Domenica (il giorno prima della gita) il meteo è stato osceno. Pioggia fino a duemillemilacento metri e solamente verso sera zerovirgola centimetri di neve dai millecinqueduesessanta in su. Risultato: "esteticamente" ha fatto quasi nulla, sciisticamente ha impregnato la neve presente di acqua per poi ghiacciarla :shock: Ma si sa, le Piccole Dolomiti sono un laboratorio in cui gli dei del cielo testano le reazioni delle persone e secondo me inaspettatamente stanno osservando che più le condizioni sono strane e più la gente ama questi posti.
Abbiamo intenzione di fare questo giro (vedi mappa sotto) ma in Piccole Dolomiti le condizioni sono talmente "imprevedibili" che non le capisci nemmeno quando ci sei sopra. Ci avventuriamo... mal che vada torniamo indietro.
In rosso le salite, in blu le discese.
Una gita da "tutina" e per questo la si può definire "alpinismo con gli sci sullo zaino, sci usati solo per perdere quota".
Finora una delle più "distruttive" mai fatte ma davvero mooooooooooooolto (!!!) bella. Risalire per "vaji" è un'esperienza davvero affascinante. Si risale immersi nelle budella della montagna.
La discesa invece è stata dapprima molto bella da Cima Carega fino a Campobrun e pessima/orribile dalla Bocchetta Fondi fino alla strada (oltre che un po' pericolosa per la neve diventata lastroni di ghiaccio irregolare).
Partiamo poco dopo le 10. Passiamo per il rifugio, chiediamo un po' di cose epartiamo . La strada fino "ai ponti" è ancora sciabile ma non per molto.
La giornata è tersa e limpida. Si rimane sempre sbalorditi da questo "quadro di impressionismo" fatto da rocce.
La prima meta è la Sella dei Cotorni.
Riusciamo a raggiungerla quasi sci ai piedi: solo gli ultimi 20 m sono da fare su sentiero e poi risalendo un colatoio di fango e ghiaccio.
Il tratto in bosco va interpretato per trovare la lingua di neve giusta per portarci più in alto possibile.
Questo è pendio che avevamo sciato un paio di settimane fa (Carega Ski Tour).
Tratto per raggiungere la Sella dei Cotorni.
Superata la Sella bisogna scendere sci in spalla o sotto i piedi fino al famigerato Vajo dei Colori.
Attenzione al traverso prima di arrivare al vajo, se neve dura o ghiacciata meglio non scivolare.
Ed eccoci nel Vajo dei Colori.
Andrea va avanti ed io lo seguo a distanta di sicurezza. Distanza imposta non per questioni alpinistiche ma gastroesofagee
La prima parte in ombra ha neve dura ma la pendenza è ancora moderata, si sale agevolmente. In ogni caso non viene la curiosità di provare a sbagliare.
Siamo fortunati, davanti a noi qualche "real-tutina" dovrebbe aver salito il canale qualche ora prima: trovarsi le scalette già mezze pronte è un bel risparmio di energia.
E piano piano la pendenza aumenta e la larghezza diminuisce.
Si vedono delle probabili trcce di sciata :shock:
Dopo qualche centianaio di metri si prende il bivio di destra (Vajo dei Camosci che è il nostro obiettivo). Sulla sinistra si percorre il Vajo dei Colori.
Piano piano (beh non tanto piano) la pendenza aumenta e la salita si fa sempre più adrenalinica
In alcuni passaggi anche molto adrenalinica.
La fatica però è ripagata da questo ambiente. Ci si sente "dentro" la montagna (per fortuna non c'era sassaiola grazie al freddo).
Qualche passaggio è al limite: finchè c'è un po' di neve risali agevolmente senza è un bel casino.
PS: non sparate sulla croce rossa. Mi stavo allenando per le gare di "sciatori brutti factor". I pantaloni potrebbero essere non i peggiori in assoluto ma vedo dalle foto che casco nero + occhiali più scalda collo giallo è un mix esplosivo soprattutto se abbinato a una maglietta nera. Impreziosiscono la disarmonia estetica la giacca nello zaino a vista ed i vari "bandana e puff" appesi allo zaino per far asciugare.
Peggio di così non saprei come apparire.
Superiamo un ginocchio già senza neve scalando un metro di roccia e poi di nuovo neve.
La parte alta del canale è la più bella: solo roccia e neve.
Guardate che meteo ha fatto pur di non nevicare: ha piovuto ghiacciando la pioggia. Che inverno: forse devono cancellare un evento di scialpinismo previsto per domenica cosa mai successa prima.
Siamo vicini alla Forcella dei Camosci e l'ambiente torna "ad aprirsi".
Ultimo traverso con neve ben ghiacciata. Per fare questi 4-5 metri sopra uno scivolo ghiacciato ci ho messo 5 minuti: senza ramponi non si può sbagliare.
Si sbuca nell'anfiteatro strepitoso del Cherlong! Qui c'è uno dei nevai (forse ex-ghiacciaio?) più grossi delle Piccole Dolomiti. Noi lo attraversiamo tutto senza scendere ma restando alti. La neve è molto dura ma con un doppio colpo di scarpone siamo riusciti a passare arrivando in quel canale in fondo.
Discesa dalla Forcella dei Camosci.
Ed ecco l'ultima spacca-gambe scaletta.
Anche qui neve bella dura, non sono ammesse scivolate o si devono rifare totcento m di salita.
Questa scaletta non finisce mai. Per fortuna c'era il silenzio assoluto e un ambiente superlativo... ma il fiato non arrivava lo stesso.
Ed ecco la pausa panino.
Scendiamo per Campobrun (la valle a sinistra della forcella) mentre nella foto si vede il Vallon della Teleferica.
Facciamo qualche curva facendo attenzione ai sassi e poi la mazzata finale: dobbiamo tornare a Bocchetta Fondi, dobbiamo risalire su quella forcella, i 200 m più duri della giornata.
Il valloncello che abbiamo risalito per arrivare a Bocchetta Fondi.
Arrivo alla Bocchetta e :shock: questa sarebbe la discesa. La foto non rende merito ma la discesa è molto ripida e la neve sembra essere "non delle migliori" (scopriremo poi essere delle peggiori di sempre!).
Il primo tratto è bello ripido, non sono ammessi errori soprattutto con la neve letteralmente ghiacciata.
Nella foto vedete gli effetti della pioggia del giorni prima.
Il mix tracce causate da salite di escursionisti e scialpinisti con sci in zaino + neve impregnata d'acqua ghiacciata: potete immaginare il piacere della discesa.
Piccole Dolomiti: mai una gioia completa.
Che cosa si può dire ancora delle Piccole Dolomiti?
Ogni volta offrono qualcosa di diverso, ad ogni gita provocano emozioni diverse.
E sono sempre emozioni contrastanti: amore/odio, piacere/dolore. Mai una gioia completa! Ma le adoriamo per questo!
Per descrivere la volubilità delle Piccole Dolomiti tiro in ballo il geniale Raymond Queneau, l'autore di Zaziè nel metro, di Icaro Inviolato e soprattutto degli inarrivabili "Esercizi di stile".
Per chi non li conoscesse, Queneau prende un testo e lo riscrive in mi pare 99 modi diversi.
Ecco per spiegarvi una selezioen di 7 esercizi di stile.
Il Carega per lo sci è così: il tema è unico (sia perchè le montagne sono sempre le stesse che nell'accezione di bellezza), ma nelle 4 stagioni si propongono in 90 esercizi di stili diversi.
Il Carega sono le Variazioni Goldberg dell'Alpinismo a portata di pianura
Buone sciate!
Abbiamo intenzione di fare questo giro (vedi mappa sotto) ma in Piccole Dolomiti le condizioni sono talmente "imprevedibili" che non le capisci nemmeno quando ci sei sopra. Ci avventuriamo... mal che vada torniamo indietro.
In rosso le salite, in blu le discese.
Una gita da "tutina" e per questo la si può definire "alpinismo con gli sci sullo zaino, sci usati solo per perdere quota".
Finora una delle più "distruttive" mai fatte ma davvero mooooooooooooolto (!!!) bella. Risalire per "vaji" è un'esperienza davvero affascinante. Si risale immersi nelle budella della montagna.
La discesa invece è stata dapprima molto bella da Cima Carega fino a Campobrun e pessima/orribile dalla Bocchetta Fondi fino alla strada (oltre che un po' pericolosa per la neve diventata lastroni di ghiaccio irregolare).
Partiamo poco dopo le 10. Passiamo per il rifugio, chiediamo un po' di cose epartiamo . La strada fino "ai ponti" è ancora sciabile ma non per molto.
La giornata è tersa e limpida. Si rimane sempre sbalorditi da questo "quadro di impressionismo" fatto da rocce.
La prima meta è la Sella dei Cotorni.
Riusciamo a raggiungerla quasi sci ai piedi: solo gli ultimi 20 m sono da fare su sentiero e poi risalendo un colatoio di fango e ghiaccio.
Il tratto in bosco va interpretato per trovare la lingua di neve giusta per portarci più in alto possibile.
Questo è pendio che avevamo sciato un paio di settimane fa (Carega Ski Tour).
Tratto per raggiungere la Sella dei Cotorni.
Superata la Sella bisogna scendere sci in spalla o sotto i piedi fino al famigerato Vajo dei Colori.
Attenzione al traverso prima di arrivare al vajo, se neve dura o ghiacciata meglio non scivolare.
Ed eccoci nel Vajo dei Colori.
Andrea va avanti ed io lo seguo a distanta di sicurezza. Distanza imposta non per questioni alpinistiche ma gastroesofagee
La prima parte in ombra ha neve dura ma la pendenza è ancora moderata, si sale agevolmente. In ogni caso non viene la curiosità di provare a sbagliare.
Siamo fortunati, davanti a noi qualche "real-tutina" dovrebbe aver salito il canale qualche ora prima: trovarsi le scalette già mezze pronte è un bel risparmio di energia.
E piano piano la pendenza aumenta e la larghezza diminuisce.
Si vedono delle probabili trcce di sciata :shock:
Dopo qualche centianaio di metri si prende il bivio di destra (Vajo dei Camosci che è il nostro obiettivo). Sulla sinistra si percorre il Vajo dei Colori.
Piano piano (beh non tanto piano) la pendenza aumenta e la salita si fa sempre più adrenalinica
In alcuni passaggi anche molto adrenalinica.
La fatica però è ripagata da questo ambiente. Ci si sente "dentro" la montagna (per fortuna non c'era sassaiola grazie al freddo).
Qualche passaggio è al limite: finchè c'è un po' di neve risali agevolmente senza è un bel casino.
PS: non sparate sulla croce rossa. Mi stavo allenando per le gare di "sciatori brutti factor". I pantaloni potrebbero essere non i peggiori in assoluto ma vedo dalle foto che casco nero + occhiali più scalda collo giallo è un mix esplosivo soprattutto se abbinato a una maglietta nera. Impreziosiscono la disarmonia estetica la giacca nello zaino a vista ed i vari "bandana e puff" appesi allo zaino per far asciugare.
Peggio di così non saprei come apparire.
Superiamo un ginocchio già senza neve scalando un metro di roccia e poi di nuovo neve.
La parte alta del canale è la più bella: solo roccia e neve.
Guardate che meteo ha fatto pur di non nevicare: ha piovuto ghiacciando la pioggia. Che inverno: forse devono cancellare un evento di scialpinismo previsto per domenica cosa mai successa prima.
Siamo vicini alla Forcella dei Camosci e l'ambiente torna "ad aprirsi".
Ultimo traverso con neve ben ghiacciata. Per fare questi 4-5 metri sopra uno scivolo ghiacciato ci ho messo 5 minuti: senza ramponi non si può sbagliare.
Si sbuca nell'anfiteatro strepitoso del Cherlong! Qui c'è uno dei nevai (forse ex-ghiacciaio?) più grossi delle Piccole Dolomiti. Noi lo attraversiamo tutto senza scendere ma restando alti. La neve è molto dura ma con un doppio colpo di scarpone siamo riusciti a passare arrivando in quel canale in fondo.
Discesa dalla Forcella dei Camosci.
Ed ecco l'ultima spacca-gambe scaletta.
Anche qui neve bella dura, non sono ammesse scivolate o si devono rifare totcento m di salita.
Questa scaletta non finisce mai. Per fortuna c'era il silenzio assoluto e un ambiente superlativo... ma il fiato non arrivava lo stesso.
Ed ecco la pausa panino.
Scendiamo per Campobrun (la valle a sinistra della forcella) mentre nella foto si vede il Vallon della Teleferica.
Facciamo qualche curva facendo attenzione ai sassi e poi la mazzata finale: dobbiamo tornare a Bocchetta Fondi, dobbiamo risalire su quella forcella, i 200 m più duri della giornata.
Il valloncello che abbiamo risalito per arrivare a Bocchetta Fondi.
Arrivo alla Bocchetta e :shock: questa sarebbe la discesa. La foto non rende merito ma la discesa è molto ripida e la neve sembra essere "non delle migliori" (scopriremo poi essere delle peggiori di sempre!).
Il primo tratto è bello ripido, non sono ammessi errori soprattutto con la neve letteralmente ghiacciata.
Nella foto vedete gli effetti della pioggia del giorni prima.
Il mix tracce causate da salite di escursionisti e scialpinisti con sci in zaino + neve impregnata d'acqua ghiacciata: potete immaginare il piacere della discesa.
Piccole Dolomiti: mai una gioia completa.
Che cosa si può dire ancora delle Piccole Dolomiti?
Ogni volta offrono qualcosa di diverso, ad ogni gita provocano emozioni diverse.
E sono sempre emozioni contrastanti: amore/odio, piacere/dolore. Mai una gioia completa! Ma le adoriamo per questo!
Per descrivere la volubilità delle Piccole Dolomiti tiro in ballo il geniale Raymond Queneau, l'autore di Zaziè nel metro, di Icaro Inviolato e soprattutto degli inarrivabili "Esercizi di stile".
Per chi non li conoscesse, Queneau prende un testo e lo riscrive in mi pare 99 modi diversi.
Ecco per spiegarvi una selezioen di 7 esercizi di stile.
1 notazioni | Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore piú tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti far mettere un bottone in piú al soprabito». Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché. |
2 litoti | Non s’era in pochi a spostarci. Un tale, al di qua della maturità, e che non sembrava un mostro d’intelligenza, borbottò per un poco con un signore che a lato si sarebbe comportato in modo improprio. Poi si astenne e rinunciò a restar in piedi. Non fu certo il giorno dopo che mi avvenne di rivederlo: non era solo e si occupava di moda. |
3 metafore | Nel cuore del giorno, gettato in un mucchio di sardine passeggere d’un coleottero dalla grossa corazza biancastra, un pollastro dal gran collo spiumato, di colpo arringò la piú placida di quelle, e il suo linguaggio si librò nell’aria, umido di protesta. Poi, attirato da un vuoto, il volatile vi si precipitò. In un triste deserto urbano lo rividi il giorno stesso, che si faceva smoccicar l’arroganza da un qualunque bottone. |
4 arcobaleno | Mi trovavo sulla piattaforma di un autobus violetto. V’era un giovane ridicolo, collo indaco, che protestava contro un tizio blu. Gli rimproverava con voce verde di spingerlo, poi si lanciava su di un posto giallo. Due ore dopo, davanti a una stazione arancio. Un amico gli dice di fare aggiungere un bottone al suo soprabito rosso. |
5 comunicato stampa | Chi ha detto che il romanzo è morto? In questo nuovo e travolgente racconto l’autore, di cui i lettori ricorderanno l’avvincente «Le scarpe slacciate», fa rivivere con asciutto e toccante realismo dei personaggi a tutto tondo che si muovono in una vicenda di tesa drammaticità, sullo sfondo di lancinante pulsioni collettive. La trama ci parla di un eroe, allusivamente indicato come il Passeggero, che una mattina si imbatte in un enigmatico personaggio, a sua volta coinvolto in un duello mortale con uno sconosciuto. Nella allucinante scena finale, ritroviamo il misterioso personaggio dell’inizio che ascolta con assorta attenzione i consigli di un ambiguo esteta. Un romanzo che è al tempo stesso di azione e di stranite atmosfere, una storia di terso e spietato vigore, un libro che non vi lascierà dormire. |
6 ignoranza | Io proprio non so cosa vogliono da me. Va bene, ho preso la S verso mezzogiorno. Se c’era gente? Certo, a quell’ora. Un giovanotto dal cappello floscio? Perché no? lo vado mica a guardare la gente nelle palle degli occhi. Io me ne sbatto. Dice, una specie di cordoncino intrecciato? Intorno al cappello? Capisco, una curiosità come un’altra, ma io queste cose non le noto. Un cordoncino... Boh. E avrebbe litigato con un altro signore? Cose che capitano. E dovrei averlo rivisto dopo, un’ora o due piú tardi? Non posso negarlo. Capita ben altro nella vita. Guardi, mi ricordo che mio padre mi raccontava sempre che.. |
7 dunque cioè | Dunque, cioè, l’autobus è arrivato. Cioè ci sono montato; dunque, cioè, ho visto un tipo che mi ha colpito. Cioè, ho visto, dunque, quel collo lungo e la treccia intorno, dunque, al suo cappello. Cioè, dunque, lui si è messo a baccagliare col vicino che cioè gli marciava sui ditoni. Cioè, dunque, lui è andato a sedersi. Dunque, piú tardi, cioè alla Gare Saint-Lazare, l’ho rivisto, dunque. Cioè, era con un tale che, dunque, gli diceva, cioè quel tale: «dunque, dovresti far mettere un altro bottone, dunque, al soprabito. Cioè |
Il Carega per lo sci è così: il tema è unico (sia perchè le montagne sono sempre le stesse che nell'accezione di bellezza), ma nelle 4 stagioni si propongono in 90 esercizi di stili diversi.
Il Carega sono le Variazioni Goldberg dell'Alpinismo a portata di pianura
Buone sciate!