Tesi di laurea su cambiamenti climatici e turismo montano

Best

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Ciao a tutti, sono Ivan e sono nuovo nel forum! Scrivo perché devo fare una tesi di laurea sul legame tra cambiamenti climatici e turismo montano (impianti sciistici in particolare). Sapreste indicarmi qualche località lombarda che negli ultimi anni sta avendo problemi con l'innevamento? Successivamente dovrei pensare a delle alternative per destagionalizzare l'offerta turistica ed ovviare alla dipendenza dagli eventi atmosferici! Grazie a chi mi vorrà aiutare! Ivan
 
Ciao a tutti, sono Ivan e sono nuovo nel forum! Scrivo perché devo fare una tesi di laurea sul legame tra cambiamenti climatici e turismo montano (impianti sciistici in particolare). Sapreste indicarmi qualche località lombarda che negli ultimi anni sta avendo problemi con l'innevamento? Successivamente dovrei pensare a delle alternative per destagionalizzare l'offerta turistica ed ovviare alla dipendenza dagli eventi atmosferici! Grazie a chi mi vorrà aiutare! Ivan

Ciao.
Chiedi di località lombarde con problemi di innevamento... Direi tutte, ahimè.
Io conosco un po' la Valtellina. Quella che più ha sofferto il clima è forse Bormio, ed è anche quella più avanti nella destagionalizzazione della propria offerta. Anche Livigno, che pure ha meno problemi di neve, ha avviato con decisione questa strada. Quella più legata alla monocultura dello sci invernale (e della seconda casa) è sicuramente Madesimo (e infatti in estate è deserta).
 
Benvenuto Best!

Sono certo che qui potrai raccogliere molti contributi per la tua tesi di laurea (a proposito, 'Break a leg'!).

Non sono un esperto delle stazioni lombarde, ma credo che in questi ultimi anni le storie delle stazioni di Stelvio e Tonale possano essere emblematiche (la prima sorta solo per lo sci estivo, che ha visto via via ridursi la numerosita' di impianti e piste per il ridimensionamento del ghiacciaio... e la seconda invece 'piu' completa', dal momento che per il ridimensionamento del ghiacciaio e la riduzione delle precipitazioni nevose ha dovuto ridimensionare l'offerta dello sci sul Presena).

In generale, c'e' da dire che con il recente sviluppo della passione per le mb adesso gli impianti di risalita possono essere utilizzati, almeno in parte, anche in assenza di neve...
 
Ciao Ivan, secondo me ci sono 3 strategie che possono aiutare le località alpine a limitare i rischi di stagioni africane sempre più probabili in futuro:
- diversificare l'offerta: non solo sci da discesa;
- diversificare l'offerta;
- diversificare l'offerta.

Come per i portafoglio finanziari un anno guadagni con lo sci da discesa ma perdi in mercatini, un anno fai boom di ciaspolatori ma non aprono le piste, un anno fai il pieno di turisti enogastronomici che te se magnano cantina e cucina ma perdi nelle manifestazioni yo-yo.

E poi devi comunicare bene la tua offerta (la proposition Value dell'Oterwalder Modello, studiatelo se tuo tutor non te lo ha segnalato è una buona base di partenza)
Se sei un po' sopra la media nell'offerta enogastronomica, lascia stare il freeride world tour. Se da te i parcheggi il mattino sono pieni di station wagon o multiple con ragazzi che hanno passato la notte, evita di pompare manifestazioni gourmet da 120€ a serata.
Se sei il Plan proponiti con queste immagini (magari fai sistema con la vicina Val Gardena che può proporre gitarelle tra i laborati artigiani):
kronplatz_snow-maker-workshop_3.jpeg


Se sei R1000, allora edifica edicole votive a una pluralità di santi e/o stakeholders di varie religioni e spera.

Per le stazioni Lombarde, non le conosco (direi ovviamente) ma penso che, se lo puoi fare, è meglio se studi i primi della classe e non i penultimi :D
 
Grazie per le risposte, si più che altro mi vorrei concentrare sul problema della stagione invernale e sul fatto che sempre più spesso l'inizio della stagione sciistica vada oltre Natale! Quindi va bene la destagionalizzazione, ma vorrei anche valutare delle alternative nella stessa stagione invernale, in assenza di neve. Per questo avevo pensato a località situate ad un'altezza non troppo elevata, dove i problemi sono sicuramente maggiori. Come zona va benissimo tutta la Lombardia, ma con preferenze per zone di Como e Lecco, per una questione di vicinanza rispetto a dove abito e per la presenza, in queste zone, di montagne più basse. Un esempio ottimo secondo me è il Monte San Primo, ma in quel caso sono già avanti secondo me con la destagionalizzazione, con l'apertura del bike park spesso anche in inverno (ad esempio l'anno scorso hanno avuto neve solo a fine febbraio e marzo e quindi hanno aperto gli impianti sciistici per meno di un mese) e quindi non so se varrebbe la pena parlare di questa località. Dovrei pensare a qualcosa di simile da implementare in un'altra località che soffra di questi problemi e che non abbia ancora pensato a delle alternative valide.
 

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Best, io non ci capisco granché, ma se mi citi il San Primo (vivo a meno di 20 km) come esempio di economia basata sul turismo, mi fai dubitare sulla tua ricerca. Di turismo invernale lì ci vive una mezza dozzina di famiglia, e forse anche meno. Ma anche in estate non è che sia grasso che cola. Che impatto vuoi che sia per il territorio? Non si creano posti di lavoro, non c'è indotto né reddito, a malapena qualche rendita immobiliare che va a coprire i costi di gestione delle troppe seconde case costruite nello scellerato trentennio che va dai '60 ai '90.

Se vuoi restare in zona e cominciare a parlare di turismo, al massimo puoi studiare il caso dei Piani di Bobbio, che pure ci stanno provando a destagionalizzare. Ma la vedo dura tirar fuori dati di una certa rilevanza da Barzio...
Se vai sulla Valtellina, invece, tutt'altra tradizione, hai voglia il materiale che trovi!
Buon lavoro ;)
 
Grazie per le risposte, si più che altro mi vorrei concentrare sul problema della stagione invernale e sul fatto che sempre più spesso l'inizio della stagione sciistica vada oltre Natale! Quindi va bene la destagionalizzazione, ma vorrei anche valutare delle alternative nella stessa stagione invernale, in assenza di neve. Per questo avevo pensato a località situate ad un'altezza non troppo elevata, dove i problemi sono sicuramente maggiori. Come zona va benissimo tutta la Lombardia, ma con preferenze per zone di Como e Lecco, per una questione di vicinanza rispetto a dove abito e per la presenza, in queste zone, di montagne più basse. Un esempio ottimo secondo me è il Monte San Primo, ma in quel caso sono già avanti secondo me con la destagionalizzazione, con l'apertura del bike park spesso anche in inverno (ad esempio l'anno scorso hanno avuto neve solo a fine febbraio e marzo e quindi hanno aperto gli impianti sciistici per meno di un mese) e quindi non so se varrebbe la pena parlare di questa località. Dovrei pensare a qualcosa di simile da implementare in un'altra località che soffra di questi problemi e che non abbia ancora pensato a delle alternative valide.

Non conosco la zona Como/Lecco, ma per quello che cerchi gli esempi piu` lampanti sono localita` come Colere o Lizzola. Nei decenni passati non hanno mai sofferto carenza di neve (ed in generale ne beccano sempre parecchia), tanto che non hanno mai creato un vero e proprio sistema di innevamento artificiale degno di questo nome. Nelle ultime stagioni hanno infatti sofferto parecchio e la stagione e` cominciata solo da meta` gennaio. D'estate....... d'estate e` il vuoto assoluto nonostante abbiano paesaggi favolosi da poter sfruttare.
 
Guarda le valli bergamasche. Bremboski ha dovuto fare un importante impianto di innevamento, che è in parte alla base della profonda crisi finanziaria attuale del comprensorio. Piazzatorre, ha grossi problemi di innevamento (oltre che problemi col proprietario degli impianti di metà comprensorio), Valtorta - Piani di Bobbio, ha successo grazie ai cannoni e alla vicinanza con Milano.
Pora e Presolana, Lizzola e Colere hanno enormi problemi di innevamento. Solo il Pora ha neve programmata, ma a volte non basta a causa so temperature elevate.
Piani dell'Avaro, Oltreilcolle erano stazioni sciistiche Brembane, con tanto di seconde case, tutte sparite (rimane uno skilift in ognuna, giusto appena per dei bimbi alle prime armi, e spesso, chiuso), a causa della mancanza di neve ormai cronica.
 
Potrebbe essere interessante studiare:
-Montecampione come località che ha avuto una certa importanza economica e che è decaduta (senza segni di miglioramento) e di dati ne troverai
-La vicina Borno come piccola località che però vede un lumicino in fondo al tunnel con un'integrazione terme+piste con un possibile impianto di collegamento con Boario

Entrambe le località hanno una certa rilevanza climatica (influenzata dal vicino lago d'Iseo e dalla morfologia della valle) in quanto a difficoltà di innevamento e sofferenza al cambiamento climatico.

AdmelloSki in realtà fa utili e la perdita dello sci estivo non è gran cosa essendo stato marginale. Considerando che ha quote e innevamento artificiale non so quanto posso essere rilevante.
 
Io che le piste le bazzico da quasi 40 anni non vedo problemi d'innevamento. Quando ero ragazzo sciare bene a Natale era una rarità. La neve vera non arrivava prima di gennaio. Ed avere sassi o ciuffetti d'erba sulle piste anche in piena stagione non era un evento scandaloso. Ora invece si vogliono le piste perfette e liscie già all'immacolate. E spesso ci si riesce grazie ai cannoni.
Per cui problemi di neve nuovi io non ne vedo.
 
Ci sono località che hanno chiuso i battenti per mancanza di neve. La percezione "della nonna", non è significativa. Contano dati ed archivi.
 
Ci sono località che hanno chiuso i battenti per mancanza di neve. La percezione "della nonna", non è significativa. Contano dati ed archivi.

Erano località che già 40 anni fa soffrivano. Ricordo che solitamente erano posti dove già si sciava si è non un mesetto ad inverno a cavallo tra gennaio e febbraio. E stando bene attenti ai sassi.
 
Dopo aver letto i vostri commenti e aver fatto delle ricerche, al momento la mia scelta è ricaduta su Carona, poiché oltre ad aver avuto problemi negli ultimi anni, è inserita in diversi progetti territoriali, quindi esiste molto materiale sul quale lavorare secondo me. Domani avrò l'incontro con il mio relatore e gli proporrò questa località come argomento di tesi e vedrò se sarà d'accordo.
 
Il mese scorso ho potuto partecipare a una conferenza in cui i "big-strabig" del settore turismo alpino si sono trovati e hanno parlato un po' del futuro degli sport invernali nelle alpi. Qui 2 immagini "rubate" alla presentazione dei relatori: http://www.skiforum.it/skinews/238-futuro-sport-invernali-alpi.html

Quello che mi sono parsi i fili conduttori sono:
  • - diversificare: lo sci inteso come sci da discesa e impianti non solo non è più il solo e maggior traino ma assumerà ruolo tessera del puzzle dell'offerta turistica al pari di altre attività
  • - quello che noi chiamiamo altre attività saranno importantissime: Carona per esempio organizzerà il pacchetto "dalle origini alla tavola della polenta (non originale HIHIHI) Taragna; il mercoledì mattino un operatore accompagnerà i turisti a vedere questo e quello, poi si salirà in seggiovia, passeggiata, spuntino, passeggiata e poi pranzo con Taragna e così via; discesa in slittino, etc etc.
  • - la popolazione deve capire che è parte attiva dell'esperienza turistica e va formata; se arriva il tedesco con 7 mastercard platinum e il mattino al bar non viene accolto con un sorriso non sparisce solo uno che non si sa vestire, spariscono 2000 €/giorno per l'intera località; ovviamente il vecchino rude-e-crudo va tenuto originale.
  • - una località deve capire i suoi punti di forza che poi vanno comunicati; Carona non può proporsi come paradiso degli alberghi 4-5* con wellness, l'Alto Adige se li mangia; ma può pèroporsi come una località di nikkia che offre scorci ancora reale sulla vita ruralee di montagna più autentici che non si può; i bambini del tedesco di cui sopra saranno accompagnati a mungere una mucca, a giocare con dei gatti, a spagliare una balla di fieno per fare "il letto" ai coniglietti in gabbia che poi si ritroveranno accanto alla polenta, senza paranoie e ipocrisia nazi-began. In montagna abbiamo vissuto e viviamo mangiando gli animaletti di cui ci prendiamo cura;
    Attenzione che il comunicato è diverso dal percepito!

etc. etc.

In futuro secondo me ci sarà un ottimo spazio per le località oggi-giorno definite secondarie e defunte. Le più sveglie sapranno intercettare ottimi turisti che abituati al lusso durante tutti i giorni vogliono rpovare qualcosa di meno lussuoso almeno in vacanza e più autentico. O almeno spero possa essere così.
 
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