Scalino e finalmente appare un lembo del suo ghiacciaio
Quando io e il socio eravamo stati qui la prima volta avevamo risalito il vallone fino al ghiacciaio sulle tracce degli scialpinisti; ora i segnavia portano invece a risalire il versante di sfasciumi sulla sinistra. Da qui si gode già di una gran vista sulle montagne circostanti.
Zoom sulla parte alta della Vedretta di Scerscen Inferiore con Sassa D'Entova, Pizzo Malenco, Piz Tremoggia e Piz Glüschaint:
Una vista più ampia con anche Piz Roseg, Piz Scerscen, Bernina, la coppia Argient-Zupò, i Bellavista e i Pizzi Palù:
Arrivati al margine del ghiacciaio, uno sguardo verso la valle di Poschiavo. Si vedono bene i segni della massa glaciale in arretramento
Zoom su Scerscen, Bernina, Crasta Guzza e i gemelli Argient e Zupò, sotto di loro il ramo occidentale della Vedretta di Fellaria
I tre Pizzi Palù e il ramo orientale della Vedretta di Fellaria
Una vista ancora più ravvicinata
Il ghiacciaio dello Scalino!! È quasi il momento di metterci in assetto da ghiacciaio.
Viste le condizioni del ghiacciaio, molto secco e con i crepacci aperti ma ben visibili, decidiamo di limitarci a ramponi e piccozza, senza legarsi in cordata.
Dopo una breve sosta i miei due soci iniziano a risalire il pendio glaciale e io li seguo:
Un'occhiata indietro
Per adesso siamo solo noi su questa via e ci godiamo un ambiente molto suggestivo
La friabile e dirupata parete est del Pizzo Scalino
L'obbiettivo è il colle al centro della foto
Ci siamo quasi
La crepaccia terminale, sullo sfondo la Cima Val Fontana (indicata come Cima Fontana sulla cartina svizzera, ma a quanto ne so io la vera Cima Fontana, su cui sono stato tre anni fa, si trova qualche km più a nord):
Guardando invece verso la nostra meta
I pendii appena percorsi
Sfasciumi sul colle situato tra Cima Val Fontana e la quota 3223; da qui abbiamo seguito una traccia con qualche bollo di vernice che aggira a sud la quota 3223 per poi riportarsi sulla cresta sud-est dello Scalino:
La cresta che separa la Val Painale e la Val Fontana; sulla sinistra il Pizzo Painale, in primo piano il pendio da traversare tenendosi a mezza costa
La vista si apre sull'alta Val Fontana; guardando attentamente si vede il rifugio Cederna-Maffina
Guardando all'indientro il ripido versante di sfasciumi appena percorso
Finalmente ci riappare la piramidale sommità del Pizzo Scalino, e ci accorgiamo che i gli altri due amici ci hanno preceduto abbondatemente, stanno già salendo l'ultimo tratto
Sotto di noi la Val Painale, l'orizzonte si riapre verso le Orobie e il Disgrazia
La vetta: il percorso non risale direttamente la cresta sud-est ma si tiene sul versante sud
Chiesa in Valmalenco dominata dalla mole del Monte Disgrazia; a destra si vede una parte delle piste di Chiesa
Il ghiacciaio dall'alto, si nota la traccia di salita che arriva al colle
Il colle sulla sinistra, al centro il risalto di cresta che abbiamo aggirato sul suo versante sud
La catena orobica vista dal versante sud dello Scalino
Val Painale: a sinistra il Pizzo Painale, in secondo piano la Vetta di Ron
Dalla cima del Pizzo Scalino si ha una vista eccezionale sulle vette circostanti:
Il Monte Disgrazia
Varie cime tra il Monte Sissone e la Cima di Vazzeda (qualcuno riesce a identificarle tutte?)
Ortles e Monte Zebrù
Pizzo Painale e Vetta di Ron con le Orobie sullo sfondo
Una parte del gruppo del Bernina
La vetta dello Scalino, con la sua croce visibilissima da lontano (ma non adesso, a settembre l'hanno tolta per restaurarla)
In discesa, dato che due di noi erano sprovvisti di attrezzatura da ghiacciaio, abbiamo seguito il percorso del Passo degli Ometti. Dopo aver sceso la cuspide sommitale sulle tracce della salita ci si deve infilare in un ripido canalino franoso, un misto di terriccio e pietrame instabile da percorrere con grande attenzione. Qui guardando verso l'alto:
Verso il basso:
Un po' più in basso, guardando in su:
Poi il pendio si fa più aperto:
Per raggiungere il Passo degli Ometti si traversa a mezza costa in direzione di quel risalto di cresta che si vede al centro della foto sopra le teste dei miei amici:
La parete sud del Pizzo Scalino, in fondo si intravede lo sbocco del canalino:
In questo punto stavamo sbagliando strada dirigendoci diretti sulla cresta, in realtà il sentiero rimane più basso:
L'imponente piramide sovrasta il percorso fatto:
Arrivati al passo si rivede Chiesa in fondo alla valle, il Disgrazia e le piste da sci sulla destra:
Ingrandimento sulle piste di Cima Motta e Bocchel del Torno
La ripida e sassosa (ma panoramicissima) discesa verso l'alpe Prabello e il Rifugio Cristina
Finalmente si arriva al termine del ripido pendio
Parete nord del Pizzo Scalino; in estati meno calde ci sarebbe stata ancora neve nei solchi di quel pendio
La verdeggiante Alpe Prabello
Il rifugio Cristina; da qui abbiamo seguito la sterrata fino al Cà Runcasch per recuperare alcune cose lasciate in rifugio e abbiamo poi ripercorso il sentiero fino a Campo Moro
Impressioni generali:
Bellissima escursione per la varietà di terreno e di panorami, piuttosto semplice a parte alcuni tratti a cui prestare più attenzione (il ghiacciaio, il canalino di sfasciumi e il pendio sassoso del Passo degli Ometti). Per tutto il percorso (Cà Runcasch - vetta - Cristina) abbiamo impiegato poco più di 8 ore andando con calma e sostando in vetta.
:ciaociao:
Avevamo deciso di fare la salita in due giorni, dormendo al Rifugio Cà Runcasch, visto che io e uno dei miei soci avevamo già tentato la vetta in giornata la primavera di due anni prima, fermandoci al margine del ghiacciaio a quota 3000 per via della neve ancora abbondante e morbida; stavolta invece le condizioni erano ben diverse, il ghiacciaio era secco e facilmente percorribile.
Cartina della zona: per la salita abbiamo seguito una traccia di sentiero fino alla quota 2327 e poi un sentiero ben segnato che taglia in diagonale il pendio dove c'è la curva di livello dei 2600 m; da lì più o meno diretti verso sud fino al ghiacciaio, risalito fino al colle a est della quota 3223, e infine per tracce siamo arrivati in vetta dalla cresta sud-est. Al ritorno invece siamo passati sul versante sud fino al Colle degli Ometti e da lì scesi all'Alpe Prabello.
Il primo giorno ce la siamo presa comoda visto che dal parcheggio di Campo Moro ci vuole solo un'ora fino al rifugio. Dalla terrazza del Cà Runcasch la vetta dello Scalino domina la scena:
Rivolgendosi verso il sole al tramonto si impone la silhouette del Monte Disgrazia (sulla sinistra)
Il rifugio si trova al limitare del vasto pianoro erboso di Campagneda, che d'estate si riempie di bestiame al pascolo
Qui un'altra immagine delle mucche che gironzolavano intorno al rifugio. Sfortunatamente parecchie di loro hanno allietato la nottata rimanendo a scampanare fin sotto la finestra della nostra camera
Il mattino dopo sveglia tranquilla alle 6.30, colazione e alle 7 e un quarto siamo pronti a partire: in tre, me compreso, per la via normale del ghiacciaio, gli altri due che sono senza attrezzatura adeguata dal Passo degli Ometti e il versante sud. Per noi che risaliremo dal ghiacciaio l'idea iniziale era di risalire fino al Cornetto seguendo un sentiero chiaramente indicato anche su una cartina presente al rifugio, e da lì seguire la via normale fino in vetta: in realtà non andrà proprio così ....
In fondo alla valle la Cima di Vazzeda è baciata dai primi raggi di sole
Così come il più vicino Sasso Moro
Poco sopra il Cà Runcasch, uno sguardo all'altro lato della valle
Seguendo prima un pezzo di sterrata e poi alcune tracce arriviamo sotto la parete nord del Pizzo Scalino, in prossimità del punto dove pensavamo di trovare l'inizio della traccia verso il Cornetto
Qui il versante del Cornetto su cui dovrebbe salire il sentiero che non siamo riusciti a individuare
Proseguiamo seguendo un sentiero effettivamente ben segnato, che però non punta diretto verso l'alto ma inizia a traversare il pendio salendo molto lentamentemente di quota ma passando comunque alto sopra il Piano di Campagneda
Intanto iniziano a farsi vedere i colossi del gruppo del Bernina
Dopo un po' il sentiero, sempre ottimamente segnato (mi sono convinto che il sentiero del Cornetto sia ormai caduto in disuso come via di salita al ghiacciaio, mi pare fosse così indicato nella guida grigia del Cai che in effetti non è molto recente) la smette di traversare e sale su dritto, di colpo ripidissimo, fino a questo vallone (quello a sx della quota 2875 nella cartina) dove si torna a vedere lo Scalino e finalmente appare un lembo del suo ghiacciaio
Quando io e il socio eravamo stati qui la prima volta avevamo risalito il vallone fino al ghiacciaio sulle tracce degli scialpinisti; ora i segnavia portano invece a risalire il versante di sfasciumi sulla sinistra. Da qui si gode già di una gran vista sulle montagne circostanti.
Zoom sulla parte alta della Vedretta di Scerscen Inferiore con Sassa D'Entova, Pizzo Malenco, Piz Tremoggia e Piz Glüschaint:
Una vista più ampia con anche Piz Roseg, Piz Scerscen, Bernina, la coppia Argient-Zupò, i Bellavista e i Pizzi Palù:
Arrivati al margine del ghiacciaio, uno sguardo verso la valle di Poschiavo. Si vedono bene i segni della massa glaciale in arretramento
Zoom su Scerscen, Bernina, Crasta Guzza e i gemelli Argient e Zupò, sotto di loro il ramo occidentale della Vedretta di Fellaria
I tre Pizzi Palù e il ramo orientale della Vedretta di Fellaria
Una vista ancora più ravvicinata
Il ghiacciaio dello Scalino!! È quasi il momento di metterci in assetto da ghiacciaio.
Viste le condizioni del ghiacciaio, molto secco e con i crepacci aperti ma ben visibili, decidiamo di limitarci a ramponi e piccozza, senza legarsi in cordata.
Dopo una breve sosta i miei due soci iniziano a risalire il pendio glaciale e io li seguo:
Un'occhiata indietro
Per adesso siamo solo noi su questa via e ci godiamo un ambiente molto suggestivo
La friabile e dirupata parete est del Pizzo Scalino
L'obbiettivo è il colle al centro della foto
Ci siamo quasi
La crepaccia terminale, sullo sfondo la Cima Val Fontana (indicata come Cima Fontana sulla cartina svizzera, ma a quanto ne so io la vera Cima Fontana, su cui sono stato tre anni fa, si trova qualche km più a nord):
Guardando invece verso la nostra meta
I pendii appena percorsi
Sfasciumi sul colle situato tra Cima Val Fontana e la quota 3223; da qui abbiamo seguito una traccia con qualche bollo di vernice che aggira a sud la quota 3223 per poi riportarsi sulla cresta sud-est dello Scalino:
La cresta che separa la Val Painale e la Val Fontana; sulla sinistra il Pizzo Painale, in primo piano il pendio da traversare tenendosi a mezza costa
La vista si apre sull'alta Val Fontana; guardando attentamente si vede il rifugio Cederna-Maffina
Guardando all'indientro il ripido versante di sfasciumi appena percorso
Finalmente ci riappare la piramidale sommità del Pizzo Scalino, e ci accorgiamo che i gli altri due amici ci hanno preceduto abbondatemente, stanno già salendo l'ultimo tratto
Sotto di noi la Val Painale, l'orizzonte si riapre verso le Orobie e il Disgrazia
La vetta: il percorso non risale direttamente la cresta sud-est ma si tiene sul versante sud
Chiesa in Valmalenco dominata dalla mole del Monte Disgrazia; a destra si vede una parte delle piste di Chiesa
Il ghiacciaio dall'alto, si nota la traccia di salita che arriva al colle
Il colle sulla sinistra, al centro il risalto di cresta che abbiamo aggirato sul suo versante sud
La catena orobica vista dal versante sud dello Scalino
Val Painale: a sinistra il Pizzo Painale, in secondo piano la Vetta di Ron
Dalla cima del Pizzo Scalino si ha una vista eccezionale sulle vette circostanti:
Il Monte Disgrazia
Varie cime tra il Monte Sissone e la Cima di Vazzeda (qualcuno riesce a identificarle tutte?)
Ortles e Monte Zebrù
Pizzo Painale e Vetta di Ron con le Orobie sullo sfondo
Una parte del gruppo del Bernina
La vetta dello Scalino, con la sua croce visibilissima da lontano (ma non adesso, a settembre l'hanno tolta per restaurarla)
In discesa, dato che due di noi erano sprovvisti di attrezzatura da ghiacciaio, abbiamo seguito il percorso del Passo degli Ometti. Dopo aver sceso la cuspide sommitale sulle tracce della salita ci si deve infilare in un ripido canalino franoso, un misto di terriccio e pietrame instabile da percorrere con grande attenzione. Qui guardando verso l'alto:
Verso il basso:
Un po' più in basso, guardando in su:
Poi il pendio si fa più aperto:
Per raggiungere il Passo degli Ometti si traversa a mezza costa in direzione di quel risalto di cresta che si vede al centro della foto sopra le teste dei miei amici:
La parete sud del Pizzo Scalino, in fondo si intravede lo sbocco del canalino:
In questo punto stavamo sbagliando strada dirigendoci diretti sulla cresta, in realtà il sentiero rimane più basso:
L'imponente piramide sovrasta il percorso fatto:
Arrivati al passo si rivede Chiesa in fondo alla valle, il Disgrazia e le piste da sci sulla destra:
Ingrandimento sulle piste di Cima Motta e Bocchel del Torno
La ripida e sassosa (ma panoramicissima) discesa verso l'alpe Prabello e il Rifugio Cristina
Finalmente si arriva al termine del ripido pendio
Parete nord del Pizzo Scalino; in estati meno calde ci sarebbe stata ancora neve nei solchi di quel pendio
La verdeggiante Alpe Prabello
Il rifugio Cristina; da qui abbiamo seguito la sterrata fino al Cà Runcasch per recuperare alcune cose lasciate in rifugio e abbiamo poi ripercorso il sentiero fino a Campo Moro
Impressioni generali:
Bellissima escursione per la varietà di terreno e di panorami, piuttosto semplice a parte alcuni tratti a cui prestare più attenzione (il ghiacciaio, il canalino di sfasciumi e il pendio sassoso del Passo degli Ometti). Per tutto il percorso (Cà Runcasch - vetta - Cristina) abbiamo impiegato poco più di 8 ore andando con calma e sostando in vetta.
:ciaociao: