Io ero alla serata (credo identica, dove hanno fatto vedere il cortometraggio sulla libera di Eternit al Baule, bellino) che ha fatto vicino Vignola a marzo... Personaggione, ha raccontato un sacco di cose, da umano, da superman, e anche da "gigione".
Raccontò che la tranquillità mentale che dava lo spit, aprì agli arrampicatori degli anni 70 e 80 mondi impensabili, e che lui in una via in Verdon, in forte strapiombo non si accorse all'ultimo tiro che iniziò a piovere e anche forte.
Per via della roccia superba arrampicava velocemente saltando le rinviate, disse che si trovava in uno stato mentale di totale libertà ed estasi per ciò che trovava sotto le dita, peccato che all'uscita dallo strapiombo lui mise una mano sulla roccia bagnata e, senza che se ne rendesse nemmeno conto, la mano scivolò e lui partì .... in quel volo raccontò di aver visto i suoi compagni in sosta, che gli facevano sicura "alla veneta" (seduti, scalzi, fumando una sigaretta.. non solo i veneti fanno così ), e che si scambiarono l'occhiata tra lui in volo e loro con gli occhi sgranati... morale della favola, volo di 60m suo, 30m oltre la sosta, e non si fece nulla.
Non dimentichiamoci che lui, con Mariacher, Pederiva, Luisa Iovane, e l'immenso, compianto, Roberto Bassi, sono stati i protagonisti di una rivoluzione culturale dell'arrampicata (coincisa con le grandi rivoluzioni culturali e sociali di quegli anni tra il 68 e il 78). Loro hanno aperto il mondo dell'arrampicata sportiva con un certo grado di sicurezza, rompendo con i loro opposti tipo Reinhold Messner...
La rivoluzione è stato trasformare in (quasi) un gioco, un andar per montagna che era lasciato fino ad allora a gente con un pelo sullo stomaco inarrivabile. Non che loro non l'avessero o non l'abbiano mai avuto, tutt'altro (aprivano vie che oggi si chiamo sportive, di VI/VII/VIII - che poi sarebbero diventati 6b, 6c, 7a dal basso !! quindi alla stregua degli alpinisti, con protezioni tradizionali - pochissime - e lo spit arrivava alla 3a o 4a ripetizione), ma lo facevano con la filosofia della ricerca del gesto tecnico, tutto l'anno, su pareti "più addomesticate" come quelle del Sarca e della Val D'Adige, senza l'estrema, esasperata filosofia della rottura del 1968 (
"Non ucciderò il drago" .. "Se hai un compagno, porta con te la corda e un paio di chiodi per i punti di sosta, ma nulla di più").
La loro rivoluzione, seguita da una miriade di adepti, ha permesso a tanti di vivere l'arrampicata, l'alpinismo, a volte anche la montagna in maniera diversa e relativamente sicura.
Non dico che hanno solo ragione loro o che ha solo ragione Messner (che ha tante tante tante ragioni per dire quello che dice da 50 anni), è giusto che questi due percorsi si mantengano paralleli su una ideale parete, magari toccandosi a qualche sosta e con qualche tiro in comune.
Con reciproco rispetto.