CORTINA SELVAGGIA - Gruppo del Pomagagnon, Quota 2014 del Pezovico
Sempre attingendo al pozzo dei ricordi, in attesa della prima uscita di quest'estate.
Si potrebbe pensare che non sia proprio facile sperimentare un senso di selvaggio puro a Cortina, a 10 metri da Fiames (in linea d'aria, ben inteso!!), sfiorando appena la quota di 2000 metri. Eppure fu così...
Idea nata grazie al fantastico libro "Il Gruppo del Cristallo", di Luca Visentini.
Come al solito, inquadriamo la zona
Già sul nome c'è qualche dubbio. Con "Pezovico" si indica la propaggine più settentrionale del Pomagagnon, separata dal sottogruppo delle Pezories dalla Forzela Outa (forcella alta). Tale propaggine è composta da due cime, una quotata 1933 m (quella più a nord in assoluto) ed una quotata 2014 m., separate dalla “forcella bassa”
Io sono favorevole a questa interpretazione (cioè che entrambe le cime appartengano al Pezovico); qualcuno invece sostiene che solo la quota 1933 m si debba chiamare Pezovico, mentre quella di 2014 m non abbia un nome.
L'Australopithecus Afarensis se voleva salire una cima la saliva senza preoccuparsi del nome (anche perché non parlava quindi non glie lo poteva dare); anche noi facciamo lo stesso.
Gambe in spalla. Se non siamo sicuri di voler raggiungere questa cima, fermiamoci e torniamo a casa, evitando di scomodare il soccorso alpino per così poco.
Da Fiames saliamo un ghiaione, noto per frequenti smottamenti (quei massi che si vedono di sicuro prima o poi finiranno sulla ciclabile). Un primo sole (un po' malato per la verità) fa capolino dietro alle Pezories ed al Torrione Scoiattoli.
Saliamo saliamo, finché il ghiaione si incunea in uno stretto canale, del quale dobbiamo raggiungere la testata. Un piccolo aneddoto: 3 camosci vivevano tranquilli alla testata del canalone. Noi avvicinandoci li abbiamo evidentemente disturbati e loro sono scappati a tutta velocità; mentre noi salivamo, loro hanno avuto l'idea di scendere. Visto che, alla testata, il canalone non è più largo di 3-4 metri, necessariamente ci sono dovuti passare vicino. Ma vedersi un qualcosa che pesa oltre 100 kg puntarti e poi passarti rasente a 80 km/h (tipo un motorino truccato…) incute un certo timore. Ovviamente ho impiegato un po' ha riprendermi, quindi non sono riuscito a fotografarli.
Alla testata del canalone si gira a sinistra, su ghiaie cementate (utilissimo un mugo).
Poi si presentano due canalini paralleli; tirando a sorte ne scegliamo uno, ma a posteriori scopriamo che vanno bene tutti e due. Raggiungiamo la forcellina sommitale e davanti ci si presenta un pendio con i labili resti di un mulattiera di guerra (prima niente in quanto tutto il percorso già svolto insiste su terreni franosi che si sono mangiati qualsiasi traccia).
Prima di raggiungere la mulattiera dobbiamo perdere un po' di quota in una conca, non senza qualche difficoltà dovuta al terreno.
Poi, agguantata la mulattiera (o meglio, quel poco che ne resta), guardiamo indietro da dove veniamo.
Al culmine della mulattiera, siamo a Forzela Outa del Pezovico (che lo separa dalle Pezories). Numerosi resti di guerra.
Per mughi (esposti…) saliamo sulla cupola che costituisce la Quota 2014. Riguardiamo indietro per osservare meglio la Forzela Outa
Raggiunta la cima abbiamo qualche trincea e caverna in cui aggirarci
E verso le Pezories notiamo una curiosità geologica, un'enorme clessidra nella parete, alta decine di metri (una simile c'è sulla parete Ovest della Cima Campestrin Nord, zona Fanis, ma è visibile solo in certe condizioni di luce)
Questo fa capire quanto sia vasto e contorto anche un piccolo ambito quale quello delle Pezories, sottogruppo del Pomagagnon, sottogruppo del Cristallo.
Un'ultima occhiata verso il percorso da cui proveniamo…
… e per cui faremo ritorno.
Riteniamo possibile una traversata per la Forcella Bassa verso la Quota 1933 del Pezovico (e da qui una discesa verso i pressi del Pra de Castel) oppure una discesa verso la Val Granda per il "Trincerone", ma il tempo sta girando sul brutto e preferiamo tornare verso casa per lidi noti, piuttosto che finire fulminati come i mughi che ci circondano. Lasceremo queste altre esplorazioni per una prossima uscita.
Sempre attingendo al pozzo dei ricordi, in attesa della prima uscita di quest'estate.
Si potrebbe pensare che non sia proprio facile sperimentare un senso di selvaggio puro a Cortina, a 10 metri da Fiames (in linea d'aria, ben inteso!!), sfiorando appena la quota di 2000 metri. Eppure fu così...
Idea nata grazie al fantastico libro "Il Gruppo del Cristallo", di Luca Visentini.
Come al solito, inquadriamo la zona
Già sul nome c'è qualche dubbio. Con "Pezovico" si indica la propaggine più settentrionale del Pomagagnon, separata dal sottogruppo delle Pezories dalla Forzela Outa (forcella alta). Tale propaggine è composta da due cime, una quotata 1933 m (quella più a nord in assoluto) ed una quotata 2014 m., separate dalla “forcella bassa”
Io sono favorevole a questa interpretazione (cioè che entrambe le cime appartengano al Pezovico); qualcuno invece sostiene che solo la quota 1933 m si debba chiamare Pezovico, mentre quella di 2014 m non abbia un nome.
L'Australopithecus Afarensis se voleva salire una cima la saliva senza preoccuparsi del nome (anche perché non parlava quindi non glie lo poteva dare); anche noi facciamo lo stesso.
Gambe in spalla. Se non siamo sicuri di voler raggiungere questa cima, fermiamoci e torniamo a casa, evitando di scomodare il soccorso alpino per così poco.
Da Fiames saliamo un ghiaione, noto per frequenti smottamenti (quei massi che si vedono di sicuro prima o poi finiranno sulla ciclabile). Un primo sole (un po' malato per la verità) fa capolino dietro alle Pezories ed al Torrione Scoiattoli.
Saliamo saliamo, finché il ghiaione si incunea in uno stretto canale, del quale dobbiamo raggiungere la testata. Un piccolo aneddoto: 3 camosci vivevano tranquilli alla testata del canalone. Noi avvicinandoci li abbiamo evidentemente disturbati e loro sono scappati a tutta velocità; mentre noi salivamo, loro hanno avuto l'idea di scendere. Visto che, alla testata, il canalone non è più largo di 3-4 metri, necessariamente ci sono dovuti passare vicino. Ma vedersi un qualcosa che pesa oltre 100 kg puntarti e poi passarti rasente a 80 km/h (tipo un motorino truccato…) incute un certo timore. Ovviamente ho impiegato un po' ha riprendermi, quindi non sono riuscito a fotografarli.
Alla testata del canalone si gira a sinistra, su ghiaie cementate (utilissimo un mugo).
Poi si presentano due canalini paralleli; tirando a sorte ne scegliamo uno, ma a posteriori scopriamo che vanno bene tutti e due. Raggiungiamo la forcellina sommitale e davanti ci si presenta un pendio con i labili resti di un mulattiera di guerra (prima niente in quanto tutto il percorso già svolto insiste su terreni franosi che si sono mangiati qualsiasi traccia).
Prima di raggiungere la mulattiera dobbiamo perdere un po' di quota in una conca, non senza qualche difficoltà dovuta al terreno.
Poi, agguantata la mulattiera (o meglio, quel poco che ne resta), guardiamo indietro da dove veniamo.
Al culmine della mulattiera, siamo a Forzela Outa del Pezovico (che lo separa dalle Pezories). Numerosi resti di guerra.
Per mughi (esposti…) saliamo sulla cupola che costituisce la Quota 2014. Riguardiamo indietro per osservare meglio la Forzela Outa
Raggiunta la cima abbiamo qualche trincea e caverna in cui aggirarci
E verso le Pezories notiamo una curiosità geologica, un'enorme clessidra nella parete, alta decine di metri (una simile c'è sulla parete Ovest della Cima Campestrin Nord, zona Fanis, ma è visibile solo in certe condizioni di luce)
Questo fa capire quanto sia vasto e contorto anche un piccolo ambito quale quello delle Pezories, sottogruppo del Pomagagnon, sottogruppo del Cristallo.
Un'ultima occhiata verso il percorso da cui proveniamo…
… e per cui faremo ritorno.
Riteniamo possibile una traversata per la Forcella Bassa verso la Quota 1933 del Pezovico (e da qui una discesa verso i pressi del Pra de Castel) oppure una discesa verso la Val Granda per il "Trincerone", ma il tempo sta girando sul brutto e preferiamo tornare verso casa per lidi noti, piuttosto che finire fulminati come i mughi che ci circondano. Lasceremo queste altre esplorazioni per una prossima uscita.
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